L’INTERPRETE DELLE PASSIONI
Il filosofo e mistico musulmano Abū abd-Allah Muhammad ibn-Ali ibn Muhammad ibn al-’ Arabî al-Hatimi al-TTaa’i (in arabo: أبوعبداللهمحمدبنعليبنمحمدبنالعربيالحاتميالطائي ), più noto come Ibn ‘Arabî (أبن عربي) e con gli epiteti di Muhyi id-Din (محييالدين/ "Vivificatore della religione") e al-Shaykh al-Akbar (الشيخالأكبر / "Doctor Maximus”) nacque a Murcia, in Andalusia, nel 1165 e morì nel 1240 a Damasco.
"L’interprete delle Passioni" (Tarjumân al-Ashwâq) tradotto in inglese da Reynold A. Nicholson e reso per la prima volta in italiano dal poeta Roberto Rossi Testa ( Urra – Apogeo, Milano, 2008 > www.urraonline.com ), è un canzoniere esoterico in cui con gli accenti dell’ardente desiderio suscitato dalla bellezza femminile si canta l’amore per Dio.
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Dalla Prefazione all’edizione inglese di Reynold A. Nicholson
Comunque si vogliano considerare i rispettivi meriti della poesia araba e persiana, penso che sia universalmente accettato da coloro che hanno consuetudine con la letteratura mistica di entrambi i popoli che gli arabi eccellono nella prosa piuttosto che nei versi, mentre i prosatori persiani in questo campo non sono sullo stesso livello dei poeti. `Attâr, Rûmî, Hâfiz e Jâmi – per citare soltanto alcuni dei grandi poeti persiani le cui opere, tradotte in varie lingue, hanno rapidamente immesso la filosofia religiosa del sufismo in un vasto circuito della cultura europea – sono tanto superiori ai loro rivali arabi, compreso il mirabile Ibn al-Fârid , quanto le Futûhât al-Makkiyya e le Fusûs al-Hikam sono superiori a trattati analoghi in persiano.
L’Interprete delle Passioni (Tarjumân al-Ashwâq) non fa eccezione a questa regola. L’oscurità del suo stile e la stravaganza del suo immaginario daranno soddisfazione a quegli spiriti austeri per i quali la letteratura consiste in una forma ardua e raffinata di esercizio intellettuale, ma la sfera in cui l’autore si muove è troppo astratta e remota dall’esperienza comune per dare piacere a quanti non condividano il suo temperamento visionario o non abbiano essi stessi tratto ispirazione da un simile ordine di idee. Nondimeno, i lavori di un genio tanto audace e sottile meritano comunque di essere studiati, e chi vi si applica vi troverà, a compenso dei suoi sforzi, numerosi concetti elevati e capaci di colpire nel segno, nonché parecchi passi di reale bellezza.
Si può ardere senza bruciare ?
Trasfigurazione,metamorfosi dei sensi, non un loro oltrepassamento, trasumanar dantesco sono i termini che esprimono l’influsso dell’opera e della figura di Ibn ‘Arabî su non poche teste acide ed entronauti nella seconda metà degli anni sessanta.
Trasfigurazione – in un’epoca di rivolgimenti epocali e in un contesto passionale – dei dati della percezione sensibile portati allo “stato diafano”, fino all’incandescenza e all’apparizione dell’Angelo. Apparizione cioè di una bella fanciulla, di un verdeggiante adolescente e della Terra su cui camminiamo, “visti” con gli occhi dell’anima come se fossero terre celesti, spazi più azzurri che in un sogno e angeli aureolati di maestà e di gloria: corpi risorti con più forza, dignità e splendore di ciò che banalmente accade e presto si consuma.
Insomma, la visione, al culmine del suo svanire, di un reale più largo, simile all’amore, al ‘ 68 ( questa specie di fungo!) , alla poesia, all’attraversamento di un velo di luce o a un racconto di fate…
O meraviglia! Un bosco in mezzo al fuoco!
13) Si è fatto, ormai, il mio cuore
capace di ogni forma:
per le gazzelle è un pascolo,
ed è convento ai monaci cristiani;
14) Si fa tempio per gli idoli,
e Ka`ba ai pellegrini;
tavola di Torà,
e libro del Corano.
15) Seguo la religione dell’amore:
in qualunque regione mi conducano
i cammelli d’amore, là si trovano
la mia credenza e la mia religione.
16) Nostri modelli sono nella storia
di Bishr, che amava Hind,
ed in un’altra simile;
e nella storia di Qays e di Laila,
di Mayy e di Jaylân.
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La salamandra che si nutre del suo fuoco ( emblema alchemico, Francoforte 1687)
Ut salamandra vivit igne sic lapis
Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni forma
( Ibn ‘ Arabi )