Jihad / L'ululato di al Qaeda e i ricercatori di libertà

 JIHAAAD !

L’ULULATO DI AL QAEDA

E I RICERCATORI DI LIBERTA’

«Conquisteremo Roma come promesso dal Profeta »

«Il discorso del Papa a Ratisbona è un’offesa a Maometto, l’islam è sempre e comunque una bellissima e ragionevole religione di pace e il Papa si merita di morire»

Pied di Steph Bergol

"In nome dell’islam…": è questa oggi l’invocazione macabra dei jihadisti che sequestrano il nome, captano una vera e propria "disperazione di massa", e si arrogano il potere assoluto di distruggere se stessi e gli altri, non rispettando né la vita umana, né i testi, né l’arte, né la parola e la ragione che è nella parola.

Per la forza di un nome ( islam) preso alla lettera e ridotto unicamente a ideologia della sottomissione a una identità fissa e contratta ( quando invece in esso, a partire dal radicale slm  risuona una ramificazione di sensi e di altri termini come "salvare", "salutare", "accogliere", "fare la pace", "riconciliarsi" e anche "dare un bacio")  , s’irradia una devastazione che rischia di durare lunghi anni e di fare del male a tutti. Nel rifiuto della complessità si annida, ancora una volta, la tirannia.

Ma l’Islam non è solo il nome di una religione ( islam) che al contatto con la modernità vira al disastro e ha dei problemi non ancora superati con la violenza: Islam è anche il nome di una civilizzazione costituita da una molteplicità di culture oggi in pieno marasma, e soprattutto di una diversità umana irriducibile.

Per contrasto alla omogeneizzazione dell’Islam e alla sua riduzione a una islamessenza inesistente, a un fatto religioso originario ed univoco, e alle derive dell’attualità, propongo qui le meditazioni di un musulmano non sottomesso, sensibile e riflessivo come Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî (560/1165-638/1240). Un ricercatore musulmano di libertà responsabile e illuminata, aperto ai movimenti dell’esistenza e di un pensiero del desiderio come desiderio creatore di vita e  di esistenze nel seno di un’esistenza singolarmente aperta alla compassione e alla gioia di vivere, nonostante e attraverso tutto quello che vi è di difficile, di doloroso e di tragico in ogni divenire:

Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma

è un pascolo per le gazzelle,

un convento per i monaci cristiani

è un tempio per gli idoli,

è la Ka’ba del pellegrino

è le tavole della Torah,

è il libro del Sacro Corano.

Io seguo la Religione dell’amore,

quale mai sia la strada

che prende la sua carovana:

questo è mio credo e mia fede.


( Ibn l-‘Arabi , " Tarjumân Al-Ashwâq”)

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Nel sito di Dario Chioli http://www.superzeko.net/index.html si può trovare una traduzione italiana , a cura di Roberto Rossi Testa , di : Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, "L’Interprete delle Passioni Tarjumân al-Ashwâq", a Collection of Mystical Odes. 

Vedi anche : aurora rivistaIl libro di Henry Corbin "L’immaginazione creatrice: Le radici del sufismo" racconta il viaggio di Ibn Arabi – nato in Andalusia il 28 luglio 1165 e morto a Damasco il 16 novembre 1240.

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