NATALE SULLA TERRA
Dallo stesso deserto, nella stessa notte, sempre i miei occhi stanchi si destano alla stella d’argento, sempre, senza che si commuovano i Re della vita, i tre magi, cuore, anima, spirito.
Quando ce ne andremo di là dalle rive e dai monti, a salutare la nascita del nuovo lavoro, la saggezza nuova, la fuga dei tiranni e dei demoni, la fine della superstizione, ad adorare – per primi ! – Natale sulla terra.
Arthur Rimbaud
Secondo il buddhismo zen cinese e giapponese l’infinita vita divina è, semplicemente, qui e ora, e non deve essere affatto raggiunta.
Quel momento in cui si fa la piccola esperienza del sentirsi, semplicemente, giunti a una Realtà dalla quale non si potrà mai decadere e che è Vita, viene chiamato, con termine tecnico, satori. Qui la Vita infinita è assunta come base della propria sicurezza e pace nell’universo.
Dallo “stesso deserto, nella stessa notte”, è come essere giunti a casa, da sempre.
L’esperienza può assumere i tratti di uno choc, di un risveglio improvviso al culmine della più oscura delle notti, oppure apparire come l’esito di un lungo cammino o lavoro, graduale, di un’intera vita di meditazione e di ricerca.
Mentre un cumulo di fughe, di erranze vane e d’imboscate tra illuminazione e abbaglio fonde come neve al sole, il satori può essere sperimentato come l’amore di Dio per l’uomo, come grazia.
Mentre tutte le cose erano quiete in silenzio – recita l’antifona del Magnificat vespertino domenicale, ottava domenica della Natività – e quella notte era nel pieno del suo scorrere lieve, la tua Parola, o Signore, è balzata fuori dal trono reale. Alleluia.
Secondo Alan Watts – uno degli autori da comodino, o meglio da sacco a pelo, della generazione psichedelica – “ l’Incarnazione, la venuta di Cristo, è satori sul piano della storia umana – il trapasso improvviso dal vecchio ordine in cui ci si sforzava di raggiungere la redenzione attraverso l’obbedienza alla legge, al nuovo ordine della redenzione attraverso il dono della divina grazia” ( cfr. Behold the Spirit, 1947; tr. it. lI Dio visibile. Cristianesimo e misticismo, Bompiani, Milano 2003, p. 52).
L’obbedienza alla legge non viene abolita, ma rischiarata per un reale più largo e compendiata dalla novità dello Spirito incarnato, il Dio dal volto umano.
L’ incarnazione avviene nell’anima, nel corpo e nello spirito in ogni momento e in ogni luogo, e in quanto evento storico è circoscritto , è la proiezione nello spazio e nel tempo ( che in sé non sono una risposta) di una realtà eterna e universale.
Così nei "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo (Serm. 380, 1-2) :
Le due nascite del Signore
(…) la nascita eterna fu volta a creare la nascita nel tempo, la nascita nel tempo a donare la nascita eterna. Di lui infatti scrive Giovanni l’Evangelista: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; e ancora: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto (Gv 1, 1.3).
Uguale al Padre nella sua grandezza in quanto Dio, creatore del tempo in quanto fuori dal tempo, giudice del tempo in quanto prima del tempo, egli si fece così piccolo da nascere da una donna; ma conservò la sua grandezza, non separandosi dal Padre.
A lui resero ossequio e testimonianza tutti i Profeti, quelli venuti prima della sua nascita ad annunciarla, come lampade che precedono il giorno, e quelli venuti dopo la sua nascita, che aderirono a lui con la fede.
Si doveva preannunciare che sarebbe venuto, che avrebbe fatto miracoli, e i miracoli dovevano rivelarlo Dio a chi ben intende; ma a chi lo guardava doveva anche mostrarsi uomo nel suo aspetto di uomo: piccolo per i piccoli, umile per i superbi.
Con il suo farsi piccolo insegnò all’uomo a riconoscersi piccolo e a non credersi grande per essersi gonfiato, senza essere realmente cresciuto. La superbia non è grandezza, ma boria. Egli volle guarire il genere umano dalla vanagloria, facendosi lui stesso medico e medicina; non diede una medicina, ma si fece lui medicina.
Per questo apparve uomo tra gli uomini, mostrandosi uomo a chi lo vedeva, riservandosi Dio per chi aveva fede. La vita dell’uomo Gesù fece guarire i malati, ma solo uomini forti sono in grado di contemplare la sua divinità. Poiché allora gli uomini non erano in grado di vedere Dio nell’uomo, non potevano vedere in lui che l’uomo. Ma in un uomo non si deve riporre la speranza. E allora? Un uomo lo si può guardare, non lo si deve seguire. Gli uomini dovevano seguire Dio che non potevano vedere, non l’uomo che potevano vedere.
Ecco dunque che Dio si è fatto uomo per rivelarsi all’uomo in modo che lo potesse vedere e seguire. E se Dio si è fatto uomo per te, uomo, ti devi credere davvero cosa grande; ma ti devi abbassare per poter salire, perché anche Dio si è fatto uomo abbassandosi.
Attàccati alla medicina che ti cura, imita chi si è fatto tuo maestro, riconosci il tuo Signore, abbraccia in lui il fratello, riconosci il tuo Dio.
NELLA NOTTE DI NATALE
di Sant’Ambrogio
Ascolta, tu che governi Israele,
che siedi sopra i cherubini;
compari in faccia ad Efraim, scuoti
la tua potenza, e vieni.
Vieni, redentore dei popoli,
vanta il parto da vergine;
ne stupisca ogni tempo:
parto che si conviene a Dio.
Non da seme maschile
ma per mistico fiato
si è fatto carne il Verbo di Dio
e il frutto del ventre è fiorito.
Il grembo della vergine si gonfia:
chiostro permane di pudore.
Delle virtù risplendono i vessilli:
in quel tempio si agita Dio.
Dal suo talamo venga,
regale sala del pudore,
il gigante di duplice natura
per correre animoso la sua strada:
l’uscita sua dal Padre,
il suo ritorno al Padre,
la corsa fino agli inferi,
e il suo ritorno alla divina sede.
Uguale al sommo Padre
recingiti col trionfo della carne
tu che rafforzi di valore eterno
le debolezze della nostra carne.
Già splende il tuo presepe
e la notte respira la sua luce,
che tenebra nessuna offuschi mai
e d’incessante fede possa splendere.
UN NATALE BUONO A TUTTI
Signore, se la porta del mio cuore dovesse restare chiusa un giorno,
abbattila ed entra, non andare via.
Se le corde del mio cuore, non dovessero cantare il tuo nome un giorno,
ti prego aspetta, non andare via.
Se non dovessi svegliarmi al tuo richiamo un giorno,
svegliami con la tua pena..non andare via.
Se un altro sul tuo trono io dovessi porre un giorno,
tu, mio Signore eterno, non andare via.
Rabindranath Tagore
La notte di Natale,
è nato un bel bambino,
bianco, rosso
e tutto ricciolino.
La neve cadeva.
Cadeva giù dal cielo,
Maria col suo velo
Copriva Gesù.
Maria lavava,
Giuseppe stendeva
il Bimbo piangeva
dal freddo che aveva.
“Sta zitto mio figlio
che adesso ti piglio,
del latte ti do;
ma pane non ho!”.
La neve cadeva,
cadeva giù dal cielo,
Maria col suo velo
copriva Gesù!
auguri carissimi di un Santo Natale dal Sorvegliato Speciale.
Sorvy
Auguri per un sereno tempo di natale.
Black