La differenza tra Arafat e Abu Mazen

 LA DIFFERENZA TRA ARAFAT E ABU MAZEN



La differenza tra Yasser Arafat e Mahhmoud Abbas ( Abu Mazen) è che quest’ultimo porta la cravatta, non è un terrorista di antico pelo e raramente – solo quando parla in arabo rivolgendosi ai suoi concittadini – elogia gli assassini-suicidi chiamandoli shaid ( “testimoni della Fede”) ringraziandoli di aver dato la vita alla causa palestinese ( la loro vita di “martiri” e, incidentalmente, ma questo sembra irrilevante, anche la vita di giovani e meno giovani civili israeliani innocenti , come nell’ultimo attentato sanguinoso perpetrato dal gruppo Jihad islamico in un centro commerciale di Netanya lo scorso 5 dicembre ).

Sebbene Abu Mazen non salti sul tavolo a dare il ritmo ad un coro che inneggia alla morte suicida, sostanzialmente, nei fatti, sono identici: si differenziano solo per il registro retorico: Arafat ululava Shahada! Shahada! Shahada! ( Martirio ! Martirio! Martirio! ) evocando con polmoni di cuoio da vecchio terrorista incallito folle di martiri palestinesi in marcia verso Gerusalemme non per viverci e far vivere ma per moririci perfidamente dentro, estaticamente; e predicava che gli Israeliani avvelenavano le sorgenti e infettavano i bambini palestinesi di Aids. Abu Mazen invece si presenta come uomo di pace e si astiene dal fare proclami del genere.

Abu Mazen si è detto sempre contrario alla violenza dei terroristi palestinesi e condanna gli attentati terroristi fin dallo scoppio della seconda Intifada o ondata terrorista, non perché sia immorale uccidere civili innocenti  ma perché non è strategicamente opportuno.

A proclamare la violenza è sia Hamas sia il ministro degli esteri dell’OLP Qaddumi ( che ha sempre apertamente dichiarato che il fine è la distruzione dello Stato di Israele, anche con metodi violenti). Per Abu Mazen, invece, la strategia che può portare alla distruzione dello Stato d’Israle si incentra soprattutto sul “diritto al rientro” dei profughi mantenuti per tre generazioni vittime del vittimismo organizzato, sulla maggior crescita demografica araba nel lungo periodo e dunque sulla graduale implosione e conquista di Israele dall’interno.

La guerra aperta è, per il momento, in attesa dell’atomica islamica, strategicamente poco produttiva, suicida, appunto. Inoltre la prassi del terrorismo tramite la produzione artigianale, diffusa tra la popolazione palestinese, di uomini, donne e bambini-bomba da infiltrare e fare esplodere fra i civili israeliani crea da parte d’Israele una difesa ferma, naturalmente armata, che potrebbe danneggiare la causa dei buoni affari che nel frattempo stanno cercando di fare i Palestinesi, o perlomeno quella frazione di Palestinesi che sembra ormai stufa della guerra “aperta” e conta, laicamente, forse, più sul lavoro del Tempo che su quello di Allah.

Il nuovo presidente dell’Autorità palestinese è un personaggio molto grigio e dà l’impressione che si possa lavorare con lui per rinnovare la guerra al terrorismo e portare a termine la “road map”, perché non batte la grancassa del “combattente” e non ulula al “martirio per Allah”. Quando occorre sa fare molto bene il pesce in barile. In pratica, con i soldi che anch’egli, come ieri Arafat, riceve dall”Unione Europea, dall’America, da Israele, dall’Iran e persino dai boy scout , provvede al finanziamento pubblico, da parte dell’ ANP, alle famiglie dei martiri-killer con maggiore discrezione e senza enfasi, burocraticamente ( Cfr. Abbas Approves PA Assistance to Families of Suicide Bombers – Jonathan D. Halevi – News First Class-Hebrew e Abu Mazen e i finanziamenti alle famiglie dei kamikaze tonibaruch.blogspot.com ).

Insomma, mentre la distruzione dello Stato d’Israele continua ad essere esaltata nei testi scolastici, in tv e nei caffè mori, e l’odio "sacro" permane e non disarma, Abu Mazen – sia per incapacità, sia per scongiurare una guerra civile interna, sia per malafede – fa molto poco o niente nel combattere il terrorismo. In pratica, il Presidente non si occupa direttamente di “operazioni martirio”, un misto di “operazioni” militar-religiose, e non le esalta che raramente, né le combatte. Egli non è né un esaltato con la kefiah a tre quarti né un combattente. Lascia fare, burocraticamente, agli altri, compresi ai “fratelli che sbagliano”. Poi si vedrà… Inshallah…

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  EROS E THANATOS

HO TROVATO UN COMMENTO

 

in uno dei post qui sotto, Il pesce morte ( post sull’esaltazione della delinquenza islamista e dei suoi fiancheggiatori, portatori borderline del disprezzo per la storia e per la vita) . E’ un commento puntuale dello psicoanalista professor Iakov Levi che riprendo per intero:

Vorrei aggiungere un commento a conferma di quelli di Gianni De Martino. Infatti, il tutto è strettamente connesso.

Riporto qui nuovamente la citazione da Citati [ Cfr. “ Aureola islamica” qui  ].

"Una cosa che amo molto nell’Islam – scrive Citati – è la vastità del suo mondo, assai più esteso di quello ebraico e di quello cristiano. Il Corano parla di due creazioni, quella di Adamo nell’Eden e quella di un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita. Per ebrei e cristiani il peccato e l’uscita dall’Eden significano l’ingresso nella storia. Il mondo astrale islamico non ha, invece, contatti con quello umano, anche se la tradizione vuole che Maometto vi sia asceso, in sella al suo meraviglioso cavallo, per portarvi la notizia dell’Islam”.

L’infatuazione di molti occidentali per l’islam nella sua ultima versione, deriva dunque dalla proposta di annullare tutte le tensioni. Senza più pulsioni sessuali verrebbero dunque a mancare le motivazioni di base per qualsiasi conflitto, esterno e interno.

Freud (e prima di lui Schopenhauer) ha contrapposto le pulsioni dell’Eros a quelle di morte. L’Eros, sinonimo di vita, è l’unica forza che si oppone alle pulsioni di morte, ovvero alla tendenza naturale della materia organica di ritornare al suo stato precedente. Questa tendenza regressiva viene inconsciamente interpretata dalla nostra psiche come una regressione intrauterina, in quanto nell’utero era cominciato il nostro percorso di individui. Ma siccome quella di morte è una pulsione, ovvero un bisogno, quello che a prima vista sembra un desiderio di annullare le pulsioni, nasconde il bisogno di soddisfare la pulsione che è quella primaria, e la più forte di tutte. Come ci ha detto Nietzsche: “ il desiderio di rinunciare a una passione nasconde il desiderio di soddisfare un’altra passione”, ovviamente percepita come ancora più impellente.

Quando l’Islam odierno ci propone “un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita”, ci propone di rinunciare alle pulsioni di vita (Eros), che sono quelle che ostacolano la pulsione di morte, in nome del soddisfacimento di quest’ultima. Da qui, l’estrema attrazione della proposta. Dopotutto, la pulsione di morte, alla fine, trionferà in ogni caso. Quando le pulsioni dell’Eros, stremate, si esauriscono, noi tutti moriamo.

Freud ha chiamato l’istinto di conservazione la forza che impedisce un corto circuito verso la pulsione di morte. Ovvero, ogni organismo deve morire, ma deve morire “alla propria maniera”. Quello che l’Islam ci propone è proprio questo corto circuito. E’ l’ideologia del corto circuito, che viene adottata da coloro che, sotto la pressione di un malessere esistenziale, alla base del quale esiste un incontrollabile senso di colpa per le proprie pulsioni vitali, rinunciano alla vita stessa, per non subire lo stress inerente al conflitto tra Eros e pulsione di morte, da questa rappresentato.

Iakov  Levi


Eros et Thanatos sont au rendez-vous”, carton de Dominique Deghetto

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Ahmadinejad provoca l'Europa

Odio genocidario in movimento

 AHMADINEJAD PROVOCA L’EUROPA

 

A dissipare le ultime illusioni sulla natura bordeline del regime iraniano, arrivano dalla Mecca, a conclusione del vertice dell’Oic (Organizzazione della Conferenza islamica) , le nuove affermazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Dopo averne invocato la cancellazione dalla storia, il presidente della Repubblica islamica propone che lo Stato di Israele, definito “un tumore”, venga trasferito in Europa, sul suolo tedesco o austriaco visto che i due Paesi si dicono colpevoli responsabili dello sterminio di milioni di ebrei durante la Seconda guerra mondiale, opprimendo e perseguitando chiunque neghi che l’Olocausto sia realmente accaduto ( ! ) . Lo ha riferito l’agenzia Irna, citando quanto affermato dal presidente borderline iraniano in una conferenza stampa ripresa anche dalla rete satellitare iraniana Al Aram. ”Germania e Austria fatevi avanti – ha affermato provocatoriamente – e concedete due vostre province o quelle che volete al regime sionista in modo che possano creare uno stato sostenuto dall’intera Europa e il problema sarà risolto alla radice”.  Forte degli interessi commerciali che legano l’Europa all’Iran, forse vuole saggiare la tenuta, anche morale, dell’Europa, penisoletta dell’Asia, prima di prendere, com’è sempre più probabile, qualche sciagurata decisione radicale.  Tanto, forse pensa pragmaticamente il nuovo Hitler in formato islamo-teo-fascista,  più che fiaccolate e qualche minuto di silenzio all’ONU l’Europa cos’altro saprebbe fare ? D’altra parte, non si tratterebbe di genocidio ma di jihad.

 da «Prendere sul serio le minacce dell´Iran» di Daniel Jonah Goldhagen

"L´intenzione iraniana di distruggere Israele non ha nulla a che vedere con la risoluzione del conflitto israelo – palestinese: lo hanno dichiarato esplicitamente gli stessi leader iraniani. Per loro, la sola esistenza di Israele è un´offesa contro l´islam, perché questo stato è un avamposto dei valori che più aborriscono: quelli dei paesi democratici e pluralisti. Certo, non tutti i popoli, e neppure tutti i leader islamici desiderano entrare in guerra con l´Occidente democratico. Ma c´è chi lo vorrebbe. Israele potrebbe essere il primo, ma non l´unico bersaglio di un attacco nucleare. Consentire al regime oggi al potere a Teheran di dotarsi di armi nucleari sarebbe un comportamento da irresponsabili. Come lo è stato chi a suo tempo non ha preso sul serio Hitler".

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Festa della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

 

Festa della

IMMACOLATA CONCEZIONE

 

della

 

BEATA VERGINE MARIA

Jusepe de Ribera, Immacolata Concezione, 1635

Il dogma del concepimento della santa Vergine esente da ogni colpa del peccato originale prefigura uno spazio di non-morte. Spes nostra, salve.

Maria è la speranza di tutti

di sant’ Alfonso Maria de Liguori

Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la speranza nostra, e che Dio maledice chi mette la sua speranza nella creatura: Maledictus homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Maria, esclamano, è creatura, e come una creatura ha da essere la speranza nostra? Questo dicono gli eretici; ma ciò non ostante la santa Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutt’i religiosi alzino la voce, e da parte di tutt’i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.

In due modi, dice san Tommaso l’Angelico, noi possiamo mettere la speranza in una persona, come cagion principale e come cagion di mezzo. Quelli che dal re sperano qualche grazia, la sperano dal re come signore, e la sperano dal suo ministro o favorito come intercessore. Se esce la grazia, principalmente viene dal re, ma viene per mezzo del suo favorito: onde ha ragione chi cerca la grazia di chiamare quel suo intercessore la sua speranza. Il Re del cielo, perch’è bontà infinita, sommamente desidera di arricchirci delle sue grazie; ma perché dalla parte nostra è necessaria la confidenza, per accrescere in noi questa confidenza ci ha donato per madre e per avvocata la stessa sua Madre, a cui ha data tutta la potenza di aiutarci; e perciò vuole che in lei collochiamo le speranze della nostra salute e d’ogni nostro bene. – Quelli che mettono la loro speranza solo nelle creature senza dipendenza da Dio, come fanno i peccatori, che per acquistare l’amicizia e ‘l favore d’un uomo si contentano di disgustare Dio, certamente che questi son maledetti da Dio, come dice Isaia.. Ma quelli che sperano in Maria, come Madre di Dio, potente ad impetrare loro le grazie e la vita eterna, questi son benedetti e compiacciono il Cuore di Dio, che vuole vedere così onorata quella gran creatura, la quale più di tutti gli uomini ed angeli l’ha amato ed onorato in questo mondo.

Ond’è che noi giustamente chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinal Bellarmino (De Beat. SS., l. II, c. 2), di ottenere per la sua intercessione quello che non otterressimo colle sole nostre preghiere. Noi la preghiamo, dice sant’ Anselmo, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram (De exc. V., c. 6). Sicché, soggiunge il santo, il supplicare la Vergine con tale speranza, non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere della propria indisposizione: Unde Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare (Loc. cit.).

Con ragione dunque la santa Chiesa applica a Maria le parole dell’Ecclesiastico (Cap. XXIV) , con cui la chiama: Mater… sanctae spei, la madre che fa nascere in noi, non già la speranza vana de’ beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa de’ beni immensi ed eterni della vita beata.

Ave, animae spes, così salutava sant’ Efrem la divina Madre: ave, Christianorum firma salus: ave, peccatorum adiutrix: ave, vallum fidelium et mundi salus ( De laud. Virg.): Dio ti salvi, diceva, o speranza dell’anima mia, o salute certa de’ Cristiani, o aiuto de’ peccatori, difesa de’ fedeli, e salute del mondo.

Ci avverte san Basilio che dopo Dio non abbiamo altra speranza, che Maria; e perciò la chiama, post Deum sola spes nostra. E sant’ Efrem, riflettendo all’ordine della presente provvidenza con cui Dio ha disposto che tutti quelli che si salvano s’abbiano a salvare per mezzo di Maria, le dice: Signora, non lasciate di custodirci e di porci sotto il manto della vostra protezione, giacché noi dopo Dio non abbiamo altra speranza che voi: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima: sub alis tuae pietatis protege et custodi nos (S. Ephrem, de laud. Virg.).Lo stesso le dice san Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto ed asilo: Tu unicum nostrum refugium, subsidium et asylum (Conc. 3, de Conc. Virg.).

Di ciò par che ne assegni la ragione san Bernardo, con dire: Intuere, homo, consilium Dei, consilium pietatis; redempturus humanum genus, universum pretium contulit in Maria (Serm. de Nat.): Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno fatto per potere a noi con più abbondanza dispensare la sua misericordia: volendo egli redimere il genere umano, ha posto tutto il valore della Redenzione in mano di Maria, acciocché ella lo dispensi a sua voglia ( …).

E san Germano, riconoscendo in Maria il fonte d’ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così l’invoca: O Domina mea, sola mihi ex Deo solatium, itineris mei directio, debilitatis meae potentia, mendicitatis meae divitiae, vulnerum meorum medicina, dolorum meorum relevatio, vinculorum meorum solutio, salutis meae spes; exaudi orationes meas, miserere suspiriorum meorum, Domina mea, refugium, vita, auxilium, spes et robur meum (S. Germ., in encom. Deip.): O mia Signora, voi sola siete il mio sollievo donatomi da Dio, voi la guida del mio pellegrinaggio, voi la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione delle mie catene, la speranza della mia salute; esaudite, vi prego, le mie suppliche, abbiate pietà de’ miei sospiri, voi che siete la mia regina, il rifugio, la vita, l’aiuto, la speranza e la fortezza mia.

Con ragione dunque sant’ Antonino applica a Maria quel passo della Sapienza: Venerunt autem mihi omnia bona pariter cum illa (cap. VII, 11). Giacché Maria è la madre e dispensatrice di tutti i beni, ben può dire il mondo, e specialmente chi nel mondo vive divoto di questa regina, che insieme colla divozione a Maria egli ha ottenuto ogni bene: Omnium bonorum mater est, et venerunt mihi omnia bona cum illa, scilicet Virgine, potest dicere mundus (S. Antonin., part. IV, tit. 15, c. 20). Onde poi diceva assolutamente l’abbate Cellense: Inventa Maria, invenitur omne bonum:19 Chi trova Maria trova ogni bene, trova tutte le grazie, tutte le virtù; poich’ella per mezzo della sua potente intercessione gli ottiene tutto ciò che gli abbisogna per farlo ricco della divina grazia. Ella ci fa sapere che tiene con sé tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, per dispensarle a beneficio de’ suoi amanti: Mecum sunt divitiae et opes superbae… ut ditem diligentes me (Sap. VIII, 21).Onde diceva san Bonaventura (In Spec.) che noi tutti dobbiamo tener sempre gli occhi alle mani di Maria, acciocché per suo mezzo riceviamo quel bene che desideriamo: Oculi omnium nostrum ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus.

Oh quanti superbi colla divozione di Maria han trovata l’umiltà! quanti iracondi la mansuetudine! quanti ciechi la luce! quanti disperati la confidenza! quanti perduti la salute! E questo appunto ella predisse, allorché pronunciò in casa di Elisabetta in quel suo sublime cantico: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generatione (Luc. II). Le quali parole ripetendo san.Bernardo, dice: Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.). Perciò tutte le genti vi chiameranno beata, perché a tutte le genti voi avete data la vita e la gloria; poiché in voi i peccatori trovano il perdono, e i giusti trovano la perseveranza nella divina grazia: In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (S. Bernard., loc. cit.). Onde il divoto Laspergio (Lib. IV, Min. op.) introduce il Signore che così parla al mondo: Matrem meam veneratione praecipua venerare: Uomini, dice, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici ed a tante miserie, procurate di venerare con particolar affetto la Madre vostra. Ego enim mundo dedi in puritatis exemplum, in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis asylum: Mentreché io ho data al mondo Maria per vostro esempio, acciocché da lei impariate a viver come si dee; e per vostro rifugio, acciocché a lei ricorriate nelle vostre afflizioni. Quam nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo misericordem, ut neminem aspernat, nulli se neget; omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem sinat: Questa mia figlia, dice Dio, io l’ho fatta tale, che niuno possa temerne o possa aver ripugnanza di ricorrere a lei; perciò l’ho creata di natura così benigna e pietosa, ch’ella non sa disprezzare alcuno che a lei ricorre, non sa negare il suo favore ad alcuno che lo domanda.

Ella a tutti tiene aperto il manto di sua misericordia, e non permette che alcuno mai parta sconsolato da’ suoi piedi. Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio, che ci ha data questa gran madre ed avvocata così tenera ed amorosa.

O Dio, quanto son teneri i sentimenti di confidenza che avea l’innamorato san Bonaventura verso del nostro amantissimo Redentore Gesù, e verso della nostra amantissima avvocata Maria! (P. 3, Stim. div. am., c. 13). Quantumcumque me Deus praesciverit, scio quod seipsum negare non potest: M’abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so che egli non può negarsi a chi l’ama ed a chi di cuore lo cerca. Eum amplexabor, et si mihi non benedixerit, eum non dimittam; et sine me recedere non valebit: Io l’abbraccerò col mio amore, e se non mi benedice, non mai lo lascerò; ed egli senza me non potrà partirsi. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique extra se me invenire non poterit: Se altro non potrò, almeno mi nasconderò dentro le sue piaghe, ed iv’io restando, egli non potrà fuori di sé ritrovarmi. In fine, soggiungeva, se il mio Redentore per le mie colpe mi discaccia da’ suoi piedi, io mi butterò ai piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, fintanto ch’ella non mi ottenga il perdono: Ad Matris suae pedes provolutus stabo, ut mihi veniam impetret. Poiché questa Madre di misericordia non sa né ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare i miserabili che a lei ricorrono per aiuto: Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit. Ideoque, concludea, ex compassione mihi ad indulgentiam Filium inclinabit: e perciò, se non per obbligo, almeno per compassione non lascerà d’indurre il Figlio a perdonarmi.

Mirateci dunque, concludiamo con Eutimio, mirateci pure cogli occhi vostri pietosi, o pietosissima nostra Madre; poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o Mater misericordiosissima, respice servos tuos; in te enim omnem spem nostram collocavimus .

( Sant’ Alfonso Maria de Liguori, da : Le Glorie di Maria”- Opera Omnia Italiane di S. Alfonso Maria de Liguori (1696-1787) a cura della Provincia napoletana della Congregazione del SS.mo Redentore.

Fonte:http://www.intratext.com/)

in rete:

Maria nella letteratura

Fonte: http://digilander.libero.it/mariaoggi/letteratura.htm

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Il pesce morte

 Borderline

IL PESCE MORTE


Nel post più sotto, dal titolo “ Il mondo sotto il bastone di Ahmedinejad ”[qui] , ho trovato un commento:

Muori domani . Hitler è stata l’ ultima speranza dell’Europa, credo. Ahmadinejad non ha mai parlato di distruggere Israele, se sei demente non è colpa mia! Anzi, io ti termovalorizzerei e creerei una nuova forma di energia, il che mi permetterebbe di metterlo nel culo al petrolio e fondare una nuova economia. Come i Laghetto”. ( EugenioCazzidui)

OSSERVAZIONI: Ecco un messaggino hard core, viscerale, alla deriva nel gran mare dei blog, proveniente presumibilmente da un’area giovanile neo-punk italiana alla ricerca di emozioni forti e sedotta dall’immagine del mondo offerto dal terrorismo : quella di un mondo ridotto – come per improvvisa amnesia – a Horrorlandia, in un groviglio di zombie che sbucano dal supermercato o il metro sotto casa e un cumulo di bombe umane e di altre assurdità in movimento nel corso di un jihad per la restaurazione del califfato e la fondazione di un’economia islamica, alternativa all’ Impero e al solito “complotto sionista-atlantico” eccetera eccetera.

L’autore è un giovane refrattario che legge anzi divora l’esoterico articolista Maurizio Blondet, pratica la dèrive ( questa idiozia!) e dichiara di aderire al cosiddetto Concept (ovvero a una sua idea, progetto o arma di “terrorismo culturale”).

Si firma con il nome di Eugenio e si abbandona a commenti, anche ai post dei  tocquevilliani, che sembrano appelli disperati, leggermente fuori di testa e di melone (“ Non vedo perchè leggere un simile delirio, dato che già alla quarta riga si parla di Ahmadinejad che avrebbe proclamato la distruzione di Israele. Sì, come no. Si è alleato con i Fantastici 4 e pare persino abbia ordinato una fornitura di spade laser dalla Russia. L’Iran ha diritto al suo programma nucleare. Tutto il resto, 9 volte su 10, è solo stupida propaganda atlantico-sionista" ).

Non vedente, sordo o sordastro se ne viene poi qui, recidivo, ad invocare Hitler e ad invitare all’ ascolto ( come può ) del sette pollici split Laghetto / Violent Breakfast ( un vinile o entità di colore verdastro che contiene peraltro due pezzi rimasti fuori dalle sessioni di Pocapocalisse, dal nome “Canzone per Antonio Masa”* e “Musicadroga” ) .

Come in preda a una tempesta giovanile, forse ormonale, non solo il neo-punk piscia provocatoriamente su tutto e su tutti e la fa creativamente ( ovvero patologicamente ) sempre fuori dal vasino, ma continua anche in sogno, così come nella veglia di quel poco di ragione che gli resta, a sbagliare clamorosamente buco.

L’emo-fessacchiotto vagante, infatti, crede che termovalorrizando il prossimo ( e solo perché lo si è invitato a comprarsi un pannolone) creerebbe, lui, “una nuova forma di energia”, il che gli permetterebbe – dice – “ di metterlo nel culo al petrolio e fondare una nuova economia”.

Come i Laghetto”, suggerisce il giovane idiota irresponsabile. Ma anche come comanda Al Zawhari, che oggi da un sito islamista diffuso su Internet incita : «Attaccate i pozzi di petrolio nelle nazioni islamiche» (nel video di Al Zawahri: «Il mio messaggio di gioia a tutti i musulmani è che Al Qaeda, grazie ad Allah, si sta diffondendo, espandendo e rinforzando» ).

Metterlo nel culo al petrolio e fondare una nuova economia”, sembra fargli eco il neo-punk Eugenio. Come se il petrolio ( “l’oro nero” ) fosse davvero l’oggetto del desiderio, soprattutto di morte, che sembra animare anche il nostro corrispondente sedotto da Hitler, dalla sedicente “resistenza irakena” e dal terrorismo ormai ubiquitario e diffuso, ovvero la barbarie, non solo islamista, di estensione planetaria, che sfregia questo brutto tempo, il nostro tempo, e il secolo.

Al Qaeda non sembra essere quindi solo un’organizzazione o un network, una medusa, ma anche uno stato d’animo borderline, senza confini, alimentato non solo dalla gioventù verdeggiante dei paesi islamici, ma anche dal nichilismo o virus neo-punk, e un Concept o idea di “terrorismo culturale” che oggi pervade non pochi poveri giovani generosi ma sprovveduti. A un tempo esaltati ed oppressivi, sono giovani ragazzi talvolta atteggiati a chiattilli arcobaleni e ragazze spesso sdraione pitone e zebrone con la kefiah alla ricerca di sempre più emozioni forti e di mete entusiasmanti. In un mondo entrato all’ombra di una possibile sciagura generale, che a stento riesce a “compensare” la minaccia e già trabocca di emozioni forti, donde i disastri a rottadicollo, i ragazzi bambini fino a quarant’anni vivono come in una zona franca dove si può essere solo turisti, e guai a chi li tocca.

Chissà perché la stupidità si ripete e insiste sempre, sinistramente, nel distruggere quel poco di bello e di buono, di sensibile e di riflessivo che ancora per poco, forse, resiste nell’uomo europeo sempre in partenza, diventato errante e disponibile, troppo disponibile. Forse perché non avendo ancora conosciuto la morte , la tragedia e la demenza vera, ma solo qualche canna cecio ciurmacca porro o tizzone e il solito pastone di noise americano stile Refused e con una spruzzata di svastike & anarchia, relativismo & arcobaleni, mezzelune d’oro & falci-e-martelli, rune kaliyuga che guevara guèpieres abbé pierre & altri spericolati archetipi post-hc , il giovane neo-punk si crede sovversivo, quando invece – incapace di vera irrisione, di vera sovversione e di riprendersi – non fa che brancolare come fa la Morte….

Ancora le sirene, le campane, le ambulanze e le chiese, le sinagoghe, i minareti insanguinati al grido di Morte Morte Morte Allah o’Akbar nell’abbaiare dei mullah e degli altri cani dei quartieri: “Muori oggi, muori domani”. Proprio come sempre, con la voce di un assente forse ancora più vivo di noi che lo citiamo, Skakespeare: “ hanno spine le rose, fango le acque lucenti/ e il cancro si nasconde profondo nel più dolce germoglio/ Nubi ed eclissi oscurano il cielo e il sole/ E la storia ha il fetore dei nostri errori.”

Anathema sit. Brancolando confusamente per crociere di sogno immaginarie o in qualche resto rito o detrito di Tradizione, “credo”, qui la Morte non potrà che uccidere il padre e la madre, scannare i fratelli, inneggiare a Hitler, al punk-metal e alle Bestie di Satana o ai Figli di Lucifero.

Continuando a coltivare complessi terzomondisti, sniffando buchi di serrature o di blog, lanciando sassi dal cavalcavia, riempendo i buchi e facendosi ( come si dice nel gergo dei drogati), il giovane europeo, medio-europeo, si può ridurre, come Eugenio, a lasciare tags con scritte minacciose e stupide ( come: “Metterlo nel culo al petrolio” o “Attenzione, cecchini all’angolo della strada”) nei cessi non abbastanza insanguinati delle nostre città, rischiarate d’irrealtà.

* Canzone per Antonio Masa, quella che fa:

  
… Non mi sento brisa bene, per nessuna cosa ho così poco talento come per me stesso./ Sono sfinito, sono dragato, vedo il pesce morte, lo vedo dare il nome alle cose. Arrivederci. / La gente è in cerca di qualcuno che la prenda per il culo, la gente è in cerca di qualculo che la prenda per il cuno e allora perché non io. La gente è preda di qualcuno che la prende per il culo ma non trovo la maniglia”. (Fonte: www.donnabavosa.com/laghetto)

Con l’augurio che il giovane refrattario si riprenda, volendo; e trovi la maniglia e se ne esca fuori da quella buca sano e salvo ( sia pure zoppicando – povero zombi incappato con il suo Hitler e il suo caratteristico fetore irrazionale, sentimentale ed emo- antisemita in questo blog – ma zoppicare non è peccato, venire a pisciare qui o nel vento atteggiandosi a potenziale criminale invece lo è … innocente, piccolo Eugenio così refrattario).

Ciampi ai giovani : «Non temete un declino» La Stampa

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nota *

“NEL CULO AL PETROLIO ”

Muori domani . Hitler è stata l’ ultima speranza dell’Europa, credo. Ahmadinejad non ha mai parlato di distruggere Israele, se sei demente non è colpa mia! Anzi, io ti termovalorizzerei e creerei una nuova forma di energia, il che mi permetterebbe di metterlo nel culo al petrolio e fondare una nuova economia. Come i Laghetto”. ( Eugenio )

… Il borderline non potrà mai cercare di analizzare la realtà esterna, in quanto si trova in una regressione sadico orale o intrauterina, e quindi qualsiasi evento esterno può essere interpretato solo come un rumore di disturbo alla sua condizione simbiotica con la placenta in cui si trova. Per il borderline, gli eventi veri (quelli esterni) non esistono. Solo come esempio, il fatto che Saddam Hussein subito dopo la guerra del Golfo abbia gasato intere popolazioni curde (irachene), poiché sospette di mancanza di fedeltà al regime, non rappresenta una realtà, né il fatto che abbia continuato a produrre sostanze chimiche e biologiche da dare ai suoi amici di El Qaida affinché le distribuiscano gratis alle vedove e agli orfani dell’Occidente.

La realtà, per il borderline, è quella del petrolio, non a caso chiamato oro nero, poiché infatti di materiale molto prezioso si tratta. L’età dell’oro, come dovremmo ormai sapere, è una fantasia intrauterina, come quella del Paradiso Terrestre. Quindi, il borderline allucina oro (materiale prezioso = genitale femminile, nel nostro caso intrauterino) e liquido = liquido amniotico. Nero = feci. Quindi ancora più prezioso poiché, nel processo di regressione, gli stadi di sviluppo superiori da cui il soggetto regredisce vengono arruolati a quello infimo nel quale si è stabilizzato. Pene = sperma = feci = seno = latte =liquido amniotico. Il tutto = pene intrauterino. Vivendo in questa condizione allucinatoria, la proietta sugli altri, in questo caso sugli americani.

Trovandosi in questo stadio psicosessuale, può attribuire agli altri solo le proprie allucinazioni, ed è inutile cercare di richiamarlo al Principio di Realtà, poiché è proprio da questo che deve rifuggire a ogni costo. Il Principio di Realtà è il più grande nemico dell’allucinazione, e quindi impelle manifestare a gran voce contro la sua presenza minacciosa, dove e quando cerchi di farsi strada.

Da qui, che nessuno manifesta quando Saddam gasa i curdi, assassina intere famiglie sul più lieve sospetto di mancanza di rispetto, e affama i bambini del suo popolo mentre i proventi del petrolio finiscono nei suoi conti privati in Svizzera (un milione di bambini iracheni sono morti nell’ultimo decennio per malattie e denutrizione, cosa che non succederà più di sicuro dopo che l’America avrà vinto questa guerra). Nè nessuno manifesta contro i Turchi quando si alternano con gli Iracheni nel massacrare i Curdi, poichè desiderano l’indipendenza. Un borderline non manifesta mai contro i genocidi veri, solo contro quelli allucinati… ( Iakov Levi – da: Il Forum di "Scienza e Psicoanalisi" ).

*Avvertenza. Pillola di psicoanalisi. Da non usare come randello per appoggiare salutifere bastonate sulla gobba di Eugenio, bensì come antiveleno, a piccole dosi, per un primo trattamento del " Pesce morte" e del morbo negazionista.

 

 

 Addendum

NOTA SULL’ESALTAZIONE DEL DELINQUENTE

I NUOVI MOSTRI

<B&gt;Storia di Muriel, panettiera belga<br&gt;morta da kamikaze in Iraq  </B&gt;La prima donna europea morta in Iraq come suicida-assassina di Al-Qaeda. Si chiamava Muriel Deganque, aveva 38 anni. Si è fatta saltare il 9 novembre a bordo di un’auto imbottita di esplosivo sulla strada per Baquba, sessanta chilometri a nord di Bagdad. C’è chi dice che con lei siano morti cinque poliziotti iracheni.

In un mondo entrato all’ombra di una possibile sciagura generale, che già trabocca di emozioni forti e a stento riesce a “compensare&rdquo; una minaccia ( economica, politica, ecologica, atomica) diventata ubiquitaria e diffusa, i ragazzi bambini fino a quarant’anni vivono come in una zona franca dove si può essere solo turisti imbarcati per crociere di sogno immaginarie, e guai a chi li tocca. Quando non ridono nervosamente di tutto e di tutti, riduttivamente, alla maniera piccoloborghese, si scagliano con rabbia, da bravi punk ribelli, contro i potenti del mondo che lanciano bombe sui “poveri resistenti irakeni”, e poi cantano con odio : "Vorrei tanto far saltare in aria tutti i vip, i poliziotti, i neo-con, i testimoni di Geova…", ma guai a farglielo osservare e a dire “ Io certi gruppi proprio non li capisco”. Specialmente se assassini, stupratori, torturatori, serial killers o uomini-bomba, i ragazzi bambini e i “diversi&rdquo; sono anzi le nuove star televisive.

 Per buona o avversa fortuna sono finiti i tempi in cui la signora Cianciulli, l’ infame saponificatrice di Correggio, poteva essere arrestata prima di distribuire le sue saponette di grasso umano ai vicini, e quindi opportunamente rinchiusa nel manicomio di Aversa – dove peraltro la diversa scrisse una commovente autobiografia dal titolo Confessioni di un’anima amareggiata. Oggi la si inviterebbe con tutto il rispetto e il politicamente corretto a qualche talk show o a partecipare al reality show. Alle perfide bombe-umane, così come ai giovani delinquenti o che si atteggiano a delinquenti, oggi è infatti dovuta un’attenzione, una sollecitudine, una rispettosa e affabile simpatia, che molti opachi giornalisti, saltellanti presentatori televisivi e una classe letterata europea cinica, annoiata e predisposta alla barbarie, dispensano bonariamente. Tanto sono ragazze che hanno ucciso solo la mamma e il fratellino, come la nostra Erika. Oppure i soliti kamikaze o martiri-killer come la graziosa panettiera belga, di origine italiana, Muriel Deganque, vale a dire una “resistente&rdquo; dedita, come sempre più numerosi giovani europei, ad attività religiose islamiche ( cfr. "Convertiti al terrorismo" di Daniel Pipes, dove viene approfondita la questione dei convertiti che si dedicano ad attività terroristiche).

I mostri affascinano, certo, però non sembrano esistere per davvero. Sarebbero solo fantasmi, come si dice per tranquillità, per non dire demoni. Vengono, i demoni, sia dal profondo di noi stessi sia dall’esterno, e tuttavia continuiamo a crederli – nonostante la profondità e l’ampiezza delle devastioni interne ed esterne che essi realmente provocano – solo botoli innocui, oppure poveri innocenti “vittime&rdquo; della società e di un’infanzia infelice, specialmente se del Terzo o Quarto mondo… Qui, ad esempio nei territori amministrati dall’Autorità palestinese, grazie ai soldi dei bravi Europei e persino dei boy scout, soavi fanciulle cuciono con sguardo sognante cinture esplosive per qualche caro fratellino o cuginetto, il cui ritratto – dopo il suicidio e la strage di “coloni&rdquo; – troneggerà come un patriarca aureolato da un tipico sex appeal spettrale, nel tinello dell’umile casetta.

L’ESALTAZIONE DEL DELIQUENTE

Se, per esempio uccidendo se stessi e i passeggeri di quegli aerei i ragazzi hanno fatto saltare le Torri o un pezzo di Pentagono, una “ragione&rdquo;, mica l’odio, deve pur esserci. Così si sente sempre più spesso dire in una società in cui i perversi sembrano presumibilmente essere o avviarsi ad essere una maggioranza di sinistrati. Non è il sonno ma la veglia della loro Ragione a generare mostri e discorsi del genere. Come quando ad esempio si chiede: “Come può la fredda legge, quella che per esempio prescrive di dare a ciascuno il suo e di non uccidere, non tener conto delle ‘ragioni’ e delle ‘culture’, ‘usi e costumi’ altrui e soprattutto delle tempeste che squassano il cuore dei poveri carnefici quando a causa della loro diversità sono costretti a tagliare qualche testa in mondovisione?”. Lo chiamano “Relativismo&rdquo;. O anche, con le parole dell’ineffabile on. Luciano Violante: “ Lotta-dei-poveri-fanatici-contro-i-ricchi-tecnologici”.

Oppure: “ Ma perché l’America, così aperta e generosa, invece di conferire a quegli industriosi e sfolgoranti massacratori un premio per la migliore sceneggiatura, si ostina a colpire i santuari del terrorismo ? Non saranno forse gli Amerikani stessi, con il concorso della CIA e dei sionisti, tanto per cambiare, a essersi buttati da se stessi quelle bombe per mettere in cattiva luce l’Islam e allungare le mani sui pozzi di petrolio della nazione islamica?”. Lo chiamano “Complottismo&rdquo;.

E il colmo è quando si arriva a domandare a quei fastidiosi parenti delle vere vittime: “ Lei perdona ai massacratori dei suoi figli? Ma perché invece che un ponte innalza quel brutto MURO che tanto fa disperare i suoi vicini di casa, allevatori di bombe-umane, arbitrariamente e crudelmente da voi impediti nei loro movimenti, certo, un po’ aggressivi ? Ma li volete fare proprio arrabbiare ancora di più quei poveretti? ”. Lo chiamano “Perdonismo&rdquo;, in gergo canagliesco.

L’Europa ( come l’America, l’Australia, le Filippine) ha concorso al parto dei nuovi mostri: sempre più spesso sono i suoi propri figli, ma si stenta a riconoscerli o non li si vuole riconoscere. Anche uno scarafaggio o una scarafaggia è comunque una top model agli occhi abbagliati della sua mamma o del suo papà.

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Strage di Netaya. Si sacrifica per bloccare un martire-killer

 La strage di Netaya

Si sacrifica per bloccare un martire-killer


I cinque cittadini israeliani vittime del nuovo attentato suicida nel centro commerciale Hasharon di Netanya, colpito ben tre volte dalle bombe degli shaid ( martiri-killer) negli ultimi anni.

Haim Amram , 26 anni ( in alto, a sin., morto nel tentativo di impedire l’attentato del martire-killer esploso all’ingresso del centro commerciale ) ; Alexandra Zrnitzki, 65 anni, di Netanya; Daniel Golani, 45, di Nahariya ; Eliyah Rosen, 38, di Bat Hefer; Keinan Tsuami, 20, di Petah Tikva.

L’attentato – che ha provocato la morte dei cinque cittadini israeliani più il suicida-assassino , e quaranta feriti di cui sette versano in gravi condizioni – è stato rivendicato dalla fazione palestinese delle Brigate dei martiri di Al Aqsa, movimento terrorista transnazionale sponsorizzato dalla Siria e dall’Iran*, e vicino a Fatah, il partito di maggioranza in cui milita il premier palestinese Abu Mazen, che però ha condannato l’attentato ( pur continuando a finanziare le famiglie degli assassini con soldi europei e persino israeliani datigli per aiutarlo a contrastare e disarmare il terrorismo ).

note

*Cfr. "Sponsoring Terrorism: Syria and Islamic Jihad" by Matthew A. Levitt ( MEIB – November-December 2002)

Iran’s leader Ali Khamenei: "… we regard Palestine as an organ of our body, and the support of the Palestinian nation is pride for the Iranian people… The Palestinian people must continue the blessed Jihad and its standing against the enemies of Islam… The Hamas, Islamic Jihad and Fatah forces must continue the struggle in a united way… But, indeed, the only solution [to the crisis in the region] is the elimination of the root of this crisis, which is the Zionist regime imposed on the region" (Khabar TV, Iran, 20 October 2000)

President Bashar Assad in the Arab Summit in Beirut: "As far as an occupier is concerned, there is no distinction between soldiers and civilians… There is a distinction between armed and unarmed, but in Israel everyone is armed. In any case, we adopted the following concept: resistance to occupation is a legitimate right" (FTV, Lebanon, 27 March 2002)

Damascus Radio: "Syria has turned its land into a training camp, a safe haven and an arms depot for the Palestinian revolutionaries" (1 January 2002); "The magnificent and unique suicide operation in Rishon Le Ziyyon is a practical declaration of the way to liberate the land from Israeli colonialism" (9 May 2002) .

Presidente iraniano Ahmadinejad nel corso di una conferenza intitolata ‘Il mondo senza il sionismo’ : “ L’imam Khomeini disse: ‘Il regime che sta occupando Gerusalemme deve essere cancellato dalle pagine della storia’ (questa frase è stata tradotta in inglese sulla stampa mondiale con ‘cancellato dalla carta geografica’, ndr). Sono parole sagge. (…). E’ possibile che un paese islamico permetta a un paese non islamico di crescere nel suo seno? Questo significa sconfitta, e chi accetta l’esistenza di questo regime (Israele, ndr) firma la sconfitta del mondo islamico. Non ho il minimo dubbio sul fatto che la nuova ondata che si è formata in Palestina e che oggi vediamo formarsi anche in altri paesi islamici, sia un’ondata di moralità destinata a diffondersi in tutto il mondo islamico. Molto presto, questa disgraziata macchia (Israele, ndr) sparirà dal centro del mondo islamico” ( Teheran, 26 ottobre 2005).

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Natale politicamente corretto

 NATALE POLITICAMENTE CORRETTO



Libertà religiosa minacciata da politica* e relativismo**
Benedetto XVI lancia l’accusa da piazza San PietroLa Stampa

* TRE CONTADINI CRISTIANI CONDANNATI ALLA PENA CAPITALE
Europa Cristiana

** Emanuele Severino e Benedetto XVI «Il relativismo è una tempesta e porterà alla morte degli eterni»Corriere della sera

RELATIVISMO CULTURALE: IL FASCISMO DELLA NOSTRA EPOCA
Brani scelti di una conferenza sul relativismo culturale all’interno di un forum organizzato dall’International Campaign in Defence of Women’s rights in Iran (ICDWRI)

 

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Sotto il bastone di Ahmedinejad

  Atomica islamica

IL MONDO SOTTO IL BASTONE DI AHMADINEJAD


 La prima cosa che noto in questa fotografia del presidente iraniano Ahmadinejad, a parte gli occhi porcini, è il caratteristico ditone itifallico ( un gesto plebeo, volgare, aggressivo per umiliare, sottomettere e terrorizzare il mondo). Dopo aver proclamato la distruzione di un’intero paese ( Israele) , ridotto l’ Iran a una prigione e ammonito aggressivamente i musulmani che riconoscono l’esistenza dello Stato d’Israele col dire "che moriranno nel fuoco dell’umma ("nazione islamica"), va alle Nazioni Unite e cita il Dodicesimo imam occulto (l’imam Mohammad al Mahdi, al-Hujja o al-Qa’im, il 12° imam shiita, scomparso nel 941, detto anche l’Imam Occulto, امام منتظر, in quanto vivente ma in stato di occultamento fino ad un tempo stabilito da Allah , e che secondo una tradizione della gnosi sciita tornerà per restaurare un’era di immacolata giustizia islamica) .

Il presidente Ahmadinejad proclama l’imminente arrivo dell’Imam Giustiziere, detto anche l’Imam del Tempo, ed è convinto che il sole di Allah debba brillare sempre allo zenith; e se qualcosa appena si muove, ecco che gli fa ombra: è colpa del complotto del “piccolo Satana” ( la piccola democrazia israeliana) e del “grande Satana” ( gli Stati Uniti), con il concorso dei cattivi musulmani e degli “apostati&rdquo; da impiccare.

Minaccia i valori di fondo di libertà, tolleranza , rispetto,; vorrebbe ripulire l’aria da ogni forma di vita "impura&quot;, cioè non conforme a un’idea astratta e violenta dell’ islam. E si crede avvolto da  un’aureola . &laquo;Non sto esagerando – ha affermato – quando dico che i leader non battevano ciglio. Io li guardavo. Erano attoniti, come se una mano li avesse tenuti incollati agli scranni. Una forza ha aperto i loro occhi e le loro orecchie al messaggio della Repubblica islamica». Gli mettereste una bomba atomica in mano ? 

 &nbsp;E’ come se il pio invasato, il nuovo Hitler in versione islamista – la cui crudeltà consiste nel Atomic bomb diagram includes stabilizer and explosive.voler applicare pragmaticamente l’Idea –  dicesse alla comunità internazionale: “ Se fate i cattivi non permettendomi di distruggere Israele come comanda l’ Unico via la Cupola di Teheeran e il defunto ayatollah Komeini vi bastono e vi porto allo stallo. Se non fate i cattivi vi stresso lo stesso, però guadagno tempo per mettere a punto la bomba del Giudizio Finale.

 

 Donde il malumore che circola nelle sedi dell’ International Atomic Enercy Agence ( Aiea ) e nelle cancellerie di un Pianeta in bilico entrato all’ombra dello squilibrio del terrore e di una possibile sciagura generale.

  

Restare “tranquilli&rdquo;, come suggeriva Mohamed Atta ai passeggeri dell’aereo diretto a schiantarsi sulle Torri ? Oppure “let&rsquo;s roll” ( muoviamoci! – il grido di uno dei passeggeri dell’aereo dirottato l’11 settembre che si ribellarono ) . Dura questione in prospettiva. Da decidere prima che sia troppo presto o … troppo tardi.


– Niente di fatto contro il pericolo dell’atomica iraniana Il Foglio – Corriere della Sera

– “Nuovi dettagli sui programmi nucleari del regime religioso." testi in inglese: www.iranpolicy.org

 AUREOLA ISLAMICA

Progressista, tollerante e anche pacifico, creatore di civilizzazioni sottili, raffinate e addirittura fulgide, mentre i nostri antenati vivevano nel buio e nella barbarie, tale è l’islam della leggenda dorata, l’islam sognato anche da Pietro Citati. Di colpo, le urla belluine dei lugubri ayatollah e degli islamisti – che dovrebbero condurci ad esaminare se l’ islam sognato dagli orientalisti abbia mai corrisposto a qualche realtà – vengono percepite dai nostri intellettuali con indifferenza, se non come degli inconvenienti, la cui oscenità non può essere vista per non turbare il fulgore accecante delle Baghdad e delle Andalusie sognate.

"Una cosa che amo molto nell’Islam – scrive Citati – è la vastità del suo mondo, assai più esteso di quello ebraico e di quello cristiano. Il Corano parla di due creazioni, quella di Adamo nell’Eden e quella di un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita. Per ebrei e cristiani il peccato e l’uscita dall’Eden significano l’ingresso nella storia. Il mondo astrale islamico non ha, invece, contatti con quello umano, anche se la tradizione vuole che Maometto vi sia asceso, in sella al suo meraviglioso cavallo, per portarvi la notizia dell’Islam”.

L’incanto della “notizia&rdquo; è accompagnato dai lampi dell’uomo che ha scritto Le scintille di Dio senza lenti deformanti, a mostrare che non è del tutto cieco ma solo addormentato, e mette a dormire i suoi lettori.

In ogni caso, l’Islam di oggi non è più quello dei califfi Omiadi , di Harun El Rashid e di Sheerazade. Persino in Egitto, paese “moderato&rdquo;, Le mille e una notte è un libro proibito, considerato non abbastanza islamico. Allora, quando per brevi periodi le èlites riuscirono a tenere a bada le crudeli pretese dell’islam legalista, forse gli islamici erano al loro meglio, mentre adesso sono al loro peggio, e la regressione borderline , degenerata in paranoia, non sembra ancora aver raggiunto quel fondo astrale dove non esisterebbe colpa, non esisterebbe sesso, non esisterebbe storia, esisterebbe solo la tipica ebetudine infinita dello shaid, aureolato da un caratteristico e “fulgido&rdquo; sex appeal spettrale.

IL TEMPO DEGLI ASSASSINI

 

Ricorrendo all’espressione del poeta Henri Michaux, a proposito dei meccanismi di difesa di fronte all’estremo rappresentato dai crimini contro l’umanità che si preparano in Iran, debbo constatare che di fronte alle serrature che la violenza islamista sotto forma di massacro e di possibile olocausto atomico costituisce per il pensiero, questo è colto da uno spavento e da un disgusto che lo informa sull’importanza di una posta il cui senso dev’essere strappato all’immondo. A quello stesso immondo che, insieme al fascinoso e all’orrendo, costituisce quel “sacro&rdquo; islamico non depotenziato presso il quale va ad attingere immunità e nuove forze il massacratore che si dice musulmano dopo aver sgozzato uomini, donne e bambini in nome di Allah.

ELABORARE LA MINACCIA

 "Per la gloria dell’ ISLAM"

Basta guardare quegli occhi porcini in mondovisione per rendersi conto di chi sono i veri protagonisti: il fanatismo e la distruzione, la barbarie puntualmente rispuntata per fare a pezzi ciò che può esservi di buono, di civile, di minimamente positivo – ammesso che ci sia, forse sì – nell’animo umano.

 Ormai l’immagine del mondo ci è fornita dai terroristi ; e mentre anche la vita interiore diventa sempre più meschina e polipesca ( altro che rizomatica e desiderante) la vita collettiva è dominata da turbamenti epocaliprovenienti da un incremento spettacolare ( sempre più “trasparente&rdquo;, direbbe  David Brin citato da Adam Katz in RICORDARSI__DI__AMALEK) di pulsioni mimetiche aggressive e autodistruttrici.

Turbamenti epocali ora compressi nell’individuo e ora dispiegati nella società.

Entrati all’ombra di una possibile sciagura generale, serve a ben poco – dico a me stesso – invocare il Kali yuga  ( cfr. EVOLUZIONE ED INVOLUZIONE DEGLI UNIVERSI [PDF] )e arrendersi facendo finta di niente e sventolando arcobaleni, magari anche radioattivi… Forse potrebbe essere più produttivo mettersi all’ascolto del furore che si leva dalle moltitudini di un mondo contadino che vira al disastro al contatto con la modernità, nominare la disperazione di quel cosmo infranto in un network di schegge impazzite al grido di Allah o’akbar, analizzare le figure di quei burattinai del terrore pronti a una shahada su scala planetaria, ovvero disposti alla catastrofe.

Il termine “catastrofe&rdquo; – che con vocabolario religioso potremmo chiamare Apocalisse – è qui usato, per tranquillità, nel senso della teoria matematica di René Thom, detta appunto teoria della catastrofe. D’altra parte, non so se l’applicazione della teoria della catastrofe in quest’ambito possa rivelarsi davvero utile…
E’ più facile pensare l’eternità che non il tempo. Sappiamo solo, o perlomeno crediamo di sapere, che il tempo, Cronos, divora i suoi figli, e che prima o poi anche le stelle si spegneranno ad una ad una. Non è tuttavia un buon motivo per arrendersi, scappare davanti al cinghialone assassino e predisporsi alla barbarie… Ma non sarebbe meglio rompergli le corna  finché è piccolo, prima che cresca e cominci ad impazzare causando altri e peggiori danni?

Così, oscillando tra rivolta e obbedienza, continuo a pensare che il problema non sia quello di fuggire ma come sfuggire … senza cedere alla tentazione gnostica di rallegrarsi nel veder passare il mondo. E neanche, aggiungerei, cedere al cinismo della speranza, tenace, come l’erbaccia dei campi di sterminio …

In ogni caso, che il Signore non ci lasci ( noi Europei sempre in partenza, diventati erranti e disponibili, quasi costretti a cospirare in una parentesi e in un blog) – non ci lasci ancora una volta tra quelli che non sanno e che non avranno mai saputo cosa accadeva sotto casa e nel cortile dei vicini, magari proprio ad Auschwitz…

Mentre l’Europa se ne sta sotto il bastone del barbuto e in Iran si pianifica la soluzione finale, se non l’Apocalisse, mi sono ricordato di essere, come tutti, terra e cenere; e poiché amo la vita ho scritto che la speranza è tuttavia tenace come le erbacce dei cimiteri e dei campi di sterminio …

Così, nel timore che tutto possa perire, tutto rifiorire, oggi rileggo l’ultimo libro dei Vangeli, l ‘Apocalisse, appunto, in cui Giovanni trascrive la “rivelazione&rdquo; delle cose ultime e vede ciò che in qualche modo, di catastrofe in catastrofe, è già presente nella storia – in ogni storia che si dice umana.  Niente di speciale. Facciamo l’esperienza dell’Apocalisse e del pensiero di Gesù ogni giorno, basti riflettere sull’esperienza corrente e tutto sommato banale, se non banalizzata, della catastrofe dei nostri incontri.

E poi ritorno a Freud, alla lettura del suo Il disagio della civiltà, del 1929. Scritto non a caso alle soglie della catastrofe incombente del nazismo, merita forse particolare interesse anche oggi – benchè non offra alcuna risposta e alcuna consolazione , ma non è questo che bisogna cercavi.

Ho notato alcuni passaggi, secondo me nodali, decisivi. Ce l’avete sotto gli occhi:

Il comandamento ‘ ama il prossimo tuo come te stesso’ è la più forte difesa contro l’aggressività umana (…). Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!

La cosiddetta etica naturale non ha qui da offrire nulla al di fuori della soddisfazione narcisistica di potersi ritenere migliori degli altri..L’etica che si appoggia alla religione fa qui intervenire le sue promesse di un aldilà migliore. Sono d’opinione che finché la virtù non è premiata sulla terra l’etica predicherà invano.

(…) Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva ed autodistrutrice.

In questo aspetto proprio il loro tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietutine, infelicità, apprensione.

E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle ‘ due potenze celesti’ , l’ Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta contro il suo avversario altrettanto immortale. Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l’esito ? "

Già, chi conosce i segreti tirannici del Tempo ?

Trattandosi di “potenze celesti in lotta ”- chi potrà prevedere quale sarà l’esito ?

In ogni caso, intanto rivendicare un diritto d’inquietudine e di decisione.

Il mondo sotto il bastone dei mullah? Se qualcosa mi opprime, io mi ribello, va da sé.

Let’s roll” ( muoviamoci! ). 

 E a mano a mano che avanziamo nel labirinto del dio oscuro, una specie di Minotauro islamista o di Saddam Hussein cosmico, pensando al futuro dei figli e ricordandoci del padre – mentre l’immagine del mostro terrorista che rischia di distruggere la Terra e provocare una  Shahada planetaria o chissà quale altra porcheria di portata storica ci riempie il cuore di paura – cerchiamo di non retrocedere e di non disertare, come quei bastardi rossi, verdi o bruni che vanno alla deriva dicendo di non ricordare quando è cominciata questa guerra e di aver perso il contatto con la madre, con il padre e con il Quartier generale…

Procedendo sempre più verso l’obiettivo, vivremo e combatteremo nello stesso tempo la paura affascinante che le vittime destinate ad essere sgozzate in mondovisione al grido assassino di Allah o’akbar provano nel loro andare verso il mostro islamista e la catastrofe, anche radioattiva… nell’ascesa sfolgorante di chissà quale Aurora o arcobaleno mentitore…

Se in chi avanza verso il mostro con semplicità di colomba e prudenza di serpente, non ci fosse sia l’immagine di Arianna che l’attende sicura all’altro capo di quel filo donato per amore, sia la figura dell’eroe, dell’angelo o di Paolo che stringe convulsamente nella mano la spada, e non la lascia cadere, saremmo invasi dal terrore della vittima, ci rassegneremmo a crederci già tutti delle vittime.
Iran: I mullah accelerano la corsa all'arma nucleare con la conversione di 50 tonnellate di uranio
I mullah accelerano la corsa all’arma nucleare con la conversione di 50 tonnellate di uranio – Fonte: http://www.donneiran.org/

 

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Castrazione chimica per i gay arabi

 EMIRATI SHOCK

CASTRAZIONE CHIMICA PER I GAY ARABI

 Nightclub

Arrestati a Ganthout, negli  Emirati arabi, 22 uomini e ragazzi sia locali sia provenienti per l’occasione da altri paesi arabi ed asiatici, fra cui un dj indiano, sorpresi a ciò che in un primo tempo sembrava un concorso clandestino di bellezza per soli uomini. Una fonte ufficiale dichiara che “ è la prima volta che negli Emirati arabi succede una cosa del genere”. La polizia, che ha diffuso una ricca documentazione fotografica del festino, lascia intendere, invece, che si trattava di una delle solite “feste di nozze gay” che abitualmente si svolgono clandestinamente negli Emirati arabi , e che circa la metà degli invitati indossava abiti femminili e gli altri vestiti arabi.

Accusati del crimine-peccato di omosessualità ( al faisha, "abominazione&quot;, e sciudud, “perversione&rdquo; nei confronti del diritto di Allah ), rischiano le misure prescritte dalla sharia, la legge islamica, ovvero cinque anni di carcere e una fustigazione purificatrice, oltre ritrovati più innovativi come l’obbligo di una terapia ormonale, una castrazione chimica.

Il festino è diventato una vergogna nazionale e un caso diplomatico internazionale. Nel minuscolo e ricco emirato del Golfo l’omosessualità, benché molto diffusa e sommersa ( a differenza dei paesi occidentali in cui è visibile e concentrata ) resta un reato, come nella maggior parte dei paesi musulmani; ma di solito capita che si chiuda un occhio, soprattutto se si tratta di personaggi vicini al governo e al potere, ma stavolta a complicare le cose c’&egrave; la ricca documentazione fotografica dell’evento, diffusa da un poliziotto che ha partecipato al blitz.

Un agguato che era stato preparato con cura da mesi, con l’aiuto di infiltrati, spie e doppiogiochisti e che ha permesso agli uomini del Cid, il Criminal investigation directorate, di fare un’irruzione in grande stile nel pieno della festa.

Ma, smentendo la precipitosa dichiarazione ufficiale ( «&Egrave; la prima volta che capita una cosa del genere» ) i partecipanti hanno confessato, non si sa quanto spontaneamente, di avere già organizzato intrattenimenti simili, in hotel e ville compiacenti dell’emirato. Tanto è bastato per far scattare accuse di "adulterio&quot; ( zina) e prostituzione. E ancora, l’opinione pubblica è stata spiacevolmente colpita dall’internazionalit&agrave; del meeting che sembra fare della capitale del deserto il centro di un turismo poco gradito agli imam e ai fondamentalisti islamici.

«Questo genere di comportamento è immorale nel nostro Paese e dobbiamo correre ai ripari, saranno somministrati ormoni, probabilmente testosterone», ha dichiarato confusamente, a caldo, il capo della polizia, minacciando punizioni adeguate anche per l’agente che ha fatto circolare le foto. Ma l’ipotesi del trattamento chimico ha mobilitato – a differenza dell’ Europa che sulle violazioni dei diritti umani nel mondo islamico come su altre vicende (ad esempio la mancanza di libertà religiosa in Cina) non pronuncia udibili condanne – . l’intervento degli Stati Uniti e nella vicenda è intervenuto il portavoce del Dipartimento di stato Usa, Sean McCormack, per chiedere formalmente alle autorità dell’emirato di «bloccare immediatamente qualsiasi terapia ormonale possa essere stata predisposta e di rispettare gli standard delle leggi internazionali».

Su www.gaymiddleeast.com la vicenda è seguita ora per ora.


Tra le foto di un giovane  frustato a sangue in Iran e la notizia dell’irruzione della polizia saudita a un concorso di bellezza clandestino per uomini gay, il destino dei 26 arrestati ad Abu Dhabi tiene con il fiato sospeso la comunità virtuale.

Dalla rete

Arrested gay Arab men face hormone treatment : Mail & Guardian Online

BBC NEWS | World | Middle East | US condemns UAE gay men arrests

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Dambruoso in galera, i terroristi eroi della libertà?

 Sottosopra. Le monde à l’envers

 Dambruoso in galera, i terroristi eroi della libertà?

 

Sono stati assolti dall’accusa di terrorismo internazionale i tre islamici già prosciolti in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare Clementina Forleo che li definì "guerriglieri&quot; e non "terroristi", condannandoli solo per reati minori. La terza Corte d’assise d’appello ha assolto il marocchino Mohamed Daki e i tunisini Maher Bouyahia e Ali Ben Saffi Toumi dall’accusa di terrorismo internazionale, il reato 270 bis del codice penale. la Corte d’Appello di Milano si spinge anche oltre alla tesi della Forleo, ha infatti derubricato per Bouyahia e Toumi il reato di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale in associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, facendo arrivare la pena a tre anni. Più favorevole questa sentenza d’Appello anche per Daki visto che la Forleo assolse il marocchino dall’accusa di terrorismo internazionale, ma lo condannò a 2 anni e 10 mesi per ricettazione di documenti falsi. Invece, i giudici di secondo grado hanno ritenuto Daki innocente anche su quest’ultima accusa. Dopo la sentenza i tre imputati in aula hanno urlato "Allah è grande" e "Viva l’Italia", e da accusati si sono trasformati in accusatori . Daki, parlando con i giornalisti ha ribadito una sua denuncia: «Il 6 e 7 ottobre 2003 sono stato preso dal carcere, portato qui a Milano al sesto piano nella stanza del dottor Dambruoso, e interrogato da gente americana. Ho chiesto il mio avvocato – ha affermato Daki – e hanno detto che non ce n’era bisogno». Daki ha spiegato che le domande riguardavano le persone che conosceva e ha aggiunto di essere anche stato minacciato. Altrettanto, ha affermato l’avvocato Gabriele Leccisi, sarebbe capitato al suo assistito Ali Ben Sassi Toumi.

«Si tratta di una sentenza che va rispettata ed eventualmente impugnata, naturalmente dopo aver valutato le motivazioni», ha commentato Stefano D’Ambruoso, l’ex pm della Procura di Milano che per anni si è occupato di terrorismo internazionale e ora è consulente dell’Onu a Vienna. In merito alle accuse lanciate da Mohammded Daki ha risposto: «Chiunque è libero di dire ciò che vuole pur rispettando i limiti e senza, quindi, far scattare gli estremi del reato di calunnia».

Così ha commentato Magdi Allam :

Ormai è del tutto evidente che la norma 270 bis che in Italia è preposta all’azione giuridica di contrasto del terrorismo internazionale, si presta a una miriade di interpretazioni contrastanti a secondo dell’orientamento culturale, politico e ideologico del magistrato. Se si arriva persino a mettere in dubbio l’esistenza o la pericolosità di Al Qaeda e di altre sigle del terrorismo islamico come Ansar al Islam, vuol dire che la confusione e l’arbitrio valutativo hanno raggiunto il culmine. Non c’&egrave; più altro tempo da perdere. La classe politica nel suo insieme dia vita a una procura nazionale antiterrorismo retta da giudici specializzati che conoscano veramente la materia e assicurino una univocità di lettura dei fatti di terrorismo che ci minacciano. Prima che si rischi il ridicolo di vedere un pubblico ministero serio e competente come Dambruoso in galera e dei terroristi islamici osannati come eroi della libertà. Prima che si scopra sulla nostra pelle che il terrorismo non è un reality-show ma un sanguinario nemico che è di casa e ovunque nel mondo”. Magdi Allam a “Studio Aperto”, telegiornale di Italia1.

da: Terroristi ? Macchè. Guerriglieri . Fino a bomba contraria.

di S. Baiocchi

… Mi fa piacere che gli imputati assolti abbiano potuto dichiarare che questa sentenza fa onore all’Italia, ma per la verità io non mi sento affatto onorato di un Paese che (giustamente) vieta l’arruolamento dei propri cittadini per conto di uno Stato straniero ma ritiene non costituisca reato il fatto che cittadini di un Paese straniero ospiti nel territorio della Repubblica e terzi rispetto al conflitto irakeno possano finanziare attività di “guerriglia&rdquo; di gruppi armati anch’essi terzi rispetto alle parti in conflitto, tanto più se tale attività viene svolta per conto di una organizzazione che è internazionalmente riconosciuta come affiliata a quella sorta di centrale del terrorismo islamista che è Al Qaeda.

Non capisco proprio il senso di questa sentenza che, al di là di ogni disquisizione di carattere puramente tecnico e giurisprudenziale, ha finito a mio avviso per cadere laddove voleva evitare, cioè in una implicita ‘ingiustificata presa di posizione per una delle forze in campo’.

E siccome faccio il poliziotto, ho un minimo di esperienza e cultura investigativa, so bene che non sempre ciò che sembra è ciò che é. E qui sembra tutto molto ‘confuso’ ma in realtà è ben chiaro: manca una legge che riconosca inequivocabilmente come reato ciò che oggi è suscettibile di interpretazioni estensive a favore dell’assoluzione di questi criminali; una legge che non lasci spazio a dubbi tanto che il giudice che è chiamato ad esprimersi (compito comunque sempre arduo) possa non cadere nell’equivoco ed esprimersi con un margine di errore ridotto al minimo, considerato che quando lo fa è nel nome del popolo italiano.(S. Baiocchi, Ideatore e Coordinatore di poliziotti.it )

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Aggiornamento

CASO DAKI E LE IPOCRISIE ITALIANE

di Pierluigi Battista

  

Il marocchino Mohamed Daki, assolto in appello 

«Intelligence&raquo;, ecco la formula magica. A chi chiede cosa occorra fare concretamente per colpire il terrorismo senza ricorrere alla guerra, l’anti-guerrafondaio usa rispondere così: «migliorare il lavoro di intelligence». Come evitare bombe e interventi militari? Con l’&laquo;intelligence&raquo;. Quale alternativa alla linea bellicista? Un maggiore impegno «nell&rsquo;intelligence&raquo;. Poi però, come dimostrano le reazioni smodate di chi deplora l’attenzione dell’&laquo;intelligence&raquo; negli interrogatori del Mohammed Daki recentemente assolto, anche l’&laquo;intelligence&raquo; diventa improvvisamente cattiva. L’&laquo;intelligence&raquo;? Un’indebita interferenza. Il lavoro oscuro e coperto dell’&laquo;intelligence&raquo;? Una intollerabile violazione dello Stato di diritto. Lucia Annunziata ha avuto il merito di svelare il pericolo dell’ipocrisia che si annida negli ondivaghi sostenitori delle virtù salvifiche dell’&laquo;intelligence&raquo;. Chi «applaude come a una vittoria dello Stato di diritto l’assoluzione di Daki», ha scritto sulla Stampa , «derubrica evidentemente il terrorismo internazionale a una minaccia alla nostra società inferiore a quella della mafia; giudica l’importanza di un aiuto dato a uno dei cervelli dell’11 settembre minore del crimine di protezione di un mafioso». E infatti, ricorda molto opportunamente Lucia Annunziata, tra «i servigi prestati dal terrorista Daki, per sua stessa ammissione» si annovera «l&rsquo;aiuto dato da lui, mentre viveva ad Amburgo tra il 1989 e il 2002, a uno degli uomini considerati la mente dell’attentato dell’11 settembre», mentre «l&rsquo;ospitalit&agrave; nella sua casa italiana era stata invece riservata a Ciise, un somalo, accolto da lui su ordine della Siria».

Un tribunale italiano ha giudicato queste ammissioni insufficienti come base di una condanna per terrorismo e le sentenze vanno rispettate anche se, come nota Annunziata, qualora al posto del «terrorista&raquo; ci fosse stato un «picciotto&raquo;, difficilmente l’ospitalit&agrave; a pezzi grossi di Cosa Nostra non sarebbe stata giudicata prova solidissima di «partecipazione ad associazione mafiosa». Il garantismo è salvo, ma chi è riuscito a mettere le mani sull’ospitale aiutante di noti terroristi se non la più volte invocata e poi subitaneamente malfamata «intelligence&raquo;?

È l’&laquo;intelligence&raquo; che agisce con i mezzi che le sono propri e con le necessarie modalità che ne assicurano l’efficacia. Ed è grazie all’&laquo;intelligence&raquo; se si è riusciti ad arrivare, se non a un «terrorista&raquo;, a un amico compiacente e, per sua ammissione, palesemente complice di pericolosi terroristi. Ora chi ha sempre indicato nell’&laquo;intelligence&raquo; l’unica alternativa praticabile e moralmente accettabile alla guerra guerreggiata, eccepisce indignato sui mezzi poco ortodossi e assai discutibili sul piano dei princìpi dello Stato di diritto che l’&laquo;intelligence&raquo; ha adoperato (e non avrebbe potuto non adoperare) per smantellare la rete degli amici e dei complici (adibiti alla fornitura di case, documenti, «ospitalit&agrave;&raquo;) del terrorismo internazionale.

Ma allora, se i metodi dell’&laquo;intelligence&raquo; sono deprecabili, che senso ha reiterare la liturgia dell’&laquo;intelligence da attivare» ogni volta che si vuole indicare una credibile variante della guerra come strumento di aggressione al terrorismo internazionale? Non si rischia così di svuotare di senso, fino a diffondere attorno ad essa un insopportabile sentore di ipocrisia e di doppiezza, una legittima battaglia contraria alla guerra? Non sarebbe il caso di chiarire cos’altro dovrebbe fare l’&laquo;intelligence&raquo; se non individuare la rete di complicità di cui i terroristi godono in tutto il mondo? E allora perché delegittimare il lavoro di un magistrato anti-terrorismo che si avvale della collaborazione dell’&laquo;intelligence&raquo;? A meno che non si voglia, assolvendo Daki, condannare senza appello l’&laquo;intelligence&raquo; stessa, un tempo amata, e ora, chissà perché, detestata. ( Pierluigi Battista – Corriere della Sera , 1 dicembre 2005).

 

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