IRAN: VITE STRONCATE

IRAN : VITE STRONCATE “NEL NOME DI ALLAH”
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 Si chiamano Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour, sono due ragazzi iraniani di appena 18 e 19 anni. Il loro arresto è avvenuto a Sardasht, nell’Azerbaijan iraniano il 23 gennaio scorso. L’accusa, emessa nei loro confronti dal tribunale islamico, è di “mohareb" ( nemico di Allah) e “liwat” ( sodomia).
 
Le autorità hanno usato metodi di tortura fisica e psicologica per ottenere la confessione dei due giovani. In Iran gli omosessuali sono considerati nemici di Allah, quindi destinati alla forca. Adulteri e specialmente donne adultere vengono invece lapidate ( da uomini che si considerano « puri e pii ». )
Per i due adolescenti rimandati a giudizio dal tribunale islamico iraniano non è stata ancora formulata la condanna a morte, né è stata fissata una data per l’esecuzione, benché le imputazioni non lascino troppi dubbi.
 
Lo scorso anno le foto di due loro coetanei ( Ayaz Marhoni, 18 anni , e Mahmoud Asgari, 16 anni ), appesi per il collo  da pii sacrificatori hanno fatto il giro del mondo. Secondo alcuni dati più di 4000 persone sono state giustiziate per il « crimine » di omosessualità da quando nel 1979 i leader religiosi hanno preso il potere « nel nome di Allah » . Il loro torto, in un Paese come l’Iran dove le omosessualità sono sommerse e diffuse, invece che visibili e concentrate ( come nei Paesi occidentali ad alto livello di sviluppo) sembra quella di non essere riusciti a isolarsi e nascondersi – come non da oggi sono costretti a fare gli amanti. 
 
Nel tentativo di salvare la vita di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzeh, il Gruppo EveryOne ha lanciato una petizione  che è possibile firmare sul loro sito:
La petizione è destinata a figure istituzionali che vanno dall’Onu al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e al suo ministro della Giustizia, dalle ambasciate a organismi Ue quali la presidenza del Parlamento europeo e della Commissione Ue.
 
P.s. L’applicazione pratica di un’idea di coerenza simbolica e di purezza “nel nome di Allah” non risparmia né la vita umana, né le istituzioni internazionali, né i testi, né l’arte, né la parola. E sfocia in una crudeltà che è sotto gli occhi del mondo, compresi gli occhi degli iraniani più sensibili e riflessivi che se ne vergognano e non meritano un tale regime.  Ieri l’agenzia iraniana Irna ha riferito che il capo supremo della magistratura di Teheran, l’ayatollah Mahmoud Hashemi ha stabilito tramite decreto che nel Paese non si terranno più le esecuzioni pubbliche. Il decreto prevede inoltre la messa al bando della pubblicazione di fotografie e della trasmissione di immagini relative alle esecuzioni. Lo faranno quindi di nascosto, censurando ancora di più la stampa e i blog.
L´accanimento nella pena capitale ha allargato ancora la distanza fra l´Iran e la comunità internazionale, già in rapporti difficili per la politica nucleare e per le dichiarazioni di Mahmoud Ahmadinejad. Anche ieri il presidente iraniano ha definito Israele «uno sporco microbo nero» e «spaventapasseri dell´Occidente», che uccide «uomini puri e pii». Lui invece uccide solo gli « impuri » ; e cominciando con omosessuali, adultere,  dissidenti, ebrei, giornalisti, uomini, donne e ragazze accusati di non essere « puri », prima o poi con la bomba atomica islamica vorrà ripulire l’aria , dal Medioriente alla Scandinavia, da ogni forma di vita. A meno che non arrivi prima la bomba atomica del Pakistan, che però non è sciita, ma sunnita, e quindi sembra fare agli Arabi meno paura.
 
Intanto, opponendosi all’iniziativa della Francia che non vuole solo depenalizzare le omosessualità, ma rischia di porre «sullo stesso piano ogni orientamento sessuale», la Chiesa cattolica ha dato l’impressione di volersi allineare in tutto e per tutto con le macabre dittature islamiche che – confondendo reale, immaginario e simbolico – difendono l’idea della “famiglia”  con la forca. Oltre che  perseguitare e  mettere a morte i cristiani.
La Chiesa teme che un domani qualsiasi espressione di un’opinione contraria al “matrimonio gay” venga ritenuto contraria ai “diritti umani” onusiani, non “politicamente corretta”, se non espressione di “omofobia”, e diventi perciò stesso atto di discriminazione. Questa preoccupazione di principio, legittima, sembra minimizzare il fatto che in numerosi stati gli omosessuali vengono messi a morte. "Beh", sembra dire Mamma Chiesa, "volete fare i gay? Poi non venite da me a lamentarvi ! ".
 Forse sarebbe stato meglio, invece di dire solo « no » al testo in 13 punti presentato dalla Francia, distinguere fra i vari punti, dicendo Sì alla “depenalizzazione universale” delle condotte omosessuali, considerate “reato” in numerosi stati mediorientali ed africani; e  No  all’introduzione del “matrimonio gay”  negli ordinamenti degli Stati.
Il punto è che la Chiesa considera un “peccato” le condotte al di fuori del matrimonio, comprese le condotte omosessuali. Non potendo favorirle finisce con il trovare ambigue convergenze con quegli assassini che  considerano omosessualità e adulterio sia “peccato” che “reato”, punendoli in nome del “diritto di Dio”. Un Dio che non è lo stesso Dio di chi era contrario alla lapidazione delle adultere, ma non per questo intendeva favorire l’adulterio.
 
( In rete si trova il testo, tradotto, dell’iniziativa della Francia :  
 
 Va ricordato che la Chiesa all’Onu non vota in assemblea, e che il suo parere esprime unicamente un orientamento contrario al concetto di identità di genere, secondo il quale esisterebbe un essere naturalmente gay, bi, transgender, oltre agli uomini e alle donne. D’altra parte, il movimento lgbt si rinchiude nella credenza quasi religiosa dell’ “identità” omosessuale lgbt e s’incaponisce nel rilanciare il “matrimonio gay” nel nome dei “diritti umani”.
 
Nel rifiuto della complessità della grave situazione politica internazionale e della posta simbolica e antropologica messa in gioco dall’assurdità del “matrimonio gay”, la Chiesa viene accusata di essere complice degli assassini islamici. A pensar male, si potrebbe anche credere che la Chiesa voglia offrire agli islamici la testa degli omosessuali, nella vana speranza che i cristiani possano essere risparmiati. Un po’ come avrebbe, secondo alcuni storici,  già fatto in passato con i nazisti, a proposito degli ebrei.
Anche alcuni teologi scientisti, di cui non faccio il nome per carità di patria, hanno  iniziato e conducono una semplicistica e confusa gazzarra contro la Chiesa cattolica, alla quale negano, con odio, ogni sapere sul bene. Come se per la Chiesa fosse meglio vedere i gay penzolare tristemente nell’ Iran dei mullah, piuttosto che sposati e felici nella Spagna rosa bonbon di Zapatero.
Nel rifiuto della complessità e l’attrazione torbida della barbarie incombente, si annida la tirannia della fabbrica dei nuovi santi & martiri gay. In nome di un nuovo Superio che, contro ogni principio di realtà, comanda l’obbligo del piacere e dell’egoismo del piacere. Insomma, dal momento che Dio non ci sarebbe, bisogna godere per forza. Il desiderio ridotto a bisogno della "ggente" e al gorgo vuoto del godimento obbligatorio, troverebbe la sua gestione ottimale nella politica zapatera. Giustamente, la Chiesa pensa che il desiderio, l’enigma o il "mistero"  omosessuale ( specialmente quello maschile ) sia questione troppo importante per affidarla all’ONU.
 
Non vorrei avere l’aria di uno che dica al burocrate del Vaticano come dovrebbe essere la sua religione e come si dovrebbe dialogare con l’islàm, ma speriamo che la Chiesa cattolica corregga « un po’ »  il tiro e non si lasci intimidire.
 
Casta, e nello stesso tempo anche adorabile puttana, la Chiesa sembra ormai uno dei pochi ultimi argini rimasti al mondo nella difesa della vita, compresa la vita, la dignità e la fragile felicità della vita delle persone supposte o suggerite come omosessuali, o che si vivono come gay. Del resto, il famoso « complesso di colpa », che è al cuore della civiltà e del disagio della civiltà, non è stato certo la Chiesa cattolica ad inventarlo. Così, in tempi di nichilismo attivo, tempi orribili che forse sono solo agli inizi, è consigliabile, per il bene comune e quello degli amanti, stare dalla parte della Chiesa cattolica, anziché di coloro che infantilmente e senza misericordia l’attaccano.
( Come si fa a rinnegare la propria madre solo perché, oltre che santa, talvolta è anche – castamente, s’intende – "un po’ " puttana ? )

COSI’ SHARIA
Vaticano o non Vaticano, Ue o non Ue, Onu o non Onu, l’Iran manterrà comunquel la pena di morte per i gay, in base alla legge islamica. Lo ha detto ieri, il 3 dicembre, all’ANSA Mohammad-Taqi Rahbar, della commissione Giustizia del Parlamento iraniano. ‘’In base alla sharia e alle leggi divine, in Iran l’omosessualità è considerata odiosa e inaccettabile – ha affermato Rahbar con accenti nazistoidi ( Cfr. Discorso di Himmler contro le omosessualità, Archivio degli stermini)  – Gli stranieri possono dire quello che vogliono, ma noi continueremo sulla nostra strada, perché quello che facciamo serve a prevenire la corruzione’’. Inoltre, ha aggiunto ipocritamente il membro della commissione Giustizia, ‘’le leggi islamiche garantiscono tutti i diritti’’ :

 
Secondo i più illuminati filosofi progressisti e taluni liberi pensatori lgbt, la lotta all’ingiustizia e la  famosa Liberazione passano, insieme al Progresso, dal didietro militante ( se proprio occorre, cfr. Quando parlammo del buco del culo, Queer, inserto di Liberazione 10/03/08; e L’ano tra sesso e rivoluzione, Queer, inserto di Liberazione 26/06/05 ). Intruppati dai sinistri guardiani dei bisogni, i pierosansonetti protettori  ( "bellaciaaao" !) e i mullah della teoria transgender ( magari reduci dall’Isola dei Famosi) sarà dunque più facile e politicamente corretto agitarsi e sollevare un polverone arcobaleno contro il Vaticano, anziché scendere in piazza, magari senza kefiah, parrucche e in precario equilibrio sui tacchi a spillo, per manifestare contro le lugubri dittature arabo-islamiche che stroncano le vite di gay e non-gay « in nome dell’islam… ».
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P.s.
 

Exclusif Bivouac-ID : «Les homosexuels devraient être torturés en public, la mort est trop douce pour eux » (TV koweïtienne), la vidéo en français. L’islam considera le omosessualità un crimine-peccato. Tutte le scuole giuridiche sono d’accordo con le raccomandazioni del profeta Maometto, che secondo un hadith considerato autentico avrebbe detto : «  Quando trovate due uomini che hanno commesso il peccato di Lot, metteteli a morte, il passivo come l’attivo. »  Tra gli « eruditi » islamici differisce il modo di metterli a morte.  Per alcuni bisogna gettarli giù da una montagna ( il « giurista » di questo video  suggerisce « dall’alto di un edificio »), per altri occorre lapidarli, impiccarli o bruciarli vivi. Qualche giurista « moderato » propone invece una « moratoria » ( simile alla moratoria  degli hudûd, delle punizioni corporali, della lapidazione e della pena di morte nei paesi islamici proposta dall’ambiguo Tariq Ramadan), se non nei paesi islamici  perlomeno nei paesi in cui non vige ancora la sharia e gli islamici sono « oppressi », vale a dire costretti a vivere in uno Stato non retto dalla legge islamica e a subire parole e azioni di resistenza all’introduzione della sharia nel territorio non ancora a predominanza musulmana. In questo video della televisione del Kuweit , il parere del giurista musulmano ( « la morte è una punizione troppo dolce per loro  [gli omosessuali]. Li si dovrebbero radunare sulla pubblica piazza, per frustarli e torturarli »), è introdotto da una simpatica musulmana senza velo, apparentemente piuttosto emancipata da ogni oscurantismo islamico, che accoglie con un grazioso sorriso d’implicito consenso le bestialità del giurista con il turbante.
 
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