Anime buone
LA LOGICA DEI BUONI AMICI DELL’ITALIA
Dopo aver osservato che i terroristi “ sono riusciti a sostituire all’istinto di vita la passione della morte, sia inflitta che a volte anche subita”, Ben Jelloun osserva che “ da quando la Spagna ha ritirato le sue truppe dall’Iraq, in seguito ai terribili attentati dell’11 marzo 2004, la sua sicurezza è minacciata solo da pochi deviati dell’Eta; Al Qaeda non attacca più questo paese che ha ‘obbedito’ al suo ordine”.
Da buon amico lo scrittore marocchino – ospite riverito della Francia da numerosi anni e definito “ portavoce del volto tollerante e razionale dell’Islam”- aggiunge: “ … Resta l’Italia. Il ministro dell’Interno italiano Giuseppe Pisanu ha dichiarato che tutta l’Europa è minacciata, e rischia di attirare l’attenzione sul suo paese, data l’ostinazione di Berlusconi a mantenere i soldati italiani in Iraq: un errore che potrebbe avere conseguenze disastrose. L’Italia dovrebbe proteggere i suoi cittadini togliendo la sua posta dal gioco americano; o in altri termini, lasciando che l’America si dibatta da sola nel pantano in cui si è cacciata con il suo intervento illegale in quel paese. Il popolo italiano dovrebbe esigere il ritiro delle truppe il più presto possibile. Altrimenti, la lettura della logica di Al Qaeda indica che il prossimo obiettivo potrebbe essere l’Italia… ”.
Dopo aver espresso il buon consiglio all’Italia di “obbedire” anch’essa all’ordine di quei fanatici di Al Qaeda, il cui scopo è appunto quello di separare tramite azioni terroristiche l’Europa dall’America, in modo da aver mano libera in Medioriente – lo scrittore maghrebino fa osservare che “ questo terrorismo ha ucciso anche molti cittadini musulmani. Anche l’Egitto, il Marocco, l’Arabia Saudita hanno conosciuto questo genere di terrore”. Il breve periodo aureo del mondo arabo-musulmano è ora così lontano, e certamente dev’essere doloroso per lo scrittore e l’uomo di cultura marocchino più conosciuto in Europa apprendere che oggi , ancora una volta, dei suoi connazionali potrebbero essere implicati nella carneficina di Londra, dove si ricerca Mohammed al-Gerbouzi, 45 anni, già coinvolto negli attentati di Madrid e Casablanca.
Tuttavia, rovesciando sulle vittime e sulla “più grande potenza del mondo” con forse inconsapevole perfidia la colpa del marasma in cui si trova il mondo arabo-musulmano e il suo paese, Ben Jelloun suggerisce che “ per porre fine a questa spirale infernale uno dei modi sarebbe un esempio di giustizia e di rispetto del diritto e dei popoli da parte della più grande potenza del mondo”. Alla fine ci si indigna più per un’ingiustizia allucinata che non per l’ingiustizia reale costituita dalle bombe di Londra.
L’analisi di Ben Jelloun che finisce con il prendersela, tanto per cambiare, con gli Stati Uniti e con “l’ostinazione di Berlusconi a mantenere i soldati italiani in Iraq” , è così assurda che non riesco ancora a credere che non si tratti di un modo per evitare di spazzare davanti alla propria porta di casa, correndo il rischio di dover criticare un islam sfigurato da fratelli musulmani “privi di coscienza”.
Insomma, quello di Ben Jelloun potrebbe essere un errore dovuto allo stress di questi giorni provocato da un islam aggressivo, non reattivo: quello che fa paura e cerca di spaventarci, un fenomeno recente anche per gli stessi musulmani che, nella maggior parte dei casi, restano silenziosi, infinitamente più numerosi dei “buoni consiglieri” e degli attivisti guerrafondai che sfruttano i riferimenti islamici per rafforzare un’identità in crisi al contatto con la modernità e mai come riferimento spirituale.
Promemoria
In Irak dopo l’ 11 settembre.
Mi pare di scorgere la tecnica vista in quei film polizieschi in cui negli interrogatori c’è il poliziotto buono e quello cattivo, uno mena poi arriva quello con le dolci parole per rinsavire. Ecco dopo le bombe arrivano le parole di Ben Jelloun…
Ma com’é che Jelloun dice che: “questo terrorismo ha ucciso anche molti cittadini musulmani. Anche l’Egitto, il Marocco, l’Arabia Saudita hanno conosciuto questo genere di terrore” i quali sappiamo bene non hanno truppe di occupazione in Iraq; come giustifica questo legame che unisce nel terrore? Come giustifica l’uccisione dell’ambasciatore egiziano passata in secondo piano ma avvenuta lo stesso giorno? Come giustifica le centinaia di vittime irachene che QUESTO terrorismo ha sulla coscenza? Jelloun tace, un silenzio tombale, come quello delle vittime di questi assassini…
Si ha paura delle bande mafiose e criminali? Sì. Se nessuno si ribella, se dall’esterno non arriva nessuno, è la fine. Come in Sicilia, altrove…
Non è questione religiosa, questa, ma di chi controlla chi.