Prodi / Sedute spiritiche

 SEDUTE SPIRITICHE

"Organizzare un po’ di felicità per tutti"

 

Quella parolona – «felicità» – in bocca a Romano Prodi è davvero evocativa…

L’evocazione finale di Romano Prodi ( Romanetto degli Spiriti ) in videoclicca qui  con il ditino

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80 anni per Jerry Lewis

 80 anni per Jerry Lewis

Una vita vissuta tra risate e sofferenze

«Il mio compleanno? Un giorno come gli altri, fedele alla mia regola base: il rapporto con la vita deve essere, sempre, una love story». Joseph Levitch, noto come Jerry Lewis , compie 80 anni ( è nato nel 1926 a Newark, New York ) ma assicura di non avere una vera età e – come riferisce Giovanna Grassi in una corrispondenza da Las Vegas per il Corriere della Sera dice che si diverte a mettere nel suo sito le foto da giovane scapestrato e a sentirsi ragazzo con la figlia adolescente Danielle alla quale ha dedicato il suo recente libro «Dean & Me»  – dove narra il sodalizio con Dean Martin, iniziato nel 1946 e durato circa dieci anni. Per l’America fu un ritorno al sorriso dopo gli anni bui della guerra.

Maestro di comicità ci ha fatto divertire un giorno, per circa mezzo secolo, con strepitose gag visuali e i suoi Il delinquente delicato, del 1957, Il balio asciutto (1958) e Il Cenerentolo (1960): storia di un ragazzo dinoccolato, strabico e bruttino che, per una notte, si trasforma in un irresistibile seduttore. Dove vai sono guai è del 1963 e, dello stesso anno, Le folli notti del Dottor Jerryll, esilarante parodia del romanzo di Stevenson.

Negli Anni Sessanta Lewis dirige film in Gran Bretagna e Francia dove riceve un’accoglienza osannante per Scusi dov’è il fronte?, omaggio a Charlie Chaplin. E riviste sofisticate come i «Cahiers du cinema» e «Positif» sentenziano che i suoi film rivelano qualcosa di profondo sulla società americana che gli stessi americani non riescono a capire. «È stato più innovativo di Chaplin e di Keaton» decreta Jean-Luc Godard.

È il 1971: per nove anni, soprattutto per motivi di salute, l’attore si allontana dalle scene. Il ritorno avviene con Bentornato Picchiatello, del 1979, passerella di strepitose gag visuali. Nel film diretto da Martin Scorsese nel 1983 Re per una notte ( drammatico apologo sul bisogno di apparire che contraddistingue il nostro tempo ) , affronta un ruolo drammatico, quello di un personaggio cinico e impaurito, imbavagliato per la maggior parte del tempo con del nastro adesivo. Lo stesso anno,appare in una satira violenta sulla società americana intitolata Qua la mano picchiatello. Il suo ultimo ciak risale al 1995 in Funny Bones, dove interpreta il ruolo di Jack, un vecchio commediante dal doppio volto e fuori di testa. Alla 56a Mostra del cinema di Venezia, gli viene assegnato il Leone d’Oro alla Carriera.

«Bisogna essere matti per fare il comico», diceva Jerry Lewis solo due anni fa, di passaggio a Roma per promuovere una campagna contro il dolore. Sei figli, quattro by-pass, una quarantina di film come attore, una decina da regista, Jerry Lewis, che oggi è inchiodato ad una sedia a rotelle dopo un incidente che nel 1967 gli ha leso il midollo spinale, è anche noto per il suo impegno nel campo della beneficienza e nelle battaglie contro la malattia e l’invalidità. In particolare è l’ideatore e il promotore di Telethon (Television Marathon) nato su sua iniziativa negli stati Uniti nel 1966, con lo scopo di raccogliere fondi a favore della Muscular Dystrophy Association (Associazione per la Distrofia Muscolare). Una iniziativa che gli è valsa, nel 1977, una nomination al premio Nobel per la Pace.

Jerry Lewis – il Picchiatello, come lo chiamavano in Italia – è stato il grande interprete di una comicità ispirata ai grandi padri della tradizione comica americana come Chaplin, Keaton, Laurel, e alla trasfigurazione cinematografica di un personaggio classico, o meglio di un “carattere” della tradizione yiddish, lo Schlemiel, ossia il tipico individuo imbranato e perseguitato da una sfortuna dalla quale – dopo le urla, gli strani contorcimenti e gli schiamazzi con voce infantile – risollevarsi, ogni volta, con la propria faccia. Per essere amato, perché è questo il desiderio più profondo del clown.

– I film di Jerry Lewis

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La letteratura e il male / La mamma morta

La letteratura e il male

 LA MAMMA MORTA

Da Colloquii coi personaggi di Luigi Pirandello

 

…Non sono io forse viva sempre per te?

Oh, Mamma, sì! – io le dico. – Viva, viva, sì… ma non è questo! Io potrei ancora, se per pietà mi fosse stato nascosto, potrei ancora ignorare il fatto della tua morte, e immaginarti, come t’immagino, viva ancora laggiù, seduta su codesto seggiolone nel tuo solito cantuccio, piccola, coi nipotini attorno, o intenta ancora a qualche cura familiare. Potrei seguitare a immaginarti così, con una realtà di vita che non potrebbe esser maggiore: quella stessa realtà di vita che per tanti anni, così da lontano, t’ho data sapendoti realmente seduta là in quel tuo cantuccio.

    Ma io piango per altro, Mamma! Io piango perché tu, Mamma, tu non puoi più dare a me una realtà! E’ caduto a me, alla mia realtà, un sostegno, un conforto. Quando tu stavi seduta laggiù in quel tuo cantuccio, io dicevo: “Se Ella da lontano mi pensa, io sono vivo per lei”. E questo mi sosteneva, mi confortava. Ora che tu sei morta, io non dico che non sei più viva per me; tu sei viva, viva com’eri, con la stessa realtà che per tanti anni t’ho data da lontano, pensandoti, senza vedere il tuo corpo, e viva per sempre sarai finché io sarò vivo; ma vedi? è questo, è questo, che io, ora, non sono più vivo, e non sarò vivo per te mai più! Perché tu non puoi più pensarmi com’io ti penso, tu non puoi più sentirmi com’io ti sento!

    E ben per questo, Mamma, ben per questo quelli che si credono vivi credono anche di piangere i loro morti e piangono invece una loro morte, una loro realtà che non è più nel sentimento di quelli che se ne sono andati. Tu l’avrai sempre, sempre, nel sentimento mio: io, Mamma, invece, non l’avrò più in te. Tu se qui; tu m’hai parlato: sei proprio viva qui, ti vedo, vedo la tua fronte, i tuoi occhi, la tua bocca, le tue mani; vedo il corrugarsi della tua fronte, il battere dei tuoi occhi, il sorriso della tua bocca, il gesto delle tue povere piccole mani offese; e ti sento parlare, parlare veramente le parole tue: perché sei qui davanti a me una realtà vera, viva e spirante; ma che sono io, che sono più io, ora, per te? Nulla. Tu sei e sarai per sempre la Mamma mia; ma io? Io, figlio, fui e non sono più, non sarò più…

L’ombra s’è fatta tenebra nella stanza. Non mi vedo e non mi sento più. Ma sento come da lontano lontano un fruscio lungo, continuo, di fronte, che per poco m’illude e mi fa pensare al sordo fragorio del mare, di quel mare presso al quale vedo ancora mia madre. Mi alzo; m’accosto a una delle finestre. Gli alti giovani fusti d’acacia del mio giardino, dalle dense chiome, indolenti s’abbandonano al vento che li scapiglia e par debba spezzarli. Ma essi godono femineamente di sentirsi così aprire e scomporre le chiome e seguono il vento con elastica flessibilità.

E’ un moto d’onda o di nuvola, e non li desta dal sogno che chiudono in sé. Sento dentro, ma come da lontano, la sua voce che mi sospira:

Guarda le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più! Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà più sacre e più belle”.

Luigi Pirandello, Novelle per un anno , volume terzo, tomo II, Mondadori, Milano, pp.1152-1153

Autocritica della corporeità metaforica

di Giorgio Cesarano, Manuale di sopravvivenza, Dedalo, Bari, 1974

Come piangono, gli « uomini », nel gorgoglio del piscio chiamando la mamma. Come si allattano all’orifizio. Ma ormai, è cosa pubblica: i produttori del vizio surgelato in rappresentazioni (che più sacre di così mai ne ha vedute il mondo) hanno saccheggiato tutti i Kraft-Ebing, gli archivi di polizia criminale i confessionali, gli schedari degli psichiatri; ed eccole, le « vergogne », fotografate a colori, patinate, ecco in controluce il rivolo quasi georgico di piscio, fin nel bacile di plastica, eccola la nascita prodigiosa dello stronzo, nel caramello della ceramica e del nylon. Dov’è più la nausea? Cosa ne vanno facendo del mistero, del divieto, che messa celebrano questi pii maîtres? Run, run show! Al cinema accanto, teste volano in un bengala di sangue, mani di principesse strappano, in un sol gesto gratiae plaenum, stomaci, fegati, quindi si leccano le dita con lingue rosee, di gattine. Le stesse, sui glandi. I rivoli di sangue e sperma convergono. Proiettate, proiettate, qualcosa ne rimarrà. Persuasi di giocare con la sacra merda (feci-oro), giocano col fuoco. Che cosa vanno imparando i figli di questi fedeli della nuova messa spettacolare? Dove troveranno la forza del disgusto? In nessun luogo: è finita, sta finendo, la regola del divieto. E’ cominciata, sta cominciando, la coerenza del voler vedere. Il sesso è il sesso, la morte la morte. Il processo, doppiato un limine, avanza a ritroso. Dalla rappresentazione verso la nuova verità. Nel tempo enormemente dilatato del pornoshow ciascuno scopre di assistere alla tortura di tutta la propria « vita », inchiodato alla sedia della sua perpetua astanza finalmente rivelata. (…). Guardino, i radicali, tutto il campionario. Vi riconoscano la propria debolezza e i punti di partenza dei propri desideri. Ve li troveranno, l’una e gli altri. Ma guardino senza tremare. Niente sogghigni, niente tentazioni di classificazione. Al di là dell’ira, della vergogna, del disprezzo; dell’estetica, del « buon gusto », della mistificazione. La collera è un’altra da quella che fa stornare lo sguardo. La collera scenda a far luce negli scantinati. Si trovi, la collera, si riconosca. Riporti su il bambino che frigna. Su, alla faccia, su, agli occhi. Su a vendicarsi e vendicare. Su, a dire il vero, finalmente.

Fonte: Giorgio Cesarano – L’insurrezione erotica

http://www.nelvento.net/cesarano/erotica2.php

Si tratta di un campionario di debolezze, di tentazioni del limite e di frontiere ormai relative che sfuggirebbero ad ogni classificazione, se non forse a quella del mito piccoloborghese della cosiddetta “trasgressione”, tipico del sistema dell’austera e sinistra monarchia del sesso che ci governa. A tale proposito – sulla linea dell’intreccio contemporaneo fra letteratura, spettacolo e male – ho trovato sintomatico anche un film, Ma mère, non proprio recentissimo, e che ho visto solo in questi giorni.


Fotogramma dal film Ma mère di Christophe Honore’

Alla morte del padre, Pierre, un adolescente, scopre la vera natura di sua madre: una troia, una cagna, una donna alla quale votare un amore cieco in cui si mescolano angoscia, vergogna, godimento, disgusto, adorazione e rispetto. Dal romanzo Mia madre del filosofo e scrittore Georges Bataille (1897-1962), un film livido, ruvido ed estremo racconta la storia della ricerca del sacro tramite la pornografia, il mito piccoloborghese della trasgressione e il dissequestro della sessualità da parte di un bambino che frigna – un bambino al quale Garrel, l’attore che interpreta Pierre, conferisce una certa sfumatura umoristica. Una iniziazione fallimentare e inconcludente all’estasi della perversione e al male, ambientato alle Canarie, una delle più famose mete del turismo sessuale e industriale. Il cineasta dichiara di essersi ispirato ad alcuni scrittori di oggi: Dennis Cooper, Sarah Kane, Breat Easton Ellis che, afferma , «per me funzionano come i traduttori di Bataille. Il loro lavoro sembra proteggere certe problematiche di Bataille nei confronti delle società liberali contemporanee». (…). “ Guardino, i radicali, tutto il campionario. Vi riconoscano la propria debolezza e i punti di partenza dei propri desideri. Ve li troveranno, l’una e gli altri, eccetera” ( Giorgio Cesarano, op. cit.).

Ma Mère – Scheda film

Note

"Giacché l’uva verde della parola con cui il bambino troppo presto riceve da un padre l’autentificazione del nulla dell’esistenza, e il grappolo della collera che risponde alle parole di falsa speraza con cui sua madre l’ha ingannato nutrendolo con il latte della sua disperazione, legano i suoi denti più che se fosse stato svezzato d’un godimento immaginario, od anche fosse stato privato di certe cure reali" (J. Lacan ).

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Una preghiera di San Tommaso

  UNA PREGHIERA DI SAN TOMMASO

Adoro Te devote, latens Deitas
quae sub his figuris vere latitas
Tibi se cor meum totum subiciit
quia Te contehemplans totum deficit

Quello che in me è ancora capace di devozione adora te, o Dio nascosto,
che sotto questi segni davvero sei presente.
A te il mio cuore tutto si abbandona,
perché contemplando Te tutto il resto è come niente.

Visus, tactus, gustus in Te fallitur
sed auditu solo tuto creditur
credo quidquid dixit Dei Filius
nihil hoc Verbo veritatis verius

La vista, il tatto, il gusto non ti intendono,
ma per la sola tua parola noi crediamo sicuri.
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio:
niente è più vero di questo Verbo di verità.

In cruce latebat sola Deitas
at hic latet simul et humanitas
ambo tamen credens atque confitens
peto quod petivit latro poenitens.

Sulla Croce era nascosta la sola divinità;
qui anche l’umanità è nascosta;
tuttavia l’una e l’altra credendo e confessando,
chiedo ciò che chiese il ladrone pentito.

Plagas sicut Thomas non intueor
Deum tamen meum Te confiteor.
Fac me Tibi sempre magis credere
in Te spem habere, Te diligere

Come Tommaso non vedo le piaghe,
eppure ti confesso mio Dio.
Fa’ che s’accresca sempre più in me la fede in te,
la mia speranza, il mio amore per te.

O memoriale mortis Domini
Panis vivus vitam praestans homini
praesta meae menti de Te vivere
et Te illi sempre dulce sapere.

O memoriale della morte del Signore,
pane vivo che dai la vita all’uomo,
fa che la mia mente viva di te,
e gusti sempre del tuo dolce sapore.

Pie pellicane, Jesu Domine
me immundum munda Tuo sanguine
cuius una stilla salvum facere
totum mundum quit ab omni scelere

O pio pellicano, Gesù Signore,
purifica me immondo col tuo Sangue,
di cui una sola stilla può salvare
tutto il mondo da ogni delitto.

Jesu quem velatum nunc adspicio
oro fiat illud quod tam sitior
ut Te revelata cernens facie
visu sim beatus Tuae gloriae.

Amen.

Fonte: http://www.culturacristiana.net//

Gesù, che adesso adoro sotto un velo,
fa’ che avvenga presto ciò che bramo:
che nel contemplarti faccia a faccia,
io possa bearmi della tua gloria.

Amen.


 

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Non vedenti / Il Corano a scuola

 NON VEDENTI

IL CORANO A SCUOLA

 "Se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana – ha detto il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace a margine di un convegno – non vedo perché non si possa insegnare la loro religione. Questo è rispetto per l’essere umano. Se attendiamo la reciprocità nei Paesi islamici dove vivono cristiani, ci mettiamo sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità".

"Se quindi – ha continuato Martino – ci sono persone di altra religione nella realtà italiana, bisogna rispettare queste persone nella loro identità culturale e religiosa. Solo il dialogo e la libertà religiosa possono evitare il fondamentalismo, sia quello politico-laico che quello religioso. Tutte le religioni sono di pace* ".

* DAL CORANO traduzione interpretativa in italiano:

O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati. Quanto a coloro che hanno una malattia nel cuore, essa aggiunge sozzura a sozzura e muoiono nella miscredenza. [9:123-125]

Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte.  Questa è stata la consuetudine di Allah nei confronti di coloro che vissero precedentemente. Non troverai alcun cambiamento nella consuetudine di Allah. In verità Allah ha maledetto i miscredenti ed ha preparato per loro la Fiamma.  [33: 64]

Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano. [2:190-193]
Di’: « Posso forse annunciarvi peggior ricompensa da parte di Allah? Coloro che Allah ha maledetto, che hanno destato la Sua collera e che ha trasformato in scimmie e porci [gli ebrei], coloro che hanno adorato gli idoli, sono questi che hanno la condizione peggiore e sono i più lontani dalla retta via. [5:59-60]

Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati. [8:60]

Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. [9:29]

Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti. [9:14]

La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso. [5:33]

Gli ipocriti e le ipocrite [i miscredenti] appartengono gli uni alle altre. Ordinano quel che è riprovevole, proibiscono le buone consuetudini e chiudono le loro mani. Dimenticano Allah, ed Egli li dimenticherà. Sono loro, gli ipocriti, ad essere empi! [9:67]

Non pregare per nessuno di loro quando muoiono e non star ritto [in preghiera] davanti alla loro tomba. Rinnegarono Allah e il Suo Messaggero e sono morti nell’empietà.  [9:84]

E non credano di vincere, i miscredenti. Non potranno ridurCi all’impotenza. [8:59]

Muhammad è il Messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro. [48:29]

I veri credenti solo coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato senza mai dubitarne e che lottano con i loro beni e le loro persone per la causa di Allah: essi sono i sinceri. [49:15]

Ma prima bisogna stabilire quale Corano insegnare
Corriere della Sera 
Quale islam si insegnerebbe nelle scuole italiane? A chi verrebbe affidata la gestione di questi corsi? L’obiettivo è la conoscenza di una religione o l’affermazione di una «identità islamica» distinta dalla «identità italiana»?

L’ora di islam: tutte le reazioni
 Vita

Giustizia e reciprocità, risposta al Card. Martino di Ernesto Galli della Loggia – Corriere della Sera

 

La Consulta islamica è più moderata del cardinale Renato Martino
L’Opinione

Gli immigrati di origine musulmana, a differenza del cardinale Martino, che “non vede” perché non si possa insegnare “la loro religione”, conoscono l’islam dei barbuti, sono abituati ad averne paura fin da piccoli e non hanno interesse alcuno a ghettizzarsi in nome del comunitarismo islamico in pezzi di società fondati sulle religioni ed estranei al contesto che li ospita.

Islam, il cardinal Martino: ”Sì all’ora di Corano a scuola”


Il cardinale Raffaele Renato Martino

L´esortazione della via giusta e della salvezza vera

 Allah l´onnipotente dice nel suo nobile Corano (Qur`An) come seguente:
«Parla: “lui e Allah, l´unico.”» (Al-Ihlas: 1)
I cristiani credono a tre dei, nel dire Padre, Figlio, e Spirito Santo Ma di quale errore stiamo parlando?

Allah l´altissimo dichiara definitivamente nella Sura (Al-Ihlas: 3)
«Lui non genera en non e stato generato»
I cristiani dicono che “Gesú e´ il messia, il figlio di Allah”
Potrebbe esserci un ignoranza piu grave di questa?

Gesú (Isa) -pace sia con lui- disse come nel nobile Corano descritto come seguente:
«Io sono un servo di Allah. Lui mi ha dato il libro e mi ha fatto un profeta.» (Maryam (Maria): 30)
Ma i cristiani adorano a Gesú.-pace sia con lui- Ma che confusione e questa?

Allah l´altissimo parla nel nobile verso 4-5 del Al Kahf come seguente:
«E per avvertire coloro che dicono che: “Allah ha un figlio”
Coloro non hanno la minima conoscenza, ne hanno i loro padri Mostruoso e quello che esce dalla loro bocca!
Non dicono altro che bugie.»
I cristiani dichiarano che Allah abbia un figlio, ma che falsitá e questa?

Allah l´Altissimo parla nel suo nobile verso:
«E Muhammed non e il padre di uno dei vostri uomini,
ma e l´ínviato di Allah e sara´l´ultimo dei profeti.»
(Al-Ahzab: 40)
E i cristiani dichiarano che non accettatno altri all´infuori di Gesú, anche se e scritto nel loro libro. Non credono neanche al loro libro.
Ma che opinione religiosa e questa?

…Ancora non volete svegliarvi? Allah l´Altissomo ci racconta nel suo nobiLe Corano un’altra spiegazione di Gesú -pace sia con lui-.

«In verità sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta». (Maryam: 30)

I cristiani peró prendono Gesú -pace sia con lui- per Dio. Dio sia lodato. Ma quale menzogna e questa?

Gesú -pace sia con lui-dice: «Io non sono il figlio di Allah, io sono il suo servo. Io non sono Dio, io sono il suo Profeta, il suo inviato». I cristiani fanno da una creatura un Dio e perdono la retta via. Loro poetano una bugia contro questo benedetto Profeta e uscirono dalla retta via.

Si puó fare da un essere umano un Dio? Ma che rinnegazione e questa? Su coloro che a Gesú -pace sia con lui- attribuiscono divinitá, Allah dice nei suoi nobili versi del Corano come segunente:

«Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “Allah è il Messia, figlio di Maria!”». (Al-Mâ’ida:72)

«Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “In verità Allah è il terzo di tre”. Mentre non c’è dio all’infuori del Dio Unico!» (Al-Mâ’ida: 73)

Dire che Allah e il terzo di tre visto da due punti diversi e una rinnegazione, l´una per la Parola “Tre” l´altra per la Parola “Terzo”.E una chiara”Schirk” (Associare, associare ad allah qulcosa).Accettare tre Dei dove non ce dio all´infuori di Allah, e rinnegare il diritto di Allah l´unico, e un ungiustizia. E una contraddizione come dire «Allah e Tre».

«Mentre non c’è dio all’infuori del Dio Unico!

E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti.» (Al-Mâ’ida: 73)

Coloro che desistono da quelle parole dal credere nella Trinitá, Allah l´altissimo li ha segnati come miscredenti. A coloro toccherá la condana peggiore.

Fonte: http://www.hakikat.com/index.html

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San Benedetto, salvaci tu questa Europa

 SAN BENEDETTO, SALVACI TU QUESTA EUROPA

  In un’Europa che non sa più chi è, che fatica a riconoscere la propria origine, che – in poche parole – non è più in grado di guardare in avanti certa di una sua forte e precisa identità, il santo patrono del vecchio continente deve divenire oggi la guida, il faro cui guardare, la roccia cui appoggiarsi. Così potrebbe essere sintetizzato il lungo ed articolato intervento tenuto ieri sera dal presidente del Senato, Marcello Pera, nell’Aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense”. San Benedetto, salvaci tu questa Europa  di Paolo Luigi Rodari, Il Tempo 3 marzo 2006 ( http://www.palazzoapostolico.it/dblog/).

Ora, lege et labora – La via di san Benedetto – L’attualità della regola di san Benedetto da Norcia

 

-Fonte: http://www.ora-et-labora.net/

"Secondo i dati ufficiali – nota l’islamologo Samir Khalil Samir -, gli immigrati musulmani rappresentano circa un terzo di tutti gli immigrati in Italia Eppure fanno parlare di loro molto più che gli altri due terzi". E si chiede perché. " Mi sembra che il motivo sia proprio la tendenza dei musulmani a politicizzare la propria presenza, a renderla visibile (sia per tendenza naturale, sia perché esistono lobby di musulmani italiani o stranieri). Ed è questa politicizzazione e questa tendenza all’affermazione della loro identità come diversa dagli altri che suscita reazioni di rigetto o di rifiuto. Non sarebbe più conforme agli interessi dei musulmani stessi cercare di vivere la loro vita ( e la loro fede) in maniera discreta e puntando a una vera integrazione"? D’altra parte, per un’Europa aperta, errante e disponibile, intendersi con persone che si costituiscono come “comunità” politicizzate, tendenti all’imposizione delle loro leggi e all’affermazione, anche tramite la violenza e l’aggressione, di un’ “ummanità” dai tratti astratti e violenti, ovvero di una loro diversità radicale, presunta o suggerita come fusa in un sol blocco politico-religioso ( una specie di corpo primitivo) , non può che essere faticoso, molto faticoso. Come ha osservato Wafa Sultan, psicologo arabo americano : “ Non c’è conflitto di civilizzazioni ma un conflitto tra la mentalità del Medioevo e quella del XXI secolo” ( l’intervista è stata diffusa su Al-Jazira il 21 febbraio 2006). E’ come se, con le parole di Shakespeare ( time out of joint ), il tempo fosse uscito fuori dai suoi cardini. E’ nell’area della civilizzazione dell’Islam/islam che si è aperta una breccia “nel nome dell’islam”, una cesura dalla quale emerge, al contatto con la modernità, una disperata volontà di distruggere ed autodistruggersi, non risparmiando né la vita umana, né le istituzioni, né i testi, né l’arte, né la parola. Non è che l’inizio della peste, della peste verde – dopo la peste bruna e quella rossa i cui adepti non sono ancora tutti andati in pensione. E in tempi orribili e confusi come il nostro, che occorre respingere l’attrattiva torbida dell’insufficienza e leggere, rileggere, pregare e lavorare.

       (il testo completo dell’appello)

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Nichilismo / L'attraversamento della linea

 NICHILISMO

L’ATTRAVERSAMENTO DELLA LINEA


         
Yves Klein, Saut dans le vide (Salto nel vuoto), 1960

Il proprio petto: qui sta, come un tempo nella Tebaide, il centro di ogni deserto e di ogni rovina. Qui sta la caverna verso cui spingono i demoni. Qui ognuno, di qualunque condizione e rango, conduce da solo e in prima persona la sua lotta, e con la sua vittoria il mondo cambia.

Se egli ha la meglio il niente si ritirerà in se stesso, abbandonando sulla riva i tesori che le sue onde avevano sommerso. Essi compenseranno i sacrifici.

[ Ernst  Junger – Oltre la linea ]

Junger si domanda in questo saggio, che rimane uno dei suoi testi essenziali, se è possibile "l’attraversamento della linea, il passaggio del punto zero" che è segnato dalla parola ‘niente’. E precisa: "Chi non ha sperimentato su di sé l’enorme potenza del niente e non ne ha subìto la tentazione conosce ben poco la nostra epoca".

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Junger / Ma lei che idea ha del progresso ?

  MA LEI CHE IDEA HA DEL PROGRESSO ?

 

E’ per me un antroporfismo con il quale l’uomo moderno ha tentato di leggere la storia. Un surrogato dell’idea di "spirito del mondo". Bisogna prenderne le distanze e osservare piuttosto l’universo e la sua storia dal punto di vista del principio della conservazione dell’energia * . La potenza del cosmo rimane sempre la stessa, non ci sono né progresso né regresso né accelerazione o decelerazione che possano modificarla. Ciò che cambia sono le figure, le forme che la storia, anzi, la terra produce incessantemente dal suo profondo. Il problema che qui vedo sorgere è un altro: possiamo considerare l’uomo, questa apparizione sovrana nella storia dell’universo, responsabile della sua evoluzione?

Antonio Gnoli e Franco Volpi , I prossimi Titani, Conversazioni con Ernst Junger , Adelphi, Milano 1997

* Termodinamica – rassegna critica  – Fonte: http://www.edscuola.it/

Come vedete la fisica attuale è riuscita a penetrare profondamente nella realtà dell’universo, ma è piena di interrogativi e sa che il nocciolo rimarrà nel mistero. Essa si domanda se c’è Qualcuno, dietro: non pretende più di dare una risposta, anzi, sa che non è compito della scienza darla e, più in generale, riconosce che la ragione umana non è idonea a fornirla in forma certa e irrefutabile. Ma sa pure che è ancor meno idonea a darla in negativo, come invece molti pensavano in precedenza. Ancor oggi parecchi vogliono farlo credere: essi non hanno capito (sono i ciechi del vangelo) che la luce vera viene da altrove, non dalla mente dell’uomo. Ezio Rosini, da: La Fisica, l’Uomo e Dio

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Bestiario della sinistra

 BESTIARIO DELLA SINISTRA

campagna dell'Unione

Controllare sempre la temperatura dell’acqua del bagnetto, prima di immergervi il piccolo. Regolare comunque il termostato del riscaldatore generale dell’acqua al massimo a 55°C: il bambino grandicello potrebbe aprire da solo i rubinetti dell’acqua e ustionarsi, se la temperatura dell’acqua fosse troppo elevata. Se in periodo di campagna elettorale lavate il bambino appena partorito con acqua troppo calda e questi si ustiona, imputare comunque a Berlusconi la colpa della triste vicenda e accusarlo di non vedere i disagi che ci sono in tutto il Paese e soprattutto nel Mezzogiorno.

Non esitare mai a dare a lui la colpa anche per Cadute, Schiacciamenti da librerie, scansie , altri mobili instabili non ben fissati al muro e specialmente televisioni non appoggiate su un ripiano sufficientemente largo e solido: la televisione è una delle cause più frequenti di schiacciamento fra le mura domestiche, e lui controlla tutte le televisioni.

Non dimenticate di dare a lui la colpa anche per Folgorazioni da impianto elettrico della casa non dotato di messa a terra e dispositivo "salvavita", Ferite da taglio dovuti a coltelli e forbici non tenuti lontano dai bambini, Annegamenti, Avvelenamenti, Sfighe Varie ed Eventuali. Idem naturalmente per i rischi fuori casa, a piedi, in bicicletta o in automobile: lui ferisce, annega, avvelena e, soprattutto :

LUI USTIONA I BAMBINI

(di Filippo Facci – il Giornale 24/02/2006)

Non so voi, ma io non ci resisto fino al 9 aprile. Ormai non c’è respiro che non sia bipolarizzato, non c’è evento atmosferico che non venga attribuito a colpe politiche altrui. E qui magari vi aspettereste un bel pistolotto sulla questione Islam, la necessità di non dividersi in un momento difficile, queste cose. Sbagliato. Per capire il centro bisogna guardare in periferia. A Cosenza, per dire: ieri una madre ha partorito in casa ma poi il neonato è stato lavato con acqua troppo calda, ed è rimasto ustionato. Triste. Ma indovinate a chi è andata la colpa: al sistema? Allo scaldabagno? A chi ha lavato il neonato? Al sud? Ai parti casalinghi? Sbagliato. Avete già capito. E’ colpa sua. Ha detto Dorina Bianchi, parlamentare della margherita: "il tragico episodio la dice lunga sulla propaganda del tutto va bene di Berlusconi. In una regione come la Calabria ci sono famiglie che ancora ricorrono al parto in casa, senza nessuna assistenza e soprattutto con un livello di cultura tale da ignorare che un’acqua troppo calda può bruciare la pelle così delicata di un neonato. Eppure Berlusconi fa finta di non vedere". Ecco, e che fai? Che fai, di fronte ad una cosa del genere? Rispondi? Ignori? Ti metti ad argomentare? No.Conti i giorni. Al 9 aprile ne mancano 45. La mortalità infantile ha le ore contate.

Cfr. margheritaonline.it  – Dorina Bianchi sulla vicenda del neonato ustionato

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Caravan petrol / Censurato Renato Carosone

  religiously correct

Caravan petrol…caravan petrol

(censurato Renato Carosone)

                 Coro:

Caravan petrol!…

Caravan petrol!…

Caravan petrol!…

Caravan petrol!…

Caravan…

Mm’aggio affittato nu camello,

mm’aggio accattato nu turbante,

nu turbante â Rinascente,

cu ‘o pennacchio russo e blu…

Cu ‘o fiasco ‘mmano e ‘o tammurriello,

cerco ‘o ppetrolio americano,

mentre abballano ‘e beduine

mentre cantano ‘e ttribbù…

Comme si’ bello

a cavallo a stu camello,

cu ‘o binocolo a tracolla,

cu ‘o turbante e ‘o narghilè…

Gué, si’ curiuso

mentre scave stu pertuso…

scordatello, nun è cosa:

Ccá, ‘o ppetrolio, nun ce sta…

Alláh! Alláh! Alláh!

Ma chi t”ha ffatto fá?

Comme si’ bello

a cavallo a stu camello,

cu ‘o binocolo a tracolla,

cu ‘o turbante e ‘o narghilè!…

Cu ‘o fiasco ‘mmano e cu ‘o camello,

cu ‘e gguardie ‘nnanze e ‘a folla arreto,

‘rrevutá faccio Tuleto:

nun se pò cchiù cammená…

Jammo, è arrivato ‘o Pazzariello!

S’è travestuto ‘a Menelicche…

‘Mmesca ‘o ppepe cu ‘o ttabbacco…

Chi sarrá st’Alí Babbá!?…

Comme si’ bello

a cavallo a stu camello,

cu ‘o binocolo a tracolla,

cu ‘o turbante e ‘o narghilè…

Gué, si’ curiuso

mentre scave stu pertuso…

scordatello, nun è cosa:

Ccá, ‘o ppetrolio, nun ce sta…

Alláh! Alláh! Alláh!

Ma chi t”ha ffatto fá?

Comme si’ bello

a cavallo a stu camello,

cu ‘o binocolo a tracolla,

cu ‘o turbante e ‘o narghilè!…

Finale:

Alláh! Alláh! Alláh!

Ma chi mm”ha ffatto fá?

Comme só’ bello

a cavallo a stu camello,

cu ‘o binocolo a tracolla,

cu ‘o turbante e ‘o narghilè!..

( Testo originale del brano scritto da Renato Carosone e "modificato" per essere utilizzato come sigla del reality show "islamically correct" di Canale 5 La fattoria).

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