Note di criminologia e letteratura
IL FIGLICIDIO
Medea Kills Her Children, Picart et al.
GIASONE:
Dei fanciulli l’Erinni ti stermini,
e Giustizia, l’ultrice del sangue.
MEDEA:
E qual Genio, o spergiuro, t’udrà,
quale Iddio, traditore degli ospiti?
GIASONE:
Ahi, ahi, turpe assassina dei figli!
Medèa:
Entra: appresta alla sposa il sepolcro.
GIASONE:
Vado: orbato d’entrambi i miei figli.
Medèa:
Nulla è or: piangerai piú da vecchio.
GIASONE:
Figli cari…
Medèa:
alla madre: a te no.
GIASONE:
E perciò li uccidesti?
Medèa:
A crucciarti.
GIASONE:
O me misero! Io voglio le labbra
dei carissimi figli baciare.
Medèa:
Or li chiami, or soave a lor parli,
quando pria li scacciasti?
GIASONE:
Oh, ch’io tocchi
le lor tenere membra concedi!
Medèa:
Non sarà: sperdi invano i tuoi detti.
GIASONE:
Odi, o Giove, quale empia repulsa,
quale torto mi fa, questa oscena
leonessa, dei figli assassina!
Pure quanto m’è dato e possibile,
io li piango, e ai Celesti m’appello,
e i Dèmoni chiamo, che attestino
che, trafitti i figliuoli, mi nega
che a loro le mani
appressi, che a lor dia sepolcro.
Deh, mai non li avessi
generati, se uccisi vederli
dovevo da te!
(Il carro alato sparisce nell’aria)
CORO:
Molte cose in Olimpo sollecita
il Croníde; e i Celesti deludono
ben sovente ogni attesa. Molte opere
imperfette restaron, che al termine
parean giunte: parea che niun esito
altre avessero; e un Dio schiuse un tramite.
( da: Medèa di Eurìpide
traduzione di Ettore Romagnoli )
EURIPIDE: Medea (testo completo)
Medèa di Eurìpide traduzione di Ettore Romagnoli.
La sindrome di Medea
"di quanti esseri al mondo hanno anima e mente, noi donne siamo certo le creature più infelici.Come prima cosa dobbiamo comprarci un marito,con grande spreco di denaro, in modo da dare un padrone a noi stesse. E questo, credetemi,dei due mali è il peggiore. Separarsi dal marito per la donna è scandaloso, non lo è invece per l’uomo. Quando lui si annoia di stare in casa va fuori e la noia gli passa. Quando capita a noi, invece,non ci fanno uscire perchè dicono che dobbiamo badare ai figli. C’è chi dice che le donne, restando in casa, vivono senza pericoli, mentre l’uomo, poverino, deve andare in guerra.Ebbene io rispondo che preferirei combattere tre guerre, piuttosto che partorire una sola volta" : con Medea, che sembra scritta oggi che Medea è tra noi per i tanti casi di figlicidio riportati dalle cronache e generatori di profonde ansie collettive, Euripide, il grande tragediografo greco, presunto misogino, ha consegnato ai posteri una delle massime creazioni di tutti i tempi, una figura di donna desiderosa di fare e disfare, un capolavoro di analisi psicologica del cuore femminile, che non esita a distruggere i suoi figli in nome di un “amore” di fronte al quale i personaggi maschili appaiono smarriti, confusi, ansiosi e meschini. In questa tragedia il dramma è rappresentato dall’amore coniugale tradito, dalla gelosia e dalla disperazione che per ritorsione induce Medea, la maga barbara, al peggiore dei delitti: l’uccisione dei propri figli e dell’uomo contro cui ha deciso di vendicarsi. Quando Giasone arriverà per preservare i figli dalla vendetta, non troverà altro che i loro cadaveri, trasvolando sul carro alato di Elios, la sciagurata Medea. (gdm)
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“ Quello che invece proprio non ci aspettavamo è il ricorrere di “Sindrome di Medea” più fra i padri che fra le madri. Questa dinamica infatti era stata per decenni osservata solamente nelle madri figlicide, ed il nome stesso lo dimostra. Con quest’appellativo si intendeva già dai tempi di Lombroso il figlicidio attuato per il “bisogno di vendicarsi sul bambino del padre infedele” , e Resnick, nel distinguere le tipologie motivazionali del figlicidio, descriveva quello attuato per “vedetta del coniuge”, in cui l’aggressività era spostata dall’oggetto effettivo di risentimento, il marito, verso il figlio, che rappresenta concretamente il frutto dell’unione, al punto che l’Autore definisce questo omicidio “un attentato deliberatamente concepito per far soffrire il proprio coniuge” . Quando, in Euripide, la Coriféa dice a Medea che non oserà uccidere il frutto del proprio seno, lei risponde: “Sì, nulla attanaglierà di più il cuore del mio sposo”. Catanesi e Troccoli riportano un caso di “figlicidio motivato da rivalsa”, commentando: “Il bambino viene utilizzato in questi casi come un vero e proprio ‘strumento’, con la finalità di creare sofferenza o attirare attenzione da parte di chi è il vero oggetto della propria ostilità. […] l’azione è spesso preceduta in stretta correlazione cronologica da un evento che acquisisce il valore di fattore scatenante (ad esempio l’ennesima lite con il partner)” .
Per il vero, già ci si era resi conto dell’esistenza di padri che tolgono la vita ai figli per ritorsione nei confronti delle mogli , con motivazione e psicodinamica, dunque, analoghe a quelle che abbiamo riscontrato per le madri; anche in questi casi, oltre al sentimento di vendetta, si ritrovano senso di onnipotenza, rapporti se non fusionali almeno confusivi con il figlioletto, incapacità di rispettarlo come persona, con i suoi diritti e primo fra tutti quello di vivere, trattandolo viceversa come strumento; peggio: come arma. Quel che risulta nuovo è però che costoro possano essere così numerosi da sopravanzare le madri”. ( da “ MADRI E PADRI CHE UCCIDONO: DIFFERENZE TRA IL FIGLICIDIO MATERNO E QUELLO PATERNO, E PERCEZIONE SOCIALE”, studio di E. Beringheli, A. Bramante, A De Micheli, I. Merzagora Betsos. Cattedra di Criminologia, Istituto di Medicina Legale, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano. Leggi tutto in : http://users.unimi.it/crimine/index.php?t=10). Osservazione: c’è da registrare inoltre la tendenza a una diversità di giudizio nei confronti degli infanticidi a seconda siano messi in atto da un uomo o da una donna.
Vedi : http://www.claudio-rise.it/psichelui/clementi.htm).
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IL FIGLICIDIO TRA I PALESTINESI
La Mamma dello “shaid” Mahmud Alabat dice addio al suo figlio-bomba prima che questi vada a farsi esplodere come martire-assassino, il 15 giugno 2002, uccidendo due soldati israeliani. |
Nell’illustrazione, un francobollo dell’Autorità palestinese raffigurante Baal, il dio fenicio dei sacrifici cruenti di bambini.
Il ritratto di un figlio-bomba , aureolato da un suo tipico sex-appeal spettrale di martire-killer, troneggia come un piccolo patriarca sulla famiglia che in pratica gli ha fatto la festa e ha saputo educarlo così bene, fin da piccolo, al santo jihad organizzato nelle scuole di martirio-assassinio, anche grazie ai soldi ricevuti dalla Comunità europea, dai paesi arabi, dall’America, dal Vaticano e persino dai boy scouts e da altre persone di buon cuore. ( Illustrazione dal Giornalino dei Piccoli "Moujtaba" , edito in Kuweit dagli iraniani, con la mamma di un martire-killer palestinese che offre dolcetti agli amici dello stragista per festeggiare il "matrimonio" con le vergini urì in Paradiso. Solo qui, a differenza che nella società islamista, la festa è senza sangue. La verginità delle spose paradisiache dopo ogni rapporto si rinnova e, secondo alcuni imam e predicatori, ogni orgasmo halal concesso come ricompensa al martire-killer dura circa centomila anni ). |