IL PERICOLO IRANIANO
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Il presidente iraniano Ahmadinejad ribadisce le sue parole di due giorni fa, secondo le quali “Israele va cancellato dalla carta geografica” e "chiunque riconosce Israele brucerà nel fuoco del furore della nazione islamica”. “Quello che ho detto è quello che pensa il popolo iraniano”, ha detto Ahmadinejad mentre partecipava a Teheran ad una manifestazione per celebrare la "giornata mondiale per Gerusalemme", istituita dall’ayatollah Khomeini e celebrata al grido di “morte morte morte a Israele! Morte morte morte all’America!”.
Il presidente Ahmadinejad – in piazza fra i manifestanti, insieme a rappresentanti di diverse altre istituzioni del Paese, come il capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi – ha aggiuntto che le sue dichiarazioni sono “corrette e giuste”. Ha inoltre respinto le proteste suscitate in Occidente e in Russia, sbeffeggiando occidentali e russi: “quello che dicono non ha alcuna credibilita”.
”Se questo tumore (Israele) non sarà estirpato dal corpo del mondo islamico, i danni che subiranno i musulmani saranno immensi”, ha rincarato Seyyed Massoud Jazayeri, portavoce dei Pasdaran, le milizie islamiche. ” Questa ferita aperta oltre mezzo secolo fa – ha continuato Jazayeri – non è stata ancora chiusa perché nel mondo islamico alcuni leader e regimi, non eletti democraticamente dalla propria gente, continuano a governare con l’appoggio dell’imperialismo occidentale”.
”Un mondo senza sionismo e la cancellazione d’Israele dalla faccia della terra, non sono solo obiettivi della Repubblica Islamica, ma dell’intero mondo islamico”, ha aggiunto Seyyed Massoud Jazayeri.
”Questi obiettivi – ha detto in conclusione Jazayeri- erano stati resi noti oltre 20 anni fa dall’Imam Khomeini, ma molti pensarono che si trattasse solo di uno slogan propagandistico. Oggi, nel ribadirli, il presidente Ahmadinejad ha ricordato che si tratta di una strategia condivisa da gran parte degli islamici”.
Vero, la piccola democrazia israeliana appare come una spina empia nel fianco delle dittature che costellano l’immenso mondo arabo-islamico idealizzato, malgrado le differenti culture, come una sola grande e sacra Umma, letteralmente la “matria” di tutti i musulmani, la “migliore delle nazioni”. Come quelle piante che non tollerano alcuna altra pianta accanto a sé, e per sbarazzarsene secernono veleno, l’odio genocidario verso Israele è l’ espressione di un sentimento quasi "naturale", genuino e diffuso in tutto il mondo arabo-islamico. Divisi dalla storia e dalle culture locali, tutti i paesi arabo islamici sono uniti dall’odio per l’altro da sé. Lo ricorda un articolo di Magdi Allam, Nella geografia insegnata ai bambini esiste solo una «Grande Palestina» "(Corriere, 28 ottobre 2005). “ Ricordo ancora – scrive Allam – la sentenza perentoria sul mio libro di storia araba alle medie: «L’imperialismo internazionale ha conficcato il cancro dell’entità sionista nel cuore del mondo arabo per ostacolare la nascita della Nazione araba accomunata dall’unità del sangue, della lingua, della storia, della geografia, della religione e del destino». Sulla carta geografica a latere Israele non compariva affatto. La Palestina si estendeva dal Giordano al Mediterraneo. «Non rinunceremo a un palmo di terra dal fiume al mare», tuonò l’allora presidente egiziano Nasser, «ciò che è stato preso con la forza non potrà essere riscattato se non con la forza». La condanna a morte di Israele si tramutò in un suicidio politico per Nasser e in una catastrofe per l’Egitto e per i Paesi arabi di «prima linea» usciti sonoramente sconfitti nella guerra del 5 giugno 1967. Ma quei testi scolastici sono rimasti sostanzialmente immutati nella gran parte dei Paesi arabi e musulmani. Ecco perché l’affermazione del presidente iraniano «Israele deve essere cancellato dalla carta geografica» non è uno show solitario bensì genuina espressione di un convincimento radicato e diffuso. Perfino in quei Paesi che hanno riconosciuto Israele de facto, senza tuttavia accettarne il diritto all’ esistenza.”
Facendo concorrenza ad Al Qaeda, il regime iraniano dà espressione e voce a un sentimento diffuso e galvanizza specialmente i giovani promettendo la soluzione finale del problema che li rende quasi pazzi. Non è possibile, infatti, che l’ Umma, la “migliore delle nazioni”, debba accettare il tempo della storia e scendere a compromessi con il principio di realtà. Del resto, e forse non è un caso, nella lingua araba non esiste nessuna parola che sia l’equivalente del termine “compromesso”. Se la comunità mondiale non permette loro di mettere a punto la bomba atomica islamica si sentono “umiliati” e si arrabbiano ancora di più, si fanno letteralmente esplodere di rabbia credendo di salvare la faccia e di restaurare – facendo strage intorno a sé – il diritto del loro dio Allah che in quanto Onnipotente non può essere moderato da alcunché.
Si tratta di un sentire politico e, nello stesso tempo, religioso, per noi occidentali difficile da comprendere e da accettare perché si muove secondo un’altra logica, la logica del sacro e della catastrofe del sacro. Come nel nazismo, si tratta di un altro modo – un modo discontinuo e non cristiano – di concepire e di vivere il tempo. Attenzione a considerare con leggerezza o impensabili i propositi maligni e insidiosi di Ahmadinejad e del regime degli ayatollah quando affermano di voler distruggere Israele e punire i Paesi, anche musulmani, che riconoscono Israele. Il “matto” islamico è sempre possibile. E, come gli individui, anche gli Stati, i popoli e intere società possono “ammattire”, lasciandoci smarriti di fronte a eventi inattesi, che non avevamo il coraggio di pensare e di mettere subito in condizioni di non nuocere.
PENSARE IL TERRORISMO
Una rapida rassegna stampa dei giornali italiani di oggi. Stranamente, a parte le numerose reazioni indignate, si registrano pochi editoriali. Come se non si trattasse di una minaccia realmente incombente su Israele e sul mondo, bensì solo di un appello delirante e insignificante, pronunciato da un estremista, un lunatico, un pazzo.
– "Alla testa dell’Iran capetto delirante". E’ il titolo dell’editoriale di Luigi Geninazzi pubblicato in prima pagina da AVVENIRE di venerdì 28 ottobre 2005. Un "capetto delirante" – occorre far notare – che possiede missili Shahab-3, la cui portata è stata elevata a più di 1.900 km, potendo così raggiungere Israele e “chiunque riconosca Israele”, ovvero Egitto , Giordania e gli altri paesi vicini. Un “capetto delirante” ( come nell’Europa degli anni Trenta taluni consideravano Hitler) che sta guadagnando tempo per sviluppare una bomba atomica islamica e trasformare il delirio in realtà. Un incubo talmente pazzesco da risultare “impensabile”a un giornalista italiano, medio-italiano.
Alberto Negri firma sul SOLE 24 ORE un’analisi scivolosamente intitolata "Buccia di banana diplomatica". Negri è probabilmente un ottimista, per lui Ahmadinejad conta poco e non può fare quello che dice in maniera così poco diplomatica di voler fare perché dietro di lui c’è Rafsajani, che sarebbe più pragmatico e più intelligente. Anche se ha perso le elezioni, il vecchio Khamenei avrebbe affidato a Rafsajani una sorta di supervisione su Ahmadinejad, per cui possiamo stare tranquilli – a parte il sostegno terrorista alle stragi di israeliani.
Furbo e fantasioso, tanto per cambiare, è IL MANIFESTO che pubblica un articolo di S.D.Q. dal titolo "Via l’Iran dalle Nazioni Unite". Il fatto scandaloso è che il mondo s’indigni alle parole di Amhadinejad e non si sia mai indignato per le frasi che il fantasioso S.D.Q attribuisce a Golda Meir, che avrebbe definito i Palestinesi “scarafaggi da sterminare”( cioè come i nazisti definivano gli ebrei). Insomma, il sinistro S.D.Q. fa uno schifoso processo alla vittima. E continua trovando "singolare" che Israele abbia chiesto all’ONU di cacciare l’Iran, proprio Israele che è il più grande violatore delle risoluzioni ONU. Non è singolare? Certo che lo è- ci permettiamo di osservare – dal momento che all’ONU a votare allo stesso titolo delle democrazie sono anche i Paesi totalitari del pianeta, compreso l’Iran e le altre dittature che circondano e minacciano Israele.
Eric Salerno a commento delle esternazioni del presidente iraniano Ahmadinejad firma nel MESSAGGERO un articolo dal titolo «“Israele da cancellare”. Il mondo contro l’Iran». Il regime degli ayatollah minaccia di sterminare un intero popolo e si prepara a mettere a punto l’atomica, e Salerno mette sullo stesso piano vittime e carnefici come in un gioco di bambini in cui l’Iran usa parole d’odio e Israele usa armi vere per contrastare il Jihad islamico che ha ucciso cinque civili israeliani al mercato di Hadera. Certo, l’antisemitismo è da biasimare, però una ragione deve pur esserci. Insomma, per Salerno non è possibile, illuministamente, che nel XXI secolo esistano proclami d’odio senza ragione. Nella veglia della sua ragione, Salerno non si accorge di aver generato un piccolo mostro: il suo odio, senza ragione, per Israele.
Questo rifiuto di riconoscere il pericolo rappresentato dall’Iran in piena effervescenza rivoluzionaria islamista e odio genocidario in movimento, impedisce di elaborare la minaccia incombente secondo moduli meno fiacchi, smarriti, moralmente impigriti e inefficaci . Sono moduli oscillanti tra una blanda paranoia che conduce a trattare la realtà come se fosse un sogno e una nevrosi, tipicamente occidentale, che si nutre masochisticamente dell’odio di sé tipico in una popolazione Europea impaurita e che invecchia – diventata errante e disponibile all’ombra di una possibile sciagura generale, scambiata per il sogno di tanti arcobaleni.
addendum
“Del resto – come nota opportamente Salvatore Carrubba nel Sole24ore – quando le parole diventano missili * le alternative sono scarse e scoraggianti: o lo ‘ spirito di Monaco’, cioè l’impotenza e l’indifferenza alle conseguenze del progetto nucleare iraniano; o un attacco preventivo (…). Oltre a mostrare solidarietà a Israele, siamo chiamati ad affrontare la minaccia.” Prima che sia troppo tardi.
* v. La minaccia militare – In orbita il primo satellite spia degli ayatollah, permette precisione missilistica – Il Foglio.