Jihad nucleare / La bomba è vicina

 Jihad nucleare

LA BOMBA E’ VICINA

Teheran ha respinto al mittente l’appello di Mosca a sospendere il programma di arricchimento dell’uranio e le ricerche atomiche, affermando che è ormai impossibile. "Le attività’ nucleari iraniane sono come una cascata che ha cominciato precipitare: non possono essere fermate" ha detto una fonte del lugubre regime degli ayatollah.

Il presidente Ahmadinejad, che rivendica il diritto allo sterminio degli ebrei e che durante l’allocuzione in settembre alle Nazioni Unite si è sentito «circondato da un’aura luminosa», sostiene che «il principale scopo della rivoluzione è preparare il terreno per il ritorno dell’imam nascosto». Ovvero il Mahdi, il dodicesimo imam, scomparso secondo la tradizione sciita nel 941 dell’era cristiana e destinato a tornare nel mondo in preda al caos per instaurare una società islamica ideale.

Ahmadinejad ha più volte citato come suo compito la mahdaviat  , la preparazione dell’arrivo del Mahdi che precede la fine del mondo. “E dunque – commenta l’islamologo Bernard Lewis – qualsiasi deterrenza di fronte a questo non vale: a lui non importa che Israele o altri potrebbero rispondere a un attacco nucleare contrattaccando Teheran. Non conta quanti morti si fanno per la vittoria finale dell’Islam. E’ questo che Ahmadinejad crede con fede totale di star preparando” .

Mentre l’Iran – accusato dagli esperti occidentali di dedicarsi ad attività di arricchimento dell’uranio a fini militari e di proseguire un programma di missili ( Shahab e Ghadr) in grado di trasportare armi nucleari – lavora alacremente per il “jihad nucleare”, l’occidente, intanto, sta perdendo tempo..

"Se le scienze umane non avessero trattato la religione e l´aspetto religioso della vita umana come un´arcaica favola primitiva, escogitata giusto per spiegare l´origine del mondo, forse ciò che è avvenuto l´11 settembre 2001 a New York e le rovine di Ground Zero avrebbero suscitato meno stupore, in un pianeta che vive ancora nella convinzione della propria eternità. È una convinzione sbagliata di origine aristotelica e che non mette in conto la possibilità che il nostro universo un domani possa essere distrutto…”

René Girard [da "l’Espresso" n. 25 del 12 giugno 2003, titolo originale"Il Dio dell´apocalisse" , colloquio con René Girard di Attilio Scarpellini]

——

LA LETTERA CHE UCCIDE

Voi mettete nei loro cuori più terrore che Allah Stesso, poiché invero è gente che non capisce...” ( Corano, Al-Hashr, 59 :13 )

Arbaba, terrorizzare , è verbo coranico, e al-irhab ( quello che noi chiamiamo “terrorismo”) è vissuto dai jahidisti come un sacro dovere . Così è scritto:

8:59 ولايحسبن الذين كفروا سبقوا انهم لايعجزون

8:60 واعدوا لهم مااستطعتم من قوة ومن رباط الخيل ترهبون به عدو الله وعدوكم واخرين من دونهم لاتعلمونهم الله يعلمهم وماتنفقوا من شئ في سبيل الله يوف اليكم وانتم لاتظلمون

8-60 . WaaAAiddoo lahum ma istataAAtum min quwwatin wamin ribati alkhayli turhiboona ( liturhibo) bihi AAaduwwa Allahi waAAaduwwakum waakhareena min doonihim la taAAlamoonahumu Allahu yaAAlamuhum wama tunfiqoo min shay-in fee sabeeli Allahi yuwaffa ilaykum waantum la tuthlamoona

Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare ( turhiboona ) il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce . Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati “ ( Corano, Al-‘Anfâl, 8:60 )

 

 Negli ultimi anni si nota la ripetizione di una violenta campagna di persecuzione contro i cristiani nei Paesi abitati dai musulmani: i fedeli vengono uccisi e le chiese sono date alle fiamme.

nota

 Il millenarismo rivoluzionario
Il millenarismo che non si limita a speculare su avvenimenti apocalittici ma usa la violenza per sovvertire il presente ordine di cose e realizzarne uno nuovo e finale “nel nome dell’islam”

 ( http://www.cesnur.org/2001/mi_oct02.htm)

 

Aggiornamento

A me più che il terrorismo – scrive Magdi Allam – preoccupa questo Occidente che, puntualmente di fronte alla strage, persevera nel nobilitare il terrorismo giustificandolo come reazione a delle nostre colpe, rifiutandosi di comprendere che ha invece una natura aggressiva. Che dimentica troppo rapidamente che l’Occidente stesso è diventato una roccaforte del terrorismo islamico e una fabbrica di kamikaze. Da: Mistica dei numeri e miopia dell’Occidente (26 aprile 2006)

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La serietà al governo / Risus Paschalis

PASQUINATA ( POST ELETTORALE )

 L’ On. Luxuria  annuncia in una intervista di volersi ispirare allo stile di Nilde Iotti, ex presidente della Camera: " Porterò giacca, camicia e gonna. Il mio stile sarà più vicino a Nilde Iotti …".

 In Spagna – esultava la filosofa Vladimir Luxuria in “Habemus matrimonium: viva la Spagna”( Liberazione – La notizia ) – si è sfaldato il "Bio-Potere", il potere esercitato sugli altri in base alla propria biologia, l’eterosessualità in sé non costituisce più motivo per sentirsi superiore a chi non lo è. In un’intervista alle "IENE" persino l’on. Di Pietro si è dichiarato favorevole ai matrimoni gay, resta da vedere la posizione della Margherita…”

…C’è ‘n detto ch’all’Urbe tutti sanno,

che s’aripete ogni urtimo dell’anno:

«Môre infelice tra mille morti atroci

chi a Roma nun riesce a piàce a’ froci!

 

   …Perché a Roma, ‘na cosa sanno tutti

anche chi se comporta come un mulo:

chi crede i froci squinzi ed anche brutti

è sempre pronto a piàsselo ner culo!

Fonte ©Franco Bruna

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Burroughs / Il gatto in noi

 ‘ IL GATTO IN NOI ‘

 

Io non sono un odiatore di cani. Odio in realtà ciò che l’uomo ha fatto del suo migliore amico.

Il ringhio di una pantera è certamente più pericoloso di quello di un cane, solo che non è turpe. La rabbia di un gatto è bella, brucia di pura fiamma gattifera, con tutti i peli dritti che sprizzano faville azzurre, occhi che ardono e crepitano.

Il ringhio di un cane invece è turpe, un ringhio da linciatore, da picchiatore di pakistani… il ringhio di uno che sulla macchina si tiene l’adesivo con la scritta "Sacrifica una checca a Dio", un ringhio virtuoso da ottuso moralista. Quando ti trovi di fronte ad un ringhio così, vedi subito che non è farina del suo sacco. La rabbia del cane non è mica roba sua. E’ dettata da chi lo ammaestra. E la rabbia della marmaglia linciatrice è dettata dal condizionamento”.

( W. Burroughs )

William Burroughs, uno scrittore che ama i gatti, “compagni psichici”, e ha definito la parola “un virus che non è mai stato riconosciuto come tale perché ha raggiunto uno stato di relativamente stabile simbiosi con il suo ospite umano.” Come il gatto bianco, lo “spiritello domestico” che appare silenziosamente e ti invita a seguirlo, perché – al di qua e al di là delle parole spesso mentitrici – il gatto bianco, simile a una “luce di speranza”, siamo noi stessi: "non puoi nasconderti dal tuo gatto bianco, perché il gatto bianco si nasconde con te".

"Voi che amate i gatti, rammentate che i milioni di gatti che miagolano nelle stanze di questo mondo ripongono ogni loro speranza e fiducia in voi, così come la mamma gattina alla Casa di Pietra appoggiò la testa sulla mia mano, e Calico Jane mise i gattini nella mia valigia, e Fletch saltò in braccio a James, e Ruski corse verso di me gorgogliando gridolini di gioia."

( W. Burroughs, ‘ Il gatto in noi ‘, Adelphi, 1994).

link utili
http://www.levity.com/corduroy/burroughs
-La Burroughs InterNetZone :
http://www.inter-zone.org/
http://www.geocities.com/interzonelibrary/wsbpages.html

-Interviste, immagini e testi:www.thei.aust.com/bill/burroughs.html

Burroughs kiki 
Kiki e Burroughs a Tangeri, 1957 ( Ginsberg Deposit, Columbia University )
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Elezioni politiche / Due coglioni

                               2 COGLIONI

 

«Grande preoccupazione. L’Italia è un paese in sofferenza…Noi abbiamo un grande disegno politico: l’Armonia e la Felicità» assicura Prodi, evocando con serie e dolci parole  l’Ulivo, l’Unione, il grande Programma e le primarie.

Lo sai cosa cantano quei due coglioni spiritati ? "C’e’ qualcosa di grande tra di noi"

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Mallarmé / Brise marine

 

Brise marine

 

La chair est triste, hélas! et j’ai lu tous les livres.
Fuir! là-bas fuir! Je sens que des oiseaux sont ivres
D’être parmi l’écume inconnue et les cieux !
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux
Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe
O nuits! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai! Steamer balançant ta mâture,
Lève l’ancre pour une exotique nature !
Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l’adieu suprême des mouchoirs !
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages
Sont-ils de ceux qu’un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts ni fertiles îlots…
Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots !

Stéphane MALLARMÉ, Vers et prose (1893)

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Orrore / Tommy ucciso, è un giorno di dolore

  ORRORE

Tommy ucciso, è un giorno di dolore

Tommaso Onofri Tommaso Onofri 

”Tommaso è stato ucciso perché piangeva”. Mario Alessi ha confessato così l’omicidio del piccolo rapito dalla sua casa di Casalbaroncolo il 2 marzo scorso. Il corpicino del bambino è stato ritrovato nella zona di Sant’Ilario, vicino al torrente Enza.

Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il carnefice di Tommy aveva progettato insieme ai complici – la compagna Antonella Conserva e Salvatore Raimondi di mettere a segno un sequestro-lampo per estorcere un’ingente somma di denaro alla famiglia Onofri. Ma qualcosa andò storto subito dopo la fuga dei banditi dalla cascina. I rapitori, secondo il racconto dell’assassino , fuggirono in scooter portando con loro il piccolo Tommaso. Tuttavia, dopo pochissima strada ci sarebbe stata una caduta dallo scooter e Tommaso cominciò a piangere.

E’ stato a questo punto che Alessi ( il muratore barbaricino che giurava alle telecamere, con una offesa faccia d’attore: «Per me i bambini sono angeli scesi dal cielo. Io un bambino non sono neanche capace di guardarlo male…» ) e il suo complice hanno ucciso il bambino e ne hanno subito occultato il corpo vicino al torrente Enza. A quanto apprende l’Adnkronos Tommaso è stato ucciso con un colpo di pala sul volto. Con la stessa pala con la quale lo hanno colpito a morte, poi – banalmente com’è banale il Male – hanno scavato la fossa e riempito il buco…

Un balordo impasto italiano, medio-italiano, di efferatezza e casualità… A cosa serve inorridire, restare senza fiato o piangere davanti alla tv ? Anche Benedetto XVI ha ricordato Tommy durante l’Angelus: «Siamo tutti colpiti dalla vicenda del piccolo Tommaso, barbaramente ucciso. Preghiamo per lui e per tutte le vittime della violenza». Sarebbe tuttavia aggiungere spavento a spavento se gli assassini finissero per trovare giudici  disposti a non tener conto dei grandi occhi di Tommaso, vittima innocente, e a cercare attenuanti.

Edvard Munch, “Il Grido”

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Georg Trakl /

 

A UN MORTO PREMATURO

di Georg Trakl

Trakl (efter Dea), 2003-Fonte

Oh, il nero angelo che uscì lieve dall’interno dell’albero,

quando noi eravamo miti compagni di gioco la sera,

al margine dell’azzurrina fontana.

Quieto era il nostro passo, gli occhi rotondi nella bruna frescura dell’autunno,

oh, la purpurea dolcezza delle stelle.

Ma quello scendeva i gradini di pietra del Mönchsberg,

un azzurro sorriso nel volto e stranamente avviluppato

nella sua più quieta infanzia e morì;

e nel giardino rimase l’argenteo volto dell’amico,

origliando nel fogliame o nell’antico petrame.

L’anima cantava la morte, il verde sfacimento della carne

ed era il mormorio del bosco,

il fervido lamento della fiera.

Sempre risuonavano da crepuscolari torri le azzurre campane della sera.

Venne l’ora che quello le ombre nel purpureo sole vide,

le ombre della putredine nello spoglio fogliame;

sera, quando al muro crepuscolare cantò il merlo,

lo spirito del precocemente morto nella quieta stanza apparve.

Oh, il sangue che dalla gola del risonante scorre,

azzurro fiore; oh le ardenti lacrime

piante nella notte.

Dorata nuvola e il tempo. Nella solitaria stanza

inviti a ospite più spesso il morto,

vagando sotto gli olmi in confidente colloquio giù lungo il fiume.
                                                                                                              GEORG TRAKL
                      Versione italiana di Vera degli Alberti
                      e Eduard Innerkofler

da: GEORG TRAKL – LE POESIE

http://www.rodoni.ch/busoni/bibliotechina/trakl.html

Secondo il mio amico Gugl  ( Stefano Guglielmin ), l’essenza della poesia di G. Trakl sta nel "salvare la fecondità dell’inizio, del tempo prima che diventi successione di istanti". Commentando il racconto di una “tentazione”, anche generazionale, ricorrente, di restare sempre in e-stasi ( come se fosse davvero possibile uno stato di trance permanente e il ritrovamento di un enorme senso globale, primordiale, estatico e confusivo, non più a pezzi, in pezzi ), egli suggerisce, acutamente, di considerare in particolare la poesia ‘A un morto prematuro’, "dove figure erranti si allontanano dalla Storia (che è ‘palude e gelo’) per rifondare altrove una nuova stirpe, governata dalla ‘più quieta infanzia’. Una stirpe, dunque, che nulla ha a che fare che i successivi deliri razziali". gugl in la poesia e lo spirito

L’espressionismo in poesia: Georg Trakl

Il poeta austriaco (Salisburgo 1887-Cracovia 1914) ha una biografia caratterizzata da elementi torbidi e disperati (fallimento degli studi, amori disordinati, il tentato suicidio appena chiamato alle armi, abuso di droghe e l’ultima overdose di cocaina che gli è fatale). Sembra una figura sintomatica della stagione espressionista e alcuni versi scritti al fronte nei suoi ultimi giorni si pongono, anche per il loro intenso colorismo, sulla stessa lunghezza d’onda dei pittori con cui ha in comune la sensibilità espressionista.

… la scrittura trakliana è specchio di una sensibilità che coglie il reale come contrasto insolubile, come antitesi, come coesistenza di elementi opposti, discordanti. Per esprimere tale lacerante percezione dell’esistere e soprattutto il sentimento di quell’"oltre" che il poeta intuisce, pur nella continua e tormentata esperienza del limite e della negatività, Trakl elabora un linguaggio nuovo e originale, di estrema modernità per l’acquisita facoltà di raggiungere le vette di quell’astrazione formale che negli stessi anni costituiva il punto di approdo della pittura di un Kandinskij e della musica tonale di Schönberg, Berg e Webern. E ciò accade nell’opera trakliana, proprio in virtù dell’elaborazione, da un punto di vista linguistico, di elementi coloristici e di strutture musicali, in un’ansia di sperimentazione che spingeva il poeta a forzare i limiti della parola…” Nella rubrica "Riflessioni in forma di conversazioni" di Doriano Fasoli: conversazione con la germanista Grazia Pulvirenti

L’ultima poesia

GRODEK

A sera suonano di armi mortali / i boschi d’autunno, le pianure d’oro / e i laghi azzurri, al di sopra dei quali il sole / precipita tenebroso; la notte circonda / guerrieri moribondi, il lamento bestiale / delle loro bocche spezzate. / Ma silenziosa si raccoglie sui salici / una nuvola rossa, dove abita un dio furibondo: il sangue sparso, freschezza di luna; / le strade conducono tutte a una nera putredine…

  

Egon Schiele, Kreuzingung, 1907

Georg Trakl: l’opera completa
Il programma che potete scaricare qui contiene l’opera completa di Georg Trakl (in lingua tedesca). Si tratta di un programma freeware che può essere copiato liberamente e gratuitamente!

Saggio di poetica di Massimo Piermarini sull’opera di Georg Trakl:

http://www.ilbolerodiravel.org/vetriolo/piermarini-trakl.pdf

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Eclisse / Sotto il sole nero

 

SOTTO IL SOLE NERO


La mattina del 29 marzo l’eclisse sarà totale per gli abitanti di uno stretto corridoio d’ombra che intercetta Africa Occidentale e Settentrionale, Turchia, Grecia e Asia Centrale . Tutto attorno, Europa inclusa, si verificherà un’eclisse parziale. In Italia il fenomeno avrà il massimo dell’evidenza verso le 12,30, dove nelle regioni del Sud la Luna Nuova coprirà fra il 60 e il 70% del disco solare.

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Il naso dei filosofi

  Antropologia

IL NASO DEI FILOSOFI

«Smell» (1839) Honoré Daumier (1808-1879)

I profumi sono odori culturali con i quali, dopo aver eliminato gli odori biologici , ci si copre per ingannare il naso e suggerire fascino, seduzione e altri misteriosi allettamenti. Nei tanti nomi di profumi a tutti noti – Mystère, Magie noire, Sortilège ed altri dello stesso genere – c’è la traccia dei poteri invisibili che la scimmia profumata attribuisce loro e dell’ambiguo rapporto che intratteniamo con la percezione olfattiva. L’odore è una forma di comunicazione che si potrebbe definire involontaria. Ogni individuo ha un odore biologico unico, come le impronte digitali, e non lo può certo negare (anche se lo può attenuare, esaltare, correggere, insomma mascherare).


 

Il ruolo culturale dell’olfatto – senso non mediato dal pensiero e dal linguaggio, ma da emozioni immediate di avversione o di attrazione – costituiva già nell’Antichità greca una impalpabile rete di simboli e di miti . Decisivo è il mito greco della seduzione aromatica della pantera profumata, riportato dapprima da Teofrasto, Plutarco ed Eliano, ed infine approdato alla simbologia cristiana come immagine della cattura mistica, quella che la parola del Cristo compie invisibilmente sulle anime. Si tratta di un passaggio decisivo, alle origini della civiltà occidentale, in cui i primi miti della seduzione erotica degli odori introducono una sfasatura tra la funzione positiva e solare degli aromi immarcescibili come l’incenso da restituire agli dèi attraverso il fumo fragrante , e una funzione negativa degli stessi profumi usati a fini erotici e seduttivi.

 

L’ambiguità dello statuto culturale dei profumi si riflette nella svalutazione dell’odorato e dell’odore, in cui giocheranno un ruolo decisivo il pensiero cristiano e i filosofi della dialettica e della Ragione. Kant ed Hegel, ad esempio, privilegando, come Aristotele, la vista, che è il senso della distanza e della teoria, parleranno dell’olfatto come di un “senso animale”, antisociale ed escluso dall’estetica. Opera fondamentale per conoscere le modificazioni sociali e antropologiche legate agli odori è la Storia sociale degli odori, di Alain Corbin, pubblicata nel 1982. “La lettura di questa dotta, un po’ elegante, storia degli odori – notava Giorgio Manganelli – ci suggerisce quel che pare ovvio, ma può venir trascurato: cioè, che l’igiene è un prodotto del tutto artificiale e tecnologico, ed esige una organizzazione centralizzata, scientifica, aggiornata. È una tecnica […], una ideologia artificiale, ignara della puzza collettiva, e intesa a punire i tanfi individuali; ha in sé qualcosa di maniacale, come la ginnastica e la dietetica”. La ricerca di Corbin parte dal XVIII secolo e ricostruisce la battaglia contro gli odori portata avanti su più fronti, che ha condotto a ciò che l’autore chiama il “silenzio olfattivo” del Novecento.

Il naso ( che essendo protuberante rimanda ad un’altra protuberanza ) non sarà più come quello dritto e fiero della pittura del Rinascimento italiano, ma resta, di volta in volta, o complessivamente, un senso istintuale, voluttuoso, erotico, impertinente, libertino, frivolo, incapace di uscire fuori dal solipsismo originario della soggettività. In un continuo va e vieni tra proporzione e svalutazione dei dati olfattivi, le ragioni sia filosofiche che sociali di denigrare il naso sono numerose. E bisogna aggiungervi la fugacità del suo oggetto, che rende difficile la verbalizzazione delle emozioni che esso suscita.

Un filosofo con un naso sarà invece Nietzsche, che sferrerà, per primo, le critiche più virulenti contro i detrattori dell’odorato, ricordandone la funzione di conoscenza intuitiva. Solo agli inizi dell’Ottocento, nel clima di un generale movimento delle idee iniziato già con l’Illuminismo, l’odorato trova eloquenti difensori nei pensatori libertini, nei sensisti e negli utopisti come il filosofo francese Charles Fourier, che sogna di fare degli aromi “ una vera scienza delle corrispondenze universali più sottili”.

Finiti i secoli graveolenti delle puzze organiche e degli odori animaleschi e grevi, le sensazioni olfattive vengono rivalutate proprio agli albori della modernità, e cioè parallelamente al rifiuto borghese del nauseabondo e a quel raffinamento narcisista dei costumi che porteranno l’odorato all’avanguardia del gusto. Nello stesso tempo inizierà quel discorso, inaugurato da Freud, che constatata la scarsa capacità di discriminare gli odori manifestata dagli esseri umani ( definiti “microcosmatici” dai naturalisti) , ne fa l’indice di una perdita di significato per loro, quasi come se fosse un segno della loro avvenuta civilizzazione. In Occidente e Oriente nello specchio di Dioniso e di Apollo lo psicoanalista Iakov Levi ha sostenuto come “tutta la civiltà occidentale si sia sviluppata sotto il segno dell’occhio di Apollo, il dio della rappresentazione figurata e dell’arte… Sotto la predominanza dell’olfatto la civilizzazione non avrebbe potuto svilupparsi nè essere sostenuta”.

Non c’è dubbio che l’uomo privilegi la vista, fin dai primordi, e che l’iconoclastia dei popoli regrediti al deserto e alla predominanza dell’olfatto rappresenti una perdita per la civiltà. Tuttavia l’uso dell’olfatto – ancorché un po’ schiacciato dal prevalere delle immagini e dei suoni, del virtuale e della riduzione dei contatti diretti – non è tanto atrofizzato quanto messo in ombra dallo status culturale attribuito agli odori “naturali”, che restano biologicamente significativi e forse costituiscono il cammino più corto per l’intimità sessuale ( in Odori, un libretto del 1997, osservavo che ci si rende conto di essere davvero innamorati di una persona quando se ne sopportano anche gli odori più indiscreti).

Da qui l’enorme interesse e i molti interrogativi suscitati dalle più recenti ricerche scientifiche sui feromoni ( i messaggeri chimici che svolgono un ruolo nella sessualità degli animali) e su quel misterioso organo detto vomeronasale che comprende alcune funzioni nella percezione degli stimoli olfattivi. “Esiste, biologicamente parlando, un odore-messaggio di femmina? “, chiede lo psichiatra Domenico De Maio, autore di uno studio sui “Turbamenti olfattivi” ( Laruffa editore). “ Parrebbe di sì e la chiave di lettura sembrerebbe affidata ai feromoni. Si tratta di sostanze volatili, veri e propri messaggi chimici rilasciati da un soggetto nel suo ambiente e dotati di effetti fisiologici e/o comportamentali sugli altri membri della stessa specie. Il loro raggio d’azione è sovente notevole: di undici chilometri per alcune farfalle notturne e di tre per la cagna in calore”. Localizzato in prossimità delle narici, l’organo vomeronasale è stato sempre considerato negli esseri umani rudimentale e accessorio. “ E’ per questo – nota a sua volta Annick Le Guérer, studiosa di antropologia e di filosofia – che i chirurghi, che non esitavano a eliminare quest’organo durante le rinoplastiche, cominciano oggi a interrogarsi sulle eventuali conseguenze di questa pratica. Potrebbe, in particolare, essere all’origine di fenomeni depressivi?” ( cfr. I poteri degli odori, Bollati-Boringhieri).

Posto alla cerniera dei sensi della distanza ( la vista e l’udito) e di quelli del contatto ( il gusto e il tatto) , l’olfatto è il senso della confusione. Esso resta radicato in maniera complessa e ancora non del tutto chiara nel fondo “arcaico” della corporeità e di una fisicità che non cessa d’imbrazzare i numerosi studi multidisciplinari sull’argomento. Occorrerebbe chiedersi, per esempio, perché lo shaid, il martire-killer, nella maggior parte dei casi si profuma prima di esplodere direttamente , crede lui, in paradiso e nella gnocca, altrettanto profumata, delle urì. D’altra parte, sebbene oggi l’olfatto non abbia un’importanza preminente nella civiltà del deodorante, senza i molteplici ricettori delle nostre umide fosse nasali saremmo alquanto sguarniti per apprezzare il cibo, sentire l’odore dei nostri amanti e per chiudere il gas. Anche il campo della nostra immaginazione ne sarebbe abbastanza ridotto. Ma né l’ambiente, né l’esperienza, né la cultura ci hanno insegnato a prenderci cura della varietà degli odori, come se questi non fossero necessari alla nostra vita interiore quanto le immagini e i suoni.

 

Ti ricordi quel profumo ? “. Sulla scia evanescente di un profumo, mentre i ricordi risuonano immediatamente, chiedendoci dove siamo stati tutto questo tempo – gli amanti – come i mistici, gli alchimisti e i maghi – sognano, ancora una volta, il potere di odori indistruttibili. Che sia quello dell’immaginazione il vero potere degli odori ?

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Convertito cristiano, rischia la pena di morte

 ISLAM E LIBERTA’ DI COSCIENZA

 CONVERTITO CRISTIANO, RISCHIA LA PENA DI MORTE

E’ il caso di Abdul Rahman, un cittadino afghano denunciato come apostata dai suoi familiari. Dopo un paio di settimane di carcere, l’infedele è stato portato davanti alla Corte Suprema. Durante il processo a suo carico a Kabul, scrive  AsiaNews, "Rahman ha confessato di essersi convertito 16 anni fa, dopo aver conosciuto un operatore sanitario di un gruppo cristiano che aiuta i profughi afgani in Pakistan". Secondo la stessa fonte, "il pubblico ministero, Abdul Wasi, ha detto di aver offerto all’imputato di cancellare le accuse a suo carico se fosse tornato musulmano, ma Rahman ha rifiutato". Per questo il pm, ha definito il comportamento del cristiano come un  inammissibile attacco all’islam e il giudice Ansarullah Mawlavezada ha quindi spiegato all’imputato che il ripudio della religione islamica è un atto grave di apostasia ( ردة ridda, ارتداد irtidâd), per cui la sharia, su cui la Costituzione afgana si basa, prevede la pena capitale per impiccagione, come richiesto dal pm. "Ha rinnegato l’islam, merita la morte”, ha commentato da parte sua il vice presidente della commissione (statale) dei Diritti Umani, Ahmad Fahim Hakim. “La Costituzione è basata sulla sharia” — ha dichiarato riferendosi alla legge coranica.

Secondo AsiaNews, quanto accade nel tribunale di Kabul "non è altro che l’applicazione della sharia, la legge islamica, su cui si basa la stessa Costituzione del Paese". "L’eventuale condanna a morte – commenta ancora l’agenzia del Pime – non solo preoccupa come violazione di uno dei diritti umani fondamentali, quello della libertà religiosa, ma sarebbe anche un brusco passo indietro, quasi una chiusura, nel cammino del dialogo con l’islam”. La conversione dei musulmani ad un’altra religione è punibile con la morte in Arabia Saudita, Mauritania, Sudan , Iran e ovunque venga instaurata la sharia come chiedono, anche in Europa * , i gruppi fondamentalisti. Altri paesi islamici, come l’ Algeria o come l’Egitto, colpiscono i convertiti con  privazione dei diritti civili.

  Si tratta di una profanazione delle fondamentali libertà dell’uomo, che implica islam e libertà di coscienza, un nodo non risolto all’interno dell’islam.

Nel caso di Abdul Rahman Italia e Germania non sono rimaste a guardare in silenzio . E il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, intervenendo alla trasmissione di Canale Italia «Il tappeto volante» ha annunciato di avere « ragionevoli motivi per dire che non verrà eseguita la sentenza del cittadino afghano convertitosi al cristianesimo che potrebbe essere condannato alla pena capitale per apostasia».

 * Nota . "Colui che abbandona la sola vera religione dev’essere condannato a morte. Il peccatore avrà tre giorni di tempo per pentirsi, dopodichè la condanna diverrà esecutiva." Così si è espresso l’imam di Jönköping in una intervista rilasciata al quotidiano svedese "Expressen". Secondo un hadith poco attendibile a cui si rifanno i radicali, quello di ‘Ikrimah, Maometto avrebbe detto: “Chi cambia religione, uccidetelo”.

Abdul, un simbolo dei diritti di tutti di Magdi Allam – Corriere

Dobbiamo salvare non un Abdul Rahman, ma tutti gli Abdul Rahman: solo così ci salveremo tutti.

Affermiamo ad alta voce il diritto dei musulmani a convertirsi. Cominciando da casa nostra. Giorgio Paolucci e Camille Eid nel saggio I cristiani venuti dall’Islam, Storie di musulmani convertiti (Piemme, 2005), rivelano che in Italia tanti ex musulmani sono costretti a celare la loro fede cristiana e a praticare segretamente il culto cristiano perché rischiano la vita. È del tutto evidente che se non siamo in grado di garantire un diritto fondamentale di libertà personale ai musulmani in Italia, non lo potremo mai assicurare agli afghani”.

 ***

Aggiornamento

Rahman salvo: è in Italia. Almeno lui…
korazym.org – 29 mar 2006

LIBRI

 A morte in nome di Allah – I martiri cristiani dalle origini dell’islam a oggi (Piemme)

  • Ai massacri ufficiali commessi sotto l’impero ottomano a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento si sono sostituiti quelli compiuti da gruppi fondamentalisti più o meno con la complicità del governo, come è avvenuto in Indonesia e a Timor Est. Semmai, oggi i casi vengono denunciati più in fretta e non sempre possono essere commessi impunemente. Certi governi, come quello pakistano, sanno di essere sotto osservazione e cercano di circoscrivere il fenomeno”.

 Prigionieri cristiani si fanno decapitare dai Saraceni (Les Livres du Graunt Caam, XIV sec. )

  • Dall`espulsione dei cristiani yemeniti sotto i primi califfi dell`islam fino ai martiri del XX secolo: i trappisti del monastero algerino di Tibhirine, mons. Claverie, i cristiani del Sudan, della Nigeria, dell`Egitto, dell`Indonesia, del Pakistan. Attraverso le pagine più cruente, il racconto delle tragiche vicende dei cristiani uccisi in nome di Allah nei secoli: un martirio che ha visto cadere uomini, donne, sacerdoti, monaci, missionari e talvolta anche bambini. La storia si estende anche ai fenomeni caldi dell`attualità: l’intolleranza dei regimi integralisti, gli attentati e le persecuzioni a danno delle comunità cristiane dei Paesi islamici. Quattordici secoli di islam, quattordici secoli di martirio cristiano. Con la sua narrazione globale, estesa nel tempo e nello spazio, degli atti dei martiri in terra musulmana, questo libro di Camille Eid è una prima assoluta. E` la storia della travolgente espansione del dominio islamico, e poi dei suoi splendori di civilizzazione, e poi del suo declino narrata da un punto di vista decisamente alternativo e non convenzionale.

                     (dalla prefazione di Sandro Magister)

Recensioni

Roberto Beretta – Il Timone  Luglio/Agosto 2004

Antonio Socci – Il Giornale 17 / 4 / 2004

Marina Corradi  – Tempi nr 26  24 / 6 / 2004

Giorgio Paolucci – Avvenire  15/ 4 / 2004

 

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