Nuovo! La città dei Jinn, postfazione di Andrea Zandomeneghi, copertina di Nicola D’Ammora, La nuova carne edizioni, 2023
Il libro sarà disponibile dal 1 aprile 2023 👉 https://www.lanuovacarne.it/negozio/la-citta-dei-jinn/ e 👉 https://www.amazon.it/citt%C3%A0-dei-Jinn-Gianni-Martino/dp/8894739805
“De Martino non è soltanto l’archivio vivente della controcultura italiana, ma anche un grande romanziere, e la fatale sensualità della città dei jinn è qui a dimostrarlo.”– Vanni Santoni –
“Giorni strani e magici in un viaggio circolare, ‘ai limiti della percezione’.”
– Lucia Guidorizzi, Carte Sensibili –
“Si tratta di un romanzo sperimentale? Non c’è risposta a questa domanda, perché l’autore è un giocoliere della lingua, della parola.”– Corrado Augias, Panorama –
“La scrittura di Gianni De Martino è psichedelica, surreale, elegante, colta, capace di aprirsi a tutti quei mondi infiniti che non riusciamo a vedere con la ragione.” – Nicola Vacca, https://zonadidisagio.wordpress.com/–
Passato e presente, realtà e fantasia, razionalità e irrazionalità, artificio e natura, lingua alta e parlata popolare. Tutte categorie che saltano nella lettura dell’ultima fatica letteraria di Gianni de Martino appena pubblicata da La nuova carne, casa editrice concentrata sulla pubblicazione di narrativa insolita, testi di controcultura e sottoculture, fantascienza radicale, generi perturbanti, saggi di musica underground e fumetti utopistici. La città dei Jinn è un romanzo d’amore ambientato in nord Africa negli anni sessanta che racconta l’ambiente caleidoscopico e psichedelico degli espatriati beat in un Marocco dai tratti fiabeschi. La passione amorosa scoppia tra un giovane italiano, fuggito prima che le bombe di piazza Fontana squassino l’Italia, e un giovane marocchino dal fascino irresistibile. “La città dei Jinn” è un romanzo avvincente e inquieto, poetico e irriverente. Una narrazione punteggiata di osservazioni di carattere etnografico e antropologico, ricca di citazioni e riflessioni che solo una mente aperta e onnivora come quella di Gianni de Martino, che di penna colpisce e ferisce da mezzo secolo, poteva partorire. – Consigli di lettura di Pablito El Drito | usthemyour |
Giugno, 2023.
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da Re nudo 06/2023
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ALTRE RECENSIONI
Vanni Santoni, da Linus, luglio 2023
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LUCIA GUIDORIZZI, AMICANDO SEMPER n. 56 – Settembre 2023.
Ironica e sferzante, la scrittura di Gianni De Martino si sposta dal Nord Africa all’Europa, sondando tutte le dimensioni e le condizioni dell’essere, scendendo nelle buie cantine della psiche da cui ritorna con una vecchia scatola di cartone che aprendosi, come una lampada d’Aladino, fa affiorare mondi ed esperienze inobliate. Mai come nel nostro tempo, ossessionato dalla paura del contagio con l’Altro e l’Altrove, questo romanzo diviene un viatico necessario per avventurarsi nello sfolgorante territorio dell’Oltre.- LUCIA GUIDORIZZI, AMICANDO SEMPER n. 56 – Settembre 2023.
la scrittura di Gianni De Martino si sposta dal Nord Africa all’Europa, sondando tutte le dimensioni e le condizioni dell’essere, scendendo nelle buie cantine della psiche da cui ritorna con una vecchia scatola di cartone che aprendosi, come una lampada d’Aladino, fa affiorare mondi ed esperienze inobliate. Mai come nel nostro tempo, ossessionato dalla paura del contagio con l’Altro e l’Altrove, questo romanzo diviene un viatico necessario per avventurarsi nello sfolgorante territorio dell’Oltre.
Da Malgrado le Mosche, Andrea Zandomeneghi
La città dei Jinn
Campeggia sul retro della esuberante e sovraccarica – in pieno stile La nuova carne edizioni – copertina del volume in parola un’affermazione impegnativa, tanto per il suo contenuto perentorio, quanto per la paternità della stessa: «Gianni De Martino è l’archivio vivente della controcultura italiana» – è Vanni Santoni l’autore del blurb in questione e al contempo lo scrittore italiano che più di ogni altro s’è immerso nello studio diretto e nelle mappature esperienziali delle subculture misconosciute e ignorate che scorrono ai margini del fangoso discorso intellettuale maggioritario generalistico, editorialistico, merceologicistico e accademicistico. Santoni, che di queste immersioni ha fatto letteratura (il rave, il gioco di ruolo, l’arte di strada, la psichedelia), ci dice in pratica: «attenzione, siete al cospetto di chi alle scaturigini e agli sviluppi del discorso controculturale (il viaggio infinito alla scoperta di sé in Nord Africa e in India, le mistiche non occidentali, il libertinismo bi e omosensuale, l’LSD, la comune hippy, la sensibilità e le rivendicazioni del movimento Beat, l’etnografia) della seconda metà del novecento italiano ha preso parte come testimone oculare, come protagonista, come ermeneuta e come esponente letterario di spicco.» Prendiamo ad esempio l’esperienza odierna nostra delle riviste di cui nella bolla della lit-web si dibatte molto e confrontiamola con quella di De Martino (classe 1947): fondatore e caporedattore di Mondo Beat, direttore di Mandala. Quaderni d’oriente e d’occidente, collaboratore di Pianeta fresco, Alfabeta, L’erba voglio, Il piccolo Hans, Panta, Altrove, Paramita, Babilonia, Lotta Continua. Nello scarto tra la nostra esperienza di rivista e la sua s’apre un baratro incolmabile perché i due elementi del confronto sono incommensurabili. Valgano queste poche notizie sul nostro – a cui voglio solo aggiungere la pubblicazione del primo romanzo di etnografia e linguistica erotica marocchina nella collana Mouse ti mouse curata da Pier Vittorio Tondelli per Mondadori: Hotel Oasis – a mo’ di sghemba introduzione. [… ]
Libro irregolare e anomalo questo di De Martino, libro delicatissimo e sfranato nella ricerca di senso pur nell’armonia della costruzione, scritto con una prosa colta e brillante, mai artefatta però, una prosa cristallina che fluisce fresca e incontaminata – pur nella sorprendente stratificazione – anche quando prova (riuscendoci) a districarsi e orientarsi nei labirinti etimologici islamici (preziosissimi) e nelle eteree concezioni artistiche o mistiche intuite e sviluppate dall’autore e restituite sulla pagina. Una prosa eccellente e rara, per eleganza ed efficacia, una prosa levigata dai decenni di matrimonio con la scrittura. Una prosa che nella letteratura italiana contemporanea ben pubblicata non si trova manco a cercarla col lumicino perché dotata di quella immane sensibilità testuale che propizia una lettura attiva e creativa, una lettura che raffina l’intelletto e nobilita la mente, una lettura trasformativa – che poi è l’unica lettura che conta davvero – da cui emergi cambiato rispetto a quando ti ci immergessi. Per dirla con Giovenale: rara avis in terris, nigroque simillima cycno. – Andrea Zandomeneghi, da: Malgrado le Mosche, 14/04/2023
“I personaggi sono pressoché gli stessi del racconto Addio a Mogador, a sua volta seguito ideale di Hotel Oasis, pubblicato alla fine degli anni Ottanta. La narrazione è in flashback ed è intervallata da capitoli ambientati nel 2020, durante la pandemia di COVID-19. Da una parte la “summer of love” nordafricana del tramonto degli anni Sessanta, con i giovani freak che si perdevano nella bellezza eterea e brutale del deserto marocchino, nelle visioni indotte dalle droghe allucinogene e nell’esplorazione di una nuova identità sessuale, con le leggende su personaggi più o meno famosi come Jimi Hendrix, Julian Beck o il Dottor Dick e con lo spirito di William S. Burroughs e André Gide che aleggiava sui torridi amplessi tra turisti e giovani nordafricani. Dall’altra la straniante esperienza del lockdown, l’isolamento che costringe a bilanci di vita come minimo malinconici. Il contrasto tra queste atmosfere (e le rispettive stagioni della vita dell’autore) è per certi versi struggente, in ogni caso impietoso. E non aiuta la prima parte del romanzo a decollare. Meglio, molto meglio la seconda parte, in cui si raccontano ‘giorni strani e magici, in un viaggio circolare (dour) tra i campi, le montagne, il deserto e il mare’. Qui il salernitano Gianni De Martino, tra i fondatori della rivista-culto Mondo Beat e figura di spicco della controcultura nostrana, spicca veramente il volo come narratore e il romanzo si arricchisce di fascinosi temi antropologici ed esoterici, mentre i capitoli ambientati nel 2022 che chiudono il libro si colorano di rimpianto, amarezza e dramma.” David Frati, da: Mangialibri.com
Se un jinn ti passa la mano sul viso non vedrai altro che nuvole
Laafu a mulana, liberaci o Signore.
Voglio vedere i djenoun.
Perché, a differenza di tutti,
io la notte non dormo?
Tutti sembrano tranquilli, non io.
Laafu a mulana, liberaci o Signore.