Tutto il mondo attende la risposta di Maria
Antonello da Messina, Ritratto dell’Annunciata
Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.
…
Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti ì figli di Adamo, di tutto il genere umano.
0 Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi, sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola: dì la tua parola umana e concepisci la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna.
Perché tardi? perché temi? Credi all’opera del Signore, da’ il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti, batte fuori alla porta.
Non sia che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Lèvati su, corri, apri! Lèvati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
« Eccomi », dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1, 38).
Dalle « Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate, ufficio delle letture del 20 dicembre (Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54).
Fonte :
http://www.joecondor.net/la%20costituzione%20…del%20soggetto.htm
La costituzione giuridica, psichica e morale del soggetto umano nel pensiero di Giacomo Bernardino Contri.
—
Una ricorrente vulgata decostruzionista afferma che vi sono perlomeno due modi per esprimere la misoginia: la svalutazione patriarcale del femminile, che in alcune zone come quella islamica arriva fino all’imposizione del velo per salvaguardare il maschio dalla sedizione e dalla seduzione ( fitna) portata dalla sola vista del femminile, e la sublimazione della figura della donna, oggi sempre meno legata al matrimonio e alla maternità come “destino”.
In pratica, la differenza ( se non l’arcano ) del desiderio femminile viene assunta a quell’invenzione storica, contingente e non necessaria che è la “sessualità”, e questa rottura che si vorrebbe permanente della spina dorsale della persona umana viene poi ridotta a gestione ottimale dei bisogni.
Ristrettezza di una Ragione la cui veglia genera mostri, e miseria della teoria della sublimazione, quando tenta di spiegare il comportamento raro, eccezionale, persino ipernornale di una giovane donna titubante, sorpresa da un imprevisto che per noi resta inaudito, e che per lei fu la voce dell’angelo.
Può darsi che la giovane donna fosse nevrotica, forse ossessiva se non addirittura psicotica e, volendo, anche autistica. Tuttavia tanta bella legna da ardere non riuscirà mai a spiegare di per sé l’enigma, se non il mistero, dell’avvampare del fuoco di quel suo “ sì” alla grazia della vita.
Maria ha il profumo delle rose, ahimè sempre più deodorate della terra e della più antica e ormai quasi-dimenticata dignità terrestre.
Eppurre nell’approssimarsi del mistero di gloria che è nel legno della croce, in una sola goccia del profumo della Vergine ardono dolcemente, eternamente, senza bruciare, tutti gli alberi del Paradiso piantato in noi da prima che cominciasse la storia.
Miseria incurabile della teoria della sublimazione, che tenta di spiegare quell’assenso all’Altro che, se è sublime, è sublime , immacolato e puro fin dall’inizio.
Nell’accogliere, anche noi, al fondo dell’anima, quella nobile figura femminile di assenso e di accoglienza, abbandoniamo l’autopreoccupazione e lasciamo affiorare ciò che in noi, imprevedibilmente, è ancora capace di venerazione e ci cercava in uno spazio di non morte. In questo mondo e l’altro.
E’ qui che nasce, eternamente, quel giusto, quel lieve, quell’ immacolato che è pura meraviglia…
Nella degradazione nostra e della natura auguriamoci che soffi il vento: potrebbe essere un vento terribile, sentimentale, capace di spezzare aghi d’acciaio e anche di farci ammalare, oppure lo spirare di un venticello gentile tra le maglie della rete vuota.
Trattenendo il fiato come uno yogi, una madre, un padre, un figlio o un feto, io attendo, senza aspettare, il Re – nel timore che tutto possa perire, tutto possa rifiorire.
Auguriamoci che soffi il vento, auguriamoci che il bimbo nasca…