Les chances de la France

   Eurabbia

LES CHANCES DE LA FRANCE

 – Ouoh comen tu m’parles mal
– Ouoh tu m’parles mal ne me dis pas racaille toi
– Ouoh m’parle pacom ssa toa!
– Kestatéracissst ?
– sal rassist comen tu m’parle
– J’ém pa lé rassist comen tu m’parle toi la
– J’te nique ta race de batard !
– Tu veut’bat’ !
– Ta meuf jla nik
– Ta mer la pute tina m’oukk !
– Sal batar de rassist comentu’m’parl j’nik la rasse de ta mer la put’su’l’coran d’lamek de va t’fer niké zamèl j’em pa les racissts les blanc etez toutes des pedé sale juif sale tappette on va baiser vos femmes et dabor tu’m’respékt enculé d’ta rasse de batar de put’ j’chui tro vénér’acause toa la t’ém pa lézarabs j’vé t’éclaté ta gueul moa j’beur j’chuialgérien j’muslim allah o’akbar j’te nik !

 " Notre problème, ce n’est pas les étrangers, c’est qu’il y a overdose. C’est peut-être vrai qu’il n’y a pas plus d’étrangers qu’avant la guerre, mais ce n’est pas les mêmes et ça fait une différence. Il est certain que d’avoir des Espagnols, des Polonais et des Portugais travaillant chez nous, ça pose moins de problèmes que d’avoir des musulmans et des Noirs . Comment voulez-vous que le travailleur français qui travaille avec sa femme et qui, ensemble, gagnent environ 15000 francs, et qui voit sur le palier à côté de son HLM, entassée, une famille avec un père de famille, trois ou quatre épouses, et une vingtaine de gosses, et qui gagne 50000 francs de prestations sociales, sans naturellement travailler… si vous ajoutez le bruit et l’odeur, hé bien le travailleur français sur le palier devient fou. Et ce n’est pas être raciste que de dire cela…” ( Jacques Chirac, Le bruit et l’odeur, 9 juin 1991)

   INTIFADA DES BANLIEUS , PROVE GENERALI  

« Intifada des banlieues», «Violenza urbana» o « Insurrezione dei beurs», i figli e i nipoti d’immigrati maghrebini al grido di “Allah o’ akbar” lasciano Chirac senza parole e fanno dei titoli choc nella stampa. La Francia balbetta smarrita, di fronte a una guerriglia urbana alimentata dalla “disperazione”, la “rabbia” e l “odio”, sullo sfondo di una lotta di potere tra Nicolas Sarkozy et Dominique de Villepin, mentre per il momento i gruppi estremisti islamici si tengono da parte, in attesa delle occasioni per sfruttare la situazione.

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Rivoluzionari incontinenti

 VOGLIA DI PACE ?



REGGIO EMILIA – Quattro povere ragazze di un centro sociale reggiano, solo i volti coperti da passamontagna, si sono completamente denudate in piazza della Vittoria a Reggio Emilia, tra la folla che assisteva alle celebrazioni della festa delle Forze Armate.

Avanspettacolo, inconsapevole manifestazione di una certa vena espiatoria o sinistra valorizzazione del ruolo della donna ?

Sperando che i grandi cartelloni arcobaleno non crollino sulla testa ( come nel film di Benigni) dei poeti e di tanti compagni sprovveduti, occorreva proprio mostrare  il culo per la Pace ?

  Missile Shahab 3 iraniano

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 Nota a tergo

   Pannolone per rivoluzionari incontinenti. Puro cotone 100%. Si lava in lavatrice. In vendita solo in negozi Equi & Solidali.

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Il corteo pro Israele

  IL CORTEO PRO ISRAELE

ROMA. Una manifestazione di “tutti” ( Israele, CDL e UNIONE) , meravigliosa e angosciosa per quello che rappresenta: dire NO alle incendiarie frasi del presidente Ahmedinejad («Israele va cancellata dalla carta geografica») e prendere consapevolezza della piega minacciosa che hanno preso i fatti del mondo.

Per opportunità, o meglio per timori di pericolose ritorsioni dal momento che si ha che fare con uno stato terrorista, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini non ha partecipito fisicamente. «Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica, quale ministro degli Esteri, alla manifestazione di questa sera potrebbe determinare da parte iraniana conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali», ha spiegato il vicepremier in una nota. Stessa scelta anche per Antonio Martino, ministro della Difesa, che «recependo le indicazioni di Palazzo Chigi e della Farnesina si vede costretto – si legge in una nota – con estremo rammarico a rinunziare ad essere fisicamente presente alla fiaccolata in favore dello Stato di Israele».

«Tale decisione travagliata – prosegue il comunicato – è conseguente a valutazioni di ordine istituzionale e, soprattutto, alla volontà di non alimentare altre e incontrollabili manifestazioni di odio e intolleranza, al pari di quelle già manifestate nei confronti dello Stato di Israele».

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Via Israele dalla storia? NO, NO, NO

  VIA ISRAELE DALLA STORIA ? NO, NO, NO

INSIEME A TUTTI I CITTADINI DI TOCQUEVILLE

QUESTO BLOG ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE

A SOSTEGNO DEL DIRITTO D’ ISRAELE AD ESISTERE

E A VIVERE IN PACE

PROMOSSA DAL FOGLIO DI GIULIANO FERRARA

DAVANTI ALL’AMBASCIATA DELL’IRAN

VIA NOMENTANA, 361/363  ROMA

GIOVEDI‚ 3 NOVEMBRE ORE 21

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Antesimitismo islamico, esumazione

 Antisemitismo islamico

ESUMAZIONE

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© 2004 Cox & Forkum

"Anti-Semitism and Islamic Expansionism" – Un’ analisi del processo in corso di islamizzazione dell’antisemitismo : qui ( in italiano )

 A VOLTE RITORNANO


"Preparatevi a morire ….” (Imam Khomeini).

A volte ritornano e con la loro volontà di umiliare, sottomettere e terrorizzare, cercano di stressare il mondo… Verrà la morte, anche atomica, e avrà gli occhi di Khomeini o quelli porcini di Ahmedinejad ? Non saprei cosa rispondere, se non constatare che gli eventi politici vanno prendendo una piega minacciosa… e che questi islamisti ora sciiti e ora wahhabiti stanno stressando in primo luogo i musulmani, oltre che la comunità internazionale e l’universo mondo.

From Al-Watan (Qatar), April 26, 2005..jpgL’importante, mi pare,  non è tanto "restare tranquilli" ( come suggeriva Mohamed Atta ai passeggeri dell’aereo diretto a schiantarsi sulle Torri), ma non innervosirsi tra una prova tecnica e l’altra di genocidio, se non di Apocalisse. Ma è una cosa che il nostro tempo concede..?

 – Iran. Ue: "In arrivo una nuova partita di uranio". Convocato l’ambasciatore italiano. Prodi: "Il mondo fermi Teheran"rainews24

– E un giorno l’Iran degli ayatollah iniziò a fare davvero paura al mondo Il Foglio 

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Pier Paolo Pasolini, trent'anni dopo

  PIER PAOLO PASOLINI

( 5 marzo 1922 – 2 novembre 1975)

TRENT’ANNI DOPO

Piero della Francesca (1423-1492). Angeli cantori , 1470 (dettaglio della Natività). National Gallery, Londra

A trent’ anni dalla morte barbara, avvenuta all’idroscalo di Ostia nella notte tra il primo e il due novembre del 1975, l’Italia rende omaggio in maniera corale e torrenziale a Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista incompreso da molti dei suoi contemporanei.

A volte criticato e offeso per le sue idee controcorrente , scomode e aggressive, ma anche come uomo, per la sua vita, il cocco dei padroni del Corsera ci spiegava – con prosa legnosa, a tratti fosca e visionaria – come dovevamo fare la Rivoluzione.

Come quando fra pronunciamenti e abiure profetava che con gli “ Alì dagli occhi azzurri”, i giovani del Terzo o Quarto Mondo avrebbero invaso il vecchio Occidente, e ne avrebbero distrutto la storia con la violenza. Sembrava di leggere il Bateau ivre di un Rimbaud in una lingua memore però del Manzoni e del Leopardi “… Distruggeranno Roma / e sulle sue rovine / deporranno il germe della Storia Antica. / Poi col Papa e ogni sacramento / andranno come zingari / su verso l’Ovest e il Nord/ con le bandiere rosse/ di Trotzskij al vento .”.

Era una certezza disperata e insieme allegra poi rinnegata. Al seguito degli eventi del ’68 che scolorivano su piazze rosso sangue, infatti scrisse: “Perché rinnego questa profezia? Perché allora ero solo e ridicolo a farla, oggi è diventata merce comune...”.

Ricordate Il PCI ai giovani! la poesia scritta dopo gli scontri di Valle Giulia, nel marzo del 1968 ? Gettò nello sconcerto il Movimento studentesco ( formato da tanti piccoli Rimbaud e Trotzkij in sedicesimo con molti occhiali) e fece arrabbiare i partiti della sinistra ( che in vita non  hanno mai amato Pasolini ) perché vi scrisse "… Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte / coi poliziotti, / io simpatizzavo coi poliziotti! /Perché i poliziotti sono figli di poveri. / Vengono da periferie, contadine o urbane che siano ”.

I contestatori dei gruppuscoli settari della nuova sinistra erano invece figli di papà che avevano scambiato la Rivoluzione per la guerra civile, mentre i giornalisti , i professori impauriti e i padri dimissionari erano pronti a leccar loro il culo. “ Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati ( benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi, amici”.

Prerogative piccoloborghesi e occhio cattivo come in Valcarenghi, ad esempio, l’emblematico direttore di “Re nudo”  con la foto di Mao in bella vista,  che poi  nell’epoca del Riflusso ( come si disse con metafora mestruale ) sarebbe finito a Poona tra gli arancioni. Mentre i più stupidi finivano con l’ago nella pancia in cessi insanguinati rischiarati d’irrealtà, oppure cedevano al fascino delle armi automatiche,  altri, più furbi, gettato alle ortiche il colletto alla Mao si sarebbero seduti su poltroncine girevoli, un sigaro in bocca, un sorriso brillante come un getto di napalm, e sarebbero diventati la classe che oggi ci dirige nelle industrie, le banche, i giornali e le televisioni. …

Ma sì, il vecchio Andrea Valcarenghi del quale quando uscì il suo Underground a pugno chiuso, nel 1973 , Pasolini il corsaro scrisse : “ Il suo entusiamo per la ‘lotta contro il sistema’ non conosceva limiti. Annetteva tutto quanto gli capitava davanti, movimento studentesco e comunità ‘beats’, ‘Lotta continua’ o ‘provos’, purché ci fossero degli slogans rivoluzionari e, soprattutto, degli scherzi in grande contro il sistema. Che Guevara e i pacifisti, Notarnicola e Pannella, stalinisti e antistalinisti coesistevano tranquillamente: l’importante era che tutto fosse luogo comune.”( Tempo, 4 novembre 1973 ).

Pasolini morì esattamente due anni dopo. Era il giorno dei Morti del 1975 e la notizia giungeva improvvisa nelle case degli Italiani come un corto circuito, con forti cariche simboliche. “Hanno fatto tacere Pierpaolo, hanno impedito di parlare a Pierpaolo, una decisione di farlo tacere per sempre ! ”, disse subito dopo l’omicidio il regista Bernardo Bertolucci. “ La storia di come è morto – ha osservato recentemente  Alberto Arbasino – somiglia molto a un filmaccio di terz’ordine fatto da dei pessimi imitatori di Pasolini.”

OPERAZIONE NOTTE BUIA”

Chi fu il regista quasi pasoliniano di una morte ben strana, che in quell’Italia in bianco e nero anni Settanta scandalizzò tanti perbenisti e moralisti piccoloborghesi non ancora politicamente corretti, vale a dire non ancora abituati all’hard, al porno in formato famiglia e ai trilli e agli strilli dei “Magnifici cinque” in tv-color, ma che accettavano solo i sagrestani e i campanari con “il vizietto” senza nome e ben nascosto? E che poi si videro entrare in casa, tramite l’Espresso che ne pubblicò le foto, quel corpo straziato? Insomma, fu una morte spettacolare ed atroce di cui è ricorrente parlare come di uno dei tanti episodi misteriosi che accadono in Italia. E quanto a chi fu il regista del filmaccio, lo sa il Diavolo, ecco !

Pasolini morì ucciso per le sue scelte private per mano di un ragazzo di tipo popolare o contadinesco in via d’estinzione : un assassino che apparteneva alla sua tipologia erotica e che nell’abbaglio – in quel crepuscolo romano di una sera di novembre del 1975 – doveva apparirgli come una specie di Aurora, forse perché quel giovane marchettone riccetto somigliava al suo amore .

Faccia d’angelo”, così viene chiamato in criminologia questo tipo d’assassino. Jean Genet lo adorava, lo cercava tra i Palestinesi, forse perché vi riconosceva le famose tre virtù tanto celebrate nella sua letteratura: il furto, il tradimento e la sodomia. E Gide ne ha scritto con emozione, come quando ne L’immoraliste descrive il delizioso brivido provato negli Aurès nello spiare un soave arabetto che gli rubava un paio di forbicine dalla trousse da cucito. “In ogni caso – mi scrive a parte Massimo Consoli in una mail arrivatami quest’oggi, – Pasolini è morto perchè era gay. Fosse stato etero, neanche si sarebbe trovato all’Idroscalo di Ostia, un posto pericoloso ed equivoco abbandonato da dio e dagli uomini, a quell’ora di notte, in quella circostanza. E a me non sembra giusto che uno debba morire perché è gay, come non mi sembra giusto che nessuno debba morire, o soffrire, o essere discriminato perchè è trans, è donna, è lesbica, è nero di pelle o professa una fede che non piace a chi comanda, o a chi ha in mano gli strumenti culturali adatti, o a chi cerca di scaricare sugli altri i propri problemi”.

Segue una lunga e insistente sfilza di “Pasolini è morto perchè era gay… Pasolini è morto perchè era gay…Pasolini è morto perché era gay ” e l’invito a un un incontro il 2 novembre all’Idroscalo di Ostia, “ la’ dove Pasolini ha subito il martirio, e magari canteremo insieme, un’altra volta, la sua ormai famosa ‘Ballata’ … E, per chi non potrà venire, ci sarà sempre la possibilità di partecipare all’ormai tradizionale (dal 1992) ‘ Operazione Notte Buia’, insieme ai vari locali pubblici e privati: bar, discoteche, saune, circoli, cinema, associazioni, teatri, redazioni di giornali, singoli individui… alla mezzanotte in punto tra il 1 ed il 2 novembre, spegneranno le luci per un minuto, per ricordare la tragica morte di un uomo che ci ha dato così tanto e con il quale saremo sempre in debito”.

Pasolini è morto perché gay. Chissà perché la stupidità insiste sempre. Ma scusa, Massimo, se vuoi spingere la cosiddetta “comunità gay” a dedicarsi al culto dei martiri, perché invece che in una dark room non la porti in una bella chiesa? Credo che in una chiesa a nessun barista palestrato verrebbe in mente di soffiare sulle lampade vacillanti, spegnere le luci e lasciarci tutti al buio.… come invece pare debba accadere in qualche locale dove per brancolare in maniera politicamente corretta, studiare martirologia e prendere qualche piattola occorre pure pagare tessera arcigay e pizzo ai protettori della fantomatica “comunità gay”, vale a dire ai sinistri guardiani dei bisogni. Naturalmente non intendo partecipare a nessuna di queste iniziative credo sponsorizzate dal sindaco Veltroni o da altri sponsor politici del vittimismo organizzato. Davvero sarei disposto a rileggermi tutto Petrolio, il voluminoso libro postumo di PPP, pur di non dover partecipare all’ “Operazione Notte Buia”.

Anche perché Pasolini avrebbe certamente rifiutato di essere omologato d’ufficio alla categoria spettacolare dei “gay” e avrebbe certamente criticato questa nuova merce, insieme a tutto il piagnisteo che l’accompagna e all’illusione ( che è anche povera ideologia) di trasformare i ragazzi che si amano in vittime del vittimismo organizzato e la sessualità in gestione ottimale e veltronesca dei bisogni.

UN TENTATIVO D’AMORE

San Pasolini martire non è morto perché era gay o perché la società non gli permetteva di soddisfare i suoi bisogni sessuali, come afferma Massimo Consoli. E’ morto perché era impaziente e dimenticava di essere modesto, ecco tutto.

Insomma, non era disposto ai sacrifici, alle attese. Proprio come Cappuccetto rosso, via di corsa tra le zampe di qualche caro Lupo! I bambini credono di azzeccarla sempre, a loro piace molto la favola di Cappuccetto rosso e del Lupo nel letto. E Pasolini avrebbe tenuto una lezione persino alla sua mamma, o alla nonna, se gli avessero raccomandato di non dare confidenza agli sconosciuti, specialmente se incontrati a piazza della Repubblica… Avrebbe irriso persino gli amici, con irritazione o stanchezza, tacciandoli di essere dei piccoloborghesi se questi gli avessero detto, che so: “ Né ragazzo né quadro al lume di candela”, o meglio di lucciola…

San Pasolini non era più impaziente o colpevole di altri, ma forse si credeva innocente, talmente innocente da pensare che tutto fosse possibile per lui, il che supponeva impossibile che una marchetta da lui prescelta non fosse innocente. Ma qualcosa dev’essere andato storto quella notte , all’idroscalo così come nell’universo.

Forse perché l’innocenza è qualcosa di terribile, e di ancor più antico e criminale della colpa. No, Pasolini non era più innocente o più colpevole degli altri. Pasolini ci amava troppo, al punto da volerci tutti innocenti, liberi e felici come zingari.

Per un reale più largo, che per lui, il Corvo, non era il rimpianto per l’Italietta, come gli rimproverava Calvino, bensì il Paradiso: questa enormità cercata alla periferia dei mondi conosciuti e delle virtù comuni. Ed era la tentazione di andare sui limiti impunemente, aggrappandosi al riccetto verdeggiante con dita incerte, e combinando il proprio desiderio con Dio sa cosa – come se l’amore per gli uomini potesse andare al di là dell’amore.

Ma non vi trovava il Paradiso, né Alì dagli occhi azzurri né le Mille e una notte; e qualcosa doveva essere andato davvero storto in quel giardino o vicolo cieco piantato in noi da prima che cominciasse la storia.

E la storia è quella di un personaggio che si crede intrepido, capace di prendere su di sé il rimpianto del cosmo contadino e cattolico a pezzi, in pezzi, al contatto dissolvitore della modernità; prendere su di sé i dolori e le contraddizioni della nostra epoca , andando al di là del tempo.

Ma il punto in cui il tempo va al di là è intenso e feroce, come lo è il tempo del mito dell’innocenza perduta, e quello in cui la vita va aldilà.

E’ per questo che in qualche modo Pasolini è diventato un simbolo vivente della creatività poetica. E ancora oggi, per tre giovani su quattro Pasolini rappresenta ‘un punto di riferimento importante del ‘900 italiano’ ( lo rivela un sondaggio commissionato da   ‘Panorama’). Perché era artista fino in fondo, molto in fondo: in contatto con qualcosa di molto primordiale e primario in opposizione alla omologazione di una società che consumava (e consuma) banalmente perfino quello che oggi resta dell’umano e della realtà creaturale, che nondimeno – pur nella torsione dei soliti panni cacati di Edipo – resta sacra e comunque in mutamento.

Era un tentativo d’amore. Oltre la curva disperata dell’epoca: più luce ! più miele! E ancora, ancora! In una logica d’iperconsumo. Donde i disastri.

Non sto sostenendo, freudianamente, lo zoccolo duro dell’Edipo. E neanche dicendo, moralisticamente, che non ci si può innamorare e fare l’amore con un ragazzo, ma che non avrebbe dovuto rimorchiare uno sconosciuto per soldi a piazza della Repubblica; e, soprattutto, che non lo avrebbe dovuto portare in quel posto e forse pretendere di metterglielo in quel posto solo perché lo aveva pagato. Chissà cosa aveva in testa quella notte… Forse il peccatore incallito ( per amore, per troppo amore) sopravvalutava le sue povere forze umane, troppo umane, e si fidava ciecamente di “ Faccia d’angelo”. Quello che è certo resta che non occorre essere gay, trans, donna, lesbica, nero di pelle o di “una fede che non piace a chi comanda” (!) per essere così impazienti, noncuranti e sfigati da restare vittima di “Faccia d’angelo”. Insomma, caro Massimo, omosessuale o eterosessuale si può fare una fine balorda comunque.

A RISCHIO DELLA VITA

Di “Faccia d’angelo” fece peraltro le spese anche Trotzkji. Fu infatti ucciso il 20 agosto 1940 in un sobborgo di Città del Messico, a Coyoacán, dall’infame e bellissimo Ramón Mercader: un agente di Stalin che entrato nella casa e nelle grazie del pur sospettoso teorico della “rivoluzione permanente” proprio a causa della sua giovane aria innocente, riuscì a sfondargli il cranio usando una piccozza da ghiaccio dal manico opportunamente accorciato, estratta dal suo impermeabile lasciato sul tavolo .

Faccia d’angelo” fa parte della serie abbastanza decadente “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, inaugurata da noi dal celeberrimo Pavese, ma riscattata, nella fine di Trotzkji, dall’episodio toccante nel quale il vecchio rivoluzionario, ormai alla fine dell’agonia, dice alla moglie quella pudicissima frase: «Non voglio che mi spoglino, fallo tu ».

Anche Pasolini fu uomo dalla vita corta per non essere stato capace di difendersi dalla bellezza ; e neanche da se stesso. Amava fin troppo e totalmente la vita ( Oh straziante meravigliosa bellezza del creato” ), cercata fuori di lui negli incontri la sera o la notte con i cosiddetti “ragazzi di vita”. A rischio della vita, come un anno dopo scrisse Giovanni Testori ( cfr. L’Espresso del 9 novembre 1976 – I ricordi) superando tutte le infinite supposizioni, una più stupida dell’altra, che in quell’anno tristissimo alimentavano sinistramente voci di un complotto politico-fascista-mafioso di Stato.

« Sull’atroce morte di Pasolini s’è scritto tutto – notava Testori; – ma sulle ragioni per cui egli non ha potuto non andarle incontro, penso quasi nulla. Cosa lo spingeva, la sera o la notte, a volere e a cercare quegli incontri? La risposta è complessa, ma può agglomerarsi, credo, in un solo nodo e in un solo nome: la coscienza e l’ angoscia dell’essere diviso, dell’ essere soltanto una parte di un’ unità che, dal momento del concepimento, non è più esistita; insomma, la coscienza e l’angoscia dell’ essere nati e della solitudine che fatalmente ne deriva

E qui Testori, come se non sapessimo tutti cosa questa parola significa, definisce la solitudine come “ questa cagna orrenda e famelica che ci portiamo addosso da quando diventiamo cellula individua e vivente e che pare privilegiare coloro che, con un aggettivo turpe e razzista, si ha l’abitudine di chiamare ‘diversi’.

Subito poi così continua: “ Allora, quando Il lavoro è finito ( e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciarci più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello); quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più; quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari, s’è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d’odio e d’amore) e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo, comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro; di trovare un ‘qualcuno’; quel ‘qualcuno’ che ci illuda, fosse pure per un solo momento, dl poter distruggere e annientare quella solitudine; di poter ricomporre quell’ unità lacerata e perduta (...) ”.

Allora – continua Testorisi parte; e non si sa dove s’arrivaPer sere e sere, una volta avvenuto l’incontro, l’illusione riprecipita in se stessa. Ma nella liberazione fisica s’è ottenuta una sorta di momentanea requie; o pausa; o riposo. La sera seguente tutto riprende; giusto come riprende il buio della notte. E così gli anni passano. La distanza dal punto in cui l’unità perduta è diventata coscienza si fa sempre maggiore, mentre sempre minore diventa quella che ci separa dal reingresso finale nella ‘nientità’ della morte; e dalle sue implacabili interrogazioni. Le ombre, allora, s’allungano; più difficile si rende la possibilità che quell’incontro infinite volte cercato, finalmente si verifichi; più difficile, ma non meno febbricitante e divorante. La vicinanza della morte chiama ancora più vita; e questo più o troppo di vita che cerchiamo fuori di noi, in quegli incontri, in quegli occhi, in quelle labbra, non fa altro che avvicinare ulteriormente la fine. Così chi ha voluto veramente e totalmente la vita può trovarsi più presto degli altri dentro le mani stesse della morte che ne farà strazio e ludibrio. A meno che il dolore non insegni la ‘via crucis’ della pazienza. Ma è una cosa che il nostro tempo concede? (…)”.

IL FUTURO SENZA PASOLINI

Pare proprio di no, perché la teoria del «delitto di Stato», quasi suffragata dal pasoliniano "Io so", il famoso atto d’accusa contro la Democrazia cristiana ( pubblicato dal Corriere della Sera il 14 novembre 1974, un anno prima del delitto di Ostia) rispunta fitto di “io, io, io” in una rimembranza, vergata per Micromega da Lidia Ravera, tutta puntini di sospensione, vibrante di richieste di giustizia, d’ emozione e di pia compunzione – come se i copertoni, la sabbia e il vento del lido di Ostia fossero l’ostia.

Ecco una triste ricorrenza fatta d’incontri convegni, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e recital poetici segnati dalla necrofagia dell’industria culturale italiana e dalle solite lamentazioni sull’ Italia “marcia e golpista”. Non mancano le riedizioni delle polemichette tra “Rinascita” e “Paese sera; e, tanto per cambiare, le rinnovate accuse delle tante care “vedove” del Poeta & Martire. Accuse sostenute da sane e patriottiche schiere di “pasoliniani doc” e dalle nuove rivelazioni (!) annunciate dall’assessore Borgna: “rivelazioni” che promettono poco di buono sulle modalità del trentennale.

Meglio lasciare il gossip e tornare ai libri – a questi doni che i morti fanno ai vivi – e alle parole di Pasolini. Non per restare prigionieri di un debito verso il passato, che si finirebbe con il pagare con il lutto interminabile o con la nostalgia per ciò che è scomparso, ma per aprire un credito al futuro.

Paese, vado sotto terra
per un sentiero senza viole
e lascio ai cuori dei ragazzi
le primavere nuove.”

Senza il Pasolini dell’ impazienza ma con la memoria – densa e agglutinante, come pare sia la memoria di tutti gli esseri incompiuti – di tutte quelle lucciole …

Tra le illuminazioni e gli abbagli di una delle coscienze critiche più alte del Novecento andato, completamente andato, chissà se le lucciole torneranno…

In ogni caso, spero che i ragazzi nuovi che verranno dopo, non corrano anche loro il pericolo, come il Poeta di Casarsa tra culla e bara, vale a dire come tutti fra due pulsioni, di prendere lucciole per lanterne. E di appoggiarsi per impazienza, per non volere attendere, tra la polvere roteante della modernità e la fossa, ora al riccetto assassino e ora al "giunco flessuoso" *che, ahimè, si piega.

* Proust

Dalla rete

Pagine corsare – Vita e opere di Pier Paolo Pasolini AGGIORNAMENTI
Oltre a ripercorrere le tappe della sua vita, il sito propone un viaggio attraverso
il patrimonio di intelligenza e creatività che ha lasciato.

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L'Iran afferma di non minacciare Israele

 Jihad

L’IRAN AFFERMA DI NON MINACCIARE ISRAELE



La Repubblica islamica dell’Iran non utilizzerà la forza contro Israele, in conformità con gli impegni presi in seno alle Nazioni Unite”, ha dichiarato in un comunicato il ministero degli Affari esteri. Questa puntualizzazione segue le proteste delle cancellerie mondiali alle affermazioni incendiarie del presidente Ahmadinejad, secondo le quali Israele dovrebbe essere “cancellata dalla storia” e che “molto presto, questa disgraziata macchia ( Israele) sparirà dal centro del mondo islamico.”

In attesa, secondo le parole di Ahmadinejad di “ quando il nostro odio sacro avrà la forza di colpire come una grande ondata”, il balletto diplomatico o consueto ballo in maschera tende a insinuare dubbi e sconcerto nella comunità mondiale, secondo la collaudata pratica della dissimulazione (in termine tecnico: taqiya*), presente specialmente nell’islam sciita ( cfr. Aspetti in ombra della legge sociale dell’islam).

Oggi quello della taqiya o tukya o anche taqiyah, secondo le pronuncie locali, è un lavoro specializzato dei gruppi e degli Stati estremisti, dato che l’obiettivo strategico dell’islam politico, sia nelle versioni fondamentaliste che operano nel sociale sia in quelle jahidiste che ricorrono al terrorismo, è quello di distruggere i fondamenti e i princìpi basilari delle civilizzazioni non-musulmane ( definite da Ahmadinejad “il mondo dell’arroganza”) , come preludio alla “sparizione di Israele dal centro del mondo islamico”.

*v. Note sulla pratica della taqiya

 

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Indonesia: tre giovani cristiane decapitate

 JIHAD

TRE GIOVANI CRISTIANE DECAPITATE

POSO – Indonesia. I banditi hanno decapitato le ragazze mentre andavano a scuola, e hanno abbandonato una delle teste davanti a una chiesa. Il presidente Susilo condanna l’attentato. Il capo della polizia: “vittime indifese”. AsiaNews

In parti della provincia Sulawesi Centrale, dal 2000 gli scontri fra musulmani e cristiani hanno causato più di 1.000 morti. Nel 2001 il governo mediò una tregua, ma la violenza è continuata a intermittenza.

A quanto si è appreso, le ragazze, tutte sedicenni, sono state aggredite mentre, in uniforme marrone, si recavano a scuola. Secondo la ricostruzione fornita da un funzionario di polizia di Poso, due individui a bordo di una moto, armati di machete, «hanno sgozzato e tagliato la testa» alle studentesse. I corpi, privi delle teste, sono stati abbandonati nel punto in cui si è consumata la tragedia, fuori dell’abitato. Una compagna delle vittime che è riuscita a fuggire ha raccontato che i killer indossavano il casco e erano dotati di radio ricetrasmittente.

La ragazza scampata alla morte aveva dei tagli al viso ed è stata medicata in ospedale.

Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha espresso esecrazione per «il crimine sadico e disumano» commesso a Poso, 1.500 chilometri a nordest di Giacarta. L’Indonesia, 220 milioni di abitanti, è il più popoloso Paese islamico della terra. Si calcola che l’85 per cento dei suoi abitanti siano musulmani.

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STRAGE A NEW DELHI, DECINE DI MORTI

NUOVA DELHI – India. Almeno 50 persone, secondo la televisione indiana Ndtv, sarebbero morte; centinaia i feriti, con il numero delle vittime che potrebbe essere destinato a crescere. Tra i feriti ci sono moltissimi bambini e donne arrivati negli ospedali con gambe o braccia gravemente colpiti dalle esplosioni. Almeno 15 persone sono rimaste uccise nella prima esplosione, quella verificatasi nel mercato di Paharganj, nei pressi della principale stazione ferroviaria di Nuova Delhi, frequentato da molti turisti occidentali. Altre 39 vittime le ha fatte la seconda esplosione, avvenuta mezz’ora più tardi, alle 18,05 ora locale, nel mercato di Sarojini Nagar, mentre tre persone sono morte nella deflagrazione avvenuta su un autobus nella zona meridionale di Govindpuri

La tipologia degli attentati simultanei di oggi avvenuti in aree affollate alla vigilia di una festa induista, il Diwali (occasione in cui gli indiani affollano i mercati per acquistare regali) porta dritta alla matrice islamica. La polizia indiana sospetta il gruppo Lashkar-e-Taiba , responsabile di molti attentati tra cui quello al Parlamento indiano del dicembre 2001 e quelli della stagione delle bombe del 1997 Agenzie

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L'odio sacro

 L’ODIO SACRO

                                                                                                                      Il nuovo Hitler :

Khomeini disse: il regime che occupa Gerusalemme dev’essere cancellato dalla storia. Parole sagge…"

" Nel corso degli ultimi cent’anni, poi, le mura del mondo islamico sono state abbattute e il mondo dell’arroganza [l’occidente] ha costruito un bastione per mezzo del quale espandere il proprio dominio in tutto il mondo dell’islam. Ciò significa che l’attuale guerra in Palestina rappresenta la linea del fronte contro il mondo dell’arroganza…"

" Dobbiamo comprendere la profondità della disgrazia che ci è stata imposta dal nemico, fino a quando il nostro odio sacro avrà la forza di colpire come una grande ondata.”

Ampi stralci del discorso di martedì del presidente dell’Iran Ahmadinejad – Il Foglio ( via MEMRI ).

"Il discorso dell’odio" di Ahmadinejad :

"Se qualcuno è oppresso da una potenza egemonica (l’occidente, ndr) e capisce che qualcosa non va, o è un ingenuo oppure è un egoista e il suo edonismo lo conduce a riconoscere il regime sionista, ma dovrebbe sapere che brucerà nel fuoco della nazione islamica (…). Dobbiamo comprendere qual è la vera storia della Palestina. L’establishment del regime che occupa Gerusalemme (Israele, ndr) è il frutto di una gravissima decisione di un sistema egemonico e arrogante verso il mondo islamico; e questa guerra dura da centinaia di anni. La situazione al fronte è cambiata molte volte. In certi periodi, i musulmani hanno marciato vittoriosi, guardando al futuro, e il mondo dell’arroganza (l’occidente, ndr) ha battuto la ritirata. Sfortunatamente, negli ultimi trecento anni, il mondo islamico ha dovuto ritirarsi di fronte all’avanzata del mondo dell’arroganza. Nel corso degli ultimi cent’anni, poi, le mura del mondo islamico sono state abbattute e il mondo dell’arroganza ha costruito un bastione per mezzo del quale espandere il proprio dominio in tutto il mondo dell’islam. Ciò significa che l’attuale guerra in Palestina rappresenta la linea del fronte contro il mondo dell’arroganza. Quando il grande imam Khomeini disse che bisognava abbattere il regime dello scià, e che noi dovevamo esigere un mondo senza governi schiavi, molti dicevano: ‘Si riuscirà mai a rovesciare davvero il regime dello scià?’. La nostra nazione non si è lasciata intimorire, e ora, da ormai ventisette anni, viviamo senza un governo sottoposto all’America. L’imam Khomeini disse: ‘Il dominio dell’est e dell’ovest deve cessare’. Nessuno credeva che un giorno avremmo assistito al crollo dell’imperialismo dell’Unione sovietica. E invece l’abbiamo vist crollare, senza quasi lasciare traccia di sé. L’imam Khomeini disse che Saddam Hussein doveva essere spodestato, e che avrebbe subito un’umiliazione senza precedenti.

Che cosa è accaduto? Un uomo che dieci anni fa parlava come se fosse destinato a vivere in eterno oggi si trova in catene e sta per essere processato dal suo stesso paese. L’imam Khomeini disse: ‘Il regime che sta occupando Gerusalemme deve essere cancellato dalle pagine della storia’ (questa frase è stata tradotta in inglese sulla stampa mondiale con ‘cancellato dalla carta geografica’, ndr). Sono parole sagge. Sulla questione della Palestina non ci possono essere compromessi.

La forza di colpire come una grande ondata”

E’ possibile che un paese islamico permetta a un paese non islamico di crescere nel suo seno? Questo significa sconfitta, e chi accetta l’esistenza di questo regime (Israele, ndr) firma la sconfitta del mondo islamico. Non ho il minimo dubbio sul fatto che la nuova ondata che si è formata in Palestina e che oggi vediamo formarsi anche in altri paesi islamici, sia un’ondata di moralità destinata a diffondersi in tutto il mondo islamico. Molto presto, questa disgraziata macchia (Israele, ndr) sparirà dal centro del mondo islamico. Ma dobbiamo stare attenti alla ‘fitna’ (la guerra interna ai fedeli del Corano, ndr). Per oltre cinquant’anni, il mondo dell’arroganza ha cercato di riconoscere l’esistenza di questo falso regime (Israele, ndr). Ha fatto di tutto per renderlo solido. Purtroppo, 27 o 28 anni fa, uno dei paesi che si trovava sulla prima linea del fronte (l’Egitto, ndr) ha compiuto un terribile errore (il riconoscimento di Israele, ndr), e noi speriamo che vorrà porvi rimedio. Malgrado la forzata evacuazione di Gaza imposta dal popolo palestinese, essi hanno evacuato soltanto un piccolo angolo di terra. Oggi (Israele, ndr) cerca, in modo diabolico e truffaldino, di ottenere il controllo del fronte di guerra. Sta cercando di indurre i gruppi palestinesi a occuparsi delle loro questioni politiche e dei posti di lavoro per far sì che abbandonino la causa palestinese e per creare conflitti interni. Io spero che il popolo palestinese non si lasci trascinare in una ‘fitna’. I profughi devono tornare nelle proprie case, e ci deve essere un governo deciso dalla volontà del popolo palestinese. E, naturalmente, coloro che sono entrati in questa terra per depredarla (gli ebrei, ndr) non hanno il minimo diritto di decidere nulla in nome del popolo palestinese. Coloro che siedono in stanze chiuse non hanno il diritto di prendere decisioni. Il popolo islamico non può permettere a questo suo nemico storico di vivere nel cuore stesso del mondo islamico. Oh, amato popolo, osserva questa arena globale. Chi dobbiamo affrontare? Dobbiamo comprendere la profondità della disgrazia che ci è stata imposta dal nemico, fino a quando il nostro odio sacro avrà la forza di colpire come una grande ondata”. Fonte: il Foglio del 29.10.2005

 

Come il nazismo il regime islamista di Teheran si basa sull’ossessione dell’umiliazione della Patria* e sull’eliminazione fisica dell’altro.

*la Ummah (أمة) islamica ( in ar. letteralmente: “la Matria”).

 

– Il Foglio : Dire "no" al progetto genocida di Ahmadinejad – analisi, commenti e l’iniziativa di una manifestazione giovedì 3 novembre a Roma, ore 21, davanti all’ambasciata iraniana ( via: informazionecorretta )

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Il pericolo iraniano

 IL PERICOLO IRANIANO

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© 2005 Cox & Forkum

Il presidente iraniano Ahmadinejad ribadisce le sue parole di due giorni fa, secondo le quali “Israele va cancellato dalla carta geografica” e "chiunque riconosce Israele brucerà nel fuoco del furore della nazione islamica”. “Quello che ho detto è quello che pensa il popolo iraniano”, ha detto Ahmadinejad mentre partecipava a Teheran ad una manifestazione per celebrare la "giornata mondiale per Gerusalemme", istituita dall’ayatollah Khomeini e celebrata al grido di “morte morte morte a Israele! Morte morte morte all’America!”.

 

Il presidente Ahmadinejad – in piazza fra i manifestanti, insieme a rappresentanti di diverse altre istituzioni del Paese, come il capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi – ha aggiuntto che le sue dichiarazioni sono “corrette e giuste”. Ha inoltre respinto le proteste suscitate in Occidente e in Russia, sbeffeggiando occidentali e russi: “quello che dicono non ha alcuna credibilita”.



”Se questo tumore (Israele) non sarà estirpato dal corpo del mondo islamico, i danni che subiranno i musulmani saranno immensi”, ha rincarato Seyyed Massoud Jazayeri, portavoce dei Pasdaran, le milizie islamiche. ” Questa ferita aperta oltre mezzo secolo fa – ha continuato Jazayeri – non è stata ancora chiusa perché nel mondo islamico alcuni leader e regimi, non eletti democraticamente dalla propria gente, continuano a governare con l’appoggio dell’imperialismo occidentale”.

”Un mondo senza sionismo e la cancellazione d’Israele dalla faccia della terra, non sono solo obiettivi della Repubblica Islamica, ma dell’intero mondo islamico”, ha aggiunto Seyyed Massoud Jazayeri.

”Questi obiettivi – ha detto in conclusione Jazayeri- erano stati resi noti oltre 20 anni fa dall’Imam Khomeini, ma molti pensarono che si trattasse solo di uno slogan propagandistico. Oggi, nel ribadirli, il presidente Ahmadinejad ha ricordato che si tratta di una strategia condivisa da gran parte degli islamici”.

 Vero, la piccola democrazia israeliana appare come una spina empia nel fianco delle dittature che costellano l’immenso mondo arabo-islamico idealizzato, malgrado le differenti culture, come una sola grande e sacra Umma, letteralmente la “matria” di tutti i musulmani, la “migliore delle nazioni”. Come quelle piante che non tollerano alcuna altra pianta accanto a sé, e per sbarazzarsene secernono veleno, l’odio genocidario verso Israele è l’ espressione di un sentimento quasi "naturale", genuino e diffuso in tutto il mondo arabo-islamico. Divisi dalla storia e dalle culture locali, tutti i paesi arabo islamici sono uniti dall’odio per l’altro da sé. Lo ricorda un articolo di Magdi Allam, Nella geografia insegnata ai bambini esiste solo una «Grande Palestina» "(Corriere, 28 ottobre 2005). “ Ricordo ancora – scrive Allam – la sentenza perentoria sul mio libro di storia araba alle medie: «L’imperialismo internazionale ha conficcato il cancro dell’entità sionista nel cuore del mondo arabo per ostacolare la nascita della Nazione araba accomunata dall’unità del sangue, della lingua, della storia, della geografia, della religione e del destino». Sulla carta geografica a latere Israele non compariva affatto. La Palestina si estendeva dal Giordano al Mediterraneo. «Non rinunceremo a un palmo di terra dal fiume al mare», tuonò l’allora presidente egiziano Nasser, «ciò che è stato preso con la forza non potrà essere riscattato se non con la forza». La condanna a morte di Israele si tramutò in un suicidio politico per Nasser e in una catastrofe per l’Egitto e per i Paesi arabi di «prima linea» usciti sonoramente sconfitti nella guerra del 5 giugno 1967. Ma quei testi scolastici sono rimasti sostanzialmente immutati nella gran parte dei Paesi arabi e musulmani. Ecco perché l’affermazione del presidente iraniano «Israele deve essere cancellato dalla carta geografica» non è uno show solitario bensì genuina espressione di un convincimento radicato e diffuso. Perfino in quei Paesi che hanno riconosciuto Israele de facto, senza tuttavia accettarne il diritto all’ esistenza.”

Facendo concorrenza ad Al Qaeda, il regime iraniano dà espressione e voce a un sentimento diffuso e galvanizza specialmente i giovani promettendo la soluzione finale del problema che li rende quasi pazzi. Non è possibile, infatti, che l’ Umma, la “migliore delle nazioni”, debba accettare il tempo della storia e scendere a compromessi con il principio di realtà. Del resto, e forse non è un caso, nella lingua araba non esiste nessuna parola che sia l’equivalente del termine “compromesso”. Se la comunità mondiale non permette loro di mettere a punto la bomba atomica islamica si sentono “umiliati” e si arrabbiano ancora di più, si fanno letteralmente esplodere di rabbia credendo di salvare la faccia e di restaurare – facendo strage intorno a sé – il diritto del loro dio Allah che in quanto Onnipotente non può essere moderato da alcunché.

Si tratta di un sentire politico e, nello stesso tempo, religioso, per noi occidentali difficile da comprendere e da accettare perché si muove secondo un’altra logica, la logica del sacro e della catastrofe del sacro. Come nel nazismo, si tratta di un altro modo – un modo discontinuo e non cristiano – di concepire e di vivere il tempo. Attenzione a considerare con leggerezza o impensabili i propositi maligni e insidiosi di Ahmadinejad e del regime degli ayatollah quando affermano di voler distruggere Israele e punire i Paesi, anche musulmani, che riconoscono Israele. Il “matto” islamico è sempre possibile. E, come gli individui, anche gli Stati, i popoli e intere società possono “ammattire”, lasciandoci smarriti di fronte a eventi inattesi, che non avevamo il coraggio di pensare e di mettere subito in condizioni di non nuocere.

PENSARE IL TERRORISMO

Una rapida rassegna stampa dei giornali italiani di oggi. Stranamente, a parte le numerose reazioni indignate, si registrano pochi editoriali. Come se non si trattasse di una minaccia realmente incombente su Israele e sul mondo, bensì solo di un appello delirante e insignificante, pronunciato da un estremista, un lunatico, un pazzo.

– "Alla testa dell’Iran capetto delirante". E’ il titolo dell’editoriale di Luigi Geninazzi pubblicato in prima pagina da AVVENIRE di venerdì 28 ottobre 2005. Un "capetto delirante" – occorre far notare – che possiede missili Shahab-3, la cui portata è stata elevata a più di 1.900 km, potendo così raggiungere Israele e “chiunque riconosca Israele”, ovvero Egitto , Giordania e gli altri paesi vicini. Un “capetto delirante” ( come nell’Europa degli anni Trenta taluni consideravano Hitler) che sta guadagnando tempo per sviluppare una bomba atomica islamica e trasformare il delirio in realtà. Un incubo talmente pazzesco da risultare “impensabile”a un giornalista italiano, medio-italiano.

Alberto Negri firma sul SOLE 24 ORE un’analisi scivolosamente intitolata "Buccia di banana diplomatica". Negri è probabilmente un ottimista, per lui Ahmadinejad conta poco e non può fare quello che dice in maniera così poco diplomatica di voler fare perché dietro di lui c’è Rafsajani, che sarebbe più pragmatico e più intelligente. Anche se ha perso le elezioni, il vecchio Khamenei  avrebbe affidato a Rafsajani una sorta di supervisione su Ahmadinejad, per cui possiamo stare tranquilli – a parte il sostegno terrorista alle stragi di israeliani.

Furbo e fantasioso, tanto per cambiare, è IL MANIFESTO che pubblica un articolo di S.D.Q. dal titolo "Via l’Iran dalle Nazioni Unite". Il fatto scandaloso è che il mondo s’indigni alle parole di Amhadinejad e non si sia mai indignato per le frasi che il fantasioso S.D.Q attribuisce a Golda Meir, che avrebbe definito i Palestinesi “scarafaggi da sterminare”( cioè come i nazisti definivano gli ebrei). Insomma, il sinistro S.D.Q. fa uno schifoso processo alla vittima. E continua trovando "singolare" che Israele abbia chiesto all’ONU di cacciare l’Iran, proprio Israele che è il più grande violatore delle risoluzioni ONU. Non è singolare? Certo che lo è- ci permettiamo di osservare – dal momento che all’ONU a votare allo stesso titolo delle democrazie sono anche i Paesi totalitari del pianeta, compreso l’Iran e le altre dittature che circondano e minacciano Israele.

Eric Salerno a commento delle esternazioni del presidente iraniano Ahmadinejad firma nel MESSAGGERO un articolo dal titolo «“Israele da cancellare”. Il mondo contro l’Iran». Il regime degli ayatollah minaccia di sterminare un intero popolo e si prepara a mettere a punto l’atomica, e Salerno mette sullo stesso piano vittime e carnefici come in un gioco di bambini in cui l’Iran usa parole d’odio e Israele usa armi vere per contrastare il Jihad islamico che ha ucciso cinque civili israeliani al mercato di Hadera. Certo, l’antisemitismo è da biasimare, però una ragione deve pur esserci. Insomma, per Salerno non è possibile, illuministamente, che nel XXI secolo esistano proclami d’odio senza ragione. Nella veglia della sua ragione, Salerno non si accorge di aver generato un piccolo mostro: il suo odio, senza ragione, per Israele.

Questo rifiuto di riconoscere il pericolo rappresentato dall’Iran in piena effervescenza rivoluzionaria islamista e odio genocidario in movimento, impedisce di elaborare la minaccia incombente secondo moduli meno fiacchi, smarriti, moralmente impigriti e inefficaci . Sono moduli oscillanti tra una blanda paranoia che conduce a trattare la realtà come se fosse un sogno e una nevrosi, tipicamente occidentale, che si nutre masochisticamente dell’odio di sé tipico in una popolazione Europea impaurita e che invecchia – diventata errante e disponibile all’ombra di una possibile sciagura generale, scambiata per il sogno di tanti arcobaleni.

addendum

 “Del resto – come nota opportamente Salvatore Carrubba nel Sole24ore – quando le parole diventano missili * le alternative sono scarse e scoraggianti: o lo ‘ spirito di Monaco’, cioè l’impotenza e l’indifferenza alle conseguenze del progetto nucleare iraniano; o un attacco preventivo (…). Oltre a mostrare solidarietà a Israele, siamo chiamati ad affrontare la minaccia.” Prima che sia troppo tardi.

 * v. La minaccia militare In orbita il primo satellite spia degli ayatollah, permette precisione missilistica – Il Foglio.

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