Opere

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Marocco-Nordafrica. Una guida
diversa per viaggiare differente
, coll. “Universalia
amalgamania n.15”, Arcana Editrice, Roma, 1975;

Recensioni


hoteloasis_mondadori hoteloasisHotel Oasis, coll. “Mouse to Mouse”, Mondadori, Milano,
1988;

Informazioni – Informations

Hotel Oasis & Regraga, Zoe, Forlì, 2001;

Presentazione
Antologia della critica
Recensioni

 

quarta hotel oasis

 

SCRIVERE D’AMORE DA UOMO A UOMO

(…) Una forse non del tutto casuale somiglianza tra Hotel Oasis e L’Immoralista di André Gide mi ha fatto rileggere quest’ultimo libro. Le somiglianze sono forse solo apparenti, ma sono molte. Peter, il protagonista di De Martino, va in Marocco con la moglie Matilde, come l’eroe di Gide va in Tunisia con la moglie Marceline. Il protagonista di Gide è un intellettuale; Peter, un pittore.
Nell’Immoralista, l’esperienza omosessuale viene giustificata con l’ideologia nicciana; in Hotel Oasis, con l’etnologia. Alla fine, la moglie di De Martino, se ne va; quella di Gide, muore. Ma le due mogli hanno in comune, di contro alla “diversità” dei mariti, il richiamo alla normalità: quella libertina in Matilde, quella religiosa in Marceline.
I due libri vanno accostati anche perché, consapevoli della difficoltà dell’argomento, nonché della propria interna resistenza, ambedue gli scrittori si sono studiati di frenare i sentimenti con una “bella” scrittura: quella di De Martino, secondo le giuste parole di Pier Vittorio Tondelli, “ora sognante, ora crudamente e dettagliatamente realistica e ora da pamphlet etnografico”; quella di Gide, elegante, levigata, di piglio classico, accademico. La diversità di stile si accompagna con una diversità di visione: franca e in qualche modo ingenua nella sua provocazione dissacratoria in De Martino; insincera fino ad un”pocrisia sorniona in Gide (…).
Diciamo subito che l’impressione più negativa la fa Gide. L’ipocrisia di specie protestante e borghese rende oggi L’immoralista penosamente datato e, al limite, ripugnante. Vien fatto di esclamare quasi ad ogni pagina: “Quante storie per un soggiorno in Tunisia e un ragazzo arabo!” Quante storie, cioè, addirittura la morte della moglie dell’immoralista, minata, si direbbe, nella salute dalla sua fedeltà ai cosiddetti “principi”! Ma anche De Martino fallisce là dove si illude attraverso l’etnologia di inserire l’omosessualità nel contesto della civiltà arabo-islamica. In realtà, Peter fa dell’esotismo erotico come la moglie Matilde. Nonostante la sua riflessione etnologica, egli rimane esterno alla civiltà arabo-islamica esattamente come un arabo che vive a Parigi resta estraneo alla civiltà cristiano-occidentale.
Ma il fatto che Hotel Oasis ci abbia indotti a rileggere il vecchio libro di Gide è un punto a favore di De Martino, ne conferma le qualità di romanzo-saggio, che affronta con buon esito narrativo e diretta efficacia espressiva un argomento troppo spesso trattato con improprio lirismo e superflua spavalderia.

Alberto Moravia – Diario Europeo – 1988

 

moravia oasis   Gianni de Martino, Hôtel Oasis, Roman prefacé par Alberto Moravia, traduit de l’italien par Christian Pirlet, Bruxelles, Belgique, Editeur Biliki, collectionThéGlacé, 2008.ISBN 2-930438-15-0

moravia biglietto

CRITICHE-HOTEL-OASIS

 

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casaamicoLa casa dell’amico, ”
con Ipotesi per un soggetto di Mario Spinella”,
coll. “Clessidra”, A. Guida, Napoli, 1991;

 

ipotesi


ultimaletteraL’ultima lettera di Vlad il Vampiro,
” con quattro tavole di Giorgio Bertelli”, coll. “Chirografie”,
edizioni di Barbablù, Siena, 1993;

leggi versione per il teatro


vogliovederedioVoglio vedere Dio in faccia.
Frammenti di un incontro estatico
, “con lo pseudonimo
di Karim Kobra”, coll. “Spiritualità sperimentale”,
Promolibri, Torino, 1996;


capelloniI Capelloni. Mondo Beat 1966-1967, “in collaborazione
con Marco Grispigni”, coll. “Derive e approdi”,
Castelvecchi, Roma, 1997;

Presentazione
Indice
Recensioni

 

 

 

i capelloni feltrinelli

 

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odoriOdori. Entrate in contatto con
il quinto senso
, coll. “Urra, la metamorfosi consapevole”,
Apogeo, Milano, 1997.

Presentazione
Indice
Brani scelti
Recensioni

 

 

 

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978880614308GRA   Gianni De Martino, “I profumi della notte ghnaoua“, in Elémire Zolla, ‘Il dio dell’ebbrezza. Antologia dei moderni dionisiaci’, Einaudi, Torino, 1998.

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gesuamavaL’uomo che Gesù amava, (con testi di Pasquale Quaranta), coll. Off Side, Fabio Croce Editore, Roma, 2004.


odori_newOdori. Entrate in contatto con il quinto senso, nuova edizione rivista e ampliata, Apogeo, Milano, 2006.

 

 

 

 

 

AM - DE MARTINO - odori - copertina-03ultima

Odori, nuova edizione AnimaMundi, 2023


viaggiprofumiViaggi e profumi. Alla scoperta degli aromi del mondo naturale nei paesi delle essenze (in collaborazione con Luigi Cristiano), coll. “Urra”, Apogeo, Milano, 2000;nuova edizione di Viaggi e profumi. Alla scoperta degli aromi del mondo naturale nei paesi delle essenze, AnimaMundi edizioni, luglio 2022.

Presentazione
Indice

 

 

 

AM-CRISTIANO-DE-MARTINO-viaggi-e-profumi-copertina-print-05-1

nuova edizione di Viaggi e profumi. Alla scoperta degli aromi del mondo naturale nei paesi delle essenze, AnimaMundi edizioni, luglio 2022.


capellonieninfetteCapelloni & Ninfette – Mondo Beat 1966-1967. Storia, immagini e documenti, Costa & Nolan, 2008.

 

 

 

 

 


71sqpqd19bL         Voglio vedere Dio in faccia, framMenti della prima controcultura, a cura di Tobia D’Onofrio, con interviste a Michael Crichton, Dalai Lama, William Gibson, Albert Hofmann, Georges Lapassade, Michel Maffessoli, Fernanda Pivano, Agenzia X, Milano, novembre 2019.

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Ho conosciuto Gianni alcuni anni fa quando venne a Bologna ad aiutarmi a presentare il mio romanzo “Il bardo psichedelico di Neal” che era da poco uscito.

Gianni De Martino è un esperto del mondo beat e hippy, movimenti che ha vissuto e contribuito a diffondere in libri, articoli, convegni. “Voglio vedere dio in faccia” è un compendio di molte cose scritte da De Martino negli ultimi trent’anni. Gli argomenti spaziano dal beat italiano, ai viaggi “acidi”, dal buddismo all’Islam, fino alla rivoluzione tecnologica in ambito digitale.

Il titolo del volume mi intriga molto perché è una frase di Kerouac, scrittore che amo molto. Ossessione quella di voler vedere il volto di dio, che ossessionò Kerouac per tutta la sua vita.

Del resto la religione e la spiritualità in genere hanno affascinato De Martino dopo la fine dell’esperienza italiana. Molti allora in fuga dall’immobilismo della società italiana, prendono la strada dell’estremo oriente, De Martino quella del Marocco. In proposito nel libro vengono riportati suoi articoli apparsi su questo bisogno di spiritualità dei giovani degli anni ’60. Bisogno non disgiunto dall’uso di droghe, argomento che viene affrontato in un’intervista fatta da De Martino ad Albert Hofmann, lo scopritore dell’LSD. Nell’intervista Hofmann afferma la relazione inscindibile tra materia e spirito e la funzione rivelatrice che può avere l’assunzione dell’acido lisergico in persone che hanno comunque una stabilità emotiva matura. Altrimenti l’assunzione della sostanza può essere molto pericolosa. In un altro articolo intitolato non a caso Radioso acido, De Martino con un linguaggio poetico, letterario parla di un’esperienza con l’LSD. Esperienza in cui gli oggetti sono soffusi d luce e appaiono come visti per la prima volta. Da questo tema si passa in vari articoli a parlare di buddismo, altro modo afferma De Martino per espandere la coscienza senza l’uso di sostanze.

Altri testi si ricollegano a quel bisogno di spiritualità che è la cifra delle esperienze di vita di De Martino negli ultimi decenni. Ad esempio quelli legati al tema dei riti collettivi di possessione. Riguardano il Marocco, dove De Martino ha soggiornato a lungo e anche il Salento. Dove il tarantismo negli ultimi anni si è fatto conoscere nella sua veste laica legata alla musica e alla danza.
In altri testi di questa variegata antologia si affronta il tema dell’omosessualità così come l’hanno intesa e interpretata gli scrittori beat e minimalisti americani o anche Foucault.

Conclusioni

Questa antologia di scritti è una delle più esaurienti fonti di quello che si intendeva dagli anni ’60 ai ’90 per cultura e informazione. Era quella che veniva prodotta e scritta da giovani curiosi andando dove le cose accadevano. Non erano mandati in Africa o Asia da una qualche radio o televisione, da un qualche giornale. Chi voleva conoscere qualcosa che accadeva in un posto lontano da dove era lui raggranellava un pò di soldi e ci andava. Ci andavano di propria iniziativa. Conoscere, capire, evolversi non erano attitudini di un mestiere, erano esigenze, bisogni personali. Poi si tornava e si proponevano le cose che si erano scritte alle riviste. Era un mestiere quello del viaggiatore-scrittore, ma non lo si sceglieva per i soldi, ma per il bisogno di una conoscenza diretta e profonda delle cose in sè. De Martino era ed è interessato alla spiritualità, ai riti, a quello che di misterioso sta dietro l’atto dello scrivere. Di tutte queste cose si parla in questa antologia. E’ un materiale prezioso per chi voglia sapere chi erano quei giovani che se ne andavano per il mondo con l’unico scopo di capirlo e in tal modo capire se stessi.- Dianella Bardelli su https://lascrittura.altervista.org/voglio-vedere-dio-in-faccia-di-gianni-de-martino/

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VISTO SI STAMPI copertina_gianni_de_martino_14x21_p206_3_ok_0 Addio a Mogador, Booksprint, 2020.

Anno edizione: 2020
In commercio dal: 15 dicembre 2020
EAN: 9788824951500
ISBN: 8824951503

“Luminoso, erotico, psichedelico”

Questa volta l’ho fatta grossa e ho vuotato il sacco. É nato Addio a Mogador, stilisticamente il seguito di Hotel Oasis, in meglio (Mondadori,1988), già paragonato da Moravia a L’immoraliste di André Gide. Puro zolfo.

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QUARTA. Confinato in casa, in piena pandemia da Coronavirus, il narratore si ritrova a raccontare quello che a cinema si chiamerebbe un flash back, cioè un ricordo. Il ricordo di un luogo: Mogador, “roccia Atlantica del Marocco” e “città degli hippies”, luogo deputato degli incontri, dei giorni, delle notti del protagonista, bianco ed europeo, e dei suoi amici Monkrim e Äissa. Nel tentativo di radicarsi in “una società in cui i costumi sono un po’ diversi” e di “godere senza limiti”, l’autore s’interroga sull’incontro con lo “straniero” là fuori e con lo “sconosciuto” dentro ognuno di noi. E scrivendo oltre, sempre oltre va incontro a un imprevisto a un tempo noto e inaspettato. L’amore, la violenza o lo stupore per la tenerezza, ma soprattutto il tempo e la morte sono i temi dominanti di un libro intenso e malinconico, che la nitida e icastica prosa di De Martino invita a percorrere in un itinerario, forse indimenticabile, che è insieme di un’antica civiltà in dissoluzione, e anche di una forma di vita “ai limiti dell’esperienza”. Puro zolfo.

lucia recensione fb


CITTA SANTONI

La città dei jinn, la nuova carne edizioni 2023

Recensione, Vanni Santoni, Linus luglio 2023

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“De Martino non è soltanto l’archivio vivente della controcultura italiana, ma anche un grande romanziere, e la fatale sensualità della città dei jinn è qui a dimostrarlo.”
– Vanni Santoni –

“Giorni strani e magici in un viaggio circolare, ‘ai limiti della percezione’.”
– Lucia Guidorizzi, Carte Sensibili –

“Si tratta di un romanzo sperimentale? Non c’è risposta a questa domanda, perché l’autore è un giocoliere della lingua, della parola.”
– Corrado Augias, Panorama –

“La scrittura di Gianni De Martino è psichedelica, surreale, elegante, colta, capace di aprirsi a tutti quei mondi infiniti che non riusciamo a vedere con la ragione.”

– Nicola Vacca, https://zonadidisagio.wordpress.com/–

Da Malgrado le Mosche, Andrea Zandomeneghi
https://www.malgradolemosche.com/index.php/2023/04/14/la-citta-dei-jinn/?fbclid=IwAR1Bm7rgXgtpY8oIrZn_4Jj5_IMSD4vMutZVPXFRKmigtQLFn20gSijwrfE

Campeggia sul retro della esuberante e sovraccarica – in pieno stile La nuova carne edizioni – copertina del volume in parola un’affermazione impegnativa, tanto per il suo contenuto perentorio, quanto per la paternità della stessa: «Gianni De Martino è l’archivio vivente della controcultura italiana» – è Vanni Santoni l’autore del blurb in questione e al contempo lo scrittore italiano che più di ogni altro s’è immerso nello studio diretto e nelle mappature esperienziali delle subculture misconosciute e ignorate che scorrono ai margini del fangoso discorso intellettuale maggioritario generalistico, editorialistico, merceologicistico e accademicistico. Santoni, che di queste immersioni ha fatto letteratura (il rave, il gioco di ruolo, l’arte di strada, la psichedelia), ci dice in pratica: «attenzione, siete al cospetto di chi alle scaturigini e agli sviluppi del discorso controculturale (il viaggio infinito alla scoperta di sé in Nord Africa e in India, le mistiche non occidentali, il libertinismo bi e omosensuale, l’LSD, la comune hippy, la sensibilità e le rivendicazioni del movimento Beat, l’etnografia) della seconda metà del novecento italiano ha preso parte come testimone oculare, come protagonista, come ermeneuta e come esponente letterario di spicco.» Prendiamo ad esempio l’esperienza odierna nostra delle riviste di cui nella bolla della lit-web si dibatte molto e confrontiamola con quella di De Martino (classe 1947): fondatore e caporedattore di Mondo Beat, direttore di Mandala. Quaderni d’oriente e d’occidente, collaboratore di Pianeta fresco, Alfabeta, L’erba voglio, Il piccolo Hans, Panta, Altrove, Paramita, Babilonia, Lotta Continua. Nello scarto tra la nostra esperienza di rivista e la sua s’apre un baratro incolmabile perché i due elementi del confronto sono incommensurabili. Valgano queste poche notizie sul nostro – a cui voglio solo aggiungere la pubblicazione del primo romanzo di etnografia e linguistica erotica marocchina nella collana Mouse ti mouse curata da Pier Vittorio Tondelli per Mondadori: Hotel Oasis – a mo’ di sghemba introduzione. [… ]

Libro irregolare e anomalo questo di De Martino, libro delicatissimo e sfranato nella ricerca di senso pur nell’armonia della costruzione, scritto con una prosa colta e brillante, mai artefatta però, una prosa cristallina che fluisce fresca e incontaminata – pur nella sorprendente stratificazione – anche quando prova (riuscendoci) a districarsi e orientarsi nei labirinti etimologici islamici (preziosissimi) e nelle eteree concezioni artistiche o mistiche intuite e sviluppate dall’autore e restituite sulla pagina. Una prosa eccellente e rara, per eleganza ed efficacia, una prosa levigata dai decenni di matrimonio con la scrittura. Una prosa che nella letteratura italiana contemporanea ben pubblicata non si trova manco a cercarla col lumicino perché dotata di quella immane sensibilità testuale che propizia una lettura attiva e creativa, una lettura che raffina l’intelletto e nobilita la mente, una lettura trasformativa – che poi è l’unica lettura che conta davvero – da cui emergi cambiato rispetto a quando ti ci immergessi. Per dirla con Giovenale: rara avis in terris, nigroque simillima cycno. – Andrea Zandomeneghi, da: Malgrado le Mosche, 14/04/2023