Berlusconi in Libia

BEAU GESTE
BERLUSCONI IN LIBIA
"Siamo felici per il tuo arrivo in Italia. Con l’ambasciatore siamo andati a cercare il posto migliore dove posizionare la tenda…".
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Sono queste le prime parole che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha rivolto al colonnello Muhammar Gheddafi appena ricevuto sotto la tenda nel deserto della Sirte. Per ottenere condizioni d’affari più favorevoli, si è inoltre esibito in un’accorata richiesta di perdono , pagando un cospicuo "pizzo" e scusandosi, ancora una volta, con il Boss di Tripoli di ciò che il nostro Paese, in epoca coloniale e fin dai tempi delle guerre Puniche, avrebbe fatto ai Libici. Insomma, un passato che non passa, se non la memoria del cammello!
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Totò sceicco video.google.com
 
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Il cielo sul soffitto

POESIA
IL CIELO SUL SOFFITTO
Decorazione della volta della chiesa del Gesù, a Roma, realizzata tra 1672 e 1683. La cupola di Giacomo Della Porta ha un tamburo ottagonale ed è stata affrescata da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia.
Nella calotta il tema è "Il Paradiso inneggia al nome di Gesù"; nei pennacchi: "profeti, evangelisti e dottori della Chiesa". Gesù è la prima chiesa gesuita, la Compagnia del Gesù, ordine fondato da l’ex soldato spagnolo Ignazio di Loyola in 1540. Anche se la religione fosse, freudianamente, un’”illusione”, nondimeno essa partecipa al processo di civilizzazione umana e sostiene la fede nella parola.
Erwin Panofsky ha suggerito che esiste un intimo legame tra il modo di costruire una chiesa e il modo di pensare e di vivere degli uomini.Nessuna società può fare a meno di un rapporto con il “cielo” e con l’apertura della questione della credenza implicata nella fiducia nel  linguaggio e nella parola.
 
SILENZIO DELL’UNIVERSO
di Cesare Viviani
Cieli carichi di luce, radiosi,
come sfere e cupole grondanti,
distese di gioia osannanti
la gloria eterna, schiere di beati
e beatitudini alate congiunte
tra fuoco e fuoco, e in forma d’Amore
gli angeli e il più adorato Signore.
 
E queste non erano figurazioni
di fede, o di felice invenzione,
non erano fantasmi o illustrazioni,
né culto o inconsapevole visione,
né sacra verità di religione.
Non erano risolte acquisizioni
di una qualunque via di perfezione.
Niente che si distaccasse da sé.
 
Ma erano cieli carichi di luce, radiosi,
come sfere e cupole grondanti,
distese di gioia osannanti
la gloria eterna, schiere di beati
e beatitudini alate congiunte
tra fuoco e fuoco, e in forma d’Amore
gli angeli e il più adorato Signore.
 
( Cesare Viviani, Silenzio dell’universo )
 
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La gestione della morte moderna

EUTANASIA

LA "GESTIONE" DELLA MORTE MODERNA
Nelle società arcaiche i vecchi e i malati che non riuscivano a morire in fretta venivano talvolta soppressi con un cuscino, oppure assestando un colpo di « su mazzolu » diretto alla fronte ( da cui, probabilmente, il termine accabadora, dallo spagnolo acabar, terminare, accoppare *). I parenti dei malati che tardano a morire, oggi non si accoppano più in casa come ai tempi pre-industriali dell’ Accabadora.
                       
 La morte, per quanto la si voglia immaginare « dignitosa », resta un evento devastante e schifoso, non bello da vedere. Neanche quando se ne occupa il personale specializzato in terminazioni. Non a caso l’ accabadora arrivava nella casa del cliente sempre di notte. Dopo aver fatto uscire i familiari che l’avevano chiamata, entrava nella stanza del « tardigrado » e faceva rapidamente il suo lavoro. Naturalmente per poter uccidere un essere umano occorreva preventivamente considerarlo non più « umano » e inventarsi qualche storia che lo rendesse « diverso ». Per esempio affermare che il vecchio o il disabile  non riusciva a morire a causa del « malocchio » e che l’intervento dell’accabadora lo avrebbe « liberato ».
 
I familiari del malato erano grati alla buona missionaria che li aveva liberati da quello scomodo parente che altrimenti avrebbe tardato a morire, sottraendo loro soldi e tempo da dedicare al lavoro dei campi. Il servizio,  pare praticato ancora fino agli anni Cinquanta nella società patriarcale dell’antica Sardegna, era ripagato con i prodotti della terra o, nel migliore dei casi, a seconda della disponibilità della famiglia, con zucchero, caffè, farina, olio e pasta. Naturalmente non veniva chiesto alcun parere o una qualche autorizzazione a giudici e tribunali, perché quei primitivi ritenevano che la vita e la morte fossero questioni  troppo serie per affidarle al pronunciamento di sa giustizia.
 
 Questa considerazione ci riporta ai recenti, tragici eventi di questi giorni. Il Protocollo terminale per Eluana definito in base a un decreto della Corte di Appello di Milano non prevede, ovviamente, il cuscino, il « maltheddu »** o un colpo di pistola. Però la morte moderna per sottrazione di acqua e cibo nelle strutture di Servizio Pubblico per la Persona non è meno grave e orribile, fa solo meno rumore ed è meno veloce. Comunque se il « vegetale », come dicono, non si ostina a respirare dovrebbe essere una morte piuttosto silenziosa. Non lo è.

 Se portata prossima alla morte per disidratazione, la paziente può sviluppare una rumorosità da congestione bronchiale o da rilassamento del palato, comunemente nota come "rantoli di morte". Se questo disturba il papà, la famiglia o i nuovi operatori subentrati alle suore che l’hanno finora amorevolmente accudita come una figlia, la scopolamina o la difenidramina possono ridurre le secrezioni della paziente e quindi ridurre il rumore. Non si sa se  il “vegetale” può sviluppare irritabilità del SNC, con agitazione e irrequietezza, ma se del caso tali disturbi possono, come prevede il Protocollo terminale, essere alleviati dai sedativi. 
 Il neurologo dice, piuttosto infastidito da "certe follie che vengono dette in questi giorni, la prego", che il fisico è forte e che non si sa esattamente quanto tempo ci vorrà perché sopraggiunga la "dolce" morte.
 

Grazie al Progresso della medicina, della società e dei costumi, oggi l’ « omicidio per amore » si fa con l’autorizzazione  dello Stato e senza che i loquaci volontari per scopi umanitari ( i moderni eredi dell’antico mestiere dell’ accabodara ) debbano sporcarsi le mani. La pulizia è importante, anzi annunciano a gran voce che sia un requisito prescritto dal Protocollo. Insomma, i volontari della « buona morte » assicurano che non sarà uno schifo. E il dottor Da Monte che coordina la Procedura afferma che il paziente è diverso dalla persona che immaginiamo, perché sarebbe « già morto 17 anni fa ». Morto, e però "probabilmente in grado di resistere, dal momento della sospensione,  anche più a lungo dalla media".

 
Si dice che l’agonia a cui è stata avviata Eluana stia mobilitando le coscienze. O perlomeno quello ne resta in tempi in cui non sembrano esistere altro che condizioni demagogiche per la costituzione di una coscienza. E lo Stato resta quel mostro che è, un mostro freddo . Così, grazie anche a « decisioni istituzionali delicate o necessarie » , ovvero a « una scelta obbligata dalla Costituzione », pare che la gestione socialdemocratica della soppressione « umanitaria » dei cittadini tardigradi sia molto più « pulita », « umana » e « dignitosa » che nelle società arcaiche. Insomma, la morte entra nella gestione "ottimale" dei bisogni della gente. Uno slogan progressista potrebbe essere: " Per vivere meglio e liberi, moriamo felici !".
 
I volontari che per scopi umanitari venerdì mattina hanno avviato il percorso di morte di Eluana sospendendone l’ alimentazione e l’idratazione, assicurano gentilmente che la morte per disidratazione è « dolcissima ». Ma la morte, per quanto ne dicano i moderni eredi dell’antico mestiere dell’ accabodara, resta un evento devastante e schifoso. Speravamo fosse una morte veloce. Non lo è. ( Leggi le cronache degli ultimi  tragici eventi, per esempio l’articolo:  « Eluana è in agonia senz’acqua e cibo E ora nessuno vuol vedere che  » sul  Giornale). Questa gestione "ottimale" della morte moderna è uno schifo.
 
Chissà che in tempi di new age, di multiculturalismo e di ritorno dell’etnicità non ci sia qualcuno, magari qualche adepta del Sole che ride, a rimpiangere i tempi tribali o la civiltà delle accabadoras : quella specie di nere benefattrici che accarezzandoti e tenendoti stretto al loro seno ti davano  la pietosa rifinitura terminale.  
 
« Finitrice, signora. Ha bisogno del mio lavoro ? ».
 
Accadeva nelle società arcaiche, senza che ne parlassero i giornali, la tv e i blog. L’accoppatrice arrivava e andava via in punta di piedi. La porta di casa si chiudeva nella notte, ed era come se niente fosse avvenuto.
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Eluana Englaro: proteste e preghiere davanti alla clinica
 
A ricordare che la vita appartiene a Dio e ad opporsi alla liquidazione dei vecchi, dei disabili e dei più deboli restava, ieri come oggi, solo la Chiesa cattolica. ( « Non muta, con il trascorrere dei tempi – ha ricordato Benedetto XVI in occasione della 17a Giornata Mondiale del Malato – l’insegnamento che la Chiesa incessantemente proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza ». Parola inascoltata, naturalmente, ieri come oggi. Chissà perché oggi la vita sembra così malata. E, come chiedeva profeticamente anche l’ateo sant’Antonino Artaud, « chissà chi ha imputridito persino l’idea di vita ».  Tanto è forte probabilmente l’assordante clamore di quel caratteristico odio per la vita che porta, anche oggi, a negare alla Chiesa e a chi osa parlare di vita ogni sapere sul bene.
 
 
  Note
 
* «  Il termine accabbadora deriverebbe da  accabbare che, nei vocabolari di lingua sarda, viene tradotto con porre fine, terminare, e accabbadu si riferisce spesso a persone o animali che hanno ricevuto il colpo di grazia. All’origine potrebbe esserci lo spagnolo acabar (“dare fine” e, alla lettera, “dare sul  capo”). Una radice comune, per un rito presente non solo in Sardegna: nel 1950 il ricercatore Georges Dumézil (Quelques cas anciens de liquidation des vieillards) proponeva di esaminare particolari casi di eutanasia che, come suggerito da fonti classiche, accomunavano diversi popoli come i sardi, i cantabrici e i sarmati (tribù nomadi iraniche provenienti dall’Asia centrale che si stabilirono ai confini orientali dell’impero romano)… ». Da PeaceReporter – La ‘dolce morte’
 
 
 Immagini
(Sopra) Francisco Goya, Saturno che divora i suoi figli.
(Sotto) Manifestazione davanti alla clinica della morte "la Quiete" di Udine. Fonte: Panorama.it
P.S.
Eluana Englara è morta all’improvviso, in solitudine,  intorno alle 20.
"E’ morta all’improvviso – ha raccontato il neurologo  Carlo Alberto Defanti- ed è una cosa che non prevedevamo. Ha avuto una crisi improvvisa, sulla cui natura dirà una parola certa l’autopsia che era già programmata.
Eluana – ha riferito Defanti ( che in precedenza aveva affermato "ci sono pochi rischi fino a giovedì") -  ha smesso di vivere improvvisamente per subentrate complicazioni respiratorie: ha cominciato a respirare male, in maniera sconnessa fino all’arresto respiratorio. "E’ stato un arresto improvviso", conclude Defanti.
Insomma "l’hanno uccisa", come ha gridato qualcuno al Senato della Repubblica  beccandosi un iroso "sciacallo !" da sinistra  come porgendo l’altra guancia.
Giustizia è fatta! ( Pardon, l’hanno " accompagnata alla morte " in un quadro, piuttosto confuso e spietato,  di "legittimità giuridica" e ragion di Stato ).  Come dirà Il pg di Trieste: «Decesso nella routine».
Sembrerà una tempesta in e per un bicchier d’acqua. E’  la gestione socialdemocratica & ottimale della morte moderna, anzi post-moderna. Tra urla e silenzio, e infine, quasi vergognandosi, qualche preghiera. –  Riposi in pace).

 
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Quando la cultura scende in piazza

SEMIOLOGIA & SOLIDARIETA’
QUANDO LA CULTURA SCENDE IN PIAZZA
«Una delle prime e più nobili funzioni delle cose poco serie è quella di gettare un’ombra di diffidenza sulle cose troppo serie »
                                                                 Umberto Eco, Diario minimo
Mentre inizia la Procedura per Eluana consegnata da un Tribunale della Repubblica tra le mani dei volontari dell’eutanasia presso la clinica « la Quiete », Umberto Eco protesta contro i tentativi del governo di salvarle la vita e l’iniziativa di Berlusconi  di portare in aula il decreto bloccato dal Presidente della Repubblica.
E spiega : "Se la gente non lo capisce bene  è come se io avessi strangolato mia nonna e il governo dovesse fare un decreto per dirmi che posso andarmene a casa". "Poi ci si lamenta sul caso Battisti – ha proseguito il semiologo – La magistratura italiana ha preso una decisione e il governo vuole che sia eseguita: là fa comodo, qui non fa comodo".
Durante la manifestazione « in difesa dei diritti della persona » e di solidarietà a Napolitano, cui hanno preso parte anche altri rappresentanti della classe letterata italiana e statalisti moralmente superiori come Dario Fo, Franca Rame e il fondatore di Emergency Gino Strada, sono stati lanciati slogan come "Democrazia, democrazia", ‘La Costituzione non si toccà, "Stato laido" (pardon, « laico »).
 
Fonte dell’illustrazione : milano.repubblica.it
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Dopo la tempesta

 PROCEDURE
DOPO LA TEMPESTA
… Umana prole, cara agli eterni! assai felice / Se respirar ti lice / D’alcun dolor: beata,/ Se te d’ogni dolor, morte risana. ( G. Leopardi)
 
« Il Sito de ‘La Quiete’ è attualmente in fase di aggiornamento. Al più presto sarà di nuovo online. L’Azienda si scusa per il disservizio ». Lo annuncia la struttura friulana,  che questa mattina ha sospeso l’alimentazione ad Eluana provocando l’inizio del suo viaggio dallo stato vegetativo verso la morte.
Nonostante l’eutanasia sia « una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo », alle 6 del mattino il neurologo Carlo Alberto Defanti e l’anestesista Amato De Monte erano già nella stanza della paziente, al pian terreno dell’ Azienda Pubblica di Servizi alla Persona ”La Quiete“. Fuori il buio, dentro una luce fioca a illuminare i gesti rapidi dei medici. Gli ultimi controlli di routine, temperatura, pressione, battito cardiaco e « quant’altro ». Poi la chiusura del sondino che porta nutrimento alla donna, definita paradossalmente « un vegetale », « un sacco di patate » e « già morta 17 anni fa ». Non una chiusura parziale, come sembrava in un primo momento, ma una sospensione totale, come previsto dall’ultimo Protocollo medico redatto qualche giorno fa.
Da oggi è iniziato l’avvicinamento di Eluana alla morte, ”addolcito un attimino“ da sedativi somministrati a cadenze regolari. I medici, tutti amanti della « libertà » e volontari per motivi di « principio » e non per soldi, dicono che ci vogliono almeno otto, nove giorni prima che il suo respiro cessi e il suo cuore si fermi: «Anche se dopo quattro giorni i danni causati dalla disitratazione saranno tali da rendere probabilmente inutile anche una eventuale riattivazione del sondino».
Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha negato la firma necessaria a un decreto d’urgenza del Governo per sospendere l’esecuzione della sentenza di morte della Corte d’Appello di Milano. Sul caso è scoppiata in Italia un’accesa disputa politica e si annuncia la presentazione del disegno di legge del governo tra numerose polemiche e una corsa affannata, quasi frenetica, dall’esito incerto, che rende ancor più straziante – se possibile – la già straziante e sinistra vicenda di Eluana Englaro, dei suoi familiari e di tutti noi. Specialmente se abbiamo l’automobile e parenti, conoscenti e amici resi disabili dai continui incidenti d’auto sulle nostre strade e non più in grado di nutrirsi da soli. Come i neonati, del resto, e numerose persone anziane – bruttissime da vedere, sempre più spesso difficili da sopportare, scomode, e tuttavia bisognose di un bicchier d’acqua, di assistenza e di carezze. Tempesta in un bicchier d’acqua ?

 

 
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere (…) Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. " Mt 25, 41-42, 44-45
Link
– "La vita è importante anche quando è inerme e indifesa "
 "Eutanasia" su Noi cittadini blog di Tiziano Motti
 -"Così uccidono pure la medicina" di Giulio Meotti sul Foglio
 
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La morte era il soffitto

EUTANASIA
 
LA MORTE  ERA IL SOFFITTO
 
 
La morte: avevo esaminato la cosa da
vicino.
 
La morte era il soffitto.
 
Quando si conosce il soffitto meglio di se stessi,
questo si chiama morte.
 
Il Soffitto è cio che impedisce agli occhi
di salire e al pensiero di elevarsi.
 
Chi dice soffitto dice tomba: il soffitto
è il coperchio del cervello.
 
A. Nathomb, La metafisica dei tubi
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 Morire non è una cosa semplice. Nemmeno dare la morte lo è. Forse ne sa qualcosa Amato De Monte, l’uomo che si è assunto l’incarico di ”staccare” il sondino che alimenta Eluana Englaro e che coordina le procedure per « liberare » una persona definita, per tranquillità, « un vegetale », « un sacco di patate ».
Per ucciderla legittimamente occorre, paradossalmente, ritenerla «già  morta diciassette anni fa », come ha dichiarato in un’intervista il primario anestesista della clinica “La Quiete” di Udine. Per poter togliere la vita e rassicurare se stesso, il medico – ed è questo il terribile paradosso – ha trasformato, preventivamente e in maniera pregiudiziale, una donna in qualcosa di inanimato.
Morte di « un vegetale », quindi. « Dai al tuo cane un nome spregevole e impiccalo », dice un proverbio inglese ( « Give your dog a bad name and hang hit »).  Si è vivi e si ha dignità nello sguardo dell’altro. Da un medico « morto dentro » e incapace di ascoltare il battito del cuore e il respiro dell’altro, non mi farei prescrivere nessuna Procedura, neanche un’aspirina.
La morte è un “non so che”, una “cosa mentale” e un limite intollerabile barriera dell’Ubermascher. E coperchio del cervello postmoderno, post-mortem e post-tutto.
In realtà, Eluana è viva. Ed è «  una ragazza bellissima», come dicono le Suore Misericordine che hanno accudito  Eluana Englaro nella Casa di cura “Monsignor Luigi Talamoni” di Lecco. «In tutto questo tempo non le abbiamo mai prestato nessuna particolare cura medica », ha spiegato la responsabile della clinica suor Albina Corti, « Per noi è una persona e viene trattata come tale. È alimentata con il sondino naso-gastrico durante la notte ed è in buone condizioni di salute. Fisiologicamente ha tutte le funzioni sane ».
Al di là della gelosia e dell’odio contro la vita, vi sono tanti misteri all’origine del nostro proprio mistero: la fedeltà sublime alla vita.
Suor Albina, ha rivolto  un messaggio ai medici ("i nuovi operatori", li ha definiti) della casa di cura “La Quiete” di Udine: "Vorrei dire loro di accarezzare Eluana, di osservare il suo respiro e ascoltare i battiti del suo cuore : sono i tre elementi che li porteranno ad amarla".
Amore, Angoscia e Sublime sono dei misteri sulla terra della follia e della fede.
 In nome della fedeltà alla vita, più fedele di quanto noi non lo siamo a noi stessi, non si può che parlare follemente – allo stesso modo in cui si fa poesia, si fa musica, si costruisce una chiesa o si osa fare una carezza a “un sacco di patate”, una bellissima donna che se ne va.
Altrettante follie che testimoniano il modo di pensare e di vivere di uomini e donne non limitati dal Soffitto, liberi e non morti dentro, non ancora…
 Per quanto sia bella la parola “eutanasia”, morire non è per niente “dolce” *.
La morte, questo Soffitto, non è una cosa semplice.

 
Immagine
Soffitto ( Fonte dell’illustrazione : http://itinerari.blog.kataweb.it/)
 
Link
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La guerra dei Lama

SCISSIONI
 
LA GUERRA DEI LAMA
 
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Una scissione minaccia la comunità tibetana buddista in esilio. Da una parte i fedeli del Dalai Lama e della Tradizione che egli rappresenta, dall’altra gli adepti di  Dorje Shugden, un demone* protettore del clero di scuola Gelupa  che il Dalai Lama considera uno spirito nocivo e settario. Questi ultimi non credono più nel loro leader e si dicono impediti nella loro libertà di rendere culto al demone e ostracizzati dai lama meno settari, se non "modernisti".
 
Dietro la divergenza spirituale, una posta politica : gli Shugden « fondamentalisti » vengono apertamente accusati dal Dalai Lama di sostenere la Cina e di tradire la causa tibetana.
 
 
 Sulla vicenda relativa a Dorje Shugden essenziali sono l’articolo di David Kay, The New Kadampa Tradition and the Continuity of Tibetan Buddhism in Transition, nel Journal of Contemporary Religion, vol. XII, n. 3, ottobre 1997, pp. 277-293, e il vol. VII, n. 3 (primavera 1998), di Tricycle. The Buddhist Review, che comprende: uno schema della controversia ( « Tricycle The Buddhist Review, 1998 Edition», Dorje Shugden: Deity or Demon?, p. 59 ); gli articoli di Stephen Batchelor, Letting Daylight into Magic. The Life and Times of Dorje Shugden, pp. 60-66, e di D. S. Lopez, Jr., Two Sides of the Same God, pp. 67-69; e due interviste dello stesso D. S. Lopez, Jr., a Geshe Kelsang Gyatso (An Interview with Geshe Kelsang Gyatso ), leader della New Kadampa Tradition (NKT) che intende continuare a venerare Dorje Shugden (pp. 70-76), e al fratello del Dalai Lama, Thubten Jugme Norbu (An Interview with Thubten Jigme Norbu pp. 77-82). Cfr.  i documenti sulla controversia nel sito Internet del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni: www.cesnur.org/testi/NKT.htm .
Vedi anche  il sito dell’ Unione dei Praticanti Occidentali di Shugden, definiti « talebani buddhisti » dal prof. Robert Thurman > http://www.westernshugdensociety.org/fr/protesting/ )

 
Per il contesto generale di questa vicenda cfr. D. S. Lopez, Jr, Prisoners of Shangri-La. Tibetan Buddhism and the West, University of Chicago Press, Chicago – Londra 1998, pp. 188-196 ;  il libro-inchiesta di Raimondo Bultrini, Il demone e il Dalai Lama. Tra Tibet e Cina. Mistica di un triplice delitto, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2008 ( «Decine di lama, geshe, medium, studiosi e semplici praticanti, ai quali ho chiesto informazioni e pareri sul caso Shugden, mi hanno indistintamente pregato di raccontare i fatti con un atteggiamento imparziale perché ognuno potesse farsi da solo un’idea delle conseguenze cui potrebbe portare l’acuirsi dell’attuale tensione. In cima ai loro pensieri, la paura di veder accelerare attraverso le divisioni scolastiche la scomparsa di una cultura così particolare e profonda.» R.B. ).

*A proposito di quelle forze oscure che per tranquillità chiamiamo demoni :
Senza demoni l’Universo sarebbe imperfetto
( Plotino, citato da R. Bultrini in Il demone e il Dalai Lama )
 
Il mondo è pieno di demoni, essi imperversano a milioni e noi non riusciremo mai a scacciarli.
(Denis  de Rougemont)

P.S.
I DEMONI ESISTONO
La mamma dei demoni, ovvero l’odio, è sempre incinta… Non sono, come i lettori dell’Adelphi,  un cultore delle coincidenze, ma non posso non notare che proprio in queste ore si sta diffondendo la notizia del ricovero d’urgenza in ospedale del Dalai Lama, per un sospetto dolore al braccio ( v. Dalai Lama ricoverato d’urgenza, il Giornale, poche ore fa).
Si temeva un infarto e sono state ore di paura, ma per fortuna i medici indiani hanno diagnosticato al leader spirituale tibetano “ una semplice infiammazione del nervo, in seguito ad un movimento improvviso o una posizione sbagliata”.
Non so a quanto possa servire toccarsi le palle, o quello che ne resta, ma i demoni esistono.Vengono sia dall’esterno che dal profondo di noi stessi…Chissà che dopo la psicoanalisi, il surrealismo e la fantascienza non ci si debba occupare anche di magia.
In ogni caso, nonostante i demoni e il malocchio praticato dai suoi avversari, domani il Dalai Lama tornerà a Dharmshala, e lunedì  9 febbraio sarà a Roma,  in Campidoglio per ricevere dal sindaco Gianni Alemanno la cittadinanza onoraria. La decisione è stata presa nel settembre scorso, quasi all’unanimità, dal Consiglio Comunale per sottolineare ”il suo impegno internazionale per aver diffuso il principio della riaffermazione dei diritti umani e della riappacificazione tra i popoli”.

 
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Shoah, noi veniamo dopo

GIORNO DELLA MEMORIA
NOI VENIAMO DOPO

 «I missionari del Cristianesimo in sostanza avevano finito col dire: se rimanete Ebrei, non avete il diritto di vivere tra noi. Dopo di loro, i capi secolari della Chiesa sentenziavano: voi non avete il diritto di vivere tra noi. Infine i nazisti tedeschi decretarono: voi Ebrei non avete diritto di vivere»

  
( Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d’Europa, Einaudi, 1999)
 
" Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz.
Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita. In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di Platone a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento?
Per giunta, non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà – le università, le arti, il mondo librario – non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla, a difenderla.
Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano? Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?"
(George Steiner, dalla Prefazione a Linguaggio e silenzio. Saggi sul linguaggio, la letteratura e l’inumano, traduzione di Ruggero Bianchi, Garzanti, 1967)
                   
E’ avvenuto in Europa, quindi può accadere ovunque
 
Link
>"Anti-Semitism and Islamic Expansionism" – Un’ analisi del processo di islamizzazione dell’antisemitismo : qui ( in italiano)
>Il negazionismo intollerabile
Il negazionismo è oramai diventato una poderosa macchina simbolica e ideologica che, contestando lo sterminio degli ebrei di ieri, mette violentemente in discussione il diritto alla sopravvivenza degli ebrei di oggi. Corriere della Sera, 27 gennaio 2009
 
Immagine
Anselm KIEFER, Twilight of the West [Abendland] 1989
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Khalis : «On n’a pas le même Islàm»

MUSICA
Khalis : «On n’a pas le même Islàm»
 In un clip vidéo dello slammer Khalis, intitolato « Kamikaze », una denuncia coraggiosa del terrorismo islamista e del male che provoca ai musulmani.
 Una bella voce dal paesaggio musicale francese. Tutto quello che dice è universale e oltrepassa le chiusure comunitarie.
Estratto delle parole : « il mio Islàm non è una religione di assassini, allora rileggi i tuoi versetti (…) Una religione di criminali, così è visto l’Islàm. Smettetela con le vostre barbarie in nome della religione, voi fate soffrire i musulmani (…) Era solo per dire shalom, salam, una storia di pace ».
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Ahmadinejad: "Vittoria a Gaza"

GUERRA DI PAROLE ?
AHMADINEJAD : ” VITTORIA A GAZA” 
 Mahmud Ahmadinejad si congratula  per "la vittoria" di Hamas nella Striscia di Gaza durante una conversazione telefonica con il leader dell’organizzazione terroristica di massa, Khaled Meshaal. Questo successo, aggiunge  il presidente iraniano pervaso da un catastrofale senso di onnipotenza, è solo "l’inizio" di "una catena di vittorie che sarà completata". A renderlo noto è l’agenzia di Stato Irna.
Uscendo dal bunker dove si era nascosto facendosi scudo di donne e bambini,  gli fa eco  l’altro leader senza scrupoli di Hamas, Ismail Haniyeh, che dichiara a una tv locale che l’operazione israeliana nella Striscia è stata un fallimento e che il popolo palestinese ha riportato ”una grande vittoria” contro lo stato ebraico, dopo tre settimane di guerra e la morte di oltre milletrecento persone.
 
 Queste Creature della Notte, incuranti delle sofferenze di Palestinesi e Israeliani, continuano a tormentare e affliggere il mondo. E a trattare la realtà come se fosse un sogno. Un sogno di « umiliazione » perpetua, da perdenti radicali determinati a condurre il mondo islamico in un conflitto dove la stessa esistenza ebraica di Israele è un affronto contro l’islam ridotto  soltanto al jihad e alla distruzione.
 In un amalgama di desiderio di morte e di megalomania, in attesa dell’atomica dei mullah,  forse credono  di essere  nella scena del Cavaliere nero del film « Monty Python », che ridotto senza braccia né gambe durante un duello, « non perde mai » (… The Black Knight always triumphs! Have at you! Come on, then).
 
Guerra di parole ? In realtà non sono le parole a fare la guerra, ma la Morte.
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Link
 
The Scene from Monty Python and the holy grail where king arthur battles the black knight
 
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