A MARGINE DEL POLITICALLY CORRECT
ABBRONZATISSIMI
L’anziano ( pardon : cronologicamente svantaggiato ) scrittore Raymond Queneau sorride del più giovane regista e pittore Max Morise che mostra la sua abbronzatura carica di pericolose ambiguità
La lingua, per sua stessa costituzione, non è mai diretta, sincera, trasparente e stabile. Chi intende imbrigliare completamente una lingua (o una cultura) nelle maglie del non offending o, per dirla con una felice espressione dello studioso del razzismo Pierre-André Taguieff, dell’ eugenetica lessicale negativa, priva la lingua di ogni forma di vitalità, di sale e di felicità espressiva.
Non usare espressioni offensive per degradare l’Altro, senza però fare dell’altrismo* , va bene, è segno di gentilezza d’animo e di civiltà, ma credersi il padrone della lingua è segno di tartufesco, uggioso ed ideologico puritanesimo linguistico, se non di una nuova inquisizione la cui parola d’ordine sarebbe: uniformare.
Insomma, usare il politically correct ad oltranza e senza un grano di sale crea un ambiente, linguisticamente parlando, scipito come un Franceschini e asfittico come una sezione del Pd.
D’altra parte, se qualcosa la opprime, la lingua si ribella. Va quindi da sé dire che chi crede di poter governare ideologicamente e a sproposito la lingua degli altri fa figura di Grande Fratello moralmente superiore, se non di coglione diplomato (pardon: diversamente stupido),.
Immagine
Raymond Queneau et Max Morise in vacanza al Canadel nel 1931
* ALTRISMO
“ Ualter Veltroni ha detto ai leaders del PD che Obama è uno di noi”
Colonna sonora
P.s. Dispiace essere così didascalici. Ma occorreva pur dire che se un giovane americano apre la finestra vede le Montagne Rocciose e respira in un reale più largo, mentre qui da noi un giovane italiano è costretto a vedere tra i vicini di condominio Franceschini & C. fare sinistri piagnistei giù in cortile.