Alla prova del terrore

 ALLA PROVA DEL TERRORE

Permane il rischio di un possibile attacco all’Italia. Gli scenari prevedono le ipotesi più allarmanti.

Gli uomini in tuta gialla verificano l'eventuale grado di contaminazione da agenti batteriologici o chimici.

(…) Quelle spettrali tute gialle che si infilavano correndo nella metropolitana tra nuvole di fumo arancione rimandavano a Madrid, Londra, New York, e anche i più scettici non avevano più voglia di ironizzare e di sorridere”. Leggi tutto l’articolo di Guglielmo Sasinini :Famiglia Cristiana n. 40 del 2-10-2005 – Alla prova del terrore

Non è un mistero che il nostro Paese sia inserito a pieno titolo nella lista dei nemici di Al Qaida, ma non dovrebbe essere nemmeno un mistero il fatto che se Israele, il Paese più colpito dal terrorismo arabo-islamico, riesce a resistere dopo 57 anni di attentati e di attacchi, molto lo deve all’efficienza dei suoi apparati di prevenzione, al coordinamento delle forze in campo, alla perfetta macchina dei soccorsi. Il tutto unito alla consapevolezza di un’opinione pubblica che sa coniugare i diritti di una democrazia con la necessità di non ostentare immagini raccapriccianti. Queste riflessioni hanno accompagnato tutti coloro che, venerdì 23 settembre, hanno assistito in diretta all’evolversi degli eventi, mentre sugli schermi della sala di crisi della Prefettura scorrevano immagini che a volte ci si sforzava non poco per considerarle frutto di una finzione”.

La realtà diurna può rivelarsi, talvolta, più angosciosa di qualsivoglia incubo notturno. Da qui la tendenza, e il rischio, di minimizzare, di ironizzare e di sorridere, ma soprattutto di trattare la realtà e i suoi problemi come se fosse un fantasma. “Davanti a una minaccia che si fa ubiquitaria e diffusa – avvertiva lo psicanalista Elvio Fachinelli nel 1986, a proposito di quell’evento estremo che fu l’esplosione radioattiva di Chernobil e dei suoi effetti sull’inconscio ( cfr. “Il nucleare va in analisi”, Corriere 23 luglio 1986) – il singolo e i gruppi tendono a localizzare ad ogni costo questa minaccia, a darle un nome proprio, definito, per poterla quantomeno confinare in un ambito circoscritto. Sorge così il luogo sacro della vittima sacrificale, e chi pensasse sorridendo a riti antichi e desueti è pregato di ricordarsi della sfolgorante affermazione del nazismo, legata per sempre al progetto e poi alla messa in atto dell’ecatombe ebraica”.

Rilevando la caratteristica corrispondenza, e a volte coincidenza puntuale, tra alcuni dei più profondi fantasmi individuali e i tratti tipici dell’epoca stessa, l’analista prosegue con osservazioni che potrebbero adattarsi alla nuova epoca dello squilibrio del terrore alla cui ombra siamo entrati: “ Non mancano oggi molteplici tentativi di trattare la realtà e le sue minacce secondo questo tipo di procedimenti. Su molti gradini dell’arena sociale, molti cercano la schiena su cui appoggiare salutifere bastonate. Dacci oggi il nostro arabo, o il nostro ebreo, quotidiano”.

Si tratta di procedimenti e di molteplici tentativi arcaici e sanguinosi, per sfuggire – in maniera inefficace – al difficile compito di convivere con la minaccia e di elaborare la minaccia e i suoi effetti sull’inconscio. La stessa individuazione del terrorismo di matrice islamica, il cui rapporto mistico e maligno con la morte non esclude ed anzi prescrive l’uso di bombe-umane e di “ordigni sporchi”, cioè di bombe nucleari, chimiche o batteriologiche, non manca – nelle complesse società occidentali che oggi vivono in maniera variamente consapevole all’ombra di una possibile sciagura generale – di una certa vena espiatoria. E un chiaro malumore circonda oggi analisti, militari e politici – questi ultimi spesso inadeguati alla reale gravità della situazione e talvolta smarriti, come ad esempio il nostro Prodi quando afferma, tra l’altro, che “le truppe italiane in Iraq sono truppe occupanti”, confermando che se l’Unione andrà al Governo l’Italia ritirerà le «truppe occupanti dall’Iraq». Come se bastasse “ritirarsi” per mettere l’Italia al sicuro dal terrorismo, dalle minacce incombenti e dalle distruzioni che si preparano all’ombra dell’epoca dello squilibrio del terrore, purtroppo – non è una buona notizia – destinata a durare, specialmente se ci si ritira, lunghi anni a venire.

Dalla rete

Risultati da Google News su esercitazioni antiterrorismo

Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *