Come il progetto “Under 25”, anche “Mouse to Mouse”, una collana pubblicata da Mondadori nel 1988, si situa nell’attività di direzione editoriale, nella dimensione del lettore “autorevole”. Infatti aveva sottolineato: «Come lettore – e Under 25 è, in ultima analisi, un lavoro di lettura, diciamo così ‘applicata’ – l’entusiasmo è fondamentale».
L’idea di concretizza in una serie di volumi, caratterizzati da un marchio, disegnato dall’artista Luis Frangella, e con la dicitura «testi scelti da Pier Vittorio Tondelli», pubblicati dall’editore Mondadori nella primavera del 1988.
Tondelli così l’aveva pensata:
“Mouse to Mouse” è il nome di una ‘serie’ editoriale, non tanto di una ‘collana’ con caratteristiche letterarie ben precise. “Mouse to Mouse” vuole invece esplorare quei territori culturali non immediatamente riconducibili alla letteratura e alle sue pratiche, luoghi non marginali, non emergenti nella società. Cerca quindi le narrazioni nel mondo della moda, della pubblicità, delle arti figurative, dello spettacolo, del rock … “Mouse to Mouse” privilegia i giovani autori e si offre come uno strumento agile nelle mani degli esordienti di talento. “Mouse to Mouse” vuole narrazioni che esprimano i cambiamenti della società e della scrittura. Vuol render conto di come il piacere della letteratura si diffonda fra i giovani e gli emergenti. Di come la scrittura sia una pratica vitale, per costoro, nel cercare la verità.
I primi e unici titolo pubblicati sono Fotomodella di Elisabetta Valentini e Hotel Oasis di Gianni De Martino. La programmazione stilata da Tondelli era ben più ampia e aveva previsto un volume di Paolo Landi su snobismo e moda (poi uscito da Lupetti & C. nel 1991, col titolo Lo snobismo di massa e con un’introduzione di Tondelli).
E ancora, come annota lo scrittore stesso: «Per il futuro, se l’accoglienza dei lettori e della critica si mostrerà favorevole, si prevede l’esordio nel romanzo di alcuni ventenni già selezionati per l’antologia Under 25. Inoltre una mouse-strenna natalizia con i racconti esotici dello pittore Luigi Ontani montati alla Blake (o, in po’ alla Tolkien), naturalmente in senso post-moderno)».