EURO-ISLAM
UNA RIGIDA ALTERNATIVA
L’oppositore siriano Malek Hassan in un intervento sul sito www.metransparent.com lancia un appello: «Difendiamo la Danimarca e i valori e i Paesi occidentali che ci hanno offerto l’opportunità di emanciparci dalla schiavitù dei Fratelli Musulmani, dei takfiriyin (gli islamici che condannano di apostasia i musulmani) e di tutti gli ayatollah». E lo scrittore Omran Silman del Bahrain, sul sito liberale Middle East Transparent ( www.metransparent.com) : «Noi dovremmo ringraziare il quotidiano danese e gli altri quotidiani europei che hanno pubblicato le vignette su Mohammad perché hanno infranto un tabù tra i musulmani facendo fare un passo in avanti al processo di riforma religiosa dell’islam».
L’islam ha un problema con sé stesso, l’infelicità che deriva dal terrore di non essere dopo essere stato, ed esporta il suo marciume nostalgico, non risanato, a un tempo piagnucolante e aggressivo, sugli Europei erranti e disponibili : su quello che sono, non su quello che fanno ( cfr. L’infelicità araba , del giornalista libanese Samir Kassir, assassinato nell’estate 2005 a Beirut ).
Secondo l’opinione di Bassam Tibi, accademico di origine siriana che vive in Germania, gli europei stanno affrontando una rigida alternativa: "O l’islam viene europeizzato, oppure gli europei saranno islamizzati". Più precisamente: “O l’Europa cambia l’islam o l’islam cambierà l’Europa”( ‘Caffè Europa’ n.198). Parole terribili e realistiche, con una vena di pessimismo, sulla bocca di una persona che conosce la sua religione, i suoi tratti illiberali, astratti e violenti, ma sa anche che l’Islam può cambiare “sul terreno”.
A sostenere che la speranza per il mondo islamico può venire solo da un islam che è stato acculturato in occidente, e precisamente in Europa, è anche Samir Khalil Samir: “ L’unica via perché l’islam abbia un posto nel mondo moderno è che assimili la modernità con il suo spirito critico e la sua distinzione tra religione e politica (…) Vi sono molti musulmani che si occidentalizzano, ma arrivano fino a un certo punto. Non capiscono che la fede va difesa con una decisione interiore. Purtroppo se questi musulmani non riescono a fare la sintesi fra islam e modernità, all’arrivo di un imam fondamentalista, seguiranno quello”.
Un mutamento non può avvenire opponendo due astrazioni ( islam e occidente ), e neanche senza critica, ovvero “crisi” e giudizio, e sottraendosi al conflitto inevitabile tra forze conservatrici, addirittura regressive, oscurantiste, pestifere e terroriste, e forze progressiste, risanatrici e liberali.
Le manifestazioni e i disordini provocati apparentemente dalle vignette danesi, ma organizzati dagli islamisti sullo sfondo della vittoria di Hamas in Palestina e tramite l’appoggio dei burattinai del terrore in Siria e in Iran ( v. Abu Laban, il burattinaio del terrore ), vengono percepite da sempre più numerosi Europei di origine musulmana come un richiamo all’ordine rivolto a coloro che si risconoscono provenire dalla civilizzazione islamica, cittadini d’Europa e d’altrove, e specialmente di altrove. Come osserva Tewfik Allal nella presa di posizione dell’Association du Manifeste des liberté , che raccglie numerosi artisti e intellettuali di origine musulmana, è come se quella rabbia organizzata dicesse loro : “ Voi non avete il diritto d’essere europei, voi non avete il diritto di pensare come gli Europei”.
Occorre, ancora una volta, mi pare, non ricavare l’urgenza delle proprie azioni da quello che si vede in televisione, non cedere alle vertigini dell’azione immediata. Occorre agire, più che re-agire, e questo implica un lavoro culturale di lunga durata, e anche rimesse in discussione di se stessi, e lotte e sacrifici ai quali gli Europei , nella maggior parte dei casi moralmente impigriti, non sembrano preparati, mentre numerosi governanti, sinistri pacifinti e affaristi li indirizzano verso un vile destino di dhimmitudine ( cioè di "protetti", previo pagamento di "pizzo" ai prepotenti ).
L’intero passo sull’argomento che qui si riporta merita grande attenzione per le affermazioni assai condivisibili sotto il profilo critico :
La decisione di editori e di direttori di giornali europei di licenziare i propri direttori e di imporre il bavaglio ai propri redattori, è interpretato dai terroristi e dai fondamentalisti islamici, come una loro vittoria e un cedimento della democrazia in un ‘ Europa che vive con la psicosi degli attentati terroristici. Cedere sulle vignette danesi, che personalmente non trovo nemmeno dei capolavori di satira, significa abbassare il prezzo che le democrazie sono disposte a pagare per difendere le libertà conquistate con anni di dura lotta e con grandi sacrifici. La rimozione del direttore del quotidiano francese per aver deciso di pubblicare una vignetta sull’islam, contiene un messaggio deprimente per chi nei paesi islamici si batte per la democrazia e la libertà d’espressione. Un giornalista iraniano o saudita, siriano o libico, che vive dietro alle sbarre per aver tentato di esprimere le proprie opinioni, e che considera l’Occidente il baluardo delle libertà civili ed individuali, si sente completamente abbandonato e indifeso vedendo l’Europa incapace, di resistere alle minacce del fondamentalismo e dell’autoritarismo arabo-islamico, e di difendere i propri giornalisti dagli attacchi di gruppi, persone e governi anti democratici.
La difesa della libertà d’informazione e d’espressione in Occidente, che non significa, come vorrebbero far passare i governi e i gruppi autoritari, la condivisione delle opinioni espresse da un individuo o da un giornale, ma semplicemente il riconoscimento del valore del pluralismo, è forse l’aiuto più efficace che il mondo libero può fornire a chi combatte contro il fondamentalismo e per la democrazia. (Leggi tutto in : Le vignette europee e la libertà d’espressione – di Ahmad Rafat – da : Arabiliberali.it )
Come opportunamente nota Magdi Allam (“ Un nemico in casa: la Paura ), “ La via della riscossa intellettuale e della rinascita civile è possibile laddove gli occidentali e i musulmani riscoprono la centralità della persona facendo prevalere i valori della vita”.
Sognare di poter essere lasciati in pace, tacere sui difetti dell’islam, rinunciare alla critica, all’ironia e alla satira, cedere sulle vignette danesi e fare dell’islam un tabù per compiacere le nuove ambizioni aggressive e conquistatrici di un islam fisso e contratto, in pieno boom demografico e marasma paranoico sacrificale, non aiuterà i musulmani liberali, li lascerà in balìa dei barbuti, e non ci porterà alla pace, ma all’ascesa dell’oscurantismo generalizzato e della sinistra bestialità politica, e quindi al disonore e alla guerra. A meno, forse, di non sapere, o potere, compiere il salvifico e necessario lavoro per liberarsi dall’attrattiva torbida dell’insufficienza dell’Europa * , e dall’odio, dall’invidia, dalla sfiducia.
I popoli che vogliono rimanere liberi e non sottomettersi alla faccia più oscura dell’islam e all’imperialismo islamista del terrore e della forza , non debbono chiedere scusa ai lunatici barbuti e agli assassini – solo perché sono brutti allorché s’imbestialiscono, fanno paura e ricorrono a un vocabolario religioso che sacralizza l’uomo-bomba abusando dell’insegnamento del Profeta – , ma devono sostenere senza riserve la Danimarca, i valori della vita e i musulmani più sensibili e riflessivi.
Nota
* SENZA CONFINI: IL CASO BORDERLINE DELL’EUROPA UNITA
di Iakov Levi – Fonte : http://www.psicoanalisi.it/
grandissimo post!! 🙂