L’AMORE PER L’INDIA
Intanto, le autorità indiane sospettano che l’attentato di sabato in un ristorante di Pune,nell’India occidentale, che ha fatto nove vittime, tra cui la giovane Nadia Macerini, insegnante di yoga che diceva di aver trovato in India la sua « dolce casa », sia stato compiuto nell’ambito del « progetto Karachi ». Il progetto terrorista è messo a punto dal gruppo islamista pakistano Lashkar-e-Taiba e dagli studenti dell’Indian Mujahideen, di cui fanno parte i due terroristi jihadisti Abdus Subhan Qureshi e Mohsin Chaundhary – quest’ultimo un residente di Pune -, ricercati dalle autorità di Nuova Delhi. Lo riporta il sito web del Times of India. >http://timesofindia.indiatimes.com/videoshow/5574771.cms
La ‘German Bakery’ non era considerato un "obiettivo sensibile", mentre lo era l’Osho Ashram, frequentato in passato dal cittadino pachistano-americano David Hendley, arrestato in ottobre a Chicago per complicità nell’attentato di Mumbai. E nel mirino dei terroristi islamici poteva essere, a qualche centinaio di metri nel Koregaon Park, anche la Chabad House, luogo di culto ebraico. "Ma gli attentatori – ha sostenuto il ministro dell’Interno, P. Chidambaram – hanno scelto il famoso caffé perché sempre pieno di turisti stranieri". Una perfidia a cui non si era ancora preparati, tanto sembra incredibile, ancora una volta, che per un islamista o un gruppo islamista un obiettivo possa essere « sensibile » semplicemente perché frequentato da « infedeli occidentali » o « kuffar ».
…
“Oggi – scriveva Lévi-Strauss nel 1955, in Tristi Tropici – è attraverso l’islam che contemplo l’India; quella di Buddha, prima di Maometto, il quale , per me europeo e perché europeo, si erge fra la nostra riflessione e le dottrine che gli sono più vicine come un rustico guastafeste che impedisce un girotondo in cui le mani, predestinate ad allacciarsi, dell’Oriente e dell’Occidente, sono state da lui disgiunte.
(…) I due mondi sono fra loro più vicini di quanto l’uno e l’altro non lo siano al loro anacronismo. L’evoluzione razionale è inversa a quella della storia. L’islam ha tagliato in due un mondo più civile .(…)
Che l’Occidente risalga alle fonti del suo laceramento: interponendosi fra il buddhismo e il cristianesimo, l’islam ci ha islamizzati (…). L’Occidente si lasciò trascinare dalle crociate ad opporglisi, e quindi ad assomigliargli, piuttosto che prestarsi a quella lenta osmosi col Buddhismo che ci avrebbe cristianizzati di più, e in un senso tanto più cristiano in quanto saremmo risaliti al di là dello stesso cristianesimo. E’ allora che l’Occidente ha perduto la sua fortunata possibilità di restare donna.” ( Claude-Lévi Strauss, Tristes Tropiques, Parigi, Plon, 1955, pp.472-473).
Sono le parole strazianti di un mitologo, che forse mitizza l’identità “aperta” dell’Europa, ma che vanno prese sul serio. Esse ci dicono che un Occidente errante, disponibile, aperto e accogliente, avrebbe incontrato attraverso la spada dell’ islam e quell’anacronismo disperato che è l’islam l’interponente che le impedirebbe di realizzare il suo destino identitario di donna.
Le parole di “Tristi tropici” ci dicono tutto questo e piangono un Occidente che non può raggiungere il suo Oriente estremo, né chiudere il cerchio dell’identità dell’identità e della differenza.
Insomma, l’altro come disgrazia, come deviamento, dirottamento, sottrazione. Se non addirittura come “giusta punizione del Signore” per l’ignavia di non saper difendere l’identità cristiana, e anzi sputarvi sopra – secondo alcuni vescovi e taluni cristiani cristianisti.
Fattori inconsci e di disconoscimento sembrano essere oggi all’opera di fronte agli orrori, ormai quasi quotidiani del terrorismo islamico. In Europa si giunge fino a negare l’evidenza dell’aggressione islamista per vergogna, oppure a esagerarne le caratteristiche di “scontro delle civiltà”. D’altra parte, disorientare, colpevolizzare, sottomettere, stremare e avvilire è proprio ciò a cui mira la pratica del terrorismo jihadista. Nell’epoca dello squilibro del terrore, o si esagera o si minimizza. Spesso si distoglie lo sguardo per "non vedere".
E’ come se l’islam fosse il velo dell’Europa, di una donna che un maschio taglia da se stessa. Un tale complesso è tanto più rilevante se si considera – al seguito degli studi dello psicoanalista franco-tunisino Fethi Benslama – che “l’islam ha di fatto cercato di tagliarsi dalla propria femminilità originaria”, rimuovendo, velando e opprimendo l’alterità femminile e tutto quello che si mostra aperto, accogliente, democratico, cristiano – vale a dire altro dall’islam politico che oggi occupa e oscura la scena. Generando negli Occidentali violenza e collera, in taluni casi, e più in generale un indietreggiamento davanti a tali orrori , al punto che più spesso ci si rifugia in una ignoranza voluta utilizzando tutte le forme di diniego, di rifiuto psicologico dominato da fattori inconsci, e di disconoscimento.
Di fronte alle nere maree del Dio oscuro e dell’immondo che avanza, chissà quante altre lacrime e sangue dovrà piangere l’Europa, prima del disvelamento dell’Occidente e l’incontro, a mani giunte e in pace, con il suo Oriente estremo. Un Oriente che più che un luogo geografico è una « zona » dello spirito, quel « luogo » dolce, e che mai sarà invaso, dove ognuno, ognuna, vorrebbe essere accolto come vuole il « cuore ».
Certo la meditazione, la preghiera e lo yoga sono importanti, ed anche amare il prossimo come se stessi lo è. Una delle barriere più forti contro l’aggressione è il precetto "ama il prossimo tuo come te stesso".
Ma, come già notava Freud in "Disagio della civiltà", scritto nel 1929, alle soglie dell’avvento sfolgorante, quindi non visto, del nazismo, attenersi letteralmente al precetto, mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. " Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva – osservava Freud – , se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!" Insomma, non è giusto morire vittime dell’odio che si arroga il diritto di uccidere e di distruggere « nel nome dell’islam » anche l’Amore che né da fuori né da dentro mai sarà distrutto.
Ciao Nadia. Buon ritorno all’Oriente di tutti gli Occidenti e di tutti gli gli Orienti. Buon ritorno a casa.
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