SATIRA
IL GIORNO DI PISAPIPPI
Quando l’attore e comico Bisio lo sottopone a una raffica di domande, lui si presta. San Francesco o Che Guevara? “Una sintesi di tutti e due, sarebbe il mio sogno”.
‘Estremamente tollerante’, come lo definisce, in una intervista a Vanity Fair, la moglie Cinzia Sasso, il neosindaco di Milano non fa dunque differenza tra un santo e un guerrigliero, cmq « due grandi uomini». Non a caso, l’avvocato ( altri sessantottini sono diventati notai) dice di amare in modo equanime Pertini, il Dalai Lama e Paperoga.
La garbata e affettuosa ‘sintesi’ operata passando accanto alle differenze, ricorda altri onirici tentativi d’innesto ricorrenti nella sinistra, come quando per esempio si cercò d’innestare Lacan-con-Gramsci, Mao-con-i-Beatles, Maharishi-con-san Berlinguer ecc.
L’innesto San Francesco-con-Che Guevara ( “un Che Guevara con la cravatta”, come precisa Roberto Vecchioni in una intervista pubblicata su Leggo) sembra un innesto alla Frankenstein. Chi potrebbe innamorarsi – a parte l’arcivescovo progressista Tettamanzi – di un ibrido, una Chimera, un mostro del genere? Chissà perché la sinistra finisce sempre con l’innamorarsi dell’uomo sbagliato.
Altro che “una sintesi di San Francesco e Che Guevara”! Avendo il “coraggio di essere se stesso”, il “liberatore” di Milano appare più come un innesto eccezionale tra il Giuliano sognante della Milano bene di Maria Giulia Crespi ( ex editrice del Corriere, conosciuta come ‘Old Cresponia’ o la ‘Zarina rossa’ ) e la proletaria Pippi Långstrump, la bambina protagonista del romanzo Pippi Calzelunghe nata dalla fantasia della scrittrice svedese Astrid Lindgren.
Anche Pisapippi è un personaggio anticonformista che incarna il sogno di libertà di ogni buon bambino nomade, con la sua forza inclusiva e gentile, la “grande moschea” dei fratelli musulmani stretti in un sognante abbraccio, tante carte a sorpresa in merito agli assessorati color rosa bonbon e mille avventure mirabolanti da condividere con gli amici della Casa della Carità, i giovani in aggressiva e fragile effervescenza dei ‘centri sociali’ ( i quali, secondo le ultime notizie , neanche ha il tempo di indossare la fascia tricolore, gli avrebbero dato i primi grattacapo) e i compagni cittadini in visita al Palazzo Marini, il Comune trasformato in festante Casa del Popolo, con tavoloni in stile festa dell’unità emiliana dove poter gustare kebab e zichinì, attingendo con le dita a un grande piatto comune posto al centro di ogni tavolo. Tra sinistri bagliori, la colonna sonora di Palazzo Marini è offerta dalla musica della meravigliosa “primavera araba”, in un effluvio odorosissimo e multietnico di thè alla menta e di peperoni farciti.
Ma Pisapippi ( Pisapippa, secondo l’invettiva del Grillo ; “l’espugnatore” di Milano, secondo Nichi che parla di “fine del tempo del dolore” ) è anche un apologo sulla diversità accogliente che sconcerta e spaventa i gli adulti con la testa cotonata, vecchi esangui barricati nel loro mondo di regole, ciechi alle meravigliose “autocostruzioni rom” e sordi alla protesta degli immigrati al grido di ‘Liberta, liberta…’. Allo stesso tempo la vittoria di Pisapippi premia il popolo arancione che – sotto il sole che ride – l’ accoglie con spontaneità rivelandosi l’alba del domani, il “risveglio del Paese”, fonte ineguagliabile di cambiamento tra icone svuotate di contenuto, riti e detriti di sogni utopistici & rifondativi, e profondità di sentimenti .
Sentimenti espressi dalle note di belle canzoni come “La casa delle farfalle”, “sogna ragazzo, sogna” e la commovente “Celia De La Cerna”, che dando voce, in falsetto, alla mamma dell’eroe ( ” fa male al cuore / avere un figlio straordinario! “), il Vecchioni che avanza ha voluto dedicare all’ “uomo dei sogni”.
Tra le vivacissime note di “Bandolero stanco” e le splendide macerie di una sinistra che vira dal rosso al violaceo all’arancione, a piazza del Duomo spunta anche l’arcobaleno equo & solidale. “Siamo a un passo dal sogno”, titola la Repubblica. Hasta la victoria siempre e vaiiiiiiiiiii Pisapippi!
Quando l’attore e comico Bisio lo sottopone a una raffica di domande, lui si presta. San Francesco o Che Guevara? “Una sintesi di tutti e due, sarebbe il mio sogno”. ‘Estremamente tollerante’, come lo definisce, in una intervista a Vanity Fair, la moglie Cinzia Sasso, il neosindaco di Milano non fa dunque differenza tra un santo e un guerrigliero, cmq « due grandi uomini». Non a caso, l’avvocato ( altri sessantottini sono diventati notai) dice di amare in modo equanime Pertini, il Dalai Lama e Paperoga.