I disastri del "teo-nazismo islamico"

 I DISASTRI DEL “TEO-NAZISMO ISLAMICO” *

Cordoglio per la morte del figlio di David Grossman

 E’ morto sul suo carro armato
colpito da un razzo di Hezbollah

Francisco de Goya y Lucientes – Los Desastres de la Guerra

Muore sul campo anche il figlio soldato di David Grossman – La Stampa 

Ucciso da Hezbollah Uri Grossman, figlio dello scrittore pacifista David
 il ricordo dei genitori e una riflessione di Fiamma Nirenstein – Fonte: Informazione corretta

Rescate de Héctor, Canto XXIV. Los dioses se apiadan de Héctor el valeroso guerrero troyano. Zeus le encarga a Tetis que amoneste au hijo para que devuelva el cadáver que Aquiles pasea alrededor de la ciudad amurallada. En la imagen el rey Príamo junto al cadáver de su hijo Héctor.
  Iliade libro ventesimoquarto

                                  … Uscito ei quindi,

tutto discaccia de’ Troiani il vulgo

ai portici raccolto, e acerbo grida:

Via, perversi, di qua: forse vi manca

domestico dolor, ché qui venite

ad aggravarmi il mio? forse n’è poco

l’alto affanno in che Giove mi sommerse

il più forte togliendomi de’ figli?

Ma voi medesmi vel saprete in breve,

voi che senza difesa, or ch’egli è morto,

sotto le spade degli Achei cadrete.

Ma deh! pria che veder Troia distrutta,

deh ch’io discenda alla magion di Pluto

nota

* C’è un’ideologia di massa dietro alla minoranza del terrore  (Corriere della Sera, 13 agosto 2006)

Dal Libano all’Asia centrale, l’ascesa dei musulmani sciiti– L’Iran diventa grande potenza regionale ed esporta la sua rivoluzione.

 > Alla Mecca un venerdì mezzogiorno. Ad ascoltare la predica modello
Dalla città del Profeta, un sito web seleziona il meglio dei sermoni nelle moschee e lo invia agli imam di tutto il mondo come guida per la predicazione. Contro gli ebrei, i cristiani, l’Occidente.
 Fonte: http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=21409

  Aggiornamento

– In guerra con i fascisti islamici di Daniel Pipes FrontPageMagazine.com
http://it.danielpipes.org/article/3850


– per Carlo Panella, il fondamentalismo jihadista è islamo-nazista
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=17378

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Fiori / Corpse flower

 FIORI

CORPSE FLOWER

Amorphophallus titanum, conosciuto come "corpse flower, ha cominciato la fioritura al giardino botanico di Brooklyn .

Fiorisce ogni trent’anni, solo per qualche giorno, e ha uno squisito e tremendo odore di sesso per alcuni, di cadavere secondo altri.

Photo of the Titan arum 

Il raro Amorphophallus titanum è – come gli insetti e i fiori in genere – una sentinella della vita.

 

                                           PACE

Link

Amorphophallus titanum Pages

[ | THE FACTS | THE GROWTH | THE BLOOM | THE PEOPLE ]
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In transfiguratione Domini

 IN TRANSFIGURATIONE DOMINI

  Raffaello Sanzio, "La Trasfigurazione" ( part. ) incompiuto dipinto in collaborazione con Giulio Romano. 1518-20.

“Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti”.

* La Trasfigurazione nei Vangeli

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Quel giorno a Hiroshima

 6 AGOSTO 1945 – ORE 8.15.17

  

Quel giorno a Hiroshima

Voice of Hibakusha interviste tratte dal programma Hiroshima Witness, prodotto dal Hiroshima Peace Cultural Center e dalla NHK, la compagnia televisiva giapponese.

Mi ero alzato verso le otto di mattina quel 6 agosto 1945. Il giorno prima, alla sera, vi erano stati due allarmi, nessuno dei quali seguito da bombardamento… Improvvisamente ricevetti un colpo sulla testa e tutto diventò oscuro davanti ai miei occhi. Gettai un grido ed alzai le braccia. Nelle tenebre, non sentivo che un sibilo di tempesta. Non arrivai a comprendere cosa fosse successo. Il mio primo grido, io l’avevo inteso come se fosse stato gettato da qualcun altro.

Poi il mondo intorno mi ritornò visibile benché ancora non nettamente, ed ebbi l’impressione di trovarmi sui luoghi di un immenso cataclisma. Dietro la spessa nuvola apparve un primo spazio blu, seguito ben presto da altri spazi blu sempre più numerosi. Brevi fiammate cominciarono a sprizzare dall’edificio vicino, un deposito di prodotti farmaceutici. Era tempo di abbandonare quei luoghi. In compagnia di K, mi aprii la strada fra le macerie (….).

Verso sera, attraversai il ponte e mi diressi, attraverso i campi, in direzione del terrapieno che si trova ai margini di Yáwata. Una libellula nera asciugava le sue ali su una roccia. Feci il bagno là, respirando assai profondamente. Girando la testa, vidi i piedi della montagna avviluppati nel crepuscolo, mentre le cime lontane scintillavano ancora al sole che tramontava. Si sarebbe creduto un paesaggio di sogno. Il cielo al di sopra di me era di un silenzio assoluto.

Ebbi l’impressione di non esser venuto sulla terra che dopo l’esplosione della bomba atomica.

( da LETTERA DA HIROSHIMA di Tamiki Hara , un abitante di Hiroshima suicidatosi nel 1951) Fonte : La Seconda Guerra Mondiale – hiroshima

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L'antisemitismo va in analisi ( 2 )

 ISRAELE E L’OCCIDENTE

L’ANTISEMITISMO VA IN ANALISI ( 2)

 A proposito dell’accusa, ricorrente, di "sproporzione" nella reazione di Israele, e dell’ osservazione del professor Iakov Levi: " Gli ebrei sono inconsciamente percepiti come i rappresentanti dell’istanza paterna. Chi odia inconsciamente il proprio padre, ovvero la sua immagine, odia anche gli ebrei". Cfr. L’ANTISEMITISMO VA IN ANALISI ( 1)

Mi pare che l’immagine del genitore ritorni anche nelle affermazioni di Moriah Shlomot, che – come leggo nel "Corriere" del 31 luglio 2006, p. 9 – " ha guidato Peace Now tra il 2000 e il 2002, urlando slogan contro il capo di Stato Maggiore Dan Halutz e il premier Ehud Olmert, insieme ai parlamentari dei partiti arabi".

Ricordando che Maarun al Ras, ai confini del Libano, dove i soldati di Tsahal hanno combattuto una delle battaglie più dure, " fa parte del suo paesaggio d’infanzia", visto che la sua famiglia vive ancora lì, nel kibbutz Baram, Moriah Shlomot, che è una psichiatra infantile, dà una sua definizione di proporzionalità: " C’è una differenza evidente tra un genitore che decide di punire e un genitore che abusa".

Per Shlomot, Israele è un genitore che abusa.

 

P.S. Ritornano in mente le pertinenti parole di Freud: " Vittime e carnefici si ricordano della loro prima infanzia" ( GDM).


Molto interessante. Sembrerebbe proprio così. Tuttavia ci si svela qui un punto ancora più interessante. Nei kibbutzim i padri non possono certo essere abusivi, in quanto l’educazione dei figli è affidata alla collettività. Particolarmente a Bar Am e nei kibbutzim dell’estrema sinistra, comunista, che fino a pochi anni fa toglievano i figli ai genitori ancora in fasce. IL problema in questi kibbutzim non è quindi quello di un padre abusivo, ma di un padre ASSENTE.

Ed ecco che come ho affermato nei miei scritti un padre sadico non è il padre che infierisce fisicamente sui figli (quello è il padre che causa la nevrosi ossessiva con la sua iper – presenza), ma il padre assente, che viene percepito come realmente abusivo. Questo spiegherebbe molto bene il perchè si identifica con gli arabi, che soffrono della sindrome del padre assente (Islam). Interessante, proprio da questi kibbutzim vengono fuori grandi eroi (sempre pronti ad immolarsi a favore della patria) e grandi traditori pieni di auto odio (anche loro pronti ad immolarsi ma a favore del nemico.

P.S. Molto interessante quello che mi ha riportato. Ne potrebbe venire fuori un articolo: "L’inclinazione all’estremo sacrificio e al tradimento nella gioventù dei kibbutzim". Era un punto che mi turbava dagli anni del mio servizio militare, notare come questi giovani fossero piu’ intransigenti e fanatici degli altri.

P.P.S. Interessante anche il commento del lettore sull’Islam come religione del padre assente [Cfr. Hoka Hey]. E’ proprio così. Infatti l’Occidente non si sente minacciato dall’Islam, malgrado lo dovrebbe essere, proprio poichè non si sente minacciato da un padre assente. Mentre invece l’ebraismo è la religione del padre presente, troppo presente, persino onnipresente ed abusivo e che non lascia spazio per madre e figlio. Da qui la percezione di minaccia ( I.L.).

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France diplomatie

 FRANCE DIPLOMATIE

 

 Il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy:

«L’Iran ha un gradito ruolo di stabilizzazione nella regione ».

Il presidente dello stesso Iran, Mahmoud Amhedinejad :

« Molto gentile, grazie. In effetti, la migliore soluzione possibile della crisi libanese è la distruzione d’Israele » .

—–

 Il «partito di Allah» chiama rinforzi dall’Iran – Richiamate reclute in addestramento per schierarle nel sud del Libano.

Per il ministro degli esteri francese in visita a Beirut, l’Iran ha un ruolo stabilizzatore nel M.O

—-

– Il Vecchio Continente e la sicurezza di Israele

Il rifiuto europeo di A. Panebianco – Corriere della Sera 05 agosto 2006

aggiornamento

 … Quanti esperti individuano ormai da decenni nel conflitto mediorientale il cuore del caos mondiale e la chiave della sua risoluzione? Quale diplomatico tralascerà di ripetere dieci volte e non una che le porte dell’inferno e il Sesamo del ritorno all’armonia internazionale stanno a Gerusalemme? Uno stesso copione fisso nelle menti del XXI secolo vuole che tutto si giochi sulle rive del Giordano.

Scenario «duro»: finché si contrapporranno 4 milioni di israeliani e altrettanti palestinesi, 300 milioni di arabi e un miliardo e mezzo di musulmani saranno condannati a vivere nell’odio, nel sangue e nell’oppressione.

Versione «morbida »: basterà una qualsiasi pace, a Gerusalemme, perché a Teheran, Karachi, Kartum e Bagdad gli incendi si plachino e arretrino dinanzi all’armonia universale. I nostri saggi sono diventati folli? Teorizzano sinceramente e seriamente che in assenza del conflitto israelo-palestinese non si sarebbe verificato nulla di grave, non avremmo avuto la sanguinaria rivoluzione di Khomeini, né le spietate dittature dei partiti Baath siriano e iracheno, né il decennio del terrorismo islamico in Algeria, né i Talebani in Afghanistan, né gli sciami di alfieri di Dio senza fede né legge?

Un’ipotesi triste e contraria, di rado evocata, è ancor più verosimile: qualsiasi cessate il fuoco intorno al Giordano resta intrinsecamente instabile finché il palazzo, la strada, buona parte dell’intellighentsia e gli stati maggiori musulmani serberanno intatta la passione antioccidentale.

La «mondializzazione» si accompagna immancabilmente a reazioni di rigetto spesso dure, talvolta crudeli. Non occorreva esistesse, dal 1947, l’entità sionista per infiammare l’antioccidentalismo germanico da Fichte a Hitler, l’antioccidentalismo russo che senza sosta è risorto sotto gli Zar come sotto Stalin e ormai Putin.

Solo un ingenuo può supporre che la volontà di potenza iraniana, che attinge la sua forza d’urto dalla rivoluzione khomeinista, rintracci nella «questione ebraica » altro che un pretesto a jihadizzare il mondo intero. Una volta cancellata Israele, chi crede che la rivoluzione verde festeggerà il trionfo deponendo le armi? …” ANDRÉ GLUCKSMANN – da: Il peso dei morti non è mai lo stesso di A. Glucksmann – Il Corriere della Sera 07 Agosto 2006

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Cartoons by Cox and Forkum 

Per Israele, ecco perché  – Il poco diplomatico ma veritiero Presidente Francesco Cossiga a il Giornale

 

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La Passione di Mel

 LA PASSIONE DI MEL

PAROLE DA UBRIACO

Fonte: Steve Sack, The Minneapolis Star-Tribune – Visit Steve,

" Ebrei del cazzo… Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre del mondo Sei un ebreo tu..? Sei un ebreo tu..? Sei un fottuto ebreo tu..? Oops! Scuuuuuusami . ”    ( Mel Gibson)

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La passione di Mahmoud

LA PASSIONE DI MAHMOUD

PAROLE DA ABBAIONE AL POTERE

Dessin de Chappate

« Ben presto, conosceremo un mondo senza Israele e senza gli Stati Uniti »

Corriere della Sera – Ahmadinejad: «Israele è un tumore»

Guerra in Libano. Ahmadinejad: unica soluzione è l’eliminazione d’Israele RaiNews24

IRAN: AHMADINEJAD RIBADISCE DIRITTO A ENERGIA NUCLEAREAGI – Agenzia Giornalistica Italia

 Ahmadinejad ripete che vuole distruggere Israele
qualcuno lo ascolterà ?

Non c’è da preoccuparsi, Mahmoud è un buon amico del compagno Chavez. E se del caso, da noi ci pensa D’Alema, che sembra non voler sapere che mondo ha di fronte. E non vuole capire che il “contagio” vittimario è già in atto e che la soluzione politica ormai viene solo dopo il disarmo militare di queste forze “passionali” armate e animate da odio genocidario in movimento . Con la possibilità che l’ accoppiata Ahamdinejad-Nasrallah abbia anche armi non convenzionali, atomica islamica ( in preparazione) compresa.

 VOGLIA DI FINE DEL MONDO

(Photograph) Il presidente Ahmadinejad, che rivendica il diritto allo sterminio degli ebrei e che durante l’allocuzione in settembre alle Nazioni Unite si è sentito «circondato da un’aura luminosa», sostiene che «il principale scopo della rivoluzione è preparare il terreno per il ritorno dell’imam nascosto». Ovvero il Mahdi, il dodicesimo imam, scomparso in un pozzo secondo la tradizione sciita nel 941 dell’era cristiana e destinato a tornare nel mondo in preda al caos per instaurare una società islamica ideale.

Ahmadinejad ha più volte citato come suo compito la mahdaviat , la preparazione dell’arrivo del Mahdi che precede la fine del mondo. “E dunque – commenta l’islamologo Bernard Lewis – qualsiasi deterrenza di fronte a questo non vale: a lui non importa che Israele o altri potrebbero rispondere a un attacco nucleare contrattaccando Teheran. Non conta quanti morti si fanno per la vittoria finale dell’Islam. E’ questo che Ahmadinejad crede con fede totale di star preparando” .

Una frase dell’ayatollah Khomeini, citata sui manuali delle scuole superiori iraniane, è rivelatrice: “Annuncio a tutto il mondo che se i divoratori del mondo (cioè le potenze infedeli, ndr) intendono ostacolare la nostra religione, noi ci schiereremo contro tutto il mondo e non ci fermeremo fino a quando non l’avremo distrutto. O diventiamo tutti liberi, oppure procederemo verso la più grande libertà che è offerta dal martirio. In entrambi i casi, la vittoria e il successo sono assicurati”.

In un simile contesto – osserva Bernard Lewis – , il deterrente che ha funzionato così bene durante la guerra fredda, quello della distruzione reciproca, non servirebbe a niente. Alla fine dei tempi, ci sarà in ogni caso la distruzione generale. Ciò che contà sarà la destinazione: l’inferno per gli infedeli e il paradiso per i credenti. Per chi ha una simile visione del mondo, la sicurezza della reciproca distruzione non è un deterrente. Anzi, è uno stimolo”.

L’Iran e il 22 agosto

di Oscar Giannino • da Il Riformista del 28 luglio 2006, pag. 2

Nella disattenzione della comunità diplomatica, il presidente iraniano Ahmadinejad ha scelto non a caso di dare risposta alle pressanti richieste di abbandonare il programma nucleare non il 29 giugno scorso, ma il prossimo 22 agosto. Dopo l’azione Hezbollah, che ha condotto alla reazione militare israeliana, ora inizia a diventare più chiaro ciò che agli occhi di centinaia di milioni di musulmani era chiaro sin dall’annuncio. Nella notte tra il 21 e il 22 agosto, il calendario musulmano segna il 27 del mese di Rajab del 1427, ed è la cosiddetta notte di Sira’a e Miira’aj, cioè la notte in cui Maometto, pur rimanendo corporeamente nel sonno a fianco della sua sposa favorita Aisha, fu rapito in spirito da Allah, ascendendo in groppa a un Bourak – un centauro [ al buraq o bourak, che presumibilmente significa “lampo”, è immaginato dalla tradizione come un cavallo alato dalla testa di donna n.d.r ] – prima sulla moschea Al Aqsa a Gerusalemme [ ai tempi del Profeta non esisteva alcuna moschea a Gerusalemme; al aqsa significa, nel Corano, “la ( moschea) più lontana” n.d.r ], e di lì a Beit al Sadaa – il Paradiso – e poi a Beit al Shaqaa – l’inferno – prima di tornare alla Mecca. Il viaggio notturno, nel Corano, è la più alta rivendicazione di Gerusalemme come città sacra all’islam. In altre parole, per tutti i musulmani del mondo è chiaro che indicando il 22 agosto una risposta sul nucleare, il leader iraniano rivendica e minaccia direttamente Gerusalemme. E scusate se è poco”.

Iran/nucleare: Teheran, Daremo Risposta Ad Offerta Il 22 Agosto

http://it.news.yahoo.com/20072006/26/iran-nucleare-teheran-daremo-risposta-ad-offerta-22-agosto.html


Guido Olimpio nel Corriere della Sera di martedì 17 gennaio 2006 riferisce le opinini di diversi esperti sul tempo necessario all’Iran per giungere alla costruzione di ordigni nucleari. Le stime, pessimistiche,  degli esperti israeliani sono svalutate in quanto gli israeliani sarebbero influenzati "dalla politica o da interessi diretti".

Certo – è il commento di Informazione corretta –  il "diretto interesse" a sopravvivere.

La dichiarata intenzione di cancellare un paese indipendente e sovrano dalla storia, dà autoritá morale a questo paese di agire per la propria sicurezza.

Come dimostra l’intervista a Michael Rubin pubblicata dal Foglio, poi non è solo Israele ad essere preoccupato per le mire nucleari iraniane. Mentre la comunità internazionale entra all’ombra del pericolo e di una possibile sciagura generale, i vicini arabi del regime degli ayatollah appaiono anzi addirittura "terrorizzati".

L’inchiesta condotta da Panorama fra Washington, Israele e Vienna rivela quanto sia pericolosa la crisi che si è aperta con la sfida dell’Iran alla comunità internazionale. Iran nel mirino titola Panorama di qualche mese fa.

Cosa accadrà?

«Niente di buono – dice Bernard Lewis a La Stampa del 14/1/2006. – Ahmadinejad ha più volte citato come suo compito la mahdaviat, la preparazione dell’arrivo del Mahdi che precede la fine del mondo. E dunque qualsiasi deterrenza di fronte a questo non vale: a lui non importa che Israele o altri potrebbero rispondere a un attacco nucleare contrattaccando Teheran. Non conta quanti morti si fanno per la vittoria finale dell’Islam. E’ questo che Ahmadinejad crede con fede totale di star preparando». La mahdaviat ?

(Photograph) 

«L’unica speranza – conclude Lewis – è far leva su tutti i musulmani che non condividono la visione apocalittica di Ahmadinejad».

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Guerra e pace, un pensiero di Spinoza

 GUERRA E PACE

UN PENSIERO DI SPINOZA

"La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia". Baruch Spinoza

Titre : Allégorie : la Paix (l'abondance)
Description :
Auteur : Puvis de Chavannes Pierre Année création : 1861

Pierre Puvis de Chavannes, Allegoria della Pace ( l’abbondanza) 1861

Pare che al mondo non sia possibile che una piccola pace: quella che comincia nella mente e il cuore di ognuno, di ognuna; e si diffonde nell’ambiente attorno a sé, nel rapporto di amicizia con gli altri e con l’Altro.

Se attaccati, sarebbe meglio non rispondere con la violenza. Ma talvolta il meglio è nemico del bene. E per non rispondere con la violenza occorrerebbe uscire tutti quanti dalle trincee, in pieno sole, e deporre non solo le armi, ma anche il diritto alla vita, alla giustizia, alla libertà e a una patria. Occorrerebbe cioè non avere paese, né padre, né madre, né figli da proteggere. Insomma, non avere alcun potere, ed essere soli con il cielo.

Ma siamo al mondo. Di passaggio su questa terra e fra gli altri, di cui alcuni potrebbero per invidia, per odio o perché coltivano una qualche distorta memoria di antiche “umiliazioni” o “sconfitte” subite in passato ( come nella favola del “ Lupo e l’agnello”), designarci unilateralmente come “nemici”, e attaccarci.

Se attaccati, talvolta è bene difendere la libertà, la giustizia e il proprio paese.

Ma essere costretti a temere per la propria vita e a difendersi è una situazione infelice, comporta l’edificazione di muri appuntiti di difesa e l’uso di armi con le quali si può uccidere ed essere uccisi, con il rischio inoltre di colpire innocenti – specialmente se l’altra parte, credendo di poterne disporre per farne tatticamente dei martiri o shaid, si fa scudo perfidamente con donne e bambini.

Se non accetti di usare le armi, quelli che le usano ti colpiranno molto facilmente, e il dispotismo avrà la prevalenza su di te, togliendoti il paese, la giustizia, la libertà e la pace. ( Vogliamo fare la fine dei tibetani ? Non tutti sono tibetani).

Questa tragedia è antica quanto il mondo. E la guerra non è mai, da sola, una buona soluzione, perché dall’odio nasce odio, e non se ne vede la fine…

In una guerra è sempre la povera gente a soffrire, dall’una e dall’altra parte. Ed è come se morisse, con loro, una parte della nostra comune umanità.

Mi sembrano così drammaticamente attuali, ancora una volta, le seguenti parole di Freud, scritte nel 1929, alle soglie dell’ascesa sfolgorante, e pertanto non vista, del nazismo:

Il comandamento ‘ ama il prossimo tuo come te stesso’ è la più forte difesa contro l’aggressività umana (…). Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza! La cosiddetta etica naturale non ha qui da offrire nulla al di fuori della soddisfazione narcisistica di potersi ritenere migliori degli altri. L’etica che si appoggia alla religione fa qui intervenire le sue promesse di un aldilà migliore. Sono d’opinione che finché la virtù non è premiata sulla terra l’etica predicherà invano.” ( S. Freud, Il disagio della civiltà, 1929 ) .

Non resta, mi pare, che pregare, coltivare l’amicizia e sperare che i potenti della terra accolgano l’invito del papa: "Nel nome di Dio mi rivolgo a tutti i responsabili di questa spirale di violenza, perché immediatamente si depongano le armi da ogni parte!".

Da ogni parte” significa anche da parte di Hezbollah e di Hamas, finanziati da quegli stati che, specialmente come Siria e Iran, vogliono distruggere Israele e quel poco di pace che al mondo ancora prega, spera, ama e resiste all’ombra della barbarie incombente e di una possibile sciagura generale.


P.S. Personalmente, vorrei vivere in pace e starmene fuori dai coglioni di tutti – magari sulla luna. O – come ironicamente Amleto suggeriva a Ofelia – andarmene in convento!  ( lo fece anche il grande ateo Georges Bataille, che entrò in convento, almeno per un po’) .

Ma non è possibile, e se quaggiù c’è ancora l’ingiustia e la guerra, non è per effetto di cattiva salute, di  una inclinazione malinconica o una qualche curvatura di psiche. Perlomeno così pare. 

Probabilmente non sono le parole a fare la guerra ma la feroce verità della Morte.

In ogni caso, ecco dei leader confusi o cinici * , dei diplomatici impotenti, degli osservatori smarriti o ingenui. E la miseria, ancora ! La miseria della distruzione. E ancora le grida, le sirene, le ambulanze, e le campane. Proprio come sempre ?

Forse occorre il cuore di un medico per osservare senza dolore l’arto amputato per salvare una vita. E quello di un bravo militare o lungimirante condottiero per vedere al di là della distruzione il mutamento, così come anche la trasformazione che è nel rifiorire della vita ad ogni istante nuova, sorgente; e che , saldamente fiduciosa, non conosce spazi vuoti.

    Nota 

    * DIPLOMAZIA cinica o confusa, detta “ Della mano tesa”     

    Ognuno dice all’altro: “ Tendete mio caro ! Tendete ancora di più !

Fonte: http://www.iran-resist.org/article1580

 

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Letture / Pasolini e Israele

 LETTURE

PASOLINI E ISRAELE

Pier Paolo Pasolini nell’aprile del 1967, sulla rivista “Nuovi Argomenti” diretta da Alberto Moravia, accusa la sinistra italiana di essere autolesionista e prende le difese di Israele minacciato da alcuni paesi arabi. Un testo profetico, o perlomeno che ancora risuona attuale, scritto nell’imminenza della guerra dei sei giorni – che ebbe inizio il 5 giugno 1967 e si annovera nella storia del conflitto arabo-israeliano come il terzo scontro militare a cui è costretta la piccola e coraggiosa democrazia israeliana per proteggersi, ancora una volta, dall’aggressività delle lugubri dittature e il maligno terrorismo nazislamico che la circondano.
Pier Paolo Pasolini

Perché pubblico questi versi esclusi dalla sezione Israele, in Poesia informa di rosa (1964)? Li pubblico perché non si dica che, adesso, ho facilmente ragione di pensarla in un certo modo. E inoltre, poiché il lettore è giustamente pigro, alla pubblicazione di questi inediti rifiutati per ragioni puramente letterarie, aggiungo la citazione di altri versi di quel capitolo, che non pretendo che il lettore vada a rileggersi da solo.

(…)

Giuro sul Corano che io amo gli arabi quasi come mia madre. Sono in trattative per comprare una casa in Marocco e andarmene là. Nessuno dei miei amici comunisti lo farebbe, per un vecchio, ormai tradizionale e mai ammesso odio contro i sottoproletariati e le popolazioni povere. Inoltre forse tutti i letterati italiani possono essere accusati di scarso interesse intellettuale per il Terzo Mondo: non io. Infine, in questi versi, scritti nel ’63, come è fin troppo facile vedere, sono concentrati tutti i motivi di critica a Israele di cui è ora piena la stampa comunista.

Ho vissuto dunque, nel ’63, la situazione ebraica e quella giordana di qua e di là del confine. Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho passato ore simili soltanto a quelle del ’43, ’44: ho capito, per mimesi, cos’è il terrore dell’essere massacrati in massa. Così da dover ricacciare le lacrime in fondo al mio cuore troppo tenero, alla vista di tanta gioventú, il cui destino appariva essere appunto solo il genocidio.

Ma ho capito anche, dopo qualche giorno ch’ero là, che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino. (E così, oltre ai miei vecchi versi, chiamo ora a testimone anche Carlo Levi, a cui la notte seguente l’inizio delle ostilità, ho detto che non c’era da temere per Israele, e che gli israeliani entro quindici venti giorni sarebbero stati al Cairo.) È dunque da un misto di pietà e di disapprovazione, di identificazione, e di dubbio, che sono nati quei versi del mio diario israeliano.

Ora, in questi giorni, leggendo l’«Unità» ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese. Possibile che i comunisti abbiano potuto fare una scelta così netta? Non era questa finalmente, l’occasione giusta per loro di «scegliere con dubbio» che è la sola umana di tutte le scelte? Il lettore dell’«Unità» non ne sarebbe cresciuto? Non avrebbe finalmente pensato – ed è il minimo che potesse fare – che nulla al mondo si può dividere in due? E che egli stesso è chiamato a decidere sulla propria opinione? E perché invece l’«Unità» ha condotto una vera e propria campagna per «creare» un’opinione? Forse perché Israele è uno Stato nato male?

Ma quale Stato, ora libero e sovrano, non è nato male? E chi di noi, inoltre, potrebbe garantire agli Ebrei che in Occidente non ci sarà più alcun Hitler o che in America non ci saranno nuovi campi di concentramento per drogati, omosessuali e… ebrei? 0 che gli ebrei potranno continuare a vivere in pace nei paesi arabi? Forse possono garantire questo il direttore dell’«Unità», o Antonello Trombadori o qualsiasi altro intellettuale comunista? E non e logico che, chi non può garantire questo, accetti, almeno in cuor suo, l’esperimento dello Stato d’Israele, riconoscendone la sovranità e la libertà?

E che aiuto si dà al mondo arabo fingendo di ignorare la sua volontà di distruggere Israele? Cioè fingendo di ignorare la sua realtà? Non sanno tutti che la realtà del mondo arabo, come la realtà della gran parte dei paesi in via di sviluppo – compresa in parte l’Italia – ha classi dirigenti, polizie, magistrature, indegne? E non sanno tutti che, come bisogna distinguere la nazione israeliana dalla stupidità del sionismo, così bisogna distinguere i popoli arabi dall’irresponsabilità del loro fanatico nazionalismo? L’unico modo per essere veramente amici dei popoli arabi in questo momento, non è forse aiutarli a capire la politica folle di Nasser, che non dico la storia,ma il più elementare senso comune ha già giudicato e condannato?

0 quella dei comunisti è una sete insaziabile di autolesionismo? Un bisogno invincibile di perdersi, imboccando sempre la strada più ovvia e piú disperata? …

da Nuovi Argomenti n. 6, aprile-giugno 1967

" Così da dover ricacciare le lacrime in fondo al mio cuore troppo tenero, alla vista di tanta gioventú, il cui destino appariva essere appunto solo il genocidio. Ma ho capito anche, dopo qualche giorno ch’ero là, che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino ".

http://www.gamla.org.il/english/news/brothers.htm

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