Della umiliazione e dei musulmani

 LA MINACCIA DEI FEDELI AD OLTRANZA

DELLA "UMILIAZIONE" E DEI MUSULMANI

Il Vaticano si pronuncia con molta prudenza sulle vignette danesi: libertà di pensiero non porti a offesa della religione e il vero spirito di ogni religione non venga meno con deplorevoli azioni violenti. Per timore di infiammare uno scontro con il terrorismo islamico, che, di fatto, già esiste * , non si evidenzia troppo, benché si capisca benissimo, che fare satira non equivale  a sgozzare la gente.

D’altra parte, si tratta, mi pare, di valutare se è proprio vero che quelle vignette satiriche, blandamente umoristiche, ma ritenute dai gruppi fondamentalisti addirittura “sataniche”, costituissero una irrisione dei simboli religiosi dell’Islam, o non piuttosto un’irrisione del terrorismo di matrice islamica.

Di fatto, il maometto con in testa un turbante a forma di bomba, o che dice ai kamikaze che in paradiso le vergini sono finite, si riferiva all’islam politico che, sull’onda regressiva del ritorno all’ iconoclastia e al deserto dell’origine mitizzata dell’Islam, abolisce secoli di storia della civilizzazione islamica e fabbrica l’uomo-bomba sacralizzandolo, chiamandolo shaid con linguaggio religioso, e manda i video con gli ostaggi occidentali mentre vengono sgozzati "nel nome dell’islam".

Possiamo essere contrari all’abitudine (piccolo borghese, avrebbe detto Pasolini) di ridere sempre e comunque di tutto e di tutti, riduttivamente. Ma non per questo occorre rinunciare alla sana capacità di non prenderci troppo sul serio in ogni cosa, e anche d’ironia , che come l’arte, l’umorismo, la satira ( di origini latine ), è un modo per scongiurare e per aggirare le follie e le assurdità, ricorrendo anche, al limite, alla franca e diretta irrisione di quanto ci opprime. Nel caso delle vignette umoristiche danesi, la blanda irrisione era un modo per ribellarsi all’oppressione dei fondamentalismi e dei millenarismi e terrorismi dell’islam politico, che abusano di un vocabolario religioso e pretendono di sequestrare globalmente e in maniera spettacolare la multiforme realtà della civilizzazione islamica.

Non possiamo, mi pare ( a meno di non introdurre la sharia’h anche in Europa, cosa di cui sarebbero per primi i musulmani a soffrire ) rinunciare alle nostre fragili e discutibili libertà , cedere – per paura o per stanchezza – al nuovo e sfolgorante oscurantismo sacralizzato dalla bestialità dell’islam politico, e lasciare i musulmani più sensibili e riflessivi in balìa dei barbuti.

Non è giusto che i fondamentalisti, i jihadisti e i sinistri collaborazionisti offendano sia l’islam come religione di salute e di pace sia l’Islam come civilizzazione prismatica e plurale. D’altra parte è anche vero che a parlare “in nome dell’Islam” è, oggi, chi fa la voce più grossa, come ad esempio l’ineffabile sceicco al Qaradawi, uno dei più tonitruanti predicatori “in nome dell’islam”, imbonitore sulla TV di Al Jazira, quella che i nostri commentatori si ostinano a definire "Tv laica". Altro che vignette, lo sceicco si è già autorizzato a formalizzare, con lo stile pedantesco che gli è proprio, la fatwa di condanna a morte dei vignettisti, dei direttori di giornali, di tutti coloro che si rendono complici dell’ "offesa satanica" al profeta dell’islam, siano essi cristiani, ebrei o musulmani. E’ evidente che ormai incombe a tutti un dovere di non sottomissione alla tirannia e al grave pericolo rappresentato dall’ascesa sfolgorante dei lugubri, spettacolari e lunatici barbuti.

La spettacolarizzazione delle proteste degli estremisti organizzati, così come anche quelle dei governi musulmani ( “moderati” ma costretti a fare i conti con i fondamentalisti e l’odio delle piazze ) e le minacce di morte dei terroristi di matrice islamica , danno l’impressione che esista davvero una sola Umma transnazionale, saldata sul motivo – ricorrente, ed avanzato anche dopo l’11 settembre – dell’umiliazione e dei musulmani. Quando invece, mi pare, i musulmani non sono una sola testa che si piega all’unisono, né il terrorismo di matrice islamica è un movimento reattivo a qualche torto colossale, di portata oggettivamente storica. Il terrorismo di matrice islamica non è reattivo bensì è un movimento aggressivo: pronto a sfruttare anche vignette baldamente umoristiche per saldare le masse attorno al motivo dell’umiliazione dell’Islam e della riconquista dell’onore perduto. 

Ridursi all’identità e alla maschera e fissa e contratta del fedele ad oltranza ( sia esso islamista, cristianista, induista, buddhista, ecc.) non deriva tanto dalla paura di morire quanto dal terrore di sentirsi abbandonati e di non essere. Ne deriva la crudeltà, ovvero l’applicazione pratica di un’idea pura e dura di se stessi.

La manipolazione in chiave "religiosa" del tema dell’umiliazione è un motivo potente, di pericolosa manipolazione, che attiene alla sfera dell’ “affettività politica”. Proprio come avvenne con l’ascesa sfolgorante del nazismo, che – in piena crisi e boom demografico – faceva leva sul motivo dell’umiliazione proveniente dall’esterno e del pericolo dato per incombente della morte della Patria. Nel caso dei musulmani si tratterebbe però di una Matria, ovvero dell’Umma, la comunità idealmente transnazionale dei credenti. Non tutti i musulmani sono credenti, e fra i credenti non tutti pensano che quelle vignette rappresentino, come esagerando ad arte si legge su un sito islamista, “l’equivalente della shoah .” Una vera e propria assurdità! Inoltre vi sono anche imam che si sforzano di far capire ai fedeli che occorre , senza per questo perdere la fede, adattarsi alle leggi dei paesi che li ospitano, e rispettarne gli usi, i costumi e la cultura, senza pretendere di voler imporre la sharia’h e di considerare “infedeli” o “impuri” gli ospiti.

Il predicatore Qaradawi in diretta tv invita tutti i fedeli a colpire il nemico. Qui il testo di Magdi Allam per il Corriere: Una fatwa sui disegnatori: lecito ucciderli

 

 

 

 

 

 

 

 

 


" Basta, le vergini sono finite! " (una delle vignette del giornale danese Jillands Posten, definite "sataniche" dai fondamentalisti islamici )

Qui indicazioni su come comprare prodotti danesi (in Italia si può cominciare dalla birra).

 Grazie a Le Guerre Civili.

Le caricature su Maometto: l’Islam mostra la sua faccia più oscura ( Samir Khalil Samir a asianews )

nota

Ecco qualche estratto dai sermoni dei fondamentalisti trasmessi due anni fa, prima della comparsa delle vignette danesi, dalle televisioni nei Paesi arabi:

Il capo politico-religioso della Brigata Abu Hafis al Masri, che ha rivendicato il massacro di Madrid, ha detto che "Il conto con i Crociati spagnoli che secoli addietro hanno buttato a mare i Mori è ancora aperto".

Lo sceicco Yusuf Qaradawi: L’Islam tornerà ancora una volta in Europa come conquistatore e vincitore. L’espansione dell’Islam da Est a Ovest coinciderà con la conquista di Roma

Lo Sceicco Jamal Shaker dalla moschea principale di Amman, in Giordania: "O Dio, distruggi gli Ebrei e i Crociati nemici dell’Islam e umiliali"

Lo Sceicco Yusuf al Qaradwi, Qatar:"O Dio supporta i fratelli musulmani e guidali alla vittoria contro gli usurpatori, gli arroganti, gli ebrei e i Crociati"

Lo sceicco Salih Bin Muhammad al Talib, Arabia Saudita:" è tempo che Ebrei e Cristiani si convertano all’Islam. Dio non accetterà altre religioni e gli infedeli saranno condannati. La nazione islamica è forte e vincerà"

Siria, dottor Abdallah Rabib:"O Allah, regola i conti con i criminali sionisti, distruggi loro e i loro alleati, annienta le loro economie, scatena sugli infedeli la tua vendetta".

Fonte: http://www.rolliblog.net/archives/001799.html

 

 

 Se i terroristi maligni non compissero le loro cattive azioni “nel nome dell’Islam”, nessuno disegnerebbe caricature dell’islam politico per irridere l’oppressione a cui vorrebbero sottoporre l’universo mondo i fedeli ad oltranza. Il direttore del settimanale giordano Shehann, Jihad Al-Mumani, ha pubblicato tre delle dodici vignette definite “sataniche” dai fedeli a oltranza e si è rivolto così ai suoi lettori: «Cosa fa più male all’Islam: uno che si impegna a disegnare il profeta oppure un musulmano con addosso una cintura esplosiva che si fa saltare a una festa di matrimonio ad Amman o in qualunque parte del mondo? Oppure lo sgozzamento di un ostaggio davanti alle telecamere al grido di Allah Akbar?».

Parole sensate e molto opportune, visto che si rivolgeva soprattutto a lettori musulmani. Purtroppo, dopo la pubblicazione di queste sue osservazioni in controtendenza al progetto islamista e dei burattinai del terrore ( Iran e Siria ) che vogliono gettare solo benzina sul fuoco, anche il direttore di Shehann è stato licenziato ( come hanno fatto editori e direttori di giornali europei licenziando i propri direttori e mettendo il bavaglio ai propri redattori).

La preccupazione degli arabi liberali, così dei musulmani più sensibili e riflessivi e di tutte le persone di buona volontà, è espressa con molto coraggio e chiarezza, mi pare, in un editoriale di Ahmad Rafat: “Senza voler entrare in merito alle vignette in questione, che secondo le diverse sensibilità possono essere considerate offensive o meno, non è ammissibile che nei paesi che si definiscono democrazie laiche e secolari, gli editori facciano marcia indietro per timore di ritorsioni da parte di gruppi terroristici come Al Qaeda, oppure di governi anti democratici e autoritari come la Repubblica Islamica e l’Arabia Saudita. Di questo passo , utilizzando l’arma della minaccia e del terrorismo, il fondamentalismo islamico riesce non solo a manipolare l’opinione pubblica nei paesi con regimi totalitari, ma imporre la sua volontà e i suoi codici morali anche a un mondo che continua a definirsi libero e democratico.(…).

La decisione di editori e di direttori di giornali europei di licenziare i propri direttori e di imporre il bavaglio ai propri redattori, è interpretato dai terroristi e dai fondamentalisti islamici, come una loro vittoria e un cedimento della democrazia in un ‘ Europa che vive con la psicosi degli attentati terroristici. Cedere sulle vignette danesi, che personalmente non trovo nemmeno dei capolavori di satira, significa abbassare il prezzo che le democrazie sono disposte a pagare per difendere le libertà conquistate con anni di dura lotta e con grandi sacrifici. La rimozione del direttore del quotidiano francese per aver deciso di pubblicare una vignetta sull’islam, contiene un messaggio deprimente per chi nei paesi islamici si batte per la democrazia e la libertà d’espressione. Un giornalista iraniano o saudita, siriano o libico, che vive dietro alle sbarre per aver tentato di esprimere le proprie opinioni, e che considera l’Occidente il baluardo delle libertà civili ed individuali, si sente completamente abbandonato e indifeso vedendo l’Europa incapace, di resistere alle minacce del fondamentalismo e dell’autoritarismo arabo-islamico, e di difendere i propri giornalisti dagli attacchi di gruppi, persone e governi anti democratici.

La difesa della libertà d’informazione e d’espressione in Occidente, che non significa, come vorrebbero far passare i governi e i gruppi autoritari, la condivisione delle opinioni espresse da un individuo o da un giornale, ma semplicemente il riconoscimento del valore del pluralismo, è forse l’aiuto più efficace che il mondo libero può fornire a chi combatte contro il fondamentalismo e per la democrazia. (Leggi tutto in : Le vignette europee e la libertà d’espressionedi Ahmad Rafat – da : Arabiliberali.it )

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Vignette umoristiche/ Rida chi può

 VIGNETTE UMORISTICHE 

RIDA CHI PUO’

Au secours Voltaire, ils sont devenus fous ! aiuto Voltaire, questi sono diventati matti !” invoca giovedì il quotidiano France Soir in prima pagina. Sotto, una foto mostra dei musulmani che bruciano una bandiera della Danimarca. Bruciano la bandiera come se l’ intero popolo danese fosse responsabile delle vignette su Maometto, blandamente umoristiche, pubblicate da un giornale danese. Intanto cresce la rabbia organizzata nei paesi islamici, e mentre gruppi di semintellettuali musulmani  si dichiarano “choccati” e “umiliati” da un fumetto, l’Iran si prepara alla bomba atomica islamica, estremisti islamici massacrano cristiani nel Sud delle Filippine “ nel nome dell’islam”, sono pochi i musulmani sensibili e riflessivi che protestano. Sono più blasfemi i vignettisti che non i terroristi. Pare che i musulmani, nella maggior parte dei casi, si sentano offesi dalle vignette e non dai terroristi che fabbricano l’uomo-bomba e decapitano gli ostaggi in nome di Allah. Probabilmente sono abituati ad aver paura dell’islam fin da piccoli, mentre gli Europei si debbono ancora abituare. Con qualche eccezione che dimostra che c’è ancora qualcuno che resiste all’oscurantismo dilagante e all’oppressione che si prepara “nel nome dell’islam”. in Europa parte la proposta: che tutti i giornali pubblichino le vignette. La BBC ha iniziato. Glucksmann su Il Corriere di oggi avverte: "in democrazia non c’è censura preventiva. Se cediamo si introduce la Sharia in Europa".

E’ quanto in pratica chiedono numerosi gruppi e governi musulmani, che hanno intrapreso azioni di boicottaggio nei confronti della Danimarca e di qualsiasi altro paese che permetta a un proprio cittadino di esprimersi liberamente nei limiti delle leggi vigenti. Leggi che prevedono , da circa duecento anni in Europa, l’esercizio regolare della libertà di stampa e di espressione, compresa la libertà di fumetto, di caricatura anche delle divinità, di umorismo e di satira. Rida chi può. Poiché l’islam, iconoclasta fin dalla sua origine nel deserto, è ritornato – sull’onda del puritanesimo wahhbita, del salafismo rivoluzionario e di altre versioni politiche della religione islamica – a proibire ai propri fedeli ogni rappresentazione della figura umana e in particolare ogni rappresentazione del profeta dell’islam, tutti quelli che non sono musulmani sono obbligati a sottomettersi a questa proibizione o interdetto ?

Sarebbe assurdo. E tuttavia è questa la piega che le cose vanno prendendo, dal momento che parallelamente a gruppi musulmani organizzati che si dicono “umiliati e offesi” dalle vignette “incriminate”, definite "sataniche", si leva anche la minaccia di terroristi di matrice islamica per riuscire ad ottenere tramite la violenza e il terrore quello che non si potrebbe mai ottenere con la ragione. Ovvero indurre all’autocensura per paura. E, contemporaneamente, ottenere la saldatura di un’ unica, indistinta e globale comunità ideale, immaginaria, detta Umma, attorno al motivo, ricorrente, della “umiliazione” da parte dell’ Occidente.

Ma quale umiliazione ? 

Stiamo attraversando un periodo storico difficile e qualsiasi pretesto può essere utilizzato per iniziare una guerra di religione. Il mondo arabo soffre di complessi d’inferiorità e una semplice vignetta può aggravare la ferita dell’umiliazione” ( Amel Grami, islamologa all’Università Manuba di Tunisi, in una dichiarazione raccolta da Anna Barducci Majar per Il Foglio di oggi 3 febbraio).

Quelli che si sentono “umiliati” dalle vignette di un giornale danese, credono di esprimere l’islam e i musulmani e continuano a operare in una logica arcaica e sanguinaria d’onore e di dignità da ritrovare. Il motivo dell’umiliazione da parte dell’altro è un affetto semplice e potente che può smuovere le masse se abilmente manipolato, e innescare le più estreme logiche sacrificali per ritrovare l’onore perduto.

Nel caso dell’islam, l’onore perduto con il fumetto del vignettista danese, si somma all’evocazione delle Crociate, al ricordo dell’ abolizione del Califfato (1924) , al risentimento per il passato Colonialismo, alla non accettazione, per motivi religiosi, della creazione dello Stato d’Israele, e fonde nella roccia delle verità storiche la legittimazione del risentimento e della vendetta.

E’ questo il fine perguito anche da bin Laden. Solo che l’Occidente è anch’esso immaginario, presentato semplicisticamente come fuso in un sol blocco di “ miscredenti”, di “ingrati verso Al-lah” e di persone che non hanno nient’altro di meglio da fare che quello di “denigrare i musulmani” e di “complottare” per “far perdere la faccia all’islam”. Così, vediamo in mondovisione gruppi di terroristi di Al Aqsa circondare la sede Ue " fino a quando non arriveranno le scuse", mentre risuonano minacce ai cittadini francesi dopo la riproduzione delle vignette su France Soir : se si troveranno nei territori palestinesi saranno un obiettivo.

Il ricorso al motivo dell’umiliazione è un bel modo per scaricare sugli altri le colpe, anche storiche, delle proprie deficienze. E’ quel che fanno, distribuendosi i compiti, sia i gruppi islamisti radicali sia i gruppi terroristi che utilizzano il vocabolario dell’islam, allorché rivolgono ai musulmani l’appello al jihad, coinvolgendo numerose persone, specialmente giovani sfiduciati o disoccupati e semintellettuali in “crisi d’identità” della classe media in una vera e propria impostura. L’islam e i musulmani non sono assimilabili in un’unica ed indistinta entità che sente, vuole e abbassa la testa all’unisono ( abbassare la testa fino a terra è il senso latino di humiliare ). Sono gli islamisti, i barbuti e i terroristi ad aver sequestrato sia l’islam come religione sia l’Islam come civilizzazione plurale e prismatica, facendo loro “perdere la faccia” e sfregiando per sempre il nostro tempo e il secolo.

A Parigi, intanto, continuano gli episodi di autocensura. Il direttore di France Soir, che aveva pubblicato le vignette "incriminate", è stato licenziato dal proprietario, un franco-egiziano. (Corsera). Come nota opportunamente Paolo di Lautreamont : “ Immane contraddizione, quella dell’autocensura dei figli di Voltaire . Osservando che : “ In Italia, paese dove i più coraggiosi fanno le cariche dei gamberi, e i Quattrocchi vengono linciati da sindaci e presidenti di Provincia… non ci sono notizie di immagini “incriminate”, se non nei blog.” ( Oggi, venerdì 3 febbraio, anche in alcuni quotidiani come "Libero", "L’Opinione" e " Il Corriere"  – che pubblica anche un editoriale di Magdi Allam:Un nemico in casa: la Paura ). A indurre all’autocensura è un termine esplicativo ricorrente, diffuso anche dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri gemelle, trovando rapida eco e propagandato da numerosi media del pianeta. Questo termine è, ancora una volta, “umiliazione” : il motivo ricorrente dell’umiliazione e dell’islam, di un islam umiliato che risponderebbe con il terrore sacrificale, vendicandosi degli invidiatissimi Stati Uniti d’America, fari di quella libertà insopportabile che si chiama Occidente ( ovvero in arabo al Maghreb = la “Terra del Tramonto, dell’Oscurità, dell’Arroganza e degli Ingrati verso Al-lah”), accusati di essere, insieme agli Ebrei, gli autori di questa umiliazione. “ Questo motivo – spiega lo psichiatra tunisino Fethi Benslama ( in “La psychanalise à l’épreuve de l’islam”) è di una manipolazione pericolosa, tanto più che contiene una parte di verità che attiene alla sfera degli ‘affetti politici’ spostati e rigirati dalle vere ragioni. Sotto l’apparenza dell’atto di riconoscimento di un torto, che qua e là ha potuto enunciarsi nel modo del mea culpa ( “ Noi abbiamo umiliato i musulmani” ), erige tutta una serie di trappole infernali che autentificano il progetto di guerra delle civilizzazioni e apre un credito illimitato al terrore a venire”. Noi, in democrazia, siamo – forse al contrario dei musulmani ad oltranza – disposti più facilmente a perdonare chi ci ha offesi o addirittura umiliati, che non a perdonare chi vuole farci paura.

" Sono stanco dell’erosione della libertà d’espressione che si produce di soppiatto”, ha opportunamente spiegato il caporedattore del settimale norvegese che per solidarietà aveva riprodotto le vignette pubblicate dal quotidiano danese dopo che i giornalisti erano stati minacciati di morte. “ Con l’omicidio di Theo van Gogh ( giornalista, scrittore e cineasta olandese assassinato nel 2004 da un affilato alla cellula hofstadt), si è visto che non si trattava di minacce a vuoto. Oggi sappiamo che la libertà d’espressione nella nostra parte del mondo è minacciata da una religione non estranea al ricorso alla violenza”, ha aggiunto. Interrogato sui suoi timori di rappresaglie, il giornalista ha osservato che “ saremmo sulla cattiva strada se si dovesse cedere alla paura in questo campo”.

Di questo passo , prima o poi, con le buone e sempre più spesso con le cattive, ovvero con la minaccia di venire sgozzati come Theo van Gogh oppure di far saltare bestialmente in aria qualche metropolitana o supermercato, saremo costretti non solo a starcene tutti zitti, buoni e sottomessi alle mattane del primo lunatico di turno, ma anche :

  • a censurare i passi della Divina Commedia ( che, nel contesto del tempo in cui furono scritti, parlano del profeta dell’islam come di un eretico fomentatore di scismi e divisioni),

  • a oscurare gli splendidi affreschi della cappella Sistina, a ritirare dal pubblico la statua del David di Michelangelo ( che i fiorentini vollero come simbolo, umanissimo, delle ritrovate libertà civili) e metterlo in salvo prima che qualche fedele o organizzazione di fedeli ad oltranza lo distrugga come i talebani hanno distrutto le millenarie statue dei buddha in Afghanistan).

E ancora, poiché l’islam proibisce il vino e il maiale, definiti haram ( impuri), dovremo mangiare pane e prosciutto o mortadella avendo cura di non farlo davanti a uno che si definisce musulmano, e di bere un bicchiere di vino di nascosto.

E ancora, e di più sempre di più, si aprirebbe una voragine. Poiché l’islam, definendo se stesso “ il culto puro”, esclude Dio dalla logica della paternità, bandendo severamente come eresia “associazionista” punibile con la morte ogni nozione di generazione, saremo costretti a bandire i crocifissi prima dalle scuole e dagli uffici della Repubblica italiana, poi dalle case dei privati cittadini, fino a ridurci a balbettare di nascosto in qualche catacomba il “ Padre nostro”, certamente liberi dalla disperazione, ma non dal male rappresentato dalla paura di venire uditi da qualche musulmano o dhimmi vicino di condominio, ed essere consegnati nelle mani della polizia religiosa. Come accade oggi in Iran, in Arabia saudita e ovunque s’installi e governi il regime totalitario dei mullah e dei barbuti.

Senza confini

La follia del terrorismo maligno senza confini – follia postmoderna, borderline, nata nell’area della civilizzazione dell’Islam in pieno scisma e un marasma riccamente promosso e finanziato da potentati e da Stati islamisti – opera con la violenza come il nazismo, e impoverisce, avvilisce e mortifica la società civile come fa la mafia.

Non risparmiando né le persone e le istituzioni supposte o suggerite come “non musulmane”, né la vita umana, né i testi, né l’arte, né la parola.

Allah akbar..! Al-lah è il più grande!”: questa è oggi la lugubre litania, il folle mantra che nel nome dell’islam politico sequestra le molte storie e il vocabolario dell’islam, e si arroga il potere assoluto di mettersi bestialmente al di sopra della verità, della compassione , della giustizia – e oggi anche della libertà d’espressione. Riducendo gli spazi per la libertà d’espressione in Europa e impoverendo la vita quotidiana delle persone che avrebbero il diritto di essere libere dalla paura. Non a caso, il pontificato di papa Woytila, il santo Padre, si è aperto con l’invito a non avere paura, e si è concluso con il rinnovato augurio: “ Siate donne e uomini liberi”. Viene alla memoria una lettera di Paolo ai Galati, ho sottolineato alcuni versetti che mi sembrano significativi di una differenza che ci rende diversi ed ha sempre attirato da parte dei musulmani, fin dal Medioevo, l’accusa di essere “arroganti”, cioè liberi dalla vecchia legge e aperti alla novità dello spirito:

21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? 22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. 24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25- il Sinai è un monte dell’Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. 26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. 27Sta scritto infatti:

Rallègrati, sterile, che non partorisci,

grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto,

perché molti sono i figli dell’abbandonata,

più di quelli della donna che ha marito.

28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. 29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. 30Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. 31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.( Lettera ai Galati, 4, 21-28).

Occorre capire che risulta insopportabile per un musulmano che si radichi nella lingua e la cultura araba, sentirsi ricordare di essere un saraceno, ovvero uno “schiavo di Sarah”, e figlio di Agar, la schiava ripudiata da Abramo e mandata, insieme al figlio Ismaele, mitico antenato degli Arabi, nel deserto, poiché questa aveva irriso la sterilità di Sarah. Che gli Arabi discendessero da Abramo, via Ismaele, il figlio della schiava ripudiata, è peraltro un’invenzione di Maometto, il dono che il profeta fece agli Arabi, allorché edificò una religione monoteista , nel VII secolo, al di fuori del padre. Fu l’invenzione geniale di Maometto, "l’orfano", quello di dare una soluzione islamica al tema fondamentale dell’abbandono. Fondamentale per tutte le creature umane, perché tutti prima o poi ci sentiamo abbandonati, anche se diamo a tale realtà esistenziale, emotiva e cognitiva soluzioni diverse ( come nel Giudaismo, nel Cristianesimo , nel Buddhismo, ecc.), oppure – come accade nella maggior parte dei casi – preferiamo dimenticarcene. Nel nome di Ismaele, che il Corano racconterà di essersi poi incontrato e riconciliato con il padre Abramo alla Mecca, dove insieme eressero la pietra nera alla Mecca, comincia qualcosa che può essere supposto essere come la soluzione propriamente araba e islamica al motivo dell’abbandono. E’ da allora che i figli dello spirito e quelli della carne sembrano incompatibili fra di loro, in preda a una rivalità mimetica basata sul rancore, sull’odio e su un’invidia per le nostre fragili libertà e il nostro saper ridere anche di noi stessi. I liberi saranno sempre oggetto di un odio che sembra inestinguibile ? Inestinguibile, come lo è la guerra incestuosa tra Caino e Abele che senza fine, e un giro di travestimenti multipli, va consumandosi su terra ?

Time out of joint”

Irradiandosi nel “nome dell’islam” e pretendendo di dover ripassare per i fondamenti e per l’origine allucinata, e di portare la salvezza, il totalitarismo islamista con la sua invidia, il rancore accumulato e la disperata volontà di distruggere ed autodistruggersi è in ascesa sfolgorante in un contesto spettacolare, psicostorico e geopolitico di vera e propria “crisi d’identità” e di “disperazione di massa” – in una situazione planetaria più generale le cui fratture liberano i germi dell’odio per le nostre libertà e della devastazione, proiettando le ombre di un conflitto mimetico su scala planetaria e del peggiore dei mondi a venire. Intanto terrorizzare, umiliare, dividere e sottomettere: è questa la strategia dell’islam politico. Fu proprio facendo i pazzi, peraltro, che gli Arabi e i musulmani riuscirono, tra il XII e il XIV secolo a logorare l’impero bizantino. Si offendavano a morte e operavano crudeli ritorsioni allorché, per esempio, li si chiamava saraceni. Tanto che l’editto di un imperatore ( non ricordo quale, dovrei fare una ricerca) proibiva a tutti e sanzionava severamente il pronunciare il termine “saraceno” per parlare dei musulmani. Tale dhimmitudine fu il prologo, insieme ad altri fattori economici e storici, della fine dei bizantini, sancita definitivamente dalla Caduta di Costantinopoli che arrivò infine dopo due anni di assedio da parte dei turchi guidati da Maometto II il 29 maggio 1453.

Nel mentre, con Shakespeare, “ time out of joint, il tempo è uscito fuori dai suoi cardini”, dare intelligibilità a tempi drammatici di ascesa di un nuovo, lunatico e verdeggiante oscurantismo di matrice islamica non è facile. E’ possibile, anzi probabile che si tratti dei primi  balbettii di una storia, non si sa se ancora barbara o già civilizzata, destinata a durare e a ripetersi per lunghi anni a venire… A meno, forse, di non sapere, o potere, compiere il salvifico e necessario lavoro per liberarsi dall’odio, dall’invidia, dalla sfiducia. E dall’attrattiva torbida dell’insufficienza dell’Europa e dei poveri Europei sempre in partenza, diventati erranti, quasi smarriti, moralmente impigriti, cinici, satolli, infingardi e disponibili, troppo disponibili.  O perlomeno così, oggi, pare.


publié par lkm dans: Humours choisies

Non te la prendere, Maometto… siamo stati TUTTI caricaturati, quassù”

p.s.Quelle vignette non irridevano simboli religiosi dell’Islam ma il terrorismo islamico: quello che fabbrica l’uomo-bomba chiamandolo shaid con linguaggio religioso e manda i video con gli ostaggi occidentali mentre vengono sgozzati "nel nome dell’islam". Non è giusto che i fondamentalisti, i jihadisti e i sinistri collaborazionisti offendano sia l’islam come religione di salute e di pace sia l’Islam come civilizzazione prismatica e plurale. 

Tanto è vero che anche in Egitto, lo scorso ottobre, un giornale arabo, Al Fager, ha pubblicato le vignette danesi, però nessuno se l’è presa …

Non possiamo, mi pare ( a meno di non introdurre la sharia’h anche in Europa) rinunciare alle nostre fragili e discutibili libertà e lasciare i musulmani più sensibili e riflessivi in balìa dei barbuti, del nuovo e sfolgorante oscurantismo e della bestialità dell’islam politico.

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Libertà di stampa in Europa / Vignette sull'islam

 LIBERTA’ DI STAMPA  IN EUROPA ( EURABIA ? )

VIGNETTE SULL’ISLAM

<B&gt;Vignette satiriche su Maometto<br&gt;Insorge il mondo musulmano </B&gt; Mentre in Iraq s’invocano attacchi contro i Danesi perché Jillands Posten , un quotidiano di Copenaghen, ha indetto un concorso per disegni su Maometto da mettere in un’inchiesta sulla libertà di espressione, e contro i Norvegesi perché in segno di solidarietà con Jillands Posten il settimanale norvegese Magazent ha anch’esso pubblicato le vignette incriminate, Tayassir Tamimi, capo dei tribunali islamici in Palestina per l’attuazione della sharia’h , ha chiesto la convocazione di un summit islamico di emergenza per concordare una risposta unitaria "agli insulti verso l’Islam".  

CODA DI PAGLIA

Mentre l’Unione internazionale degli ulema, un insieme di 300 teologi islamici affiliati ai Fratelli Musulmani da Dublino definisce la strategia volta a costringere i due Paesi europei a «rinsavire e scusarsi per il male causato ai musulmani», la Lega araba e ll’Organizzazione per la conferenza islamica (Oci), hanno annunciato di voler ricorrere alle Nazioni Unite.

Gli occidentali ( i kafir) , abituati alle loro libertà conquistate attraverso il lavoro e le lotte dei padri, i canti delle madri e l’allegria delle donne, &nbsp;e numerosi sacrifici per garantire un reale più largo e più libero, sembrano non rendersi conto che, oltre al vino e alla mortadella, a “offendere&rdquo; i fedeli musulmani ad oltranza è la raffigurazione del corpo umano ( per esempio il David di Michelagelo, sperando che non finisca come i buddha di pietra distrutti dai talebani in Afghanistan) , figuriamoci se è poi la raffigurazione di Maometto in chiave satirica, con un turbante in testa a forma di bomba e pronto ad infiammarsi come lo sono, in gran parte, oggi, i suoi seguaci ad oltranza.

Poche voci isolate, all’interno del mondo musulmano, si sono levate a difendere la libertà di stampa e la libertà d’espressione, compresa la libertà di satira. La maggior parte, ipocritamente, dimenticando che nei loro Paesi c’è la massima libertà d’insultare “ebrei&rdquo; e “cristiani&rdquo;, invocano il rispetto per la religione altrui, ovvero unicamente per la religione islamica abituata a considerare come “insulto&rdquo; la minima osservazione, critica o satira. La satira dell’uomo-bomba, per esempio, del cosiddetto kamikaze raffigurato come shaid, con linguaggio religioso, dagli estremisti che ne fanno figurine, poster o gigantografie e ne venerano le immagini.

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Strana inibizione, quella degli intellettuali europei ( o di quello che ne resta, nel tempo dell’ascesa sfolgorante dei tecnocrati e della confusione dei media ) di criticare tutto, compresi se stessi, ma di esimersi dal valutare criticamente i non pochi aspetti discutibili che l’islam presenta ancora e soprattutto oggi. Non dico di produrre il senso dell’ “incredibile&rdquo; che oggi accade in Europa sotto gli occhi di tutti , ma almeno, in coscienza e liberi dalla paura, solo un po’ d’intelligibilità.

 &nbsp;Dare intelligibilità a tempi drammatici di ascesa di un nuovo, lunatico e verdeggiante oscurantismo non è facile. E’ possibile, anzi probabile che si tratti dei primi balbettii di una storia, non si sa se ancora barbara o già civilizzata, destinata a durare e a ripetersi per lunghi anni a venire… A meno, forse, di non sapere, o potere, compiere il salvifico e necessario lavoro per liberarsi dall’attrattiva torbida dell’insufficienza dell’Europa, e dall’odio, dall’invidia, dalla sfiducia.

Dalla Rete

Una fatwa spegne la satira
Corriere della Sera – 30 gen 2006
Questa è una storia incredibile e raccapricciante che dovrebbe farci drizzare i capelli e spronarci alla mobilitazione generale.

 «Minacce e bandiere bruciate. Integralisti contro la Danimarca. Se si negano agli altri i diritti che si esigono per sé&raquo; – un editoriale di Magdi Allam

Vignette su Maometto scatenano una guerra santa
il Giornale –
Si sono infuriati per alcune vignette pubblicate da un giornale danese e riprese da un settimanale norvegese.

Danimarca, scudo d’Occidente
Ragionpolitica.it – 30 gen 2006



di steph bergol

 &nbsp;Letture

UN DELIRIO DI MASSA

 Non è la prima volta nella storia che intere masse di persone sono prese in un delirio, un delirio che uccide. Tali fenomeni si producono quando dei popoli si accorgono che i loro punti di riferimento non sono più in connessione significativa con il mondo in cui vivono, e quindi non riescono più a capire quello che succede. E’ allora che, con le parole di Shakespeare, “time out of joint” – il tempo esce fuori dai suoi cardini. Donde la tragedia, i disastri. Basti pensare all’ascesa sfolgorante del nazismo in Europa alcuni decenni fa, nella Germania in pieno boom demografico e ossessionata dalla propaganda sulla morte della patria, così come oggi il discorso islamista parla della “congiura&rdquo; contro l’islam e riduce l’universo mondo a un cumulo di assurdità. Di tale delirio collettivo si è nutrita la recente prima consultazione elettorale funzionale tenutasi nell’Autorità palestinese che ha acclamato vincitori i terroristi di Hamas. Allo stesso modo Amhedinejad ha vinto in Iran, e nel dicembre 2005, l’elettorato egiziano si è schierato compattamente a favore dei Fratelli musulmani, un partito islamico radicale, e non per gli elementi progressisti. Contemporaneamente in Libano, i cittadini recatisi alle urne hanno festeggiato il ritiro delle truppe siriane esprimendo la loro preferenza per Hezbollah, il partito dei terroristi di Al-lah che è entrato a far parte del governo. Così pure, elementi appartenenti all’Islam radicale hanno vinto le elezioni in Arabia Saudita e in Afghanistan.

Lettera internazionale n.86 in uscita contiene un dossier sul mondo islamico, dalle origini fino all’estremismo fondamentalista, con contributi, tra gli altri, del neuropsichiatra franco-tunisino Fethi Benslama: L’islamismo, un delirio che uccide. A proposito della crisi che oggi, al contatto con la modernità, attraversano le società musulmane, Benslama parla di psicosi e assimila il discorso islamista a un delirio, a un delirio di massa.. “ Una persona devota – osserva Benslama – può anche essere delirante. E penso proprio che una parte dell’islamismo sia delirante, per esempio il salafismo. (…). I salafisti sostengono che, per effetto della modernizzazione mondiale e la creazione di stati musulmani, le società musulmane sono regredite e sono uscite dall’islam. Secondo loro, quindi, i musulmani sarebbero andati a ritroso nel tempo fino a oltrepassare la ‘soglia’ dell’origine e a ritrovarsi in un periodo preislamico. (…). I salafisti sostengono che bisogna far ripassare i musulmani dall’origine, ecco perché chiedono agli altri musulmani di convertirsi. E questo è più che paradossale: è delirante. Per loro i musulmani non sono più musulmani. E’ una follia! Ed è grave perché questa follia porta alla violenza. Si tratta di un delirio omicida. Questa gente si è assegnata il compito di sorvegliare la ‘soglia’ dell’origine con lo scopo di rimettere sulla giusta via coloro che si sono smarriti, costi quel che costi. E’ un delirio paranoico. Pensate che in Algeria ci sono stati estremisti che prima di sgozzare le vittime dicevano: ‘ Ringraziami, perché con questo gesto ti consento di non morire apostata’. In una situazione ordinaria parleremmo di psicopatici , ma quando ci troviamo davanti a un delirio di massa, ogni banale psicopatico può trasformarsi in un temibile assassino …”.

Qui il testo originale, in francese, dell’ intervista di Hamid Barrada e Renaud de Rochebrune a Fethi Benslama: L’islamisme, ou le délire qui tue.  Su Fethi Benslama, v. anche : Clinica delle notti.



Miniatura raffigurante Ali bin Abu Taleb ( arabo علي بن أبي طالب ), cugino e genero del profeta mentre decapita Nasr bin al-Hareth in presenza del profeta Muhammad , il “Buon Modello”, e dei suoi compagni.  This is a miniature from Siyer-i Nebi, a Turkish religious biography of Mohammed completed in 1388 and later lavishly illustrated with 814 miniatures under the reign of Ottoman ruler Murad III, being completed in 1595. Many of the miniatures depict Mohammed, and this particular one shows Ali bin Abu Taleb beheading Nasr bin al-Hareth in the presence of Mohammed and his companions.

 Image Archive page  – Depictions of Mohammed Throughout History

 

FONTE: http://www.zombietime.com/mohammed_image_archive/

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Il Mandala buddhista

 ANTROPOLOGIA

IL MANDALA BUDDHISTA

Il termine sanscrito mandala significa "ci&ograve; che contiene lo schema essenziale dell’esperienza". Manda significa "essenza&quot;; la è un suffisso che indica un supporto, letteralmente "ci&ograve; ché tiene insieme".


L’equivalente tibetano dkyil khor significa "centro e circonferenza".


mandala.jpg Il mandala viene generalmente costruito dai monaci con polveri colorate, che vengono disperse, preferibilmente in un corso di acqua corrente, dopo il rituale. Altri mandala si trovano dipinti sulle tangka tibetane. Anche un certo modo di congiungere le mani può rappresentate il mandala della propria esperienza, da offrire al Lama. Nulla in se stesso, l’intero universo della nostra esperienza viene offerto al proprio Insegnante, attraverso la cui figura traspare la figura del Maestro primordiale. Questi rappresenta la spiritualità trasmessa, da bocca o orecchio, dalla catena iniziatica risalente al campo dell’illuminazione . Il Risveglio è connotato da beatitudine, saggezza e compassione. Il mandala sopra riprodotto raffigura il mandala di Avalokitesvara, l’aspetto compassionevole della mente ultima.

Attraverso la pratica rituale del mandala ci si attiene al nostro rapporto con la realtà così com’è, e gradualmente si giunge a prendere consapevolezza della grande beatitudine che è l’essenza dell’esperienza. Piccola, non grande esperienza. Eppure sensazione di una luce che s’irradia al tutto, quasi concreta percezione di gloria universale. Pertanto vi sono mandala che rappresentano la coscienza illuminata e la relazione pura, luminosa e gloriosa che il Risveglio ha con la realtà. In tal caso, dkyil è l’essenza, la parte migliore, il centro, il cuore; e khor il circostante. Nella simbologia tantrica buddhista la coscienza illuminata viene raffigurata al centro come il dio e khor come il suo palazzo.

Secondo la tradizione tantrica buddhista il mandala esterno indica il nostro rapporto con il mondo delle percezioni, il mandala interno il nostro rapporto con il mondo del corpo, il mandala segreto il nostro rapporto con il mondo delle emozioni.

Questi modelli generali, piacevoli o spiacevoli, risultano integrati in alcuni mandala in cui la parte esterna rappresenta il cosiddetto "mondo di fuori", la parte interna l’autoconsapevolezza, la parte centrale la sacralità dell’esperienza.

La completa interrelazione delle varie "parti&quot; della nostra esperienza è la nozione stessa di mandala.

Il nostro contatto con la realtà avviene attraverso il mandala delle percezioni, del corpo e delle emozioni. Il mandala esprime il modo in cui entriamo in relazione con la realtà. Il mandala esprime situazioni molto personali e nessun mandala è uguale a un altro. In qualche modo il mandala è la realtà, ed è sempre presente. Le emozioni centrali, quelle presenti nella mente, contengono sia il seme della liberazione che quello del condizionamento, della prigionia nella stretta di emozioni negative ed idee errate in un giro senza fine di travestimenti multipli. Quest’ultimo caso è raffigurato nel mandala conosciuto come bhavacakra, “Ruota della Vita” o "Ruota del venire all’esistenza condizionata".

  In merito al  simbolismo della "Ruota della Vita", riporto, con qualche variante, un estratto di un testo, ormai introvabile, pubblicato in "Lotta Continua" il 30 dicembre 1980, ai tempi in cui la cosiddetta nuova sinistra incominciava ad aprirsi all’Oriente e molti studiosi particolarmente interessati allo studio e alla conoscenza dei fenomeni mentali, in particolare nel campo della "coscienza&quot;, trovavano nella tradizione buddhista del Tibet un campo di studi molto vasto, "suscettibile – secondo le parole del Dalai Lama – di essere indagato ed esplorato in molte situazioni, in molte direzioni". Potremmo dire che questo testo fa parte del mandala di un’esperienza generazionale, che sta a noi riprendere e non sciupare.

La Ruota della Vita

La "ruota dell’esistenza" è uno strumento di contemplazione stabilito dalla tradizione buddhista. Nei dipinti dell’arte tibetana, Yama, il Re dei Morti, la regge tra gli artigli a mo’ di specchio, perché ciascuno vi veda riflesso il proprio io con tutti i suoi circoli viziosi che si svolgono attraverso le varie zone di esistenza.

I sei mondi

In basso alla "ruota dell’esistenza" si trovano lande ghiacciate. Più in là, nella stessa zona, un fuoco ardente. E’ l’inferno della collera, dell’ira coltivata freddamente oppure con rabbia esplosiva, incandescente. Vi compare anche un Buddha color fumo, tra le sue mani le fiamme infernali si trasformano in fiamme di purificazione. Ciò indica la possibilità permanente di apertura insita perfino nei baratri dell’esistenza, nelle situazioni umane percepite soltanto come "assolutamente&quot; chiuse, assolutamente infernali.

Più su vediamo il mondo degli Spettri detti Preta. E’ la zona dell’esistenza sfortunata. Gli scacchi vi si ripetono continuamente. Vi regna la tortura del desiderio insaziabile. Vi appare anche un Buddha recante il cibo celeste che solo sarebbe il grado di soddisfare i desideri degli Spettri affamati.

Dal lato opposto al Mondo dei Preta, vediamo il Mondo degli Animali. Vi regna la stupidità e la paura. Gli esseri vivono nelle tenebre di un cieco destino di necessità naturali. Vi appare un Buddha con un libro, giacché agli animali manca la facoltà di articolare la parola e il pensiero riflessivo.

Sopra il Mondo Animale, vediamo il Mondo Umano E’ la zona dell’orgoglio, ed è li che appare anche un Buddha con la ciotola delle elemosine.

In cima alla "ruota dell’esistenza", vi sono splendidi palazzi e, poco lontano, nel cielo nuvole abitate da esseri raggianti di gioia o Deva. E’ un alto stato di esistenza, ma che alla lunga si rivela con grande sorpresa una condizione transitoria e mortale.

Accanto al Mondo Divino, si vedono guerrieri ambiziosi che vogliono penetrare nella zona degli dei. Sono gli Asura, una specie di razza tipica, sempre in guerra fra di loro e con gli dei.

I sei mondi sono stati di coscienza egotici e modelli di zone reali dell’esperienza. Un momento ci si sente su da dio e un momento già da bestia. "In una giornata – scrive, ad esempio, L. Wittgenstein – si possono vivere i terrori dell’inferno: il tempo è più che sufficiente."

Sulla base degli stati di coscienza caratterizzati dalla nescienza, sorge un vivo attaccamento per sé stessi e i propri interessi, e una repulsione per gli interessi degli altri. Ignoranza, Attaccamento e Odio sono rappresentati rispettivamente da: a) un maiale nero; h) un gallo rossiccio; c) un serpente verde. Girano in tondo, al centro della "ruota dell’esistenza", mordendosi la coda.

 

La principale qualità nociva è l’illusione o ignoranza, un offuscamento percettivo vasto, articolato, brancolante come una vecchia cieca ; tale nescienza fondamentale viene considerata la radice della sofferenza. Tra le altre qualità percettive di una mente non sana vi sono la perplessità, che riempie di dubbi una persona, e l’assenza di supporto etico, che porta a ignorare i propri valori morali. Una terza è l’egoismo. Le restanti qualità nocive sono di natura emotiva: l’agitazione, la preoccupazione, l’avidit&agrave;, l’avarizia, l’invidia, l’avversione, la distrazione e il torpore. Questa lista, ovviamente, non è solo del buddismo: chiunque abbia studiato il catechismo vi riconoscerà alcuni dei “peccati&rdquo; descritti nella cultura cristiana.

La principale qualità sana è invece l’intuizione, la chiara e penetrante percezione delle cose così come sono, così come semplicemente sono. Una seconda è l’attenzione, che sostiene tale chiarezza. Queste due qualità, da sole, sopprimono tutte quelle negative. Un gruppo – la modestia, la discrezione, la rettitudine – è di supporto alla vita etica. Un altro – l’elasticit&agrave;, la flessibilità, l’adattabilit&agrave; e la bravura – dona scioltezza naturale, serenità e maestria in ciò che si fa. Il resto – il non-attaccamento, la non-avversione, l’equanimit&agrave; e la compostezza – riflettono quella tranquillità fisica e mentale che è il “marchio di autenticità&rdquo; della vita emotiva sana. Lo scopo della meditazione è incrementare le virtù positive e diminuire quelle negative. Lo stato di coscienza caratterizzato dalla nescienza o cecità spirituale, conosciuta in termine tecnico come avidya metterebbe in moto, secondo il buddhismo, una specie di routine senza fine né inizio: un perpetuo errare creando un quadro illusorio di se stessi e del mondo.

I dodici anelli della ruota dell’esistenza

Cosi, nel margine esterno della "ruota dell’esistenza" sono raffigurati (dall’alto in basso e in senso orario) dodici anelli, dodici tipi di reazioni a catena che hanno luogo ad ogni istante per portare in azione quello che chiamiamo "esperienza quotidiana".


1. All’Ignoranza (donna cieca) s’incatenano i seguenti nodi:


2. "Formazioni volitive" (tornio da vasaio);


3. "Coscienza&quot; (scimmia che salta tra i rami);


4. Aggregato psicofisico" (Due uomini in barca);


5. "Sensi&quot; (Casa con sei aperture);


6. "Coppia di amanti";


7. "Sensazione&quot; (Freccia in un occhio);


8. "Sete di vivere" (Un bevitore);


9. "Attaccamento alle forme di vita" (Raccoglitore di frutta da un albero);


10. "Divenire&quot; (Coppia di sposi);


11. "Nascita&quot; (Donna partoriente);


12. "Morte&quot; (Uomo che trasporta un cadavere).

Le cose avvengono da un momento all’altro, lasciando impronte sul "flusso di coscienza". E’ ciò che chiamato karma, che letteralmente significa: "azione&quot;, e che qui indica piuttosto il risultato delle azioni impregnate del "flusso di coscienza". Tale "flusso&quot; è concepito dal buddhismo come un continnum mentale, non limitato solo alla vita presente, bensì radicato in esperienze passate e proiettato in esistenze future. Ciò che rinasce, ad ogni istante, in questa o quella zona della "ruota dell’esistenza" sarebbe quindi la continuità del flusso di coscienza di prima, e di cui l’io cosi vividamente apparente non è che un lampeggiamento effimero.

Il buddhismo forse è l’unica religione: ad essersi costruita una psicologia profonda, operando. tra l’altro una relativizzazione del pensiero logico/lineare, di origine aristotelica. Ciò che chiamiamo "io&quot;, "s&eacute;&quot;, "personalit&agrave; ", "coscienza&quot;, "individuo&quot;, "anima&quot; magari credendo, empiricamente, che si tratti di qualcosa di autonomamente esistente sono nomi per coprire una moltitudine di fatti interconnessi.

 

Il Mostro che regge come uno specchio 1a "Ruota dell’esistenza" è la mente illuminata stessa, cioè Buddha nella forma terrifica di Yama, il Signore della Morte. I cinque teschi che gli fanno corona stanno ad indicare che egli ha realizzato la natura "vuota&quot; delle particelle o aggregati psicofisici che, secondo il buddhismo, costituiscono la personalità umana centrata sull’io, ovvero su un continuo tentativo di strutturazione metaforica che crede, nella maggior parte dei casi, di essere solido e irrelato. La "vacuit&agrave;&quot; (shunyata) è oggetto di una consapevolezza di tipo intuitivo, e comunque non è mai concepita in termini nichilistici, né, d’altra parte, in termini eternalistici: o come qualcosa di sacro. La “ vacuità&quot; ultima dei fenomeni (siano essi esterni oppure interni e permeati di consapevolezza) è piuttosto la realizzazione di un’alta meditazione – di un varco, per cosi dire, che s’apre all’improvviso in uno dei punti dell’organizzazione egotica dell’esperienza.

Trasformatore di energia

Una volta compresa la connessione di tutti gli stati di condizionati e il loro reciproco rinforzo, una volta che si è vista in un solo istante, sincronicamente, tutta 1’interreláta struttura samsarica così come si riflette nello specchio di Yama, se ne è autenticamente fuori, spaziando in un campo più vasto, che quella comprende trascende al tempo stesso.

Il mandala è, in un certo senso, un trasformatore di energie. Entrare nella consapevolezza di tutto il movimento di un’emozione, significa effettivamente non fare completamente corpo con essa, non identificarvicisi assolutamente, bensì lasciare uno spazio libero per il gioco, la ripresa, la comunicazione e, in fondo, anche un po’ d’ironia e un certo silenzio. Questo spazio prefigura il punto-istante all’origine della coscienza grata per lo straordinario e meraviglioso dono della vita, e ad ogni istante nuova, sorgente, beata, alle radici e al cuore dell’esperienza meditativa.

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Shoah / Il giorno della memoria

 IL GIORNO DELLA MEMORIA

 Domani, 27 gennaio, è il sessantunesimo anniversario della liberazione del  Campo di Concentramento di Auschwitz ,&nbsp; dove quattro milioni di esseri umani hanno sofferto e sono morti per mano degli assassini nazisti, negli anni tra il 1940 e il 1945.

"Pensavo che la vita fuori era bella e che avrebbe continuato a essere bella".Primo Levi

 

Paul Klee, Angelus Novus

"C’&egrave; un quadro di Klee che s’intitola ‘Angelus Novus’. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese.

L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle.

Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo.

 Ci&ograve; che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. "

( Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia )

Link:

-Yad Vashem – Museo dell’Olocausto di Gerusalemme

– binario21 – Milano Centrale

In Rete:

OLOCAUSTO – Il massacro degli Ebrei

SHOAH.net – Per non dimenticare. Raccontando l’irraccontabile. a cura di Diego Brugnoni
http://www.gndesign.it/shoahnet/

Pagine della memoria
Saggi, romanzi, cronaca: le testimonianze della Shoah in Libreria. Alcuni titoli:
Memorie

A VOLTE I MOSTRI RITORNANO

Presidente iraniano Ahmadinejad nel corso di una conferenza intitolata ‘Il mondo senza il sionismo’ : “ L’imam Khomeini disse: ‘Il regime che sta occupando Gerusalemme deve essere cancellato dalle pagine della storia’ (questa frase è stata tradotta in inglese sulla stampa mondiale con ‘cancellato dalla carta geografica’, ndr). Sono parole sagge. (…). E’ possibile che un paese islamico permetta a un paese non islamico di crescere nel suo seno? Questo significa sconfitta, e chi accetta l’esistenza di questo regime (Israele, ndr) firma la sconfitta del mondo islamico. Non ho il minimo dubbio sul fatto che la nuova ondata che si è formata in Palestina e che oggi vediamo formarsi anche in altri paesi islamici, sia un’ondata di moralità destinata a diffondersi in tutto il mondo islamico. Molto presto, questa disgraziata macchia (Israele, ndr) sparirà dal centro del mondo islamico” ( Teheran, 26 ottobre 2005).

 &quot;Anti-Semitism and Islamic Expansionism"Un’ analisi del processo in corso di islamizzazione dell’antisemitismo : qui ( in italiano )

  ESUMAZIONE

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© 2004 Cox & Forkum

George Steiner – NOI VENIAMO DOPO

Estratto da “Linguaggio e silenzio.

Saggi sul linguaggio, la letteratura e l’inumano

"Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita.

In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di Platone a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento?

Per giunta, non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà – le università, le arti, il mondo librario – non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla, a difenderla. Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano?

Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?" (George Steiner, dalla Prefazione a «Linguaggio e silenzio», Garzanti, Saggi blu , traduzione di Ruggero Bianchi, 1967).

Aggiornamento:

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"La Massoneria ricorda la Shoah"

un articolo quanto mai opportuno di Dimitri Buffa – L’Opinione – da Informazione corretta

 

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Media/ Benedetto XVI «La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza»

 MEDIA

BENEDETTO XVI «LA COMUNICAZIONE AUTENTICA ESIGE CORAGGIO E RISOLUTEZZA»

La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza. Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso di tanta informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provvisorie. Esige piuttosto la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento ultimo dell’esistenza umana, personale e sociale”. E’ questo, secondo Benedetto XVI, il modo in cui “i media possono contribuire costruttivamente alla diffusione di tutto quanto è buono e vero”. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del prossimo 28 maggio dal tema “I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione”, diffuso ieri, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti cattolici, il Pontefice avverte: “anche se i media facilitano lo scambio di informazioni e idee, allo stesso tempo possono essere contaminati dall’ambiguità&rdquo; rischiando di “generare una monocultura che offusca il genio creativo, ridimensiona la sottigliezza del pensiero complesso e svaluta la peculiarità delle pratiche culturali e l’individualità del credo religioso”. Così i media da "grande tavola rotonda per il dialogo dell’umanità&rdquo; diventano “industria fine a se stessa, rivolta unicamente al guadagno, perdendo di vista il senso di responsabilità nel servizio al bene comune”. Per questo ”occorre garantire un’accurata cronaca degli eventi, un’esaurente spiegazione degli argomenti di interesse pubblico, un’onesta presentazione dei diversi punti di vista”.

dalla Rete

 ARIA DI CRISI PER WIKIPEDIA

Aria di crisi per Wikipedia, l’enciclopedia online che, sposando pienamente lo schema open source, consente a chiunque di inserire ed editare interventi su qualsiasi argomento dello scibile umano.

  Il mito della libertà assoluta di Wikipedia si rivela discutibile e addirittura dannoso. Presagi di riflessioni necessarie erano pervenute pochi giorni fa dall’ articolo su L’Espresso di Umberto Eco.

 Se Umberto Eco si esprime in termini critici di prevenzione , ben più gravi sono le prese di posizioni della versione di Wikipedia in tedesco.

 In Germania infatti il sito è stato chiuso per 3 giorni. La causa di tale  decisione è stata la denuncia  di&nbsp;diffamazione da parte di una famiglia che dopo la morte di un figlio avvenuta nel 1998, si è imbattuta su pagine di Wikipedia che lo riguardavano: con contenuti poco felici in riferimento a una sua condanna per reati informatici ( il giovane era un programmatore noto al grande pubblico che si è suicidato nel 1998 dopo essere stato condannato per aver violato dei sistemi informatici).

Significativa – come inProblemi di crescita o scarsa credibilità per Wikipedia? riferiva Bernardo Parrella di Apogeonline– la posizione di Dave Winer, qualificato blogger e podcaster della prima ora: "Wikipedia è considerata troppo spesso una fonte autorevole. Ciò deve sicuramente finire. Ogni evento descritto al suo interno va considerato di parte, scritto da qualcuno con un conflitto d’interessi&quot;, si legge su Scripting News. "Inoltre, dobbiamo stabilire il significato di "fonte autorevole" nell’era della diffusione di massa di internet". Nello specifico, Winer si riferisce a un altro episodio sotto accusa: la "riscrittura della storia del podcasting" su Wikipedia da parte di uno dei suoi iniziatori, Adam Curry.

Quest’ultimo aveva cancellato alcuni riferimenti, da lui ritenuti fasulli, in un testo scritto dal maggior fautore di Technorati, Kevin Marks, riguardo la Blogger Conference tenutasi alla Harvard University nel 2003.

Dopo essersi accorto di aver commesso un errore (quelle note erano accurate), Curry lo ha ammesso pubblicamente, pur considerandosi comunque in diritto di modificare i fatti "descritti su Wikipedia onde riflettere la mia opinione personale su tali fatti".Un classico caso di conflitto d’interessi, dunque, rispetto al quale la burocrazia di Wikipedia è sempre stata quella di scoraggiare gli utenti dal descrivere situazioni in cui sono direttamente coinvolti e di mostrarsi "seri e maturi" quando decidono di farlo. In altri termini, si tratta di occultare l’immaturità e talvolta l’infantilismo che potrebbe emergere dalle pubbliche descrizioni delle situazioni in cui si è&nbsp;direttamente coinvolti e mostrarsi burocrati "seri e maturi" – ovvero ligi a un dovere immaginario, che consiste nell’evitare di fare quello che gli estensori di una libera enciclopedia dovrebbero fare se vogliono comunicare un sapere vero e attendibile, criticamente vagliato con faticoso lavoro che non si improvvisa.

Eventi che paiono confermare quelle critiche di scarsa attendibilità di quest’importante progetto, e per estensione dell’intero modello cooperativo, orizzontale e cosiddetto “aperto&rdquo; avviato dagli ideologi dell’ open source illimitato, libero e senza confini promesso dalla tecnica – mentre il pianeta si restringe come un blue jeans troppe volte rilavato, e la maggior parte delle persone sembra vivere in preda al pensiero basso, in quattro metri di autonomia individuale rigosamente controllati in cooperativa dai vicini di condominio, finendo con il ripiegarsi su se stessa e con il morire per dei dettagli.

aggiornamento

A PROPOSITO DI DETTAGLI

1) Sciolte le trecce al vento dell’open source illimitato, un certo Melchiorre Gerbino ( vedi Il senno sulla Luna ) ha perseguitato wikipedia con scritti del genere: “ … Ma magari Voi di Wikipedia Italia lavorate sottosotto per il Vaticano e questa soluzione vi disturba troppo… Ci vedo brutte facce celebrate in Wikipedia Italia: De Martino… Agnoletto… “No, non è per gelosia che lo dico, io sono celebrato da Rael, il Profeta degli Eloim, che nella sua rivista multi lingue ‘Contact’, mi dedica una foto e mi definisce ‘Il più ardimentoso nemico del Vaticano che ci sia in Italia ‘ (‘ Il est connu en Italie comme le plus hardant ennemi du Vatican’)”. Così scrive Gerbino . Almeno avesse il genio di scrivere come Burroughs : " Sono l’agente onorario di un pianeta che è scomparso anni-luce or sono. Porto giù il sacco e ogni giorno faccio una passeggiata fino in fondo alla strada lungo il mare. Una volta un’auto della polizia si è fermata, mi ha dato un’occhiata, qualcuno ha detto ‘qui c’è solo un vecchio stronzo con i pantaloni arrotolati ed un bastone.’. Ha fatto marcia indietro e se n’è andata ”.

Mi pare che sia salutare quanto dice Eco, che si esprime in termini critici di prevenzione, allorché in una sua recente bustina di Minerva per L’Espresso scrive : “Si dia come esercizio in classe, ricerca a casa o tesina universitaria, il seguente tema: ‘Trovare sull’argomento X una serie di trattazioni inattendibili a disposizione su Internet, e spiegare perché sono inattendibili’. Ecco una ricerca che richiede capacità critica e abilità nel confrontare fonti diverse – e che eserciterebbe gli studenti nell’arte della discriminazione”. Sarebbe un modo per sfruttare pedagogicamente i forse inevitabili difetti di Internet e di quei sistemi che sposando radicalmente, generosamente ed utopicamente lo schema open source si espongono all’irruzione di non poche creature infelici, vandali e spostati che ci sono in hac lacrymarum valle e in giro per l’universo mondo ridotto alle maglie di un’evanescente Rete di ombre interconnesse.

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Il corpo estatico

 Antropologia

IL CORPO ESTATICO

In un ’ estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale e era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremit&agrave; una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio […] Il dolore della ferita prodotta dal dardo era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi, non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa […] Ero in preda a un turbamento interiore che mi faceva vivere in una continua eccitazione” ( santa Teresa di Avila, Vita scritta da lei medesima ).

VERTIGINI DEL CORPO E CONOSCENZA

La singolarità di questa santa sembra sorgere dal “fondo comune” del corpo. Più che uno “sballo&rdquo; ( come scrive il nostro buon Malvino ) sembra un accendersi. L’estasi presuppone il corpo come mediatore indispensabile ( negli ultimi anni vi sono state numerose scoperte sulla biochimica del sistema nervoso centrale in relazione all’estasi). Al seguito della psicoanalista Marie Bonaparte, che riteneva la relazione mistica nient’altro che una relazione carnale non assunta, anche Georges Bataille (1897-1962) sosteneva che l’immagine del dardo che penetra fino alle viscere e lascia Teresa “bruciata d’amore per Dio”, somiglia a un orgasmo. Bataille ne parla nel suo studio sull’erotismo, nel capitolo intitolato “ La santa cagna d’Avila”.

A me è sempre sembrata una forzatura, perché l’estasi di cui scrive Teresa non pare riducibile a un orgasmo, con il quale lo scritto molto suggestivo stabilisce un rapporto metaforico di contiguità, di risonanza, non una connessione causale stretta.

Se si riconduce l’estasi all’orgasmo ( a un fantasma di godimento femminile), o lo si fa derivare da esso, si riduce o si elimina nettamente la specificità di ciò che vive il mistico. Come osserva Elvio Fachinelli ne “ La mente estatica” ( Adelphi, 1989, p. 29): “ Per impossibilità di credere a ciò che crede il mistico, si è finito spesso per non credere all’esistenza del mistico” *.

Il sacro non è una cosa, ma l’irradiazione o il contagio di una forza che ci oltrepassa e distrugge ogni distinzione. E’ per questo che vi è del sacro nell’erotismo ( una forza che mescola i corpi e che , per tranquillità, chiamiamo sessualità, nell’illusione che sia riducibile alla gestione ottimale dei bisogni ) e vi è del sacro anche nelle esperienze estatiche ( di cui quella mistica è una delle forme). Il rituale religioso permette di contenere l’eccesso del sacro tramite il rigore simbolico della regola e della misura.

  Libri

Sugli stati modificati di coscienza ( SMC) considerati nei più diversi aspetti – etnologico, antropologico, psicanalitico, v. Dallo sciamano al raver. Saggio sulla transe di Georges Lapassade ( Apogeo-Urra edizioni).

* ALTROVE

Da "La danzatrice del cielo" Ubaldini Ed.

di K. Dowman

Un buddha possiede i tre aspetti dell’essere del Risveglio: l’indivisibile trikàya (i tre corpi).

Questi tre aspetti sono l’essere vuoto fondamentale (dharmakàya), l’essere visionario (sambhogakàya) e l’essere di apparizione (nirmanakàya).

C’è una formula semplice che definisce i tre aspetti: l’assenza è vuota, la natura è luminosa, la manifestazione compassionevole è onnipervadente.

Questi tre aspetti possono essere concepiti come tre sfere dell’essere che si compenetrano, allo stesso modo in cui ghiaccio, acqua e vapore sono aspetti o modalità dell’acqua.

– Sebbene "l’essere vuoto, fondamentale" sia la totalità, è anche Vacuità di esistenza inerente di ogni individuo.

Il vuoto spazio primordiale che è alla base di tutti gli esseri senzienti è consapevolezza non duale, priva di oggetto, in quanto non c’è né un soggetto che ne faccia esperienza.

E’ puro piacere, perché se ne acquista ‘coscienza’ attraverso l’unione e-statica.

In termini di mandala, è il centro che tutto pervade.

  • L’"essere visionario" è la natura luminosa del Risveglio che risplende di variegati colori di arcobaleno che trasmettono gioia, e dà piacere estetico perché è totalmente privo delle contaminazioni emotive; è perfetto godimento in quanto infinito e senza impedimenti.

    In termini di mandala, è lo spazio compreso fra il centro e la circonferenza.

     

  • L’"essere di apparizione", è l’universale sensibilità dell’essere compassionevole che, in risposta alle esigenze di tutti gli esseri senzienti, si manifesta attraverso apparizioni illusorie; è "l’essere incarnato" perché la principale forma di emanazione è quella umana.

    In termini di mandala è la circonferenza.

Ibn el Arabi, un grande mistico sufi dice:

Il mio cuore è ora capace

di qualunque forma

Una radura per gazzelle;

un monastero per monaci;

un tempio per idoli;

la Moschea della Mecca

dei pellegrini;

le tavole della Torah e le

pagine del Corano.

lo seguo l’amore:

con qualunque forma si

presenti, là è la mia religione e la mia

fiducia.

Parlando dell’unità primordiale Rumi si esprime così:

Vasti eravamo e di un’unica sostanza

senza testa né piedi eravamo

eravamo un’unica testa, un’unica sostanza come il

raggio di Sole.

Senza nodi eravamo e limpidi come l’acqua.

LE VIE SPIRITUALI
http://www.globalvillage-it.com/enciclopedia/spi/spi04.htm

* L’AMORE SILENZIOSO

Salvador Dalì, Cristo di san Giovanni della Croce, 1951

Ciò che manca non è né la parola né lo scritto, ma il silenzio e l’azione. Infatti, oltre tutto, le parole distraggono, mentre il silenzio e l’azione raccolgono lo spirito e lo rinvigoriscono. Perciò appena una persona conosce ciò che le è stato detto per il suo profitto, non ha più bisogno di pronunciare né di ascoltare parole, ma di agire davvero con silenzio e con cura, in umiltà, carità e disprezzo di sé, senza andare subito in cerca di novità, ricerca che serve solo a soddisfare l’appetito in cose esteriori (senza poterlo saziare) e a rendere lo spirito fiacco e vuoto, privo di ogni virtù interiore. La maggiore necessità che abbiamo è quella di tacere con l’appetito e con la lingua dinanzi a questo Dio, il cui linguaggio, che Egli solo ode, è l’amore silenzioso. [San Giovanni della Croce, Lettera alle Carmelitane Scalze di Beas, 22 novembre 1587].

Libri

Pierre Klossowski, Simulacri letterari. Il puro e l’impuro della parola, a cura di A. Marroni, Mimesis Edizioni, Milano, 2004.

Tra il 1945 e il 1950 Klossowski svolge un’intensa attività di recensore e di critico, pubblicando lavori su Rilke , Jouve, Blanchot, Parain, Bataille, Kafka, Barbey d’Aurevilly. Il problema della scrittura sembra ossessionarlo e questo argomento lo provoca particolarmente quando è in relazione al problema della colpa e del peccato, del puro e dell’impuro. Cos’&egrave; la parola pura e la parola impura? Un silenzio puro esigerà necessariamente una parola impura; mentre un silenzio impuro solleciterà una parola carica di puro silenzio, divenuto però impuro e falso. La parola impura si fa carico di tutte quelle impulsionalità del corpo che invece un linguaggio puro vorrebbe sopprimere. Rilke, posseduto da potenze che lo condizionano durante la redazione delle sue elegie, Kafka, alle prese con le sue lotte spirituali, Jouve, affascinato dal potere salvifico del peccato, Parain teorico di un linguaggio che redime proiettandoci oltre la morte: sono questi i temi che Klossowski affronta in questi quattro magistrali saggi ( dalla quarta di copertina).

Pierre Klossowski (Parigi 1905-2001). Romanziere e filosofo, amico di Rilke e di Gide, iniziò pubblicando una serie di saggi su Sade, Nietzsche, Fourier, Kierkegaard ed altri autori su varie riviste di letteratura, filosofia e psicoanalisi. Negli anni Trenta partecipò all’attivit&agrave; culturale e politica delle avanguardie artistiche francesi, collaborando anche a progetti teatrali con Artaud.
Negli anni Quaranta svolge attività di recensore e di critico, pubblicando lavori su, Jouve,
Blanchot, Parain, Bataille, Gide, Kafka, Barbey d’Aurevilly. Con Bataille, Masson ed altri, Klossowski fondò le riviste “Contre-Attaque&rdquo; e “Ac&eacute;phale&rdquo; e contribuì all’attivit&agrave; del Collège de Sociologie.

 GLOSSA

In conclusione, tornando all’estasi di Teresa, non c’è alcun rapporto fisico. “Il vino più delizioso – scrive Giovanni della Croce, peraltro citato da Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso – è quello che non ho mai bevuto”. Teresa si “vede&rdquo; trafitta da una lancia di fuoco e utilizza metafore molto suggestive ( contigue all’orgasmo, metafore dell’orgasmo, ma non riducibili ad esso), del genere: “in questa casa che è la Sua, solo Dio e l’anima godono l’un l’altro in un profondissimo silenzio”.

Più in generale, sembra esserci un rapporto di “consonanza&rdquo; tra le vertigini del corpo, la conoscenza e la scrittura.

Allorché per esempio Dante ( il padre della nostra lingua, l’autore della “Commedia&rdquo;) vuole dire l’estasi dell’incontro con un “Tu&rdquo; (che "solo amore e luce ha per confine" – Pd. XXVIII,53-54), inventa parole nuove, come ad esempio “l’inluiarsi&rdquo;, “l’inventrarsi’, il “trasumanar&rdquo;, e scrive:

La forma universal di questo nodo 

credo ch’i’ vidi, perché più di largo,

dicendo questo, mi sento ch’i’ godo.

Un punto solo m’è maggior letargo

che venticinque secoli a la ‘mpresa

che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo.

Così la mente mia, tutta sospesa,

mirava fissa, immobile e attenta,

e sempre di mirar faceasi accesa.

(Paradiso · Canto XXXIII ).

Evidentemente si tratta di un godimento che va al di là del godimento d’organo (Lacan) , di una “gioia eccessiva” ( Elvio Fachinelli) che il linguaggio non può contenere e che affiora dal “fondo comune” del corpo ( dalla biochimica del sistema nervoso * ) e dalla singolarità dell’anima di Teresa, di Giovanni della Croce, di Ibn Arabi, di Rumi o di Dante. I diversi linguaggi sottendono l’incontro con l’essenza dell’esperienza umana, ovvero con la gioia – una gioia ancora più profonda della morte: una “gioia eccessiva” e tuttavia angelica, lieve, immacolata che forse costituisce il segreto del linguaggio e il cui rinvenimento è sempre singolare.

nota

* Articolo con il quale il quotidiano della CEI "Avvenire&quot; ha riferito del convegno “Mente, cervello e spiritualità&rdquo; domenica 21 novembre 2004:  "Ma i neuroni non tolgono l’anima" .E questo è l’articolo con cui ne ha parlato "L’espresso&quot; :  www.chiesa | La chimica dell’anima ( Da “L&rsquo;espresso&rdquo; n. 45 dell’11 novembre 2004. di Sandro Magister ).

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Iran,

 &nbsp;REAZIONI DI FUGA

 IRAN, “L’ATOMICA, GRAZIE, NON C’INTERESSA

E’ evidente che il presidente Ahmadinejad, il capo del Consiglio della rivoluzione, Hashemi Rafsanjani, e l’ayatollah Ali Khamenei sono sulla strada che porta all’atomica islamica, anche se lo negano. L’evidenza è basata su numerosi indizi, ma manca la prova provata, la cosiddetta “pistola fumante”.

Allorché verrà trovata la “pistola fumante” non sarà troppo tardi ? In una intervista a Guido Olimpio ( Corriere di martedì scorso 17 gennaio), un ufficiale israeliano invita a “ non fare l’ errore di pensare subito al risultato finale – l’ordigno – bensì a concentrarsi sulla strada che porta all’atomica. E di conseguenza la strategia di contenimento deve tener conto di questo risvolto”.

Il giornalista del Corriere osserva che chi “non è influenzato dalla politica o da interessi diretti ( come possono essere gli Israeliani) si muovono con prudenza nell’esaminare la pur reale minaccia iraniana e cerca di sottolineare che gli scienziati di Teheran hanno ancora molto lavoro da svolgere”.

Certo, gli interessi “diretti&rdquo; sono quelli di un intero popolo minacciato di essere cancellato dalla carta geografica, e anche i vicini Stati arabi sono terrorizzati  ( L’atomica iraniana sarebbe un rischio anche per gli arabi:parola di Walid Jumblatt – Intervista di Imma Vitelli – Europa ).

I rapporti tra Stati assomigliano ai rapporti che i singoli hanno nella vita corrente. Se, ad esempio, vediamo due vicini che litigano, nella maggior parte dei casi ci teniamo a distanza: guardiamo dall’altra parte e non c’interessa conoscere e approfondire le ragioni dell’uno e dell’altro. E’ una reazione certamente egoista, vogliamo essere lasciati in pace.

Allo stesso modo sembra comportarsi la comunità internazionale, che, disunita, pensando ognuno al proprio interesse, crede di potersi ancora permettere reazioni di fuga. Oppure di poter trarre qualche vantaggio, diretto o indiretto, da un Iran come potenza nucleare sullo scacchiere mediorientale.

Un’altra reazione, davanti a una realtà così sgradevole, pericolosa e complessa, è quella di esitare, di sperare in un cambio di regime e di dire che l’uso della forza non è mai una buona soluzione, una soluzione definitiva; e che sarebbe meglio dialogare e vivere d’amore e d’accordo. Però per dialogare, per evitare la sofferenza che finisce sempre con il colpire maggiormente la povera gente e cercare di vivere in pace, occorre essere in due.

Nel caso dell’Iran, di uno Stato che esprime la dichiarata l’intenzione di cancellare un paese indipendente e sovrano dalle carte geografiche, che sponsorizza il terrorismo e al tempo stesso persevera sfidando la comunità internazionale nell’obiettivo di sviluppare subdolamente armi di distruzione di massa, non sembra che ci sia propensione al dialogo.

L’Iran è un regime che non vuole la pace con Israele, che sottopone la comunità internazionale a un ricatto insopportabile e che ha un rapporto mistico con la morte. 

 Nel 2001 l’ex presidente dell’Iran, Akbar Hashemi Rafsanjani dichiarò: «Se un giorno l’Islam verrà in possesso dell’atomica, l’arroganza globale avrà fine. L’uso di una sola bomba contro Israele non lascerà niente in piedi, mentre una risposta israeliana potrà appena danneggiare il mondo islamico». Una tale spaventosa contabilità, significa che a una delle parti non interessa la sopravvivenza, né quella degli altri né della propria gente.

“Se non potete arrestare un uomo che compra una pistola, la cosa migliore da fare è renderlo vostro amico, non nemico”, scrive Simon Jenkins implorando saggiamente l’ appeasement. Ma se l’uomo che ha comprato la pistola non è saggio e vi ha già designati unilateralmente come “nemici&rdquo;, “nemici di Al-lah” ?

Un tale rapporto mistico ma anche crudelmente pragmatico con la morte ( vedi la fabbricazione e l’uso dell’uomo-bomba celebrato come shaid = Testimone della Fede, destinato al paradiso ) e la credenza millenaristica nella venuta del Mahdi rendono straordinariamente complessa, enigmatica ed inquietante la caccia tecnologica scatenata da un regime alieno alle ragioni della deterrenza politica e diplomatica, che richiedono un’etica della verità, amore per la vita propria e di quella altrui, e una sincera disponibilità al compromesso. 

 Purtroppo la parola “compromesso&rdquo; non esiste nella “sacra&rdquo; lingua araba, chissà se esiste in quella persiana dell’Iran, un paese di grande civiltà oggi dominato da un regime lugubre e oscurantista, che non promette niente di buono non solo ai “diretti interessati” e a tutti i suoi vicini, ma all’intera comunità internazionale.

Il pericolo che la comunitá internazionale sta correndo si lega all’ orrore della situazione del popolo iraniano sotto il regime di Ahmadinejad: diritti umani, condizioni delle donne, privazione delle piú elementari libertá politiche e civili, ed “esportazione&rdquo; delle cause del fallimento del regime islamista verso la demagogia e la credenza popolare nel “complotto&rdquo; dovuto all’ “arroganza occidentale”, ai musulmani “tiepidi&rdquo; ( considerati come il “nemico interno”) ed al “nemico esterno” – designato con vocabolario religioso come “piccolo&rdquo; e “grande&rdquo; Satana.

Accadde anche durante l’ascesa sfolgorante del nazismo in Europa, quando la gente volgeva la testa dall’altra parte, ballava, esitava, non ci voleva credere o pensava di poter convivere con il nazismo paganeggiante; oppure, mettendo nello stesso dannato calderone vittime e carnefici, diceva a entrambi: “Vi ricordo che l’Europa non è un campo di sterminio. Per favore spostate le vostre dispute in altra sede fino a quando non sarete in grado di comunicare in modo civile. No, non considero le proteste e il terrore delle vittime un modo di discutere civile e sì, non ho nessun problema a ritenervi entrambi dei pericolosi rompicoglioni. Lasciateci in pace. Grazie”.

Ma la Terra è una sola e la responsabilità, oggi, è universale. La comunità internazionale entra all’ombra di un pericolo e di una possibile sciagura generale che coinvolgerebbe l’intero Medioriente e il mondo, non solo i “diretti interessati” a non essere distrutti dall’atomica islamica in preparazione.

Occorre, ancora una volta, elaborare la minaccia secondo moduli meno arcaici e sanguinosi, senza cedere all’indifferenza o al terrore, all’ignavia o alla vertigine dell’azione immediata. Occorre essere intrepidi nell’affrontare e superare l’infelicità * che risiede nella necessità di doversi difendere quando invece si vorrebbe accogliere o costruire ponti e dighe : la necessità di doversi muovere per evitare, prima che sia troppo tardi, pericoli e danni peggiori.

* A 150 anni dalla nascita del padre della psicoanalisi ( ricorrenza alla quale “La Stampa” ha dato rilievo con un articolo di Gianni Vattimo in fuga dalla teoria dell’inconscio ), forse possono essere ancora utili e più che mai attuali le osservazioni di Freud del 1929 tratte da Il disagio della civiltà:

Il comandamento ‘ ama il prossimo tuo come te stesso’ è la più forte difesa contro l’aggressività umana (…). Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!

La cosiddetta etica naturale non ha qui da offrire nulla al di fuori della soddisfazione narcisistica di potersi ritenere migliori degli altri..L’etica che si appoggia alla religione fa qui intervenire le sue promesse di un aldilà migliore. Sono d’opinione che finché la virtù non è premiata sulla terra l’etica predicherà invano.

(…) Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva ed autodistrutrice.

In questo aspetto proprio il loro tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietutine, infelicità, apprensione.

E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle ‘ due potenze celesti’ , l’ Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta contro il suo avversario altrettanto immortale. Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l’esito ? "

 Terrorismo

«Il caporione è vivo e pronto a colpire»

«Stiamo preparando nuovi attacchi negli Stati Uniti e li vedrete quanto prima»: è la nuova minaccia di Osama bin Laden, il lugubre capo-bastone di al Qaeda ( sedicente “Fronte internazionale ‘islamico’ per la guerra santa contro gli ebrei e i crociati”) contenuta in un messaggio audio trasmesso dalla tv satellitare "Al Jazeera".

Il Totò Riina saudita si è rivolto al popolo americano, così come già fece il 29 ottobre 2004 durante la campagna elettorale tra Bush e Kerry e il 15 aprile 2004 con un messaggio ai governi europei, parlando di «una lettura sbagliata dei sondaggi negli Stati Uniti sul ritiro delle forze americane dall’Iraq» ( secondo Bin Laden, Bush insisterebbe nel mantenere le forze americane nonostante la maggior parte della popolazione sia a favore dell’uscita dall’Iraq).

«L’Iraq non è il solo campo di battaglia» degli estremisti islamici, «come avete visto con gli attentati nelle capitali europee», ha precisato il padrino con voce stanca, evocando niente meno che la “sacra&rdquo; legge della prepotenza e del terrore*, così come hanno fatto, e vorrebbero continuare a fare, i vari al Zawahri.

Il miliardario, erede di un impero economico che sfrutta per finanziare atti terroristici in ogni parte del pianeta, ha poi concluso parlando di morte: «Avete tentato di impedirci una vita dignitosa, ma non potrete impedirci una morte dignitosa. Uscire dalla jihad imposta dalla nostra fede è un peccato che fa paura. La morte migliore per noi, è quella sotto l’ombra delle spade».

Il messaggio audio originale di Osama Bin Laden

I picciotti non hanno voluto dire quando il nastro sia arrivato, ma Ahmed al-Sheik, redattore capo della televisione satellitare del Qatar al Jazeera, ha osservato che “sembra recente". Il nastro dura dieci minuti.

*

55 Di fronte ad Allah non ci sono bestie peggiori di coloro che sono miscredenti e che non crederanno mai; 56 coloro con i quali stipulasti un patto e che continuamente lo violano e non sono timorati [di Allah].57 Se quindi li incontri in guerra, sbaragliali facendone un esempio per quelli che li seguono, affinché riflettano.58 E se veramente temi il tradimento da parte di un popolo, denunciane l’alleanza in tutta lealtà, ché veramente Allah non ama i traditori.59 E non credano di vincere, i miscredenti. Non potranno ridurCi all’impotenza.60 Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare (turhiboona) il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.61 Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah. Egli è Colui che tutto ascolta e conosce ( Corano, Al-‘Anfâl – Il Bottino, versetti 8:61 ).

"Preparate… per terrorizzare ...".

" Il solo mezzo per vincere facilmente contro la ragione: il terrore e la forza” ( Adolf HitlerMein Kampf ) .

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L'Iran nel mirino

 IRAN NEL MIRINO

CHIUDERE UN OCCHIO ?

I dirigenti della Repubblica Islamica degli ayatollah sembrano decisi di fare di tutto e di più per attirare l’attenzione e inquietare il mondo annunciando l’ingresso del Paese in una ulteriore fase del suo progetto nucleare.

E’ due anni e mezzo – dopo la recente decisione di Teheran di rimuovere i sigilli apposti a tre dei propri centri di ricerca dagli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale dell’Onu per l’Energia Atomica – che va avanti così, in una specie di tira e molla dagli esiti incerti:

 Respinti da Teheran gli appelli dell’Unione europea
che aveva esortato il paese a non riprendere le attività
Nucleare, Iran ha riattivato
la centrale atomica di Isfahan

Reazioni molto preoccupate da Usa, Gb, Francia e Germania
La Aiea: i sigilli apposti alle attrezzature ancora al loro posto
( la Repubblica 8 agosto 2005) )

Guido Olimpio nel Corriere della Sera di martedì 17 gennaio 2006 riferisce le opinini di diversi esperti sul tempo necessario all’Iran per giungere alla costruzione di ordigni nucleari. Le stime, pessimistiche,  degli esperti israeliani sono svalutate in quanto influenzati "dalla politica o da interessi diretti".Certo – è il commento di Informazione corretta –  il "diretto interesse" a sopravvivere.

La dichiarata intenzione di cancellare un paese indipendente e sovrano dalle carte geografiche, credo dia autoritá morale a questo paese di agire per la propria sicurezza.

Come dimostra l’intervista a Michael Rubin pubblicata dal Foglio, poi non è solo Israele ad essere preoccupato per le mire nucleari iraniane. Mentre la comunità internazionale entra all’ombra del pericolo e di una possibile sciagura generale, i vicini arabi del regime degli ayatollah appaiono anzi addirittura "terrorizzati&quot;.

L’inchiesta condotta da Panorama fra Washington, Israele e Vienna rivela quanto sia pericolosa la crisi che si è aperta con la sfida dell’Iran alla comunità internazionale. Iran nel mirino titola Panorama di questa settimana.

Cosa accadrà?

«Niente di buono – dice Bernard Lewis a La Stampa del 14/1/2006. – Ahmadinejad ha più volte citato come suo compito la mahdaviat, la preparazione dell’arrivo del Mahdi che precede la fine del mondo. E dunque qualsiasi deterrenza di fronte a questo non vale: a lui non importa che Israele o altri potrebbero rispondere a un attacco nucleare contrattaccando Teheran. Non conta quanti morti si fanno per la vittoria finale dell’Islam. E’ questo che Ahmadinejad crede con fede totale di star preparando». La mahdaviat ?

Mahdaviat

VOGLIA DI FINE DEL MONDO

(Photograph)

"Se le scienze umane non avessero trattato la religione e l´aspetto religioso della vita umana come un´arcaica favola primitiva, escogitata giusto per spiegare l´origine del mondo, forse ciò che è avvenuto l´11 settembre 2001 a New York e le rovine di Ground Zero avrebbero suscitato meno stupore, in un pianeta che vive ancora nella convinzione della propria eternità. È una convinzione sbagliata di origine aristotelica e che non mette in conto la possibilità che il nostro universo un domani possa essere distrutto…” René Girard [da "l’Espresso&quot; n. 25 del 12 giugno 2003, titolo originale"Il Dio dell´apocalisse" , colloquio con René Girard di Attilio Scarpellini]

Forse vale la pena passare un po’ di tempo a interessarsi dell’Iran e cercare maggiori notizie sulle diffuse credenze millenaristiche nella venuta del Mahdi.

Dalla rete

Mahdi, testi & notizie

Iran president paves the way for arabs’ imam return – Persian Journal

( http://www.iranian.ws/iran_news/publish/article_10945.shtml)

Al-Imam Al-Mahdi
THE JUST LEADER OF HUMANITY. Ayatollah Ibrahim Amini. Translated by
Dr. Abdulaziz Sachedina (
http://al-islam.org/mahdi/nontl/)

Imaam Mahdi and the Signs that will precede him.
The coming of Imam Mahdi is one of the signs of Qiyamah as is the belief of the
Ahlus-Sunnah (
http://www.inter-islam.org/faith/mahdi1.htm )

Is bin Laden the ‘Mahdi’? – in Middle East Quarterly– Some Muslim followers believe he is prophesied ‘awaited enlightened one’ ( http://www.meforum.org/article/159)

I LUOGOTENENTI DEL MAHDI
Il nobile dodicesimo Imam s’&egrave; occultato due volte (
http://www.imamalmahdi.com/html/ita/html/luogotenenza/luogotenenti.html)

Il millenarismo rivoluzionario
Il millenarismo che non si limita a speculare su avvenimenti apocalittici ma usa la violenza per sovvertire il presente ordine di cose e realizzarne uno nuovo e finale “nel nome dell’islam” (
http://www.cesnur.org/2001/mi_oct02.htm)

"Terroristi da fanta-romanzo" di Massimo Introvigne
Nell’islam si diffonde una letteratura millenaristica popolare (
http://www.geocities.com/centrotobagi/introvigne.html)

Nelle profezie islamiche una grande guerra contro l’Occidente ( http://www.lastampa.it/Speciali/1120settembre/profezie.asp)

Islam’s Sober Millennium by Martin Kramer

Shayk ‘Abd al Wahid Pallavicini
DEL CRISTO, DEL CRISTIANESIMO, DEL CORPUS CHRISTI E DELL’ANTICRISTO
(
http://www.coreis.it/frame2.htm)

Voglia di fine del mondo. Ma le Chiese non spaventano più

Apocalittici contro scettici. A parti invertite. Oggi sono le grandi religioni a predicare ottimismo, mentre è il pensiero laico a profetare catastrofi ( www.chiesa)

libri & riviste

Dâr al-Burhâniyyah, Il Mahdi e l’Anticristo

Il Mahdi e l’Anticristo è un volumetto edito da Quaderni del Veltro nel quale è raccolta una serie di hadith, o tradizioni del Profeta dell’Islam, che riguardano la venuta del Mahdi e del Daggial, la Bestia, l’Anticristo ( Libreriaislamica.it ).

Lettera internazionale n.86

Il n. 86 di Lettera internazione in uscita contiene un dossier sul mondo islamico, dalle origini fino all’estremismo fondamentalista, con contributi, tra gli altri, del neuropsichiatra franco-tunisino Fethi Benslama: Kamikaze, un delirio che uccide.

Vous parliez de psychose à propos de la crise que traversent aujourd’hui les sociét&eacute;s musulmanes. Le discours islamiste doit-il être assimilé à un délire ?

FETHI BENSLAMA : Oui, avec l’aile la plus extrémiste du mouvement islamiste, nous sommes devant un délire, un délire de masse. Ce n’est pas la première fois dans l’histoire que des masses entières sont prises dans un délire.

Qui il testo originale, in francese, dell’ intervista di Hamid Barrada e Renaud de Rochebrune a Fethi Benslama.

Su Fethi Benslama, v. anche : Clinica delle notti

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Melchiorre Gerbino condannato per diffamazione

Gerbino è stato di nuovo iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano e citato come imputato davanti al Tribunale di Milano il giorno 13.11.2018. L’accusa è ancora di diffamazione.—

MELCHIORRE GERBINO CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE

Il giudice monocratico Ombretta Malatesta della X sezione del Tribunale penale di Milano ha condannato Melchiorre Gerbino a milleduecento euro di multa e al pagamento delle spese di giudizio per diffamazione aggravata nei confronti del giornalista Gianni De Martino, stabilendo anche il suo diritto al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede civile e una provvisionale di euro settemila.

Gerbino era stato querelato da De Martino e poi rinviato a giudizio perché – si legge nel capo d’imputazione – “pubblicando all’interno del sito web www.melchiorre-mel-gerbino.com un testo dal titolo “mondo beat” contenente la ricostruzione di vicende avvenute nel 1968, offendeva la reputazione di Giovanni De Martino attribuendogli in particolare la partecipazione a un tentato omicidio nei suoi confronti, la partecipazione a logge massoniche e lo svolgimento di attività di spionaggio”. Il Tribunale, nel corso dell’udienza del 18 luglio 2014, – oltre a ordinare che la sentenza di condanna venga pubblicata a spese dell’imputato, per una volta e per estratto, sul “Corriere della Sera” – ha anche ordinato il sequestro delle pagine internet del  Gerbino sulle quali i  messaggi diffamatori sono stati pubblicati.

NOTA. L’odio fraterno (molto chiaro su sfondo oscuro) sembra derivare dalla affinità-attrazione per quelli che vengono percepiti come il proprio alter ego rimosso. Sotto la pressione di circostanze particolarmente gravose questo impasto di amore-odio fraterno ( tinto di una fantasia di desiderio omosessuale?) può esplodere in paranoia. E l’odio paranoico non conosce compromessi. Chi ne soffre allucina di combattere per la propria stessa sopravvivenza. “Io non l’amo-io l’odio” la contraddizione, che nell’inconscio non potrebbe suonare altrimenti, non può tuttavia divenire cosciente nel paranoico in questa forma. Il meccanismo di formazione del sintomo nella paranoia implica che la percezione interna, il sentimento, siano sostituiti da una percezione proveniente dall’esterno. Cosicché la proposizione “Io l’odio” si trasforma grazie ad un meccanismo di proiezione nell’altra: “Egli mi odia (mi perseguita) e ciò mi autorizza a odiarlo”. In tal modo il sentimento inconscio propulsore si presenta come conseguenza di una percezione esterna: “Io non l’amo- Io l’odio perché egli mi perseguita”. L’osservazione non consente in proposito dubbio alcuno: il persecutore altri non è se non l’amato di un tempo (Sigmund Freud, “Un Caso di Paranoia”, in Opere, B.Boringhieri, Torino 198,vol. 6, p.384-389). .Ibidem, p.389). Saremmo inclini a sostenere che l’elemento paranoico della malattia del povero Melchiorre Gerbino sia costituito dal fatto che per difendersi da una fantasia di desiderio omosessuale egli reagisce precisamente con un delirio di persecuzione di un certo tipo.

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  LA PARANOIA DEL POVERO GERBINO 

il-vecchio-gerbino IL SENNO SULLA LUNA

 Melchiorre Gerbino di Calatafimi  è  quel personaggio  calvo e sentenzioso, che nella seconda metà degli anni novanta appariva  al “Maurizio Costanzo Show” guadagnandosi un’effimera fama di affabulatore, istrione e cabarettista. Lo si vedeva strepitare e sculettare in un angolino dicendo “Io…io…io… sono il leader della Contestazione…Io costrinsi De Gaulle alle dimissioni…”.  L’anziano autodidatta proclamava di essere come Napoleone e di essere entrato nella Storia, invece era entrato in uno show televisivo. Una volta disse anche di avere scoperto la vera identità del Mostro di Firenze… Mitomane e maldicente notorio, il Gerbino raccontava sciocchezze colossali e credeva, inoltre,  di essere ancora  Direttore  della fanzine “Mondo Beat” che  aveva cessato le pubblicazioni fin dal lontano luglio 1967. Predicatore incontinente, affermava anche di essersi convertito all’Islàm con il nome di Abderhaman e raccontava di essere stato perseguitato, durante un viaggio a Zanzibar, dalla C.I.A. e da  un tremendo nano sodomita. Nel novembre del 1995, l’isola di Zanzibar dove s’intrecciavano la lotta politica e lo spiritismo, era sconvolta dalla psicosi collettiva del ‘ritorno di Popobawa’, un leggendario nano con un solo occhio, orecchie a punta, che assaliva e sodomizzava nel sonno i maschi dell’isola di Zanzibar. Tra le risate generali, il buon Melchiorre Gerbino  raccontava al Maurizio show di averlo incontrato personalmente e tenuto eroicamente a bada, nonostante si trovasse disteso sulla spiaggia.  ( ” Ero  andato un po-po’ a distendermi sulla spiaggia di Zanzibar, quando incontrai il famoso n-nano s-sodom-m-mi-ta…il popòbawa… il popòbawa…” ).

Il conduttore del programma s’incapricciava spesso di personaggi stravaganti e li imponeva al pubblico  dosandone le apparizioni con fare ammiccante e sornione come un tempo si faceva in piazza, attorno alle mattane dello scemo del paese.

Da patetica figurina del Costanzo Show, Melchiorre Gerbino ha ora scritto un libro che s’intitola “Viaggi” (Grasso Editore, Bologna, 1990) .  Affabulatore orale, sulla pagina e nel web  Melchiorre Gerbino perde buona parte del suo smalto, e il diario dei suoi “sballi” e delle sue esperienze  delude. Quanto alla rievocazione del periodo milanese di “ Mondo Beat”, sfiora il ridicolo quando, ricordando un incontro a Brera con Umberto Eco, arriva a dire che l’accendino che gli serviva per la pipa era un “aggeggio misterioso” con effetti “paralizzanti”.

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La paranoia è loquace, e   il maldicente Melchiorre Gerbino aggiunge subito poi che tale aggeggio : “ ce l’aveva in dotazione anche Gianni De Martino, perché durante un’intervista con Elio Sparano, davanti alle telecamere della televisione italiana, alla prima domanda mi sentii mancare la parola, mentre De Martino, che aveva fatto scattare l’accendino per accendere una sigaretta, mi scostava gentilmente e si prendeva lui l’incombenza dell’intervista.” ( “Viaggi”;, Grasso Editori, Bologna 1990, pag. 183). Le farneticazioni che apparivano nel volume “Viaggi” sono ora riprodotte dal Gerbino nel suo sito , dove afferma che adesso di tale parafernalia sarebbe dotato anche un certo “ C.R. da Caltanisetta”.  Spiace vedere lo sciagurato e verboso Gerbino in preda a idee paranoidi e persecutorie, esprimersi in tono notarile.

la-maledizione-del-jinn-nero

In Marocco, Melchiorre Gerbino affliggeva parenti e amici proclamandosi vittima di una congiura planetaria e perseguitato da un jinn nero che tentava di abusare delle sue grazie  contro la sua volontà… Ma come, gli dicevano , lo dai e poi ti penti come il culo della serva?  Credendo di essere diventato il protagonista di « Dernier tango à Paris»,  il Gerbino nel suo Sito “Furia & Sesso contro il Vaticano”  affermava che la CIA avrebbe pianificato l’operazione ipnotizzandolo con un Taser (?), convincendolo di essere Maria Schneider e avrebbero usato per lui dell’olio di argan per facilitare l’intervento dei Servizi, nonostante la sua riluttanza.

Lo sventurato ex impiegato dell’Alitalia non è un paranoico formale come il tenero Antonin Artaud e non ha neanche il genio di un Philip Dick. Continua solo a snocciolare  i suoi spropositi e  a ripetere e annotare nel suo sito internet fatti non veri  in stile notarile e mette nomi veri – e a dire il vero ne mette pure troppi. Come aveva già fatto in appendice al libro di Philopat “ I viaggi di Mel “ ( Shake edizioni, Milano, 2005), in cui ritagliava per sé un ruolo grandioso e criticava le versioni della storia di “Mondo Beat” data da Fernanda Pivano in “ C’era una volta un beat” ( Arcana, Roma , 1976, 3° ed. 1988 ) e dal sottoscritto ne “ I capelloni” ( Castelvecchi, Roma, 1997).

Critica” è un eufemismo, perché l’erotomane  Melchiorre Gerbino  affastella numerose esternazioni non vere e diffamatorie parlando con la bava alla bocca di nemici complotti massoneria vaticano agenti fotomontaggi infiltrazioni accendini da 007, mettendosi al centro di un grandioso, vacuo e delirante complotto, a cui parteciperebbero parenti, amici e conoscenti, compreso il sottoscritto accusato di averlo stordito e di aver commesso altri fatti disdicevoli mai commessi, come per esempio quello di essere stato, a 19 anni, “infiltrato” a Mondo Beat dalla Massoneria, i Servizi e il Vaticano per sorvegliarlo e, se del caso, eliminarlo ( perché, afferma il mezzo scemo, egli sarebbe il pericoloso inventore della Contestazione Mondiale e pertanto nel mirino dell’Intelligence di tutti i poteri mondiali, a cominciare dal Vaticano… ). Lo sproloquio in merito al suo delirio che tutti lo vogliono buggerare si può leggere nei bassifondi del web, dove il Gerbino, oltre al sito  www.melchiorre-mel-gerbino.com. ha anche un altro sito piuttosto demenziale , da lui definito “telepatico”, denominato “Vafusex” – Vandalica Furia & Sesso contro il Vaticano), in cui fa l’elogio del terrorismo jihadista salafita e della pedofilia ( secondo un suo scritto intitolato “Della pedofilia” e rivolto a un cardinale della Chiesa cattolica, tale pratica sarebbe da lui adottata in viaggio nei paesi africani ed asiatici  perché  “islamicamente corretta”: “”In questo momento – scrive il Gerbino da Lumumbashi, Repubblica Democratica del Congo – mi adeguo in un’area del mondo che voi del Vaticano state a guardare dalla finestra..” > http://www.melchiorre-mel-gerbino.com/Pagine/Della_pedofilia.htm).  Il che è bastato ad attenzionarlo, indipendetemente dall’ultima condanna penale del 18/07/2014 e dalle  denunce e multe che, nel corso del tempo, vista la sua pervicacia, si vanno accumulando sul suo melone o capo di vecchio malvissuto.

P.S. PARANOIA & CONTROCULTURA.  Un romanzo dello scrittore sperimentale Philopat , I viaggi di Mel , raccoglie oggi liberamente un delirante racconto orale del Gerbino, oggi settantenne e non molto presente a se stesso, al punto di credersi il Proprietario del mondo beat. Al libro di Marco Philopat è annessa in appendice una “ Storia documentata di Mondo Beat a cura di Melchiorre Gerbino”, non fra le più credibili.

 Si tratta di una storia demenziale e abbastanza triste di complotti immaginari e vacui, di cui il Gerbino sarebbe il centro, continuamente in fuga da “agenti del Vaticano” & dei “Servizi” travestiti da hippies. Come Totò anti-capelloni nell’episodio “Il mostro della domenica” del film “Capriccio all’italiana”.

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Dopo aver raccolto i tanti “sballi” del vecchio  “mitomane” Melchiorre Gerbino che da anni ripete sempre la stessa storia da bad trip infestando il web, tra l’imbarazzo  di parenti, conoscenti e amici, ecco quanto mi scriveva Marco Philopat:

Nel mio piccolo ho seguito Melchiorre in ogni dove per capire cosa
cazzo aveva nel cervello un elemento come lui e per dare una visione
completa dei suoi assurdi viaggi, un punto di vista assolutamente
originale di molte TAZ in giro per il mondo negli ultimi decenni, ma
soprattutto mi interessava la sua parabola discendente, per sciogliere certi nodi esistenziali di questa mia generazione… Il romanzo à pura fiction ispirata ai suoi racconti orali e le voci parlanti sono una fusione tra me e quello che registrai ai tempi delle interviste con i vari
personaggi che appaiono nel libro, così anche il linguaggio, quindi
lo ‘sballo’. (…) Per quanto riguarda la parte storica, già volevo rispondere alla tua prima mail, ma sinceramente non vedo come hai potuto arrabbiarti per una cosa così delirante scritta da una persona che per tutto il libro si afferma erotomane e paranoico… Mi auguro non ci sia bisogno di querele… Ci sono difficoltà ovunque nel mondo, e il rancore è ulteriore Napalm, una frase che ho ripetuto almeno mille volte a Gerbino…Per me la polemica con te è chiusa e se dovessi incontrarti per caso tornerei a rapportarmi come ai tempi della prima progettazione del libro in Calusca… Anche perchè continuo ad avere per te una profonda stima per tutto quello che hai realizzato e continui a realizzare.Ti ringrazio per aver definito il mio libro bellissimo e intenso, d’altronde mi è costato un mezzo esaurimento nervoso litigare su ogni frase con il Gerbino, ma alla fine credo di essere riuscito ad averlo spogliato della sua imbarazzante corazza egotica, almeno dal punto di vista letterario… E questo credo sia un valore aggiunto per fare emergere il lato oscuro di ogni scelta di libertà, come si legge nella quarta… Nessun ‘pizzo pagato alla demenza’, ne siamo usciti con le ossa rotte tutti e due…Ti saluto, M. Phi./”( Comunicazione personale, 10 gennaio 2005).

 La paranoia classica con la quale ha voluto “misurarsi Philopat è
davvero diversa dalla schizofrenia moderna e dall’allegra e colorata
dissidenza underground: si nutre infatti di stronzate colossali e del
rifiuto della contraddizione e della complessità. Gerbino persegue con una pervicacia piena di patèmi una visione granitica, fissa e contratta del proprio Io  ipertrofico e del mondo. La paranoia si nasconde in genere nelle  costruzioni complottistiche cospirazionistiche che attraversano la storia contemporanea e investono anche, nel suo piccolo e con esiti patetici, il “lato oscuro” e penoso di Mondo Beat e del sig. Melchiorre Gerbino rimasto come “fissato” e quasi pietrificato “laggiù” . Come lo “scemo di guerra” del “Profeta”, il grottesco film di Germi del lontano 1968.
Insomma, visto il personagetto megalomane , prigioniero dei sui dèmoni, è difficile che il vecchio borderline e narcisista maligno  rientri in sé e non prenda altre bevute.

Melchiorre Gerbino detto Cacchina si disseta nella Cava di MB

Atto di vendita della fanzine Mondo Beat

 

Atto di vendita della fanzine Mondo Beat

AGGIORNAMENTO. Lo storico siciliano Giuseppe Casarrubea ha denunciato per minaccia, diffamazione e calunnia Melchiorre Gerbino, che si definisce “leader della rivolta giovanile in Italia” nel periodo della contestazione, perché nei giorni scorsi, con un articolo pubblicato sul suo sito, ha consigliato a Casarrubea di “tenere la bocca chiusa, perché non finisca con una pietra in bocca”.> http://www.articolo21.org/2014/05/minacce-a-casarrubea-taci-o-finisci-con-una-pietra-in-bocca/

La magistratura, intanto, ha incriminato per diffamazione Melchiorre Gerbino, nato a Calatafimi (Trapani) il 30 agosto 1939, sedicente leader della Contestazione dei lontani anni ’60, di cui nel sito http://www.melchiorre-mel-gerbino.com/ egli si proclama “il Direttore”, nonché personaggio negli anni 90 del Maurizio Costanzo Show, dove veniva presentato come “erotomane” e “globe trotter”.

http://www.ossigenoinformazione.it/2014/06/trieste-minacce-a-claudia-cernigoi-solidarieta-dallassostampa-46319/

P.S. E se un giorno la mia ragione mi abbandonasse -ahimè, essa ama volarsene via- possa il mio orgoglio volare con la mia follia! [Zarathustra, alla fine del prologo], Così iniziò il tramonto di Zarathustra, il cui senno volò sulla luna insieme al senno di Astolfo…

Melchiorre Gerbino sculetta

Aggiornamento

MELCHIORRE GERBINO CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE

In sentenza il Tribunale di Milano, Sez. X Penale, ha condannato il signor Melchiorre Gerbino, in qualità di titolare del sito www.melchiorre-mel-gerbino.com, per diffamazione aggravata (art. 595 co. 3 c.p.).Con ordinanza separata il Tribunale aveva anche ordinato il sequestro di numerose pagine del predetto sito, contenenti espressioni diffamatorie nei confronti del Signor De [REDACTED], cui tuttavia per il momento non è stato possibile dare esecuzione da parte della Procura della Repubblica, trovandosi il server allocato all’estero.

capellonieninfette

Umberto Tiboni fatti relativi testata MB


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gianni-in-un-ritratto-di-duilio-piaggesi  gianni-barbonia-articolo

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