ODORI
IMPARIAMO AD ANNUSARE
Posto alla cerniera dei sensi della distanza ( la vista e l’udito) e di quelli del contatto ( il gusto e il tatto) , l’olfatto è radicato nel fondo della corporeità e di una fisicità che non cessa d’imbrazzare i numerosi studi multidisciplinari sull’argomento. A Freud dobbiamo l’inizio di quel discorso che constatata la scarsa capacità di discriminare gli odori manifestata dagli esseri umani ne fa l’indice di una perdita di significato per loro, quasi come se fosse un segno della loro avvenuta civilizzazione.
Non c’è dubbio che gli esseri umani privilegino la vista, fin dai primordi, ma con il sollevarsi da terra, come sostengono gli evoluzionisti, non hanno comunque perso del tutto il loro naso. L’olfatto riesce ad avvertire un odore presente nell’aria per un millesino di milligrammo ( per alcuni gas, come per esempio il metilcarptano, che conferisce ai piedi il loro odore caratteristico, un milionesimo di mg per litro d’aria). Nonostante il prevalere delle immagini e della riduzione dei contatti diretti nell’era di internet, l’olfatto non è tanto atrofizzato quanto messo in ombra dallo status culturale attribuito agli odori “naturali” – da eliminare appena è possibile e sostituire con profumi artificiali per « personalizzare » i propri messaggi.
Esaltati in passato da sacerdoti e maghi, i profumi evocano il più misterioso e il più spirituale dei sensi e, nello stesso tempo, si legano alle radici dell’oscurità umana, al fondo basso della corporalità. Ambigui e inafferrabili, nella loro doppia valenza sacra e profana, i profumi naturali che hanno accompagnato la liturgia di tutte le religioni, legati al culto degli dèi ed anche al culto dei morti, tendono a dileguarsi dalla scena contemporanea avvolta dalla nube della polluzione planetaria e la prevalenza degli odori sintetici.
Esplorato discretamente dalla letteratura, dalla filosofia e dalle scienze, talvolta dalla poesia, l’olfatto ha conservato uno statuto ambiguo, perché insieme al senso del sacro, del ricordo e dell’immaginazione ha nutrito anche l’erotismo e le arti della seduzione.
Senso incerto, un po’ labile e soprattutto incapace di astrazione, l’olfatto percepisce gli odori biologicamente significativi e costituisce il cammino più corto per l’intimità sessuale. Naturalmente non basta un’annusatina per innamorarsi, ma grazie al nostro quinto senso si realizza una comunicazione aromatica, misteriosa, arcana, che forse è quella confusione che si chiama amore. « Nel vedere si resta chi si è, nell’odorare ci si perde », ha scritto il filosofo Theodor Adorno.
Sebbene nella nostra « civiltà del deodorante » questo senso dimenticato, quasi rimosso, non abbia un’importanza preminente, senza i molteplici ricettori delle nostre umide fosse nasali non potremmo apprezzare il cibo, sentire l’odore dei nostri amanti e chiudere il gas. Anche il campo della nostra immaginazione ne risulterebbe ridotto. Ma né l’ambiente, né l’esperienza, né la cultura ci hanno insegnato a prenderci cura della varietà degli odori, come se questi non fossero necessari alla nostra vita interiore quanto le immagini e i suoni.
(Con qualche variazione e il titolo redazionale « La forza istintiva di un profumo », nel dossier ‘ Corpo mente. Il senso delle feste ’, Psychologie Magazine, Dicembre 2008, pp. 120-121 )