TAM TAM

BLOG LIBERALI

Ci si parla di più e si comunicano informazioni vitali e nuove idee.

Fuori dall’imbuto del privato e dai mortificanti luoghi comuni di una sinistra utopica, un’ esperienza va prendendo consapevolezza e forma, un bel progetto culturale e politico si sta realizzando anche in Italia, nell’area di una nuova sensibilità emergente, sotto i vostri occhi, anche per mezzo delle potenzialità di sviluppo, ampliamento e intensificazione della democrazia offerte da un buon uso di Internet – per ampliare responsabilmente e intensificare le fragili libertà politiche, culturali ed economiche raggiunte, con la speranza e l’augurio di un reale più largo per tutti…

Quanto al nome voto:

Tocque Ville
città dei liberi

Copio e incollo dal Blog :

http://ideazione.blogspot.com/

tramite:

http://sorvegliatospeciale.splinder.com/

CI SIAMO!!!

The Right (Italian) Nation. Si parte.

E’ arrivato il momento. Dopo qualche settimana di brainstorming (interno ed esterno alla nostra redazione) e un’analisi dei costi e delle risorse necessarie, Ideazione ha deciso di lanciare l’aggregazione di blog liberali (e neocon, cristiani, filoisraeliani, conservatori, libertarian, anti-politically correct e qualsiasi-altra-cosa-vi-possa-venire-in-mente-che-abbia-deciso-di-stare-dalla-parte-“giusta”-della-barricata) che molti stavano aspettando. Il primo passo, su cui stiamo lavorando in queste ore, è la creazione di un “aggregator”: un modulo software in grado di raggruppare i post dei blog che decideranno di partecipare al progetto in una massa di informazioni che la nostra redazione (con l’aiuto – a rotazione – di alcuni blogger) avrà poi il compito di filtrare e selezionare per dare vita ad una “pagina comune” (sul modello Google News, per intenderci) che raggrupperà “il meglio” della produzione quotidiana. Lo “zoccolo duro” dei partecipanti sarà la lista di quasi 300 blog compilata da Il Sorvegliato Speciale, a cui nei prossimi giorni verrà spedita una mail con la richiesta formale di adesione. Questo non toglie, naturalmente, che l’iniziativa sia aperta anche a chi, per qualsiasi motivo, non sia entrato a far parte di questa lista. Per le adesioni preliminari, è possibile scrivere direttamente a questo blog o iscriversi allo Yahoo Group creato da Paolo del blog Le Guerre Civili (su cui, tra l’altro, sono in corso le “elezioni primarie” per la scelta del nome).

***

…se avete un’alta sensibilità per la diffusione della libertà, della democrazia, dei diritti umani; un giudizio equilibrato, comunque non un pregiudizio, sull’amministrazione Bush;

se vi riconoscete nella critica a nazifascismo neo e post, comunismo neo e post, antiamericanismo, antisemitismo, superiorità morale della sinistra, pacifismo senza se e senza ma;

se apprezzate l’emergere di una sinistra riformista, ‘blairiana’, filoamericana e filoisraeliana;

se vi interessa la difesa delle libertà individuali; se tutto questo non vi suscita repulsione e non vi lascia indifferenti, allora avete trovato l’aggregator che fa per voi…"

da JimMomo sul suo blog

«Vedo chiaramente nell’eguaglianza due tendenze: una che porta la mente umana verso nuove conquiste e l’altra che la ridurrebbe volentieri a non pensare più. Se in luogo di tutte le varie potenze che impedirono o ritardarono lo slancio della ragione umana, i popoli democratici sostituissero il potere assoluto della maggioranza, il male non avrebbe fatto che cambiare carattere. Gli uomini non avrebbero solo scoperto, cosa invece difficile, un nuovo aspetto della servitù… Per me, quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m’importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge (…).

(…) Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti. È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l’unico agente, l’unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?». Alexis Clérel de Tocqueville (1805-1859).

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FREAKS

Che Guevara Horror Picture Show

di Jay Nordlinger*

da Ideazione , marzo-aprile 2005


di Iouri Tomberg

A volte ho la sensazione che Che Guevara sia ritratto su più oggetti di Topolino. Parlo di magliette e simili (ma soprattutto magliette). Un artista ha avuto l’ispirazione di combinarli: ha messo le orecchie di Topolino su Guevara.

Non deve piacere molto ai fans di quest’ultimo. Il mondo è inondato da accessori del Che ed è un’offesa continua alla verità, alla ragione e alla giustizia (un bel trio). I cubani-americani rimangono sconcertati da questo fenomeno, come altre persone dotate di un po’ di decenza e di consapevolezza. Una reazione contro la glorificazione del Che esiste, ma è minima se paragonata al fenomeno stesso. Un cambiamento di tendenza contro Che Guevara richiederebbe una rieducazione massiccia, cosa che il vecchio comunista apprezzerebbe molto (…).

La nebbia del tempo e la forza dell’anti-anti-comunismo hanno oscurato il vero Che. Chi era costui? Era un rivoluzionario argentino che prestò servizio come tagliagole principale di Castro. Era particolarmente infame perché dirigeva le esecuzioni sommarie a La Cabãna, la fortezza che fungeva da mattatoio. Gli piaceva amministrare il colpo di grazia, il proiettile nella nuca. E amava far sfilare la gente sotto El Paredón, il muro rosso di sangue contro il quale furono uccisi tanti innocenti. Inoltre, istituì il sistema di campi di lavoro dove innumerevoli cittadini – dissidenti, democratici, artisti, omosessuali – soffrivano e morivano. Stiamo parlando del gulag cubano. Uno scrittore cubano-americano, Humberto Fontova, descrisse Guevara come «una combinazione fra Beria e Himmler». Antony Daniels, in vena di spiritosaggini, disse: «La differenza fra [Guevara] e Pol Pot era che [il primo] non aveva studiato a Parigi».

(…) Una delle più nauseabonde recenti celebrazioni di Guevara ha avuto la forma di un film, The Motorcycle Diaries, il cui produttore esecutivo era Robert Redford (uno dei più devoti apologeti di Castro che esistono a Hollywood, non so se mi spiego). Al Sundance Festival il film è stato accolto da una standing ovation. Per commentare questa disgustosa agiografia e distorsione, mi limiterò a citare Tony Daniels: «È come se qualcuno facesse un film su Adolf Hitler descrivendolo come un vegetariano che amava gli animali e voleva combattere la disoccupazione. Sarebbe tutto vero, ma piuttosto poco pertinente». Sta per uscire un altro film su Guevara, diretto da Steven Soderbergh. Possiamo immaginarne il contenuto dal materiale pubblicitario: «Combattè per il popolo». Ma certo. Di recente un importante cubano-americano ha pranzato con un attore famoso e potente per discutere la possibilità di fare un film, che raccontasse la verità su Guevara. L’attore era completamente d’accordo, ma diceva che semplicemente non si poteva fare: Hollywood non lo avrebbe permesso.



(…) Alcune persone conserveranno sempre un sentimento romantico per Guevara e per la rivoluzione cubana. Per loro Guevara era un vero uomo, non una pappamolla liberal, uno intransigente: con una volontà così pura da fare quello che era necessario. Un anti-comunista che conosco ha chiesto a una sua amica perché ammirava Guevara. Gli ha risposto: «Non si è mai venduto». Frank Calzón, direttore esecutivo del Center for a free Cuba, dice: «Sì, Guevara era “coraggioso” e “impegnato”. Anche molti rapinatori di banche lo sono». Prima della guerra in Iraq, ho chiesto a Bernard Kouchner, il grande filantropo e politico francese, come mai molti dei suoi compatrioti sembravano entusiasti di Saddam Hussein. Mi ha risposto che il loro entusiasmo per Saddam era simile al loro attaccamento al Che: un modo per esprimere anti-americanismo (in breve), a prescindere dai fatti su questi due uomini.



Ma per i cubani-americani, i fatti non sono una cosa trascurabile. Immaginate di essere uno di loro e di vedere tutt’intorno a voi immagini che esaltano Guevara. Immaginate – peggio – di essere figlio di qualcuno che Guevara ha giustiziato personalmente. Negli Stati Uniti ci sono queste persone. O immaginate – ancora peggio – di essere un prigioniero politico cubano e di sapere che, in paesi liberi, un sacco di persone portano il Che sul petto.

Se si chiede ai cubani-americani cosa provano, parleranno subito di Hitler e dei nazisti: nessuno venderebbe o sfoggerebbe gadget che esaltano quelle bestie; che differenza c’è, proporzioni a parte? Otto Reich è un cubano-americano che ha molto riflettuto su questa cosa. È stato funzionario con gli ultimi tre presidenti repubblicani ed è fuggito da Cuba; suo padre era fuggito dall’Austria nazista. Reich dice: «La prima reazione [nel vedere un capo d’abbigliamento con il Che] è la repulsione. Il secondo è più simile alla pietà, perché quelle persone non hanno la più pallida idea di quello che fanno».

(…) Senza dubbio, parte del culto di Guevara è dovuto alla bellezza fisica (anche se credo che Biscet sia abbastanza attraente, nonostante gli anni di sadiche violenze subite). Più di un anti-comunista si è lamentato del fatto che gli zigomi del Che hanno fatto battere milioni di cuori e crollare milioni di coscienze. Tony Daniels cita un intimorito giornalista britannico che incontrò Guevara all’ambasciata sovietica dell’Havana nel 1963: “Era incredibilmente bello”. Povero Stalin, così tarchiato e butterato. Avrebbe potuto diventare una star.

Guevara, però, ha un po’ di competizione da quando alcune celebrità americane sono state viste con magliette del Subcomandante Marcos. Chi è il Subcomandante Marcos? Grosso modo il Che messicano, anche se sembra poco probabile che riesca a superare Guevara, la cui perpetua esaltazione è uno dei fenomeni più dolorosi e irritanti dell’era moderna.

14 marzo 2005

traduzione dall’inglese di Barbara Mennitti

* Jay Nordlinger, caporedattore di National Review. Giornalista, saggista e critico musicale per il New York Sun, nel 2001 ha vinto l’Eric Breindel Award for Excellence in Opinion Journalism.

© National Review. Titolo originale: “Che Chic. It’s très disgusting”

Leggi tutto : Che Guevara Horror Picture Show

Fonte: http://www.ideazione.com/

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 In rete

– PROTESTA POR LA VENTA DE CAMISETAS (T-SHIRTS)
CON LA IMAGEN DEL ASESINO CHE GUEVARA 

Fonte: http://members.aol.com/Guanabacoa/che.html

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LA CRISI DELLA FANTASCIENZA

La crisi della SF
Fabio Feminò: “ Ma perché gli editori italiani hanno ignorato  così precisi ammonimenti, stampando invece dozzine di libri di e su idoli del passato come Che Guevara? Probabilmente perché la sua celebre foto da supermacho eccita i ‘gay’.

Fonte:
http://www.intercom.publinet.it/2002/crisi6.htm

Nota. Non mi pare che lo scrittore di SF Fabio Feminò abbia tutti i torti, il culto del Che è infatti spesso aureolato da un tipico sex appeal spettrale e la sinistra, nella maggior parte dei casi, ha la tendenza a innamorarsi sempre dell’uomo sbagliato dimostrando una ben strana, fascinosa e sinistra benevolenza verso i persecutori delle donne e dei gay. Presumibilmente si tratta della riattivazione inconscia , da parte di numerosi imbecilli ( imbaculos) dell’arcaico culto del fascinum, ovvero il bastone del capo dell’orda primitiva dei fratelli allucinati, regrediti a uno stadio primitivo dello sviluppo psicosessuale (gdm).


Che Guevara. O Mito e a Verdade.

O dia em fiz esta imagem no computador foi de facto

um dos mais iluminados da minha carreira

Fonte: http://bolognanihil.blogspot.com/

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GAY CUBA LIBRE! “

Cinquantamila gli omosessuali scomparsi nei Gulag sovietici, senza contare quelli internati in Cina, a Cuba ed in molti altri paesi soggetti a regime comunista. Nonostante fu lo stesso Che Guevara ad inventare i campi di concentramento (UMAP) per i gay cubani, durante ogni gay pride è possibile vedere centinaia di giovani con il suo volto ritratto su bandiere maglie, quasi le sofferenze e gli orrori patiti dalle vittime non abbiamo nessuna importanza. Ipocrisia, dovuta all’ignoranza, dovuta alla svendita della dignità propria e di tutti ai partiti” .

"I gay a Cuba", intervista ad Alina Castro ed a Lissette

(di Enrico Oliari – Pride, ottobre 2004) 

"La benevolenza gay nei confronti dei persecutori" di Paolo Mieli

IL MITO DEL CHE

da http://www.oliari.com/

Pagina web di Enrico Oliari

vedi: omosessualità e comunismo

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TRAVESTIMENTI MULTIPLI

… L’anno scorso sul Manifesto è andata la foto del carro del Queering Sapienza che portava Che Guevara col volto di Marilyn Monroe. Ecco, "Cherilyn" è G, L, B oppure T(rans)? è una domanda che non ha senso, perché è tutte queste cose insieme. È strana, indefinibile. È dissacrante, ridicola, forse anche iconoclasta. Un giornale riportò che una signora disse: ‘Va bene tutto, ma Che Guevara non me lo toccate!’… "

da: http://www.ecn.org/agaybologna/index.php

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DARK EMPORIUM

( magliette e pannoloni)


http://www.tshirtsville.com/acatalog/Che.gif


Da Che Guevara a Leila Khaled

SEMPRE CON TE COMANDANTE!

Pannolone per rivoluzionari incontinenti.

Puro cotone 100%. Si lava in lavatrice.

In vendita solo in negozi Equi & Solidali.

 

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PROMEMORIA

Intellettuali e premi Nobel hanno sottoscritto nei giorni scorsi un documento in difesa del regime cubano. Decine di occhi chiusi sulle violazioni sistematiche dei diritti umani. Ospitiamo la replica dell’associazione Nessuno tocchi Caino.

D’Elia : Per certi difensori dei diritti umani Cuba è un’oasi felice

18 marzo 2005. Alla lettera-petizione in difesa del regime cubano sottoscritta da 200 intellettuali di fama mondiale, Nessuno tocchi Caino risponde con una nota in cui sono riportati alcuni fatti che provano le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Castro.

I firmatari della lettera, tra cui figurano i premi nobel Josè Saramago, Rigoberta Menchù, Adolfo Perez Esquivel, Nadine Gordimer e gli italiani Claudio Abbado, Luciana Castellina e Gianni Minà, affermano tra l’altro che a Cuba “non esiste un singolo caso di scomparsa, tortura o esecuzione extra-giudiziaria” e che la rivoluzione ha consentito il “raggiungimento di livelli di salute, educazione e cultura riconosciuti internazionalmente.”

Secondo il Segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D’Elia, “la lettera non tiene conto minimamente della realtà cubana e dei misfatti compiuti dal dittatore di più lungo corso al mondo”. “Cuba ha due facce, una sotto i riflettori, l’altra nascosta. Per certi difensori dei diritti umani, esiste solo la prima: quella della base americana di Guantanamo dove sono detenuti i talebani.”

Ma Cuba non è solo Guantanamo – prosegue D’Elia – è anche Combinado del Este, Canaleta, La Pendiente, Ceramica Roja, Kilo 8…”

La Perla dei Caraibi non è tutta sole, mare e sabbia. E’ anche galera e centri di ‘rieducazione’”.

Quanto all’isola felice dove “non esiste un singolo caso di scomparsa, tortura o esecuzione extra-giudiziaria,” Nessuno tocchi Caino invita i firmatari della petizione pro-Castro a riflettere su quanto accaduto nel 2003 e che tutti hanno potuto leggere sui giornali di tutto il mondo e a quanto denunciato da importanti organizzazioni umanitarie.

NOTA

A) L’11 aprile 2003, Fidel Castro ha fatto giustiziare tre componenti un gruppo di cubani che una settimana prima si era impadronito di un traghetto con l’intento di raggiungere la Florida. Enrique Copello Castillo, Barbaro Leodan Sevillan Garcia e Jorge Luis Martinez Isaac sono stati fucilati all’alba. Quattro loro compagni sono stati condannati all’ergastolo, uno a 30 anni di prigione e altri tre a pene detentive comprese fra 2 e 5 anni.

L’imbarcazione, rimasta a secco a 45 chilometri dalle coste cubane, era andata alla deriva per 24 ore e i sequestratori si erano arresi alle autorità cubane, senza che ai 50 ostaggi fosse stato torto un capello.

I dirottatori erano stati processati per direttissima e condannati per atti di terrorismo l’8 aprile. Nel giro di tre giorni, gli appelli sono stati respinti sia dalla Corte Suprema che dal Consiglio di Stato, il più alto organo esecutivo di Cuba presieduto da Fidel Castro, quindi giustiziati.

La Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (IACHR) ha condannato il carattere sommario del processo celebrato in spregio delle regole minime di giustizia internazionalmente riconosciute e ha stabilito essere il fatto “una privazione arbitraria della vita."

B) Quanto alla rivoluzione cubana che ha permesso il “raggiungimento di livelli di salute, educazione e cultura riconosciuti internazionalmente,” basta leggere i rapporti sui diritti umani, sulle condizioni nelle prigioni cubane e il trattamento dei detenuti politici. Sia la Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (IACHR) che l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani hanno denunciato nel 2004 la presenza nelle carceri di casi diffusi di scabbia, tubercolosi, epatite, infezioni varie e malnutrizione.

Una ventina di detenuti sarebbero morti nel corso dell’anno a causa di mancata assistenza medica.

Detenuti per ragioni politiche o di coscienza sono stati rinchiusi in celle di isolamento umidissime, infestate dai topi, con un buco come gabinetto e un letto di cemento, senza acqua e senza il conforto della Bibbia che gli era stata sequestrata.

Quelli non in isolamento sono stati costretti a indossare le uniformi del carcere, a mettersi sull’attenti all’entrata delle guardie nelle celle, messi insieme a detenuti comuni, violenti, intimiditi pesantemente e picchiati dalle guardie e sessualmente aggrediti da altri detenuti.

Nel 2004, il regime ha messo agli arresti domiciliari 14 dei 75 dissidenti arrestati nella primavera del 2003, per lo più anziani e ammalati. Il numero è stato ampiamente compensato da altri trenta dissidenti incarcerati nel corso dell’anno, ha denunciato la Fondazione Cubana dei Diritti Umani.

C) D’altro canto va anche detto che chi fornisce informazioni sulla situazione di diritti umani a Cuba rischia pene severissime.

Marcelo Lopez, membro del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino e già portavoce e segretario della Commissione diritti umani e riconciliazione nazionale, è stato condannato nel 2003 a una pena di 15 anni di carcere per aver trasmesso informazioni ad organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch su casi di condannati a morte nel suo paese.

Marcelo è stato condannato anche per essersi fatto inviare copia della risoluzione di condanna emessa dalla Commissione diritti umani dell’ONU di Ginevra.

Fonti: http://www.korazym.org/default.asp

    http://www.nessunotocchicaino.it/news/, 16/03/2005) .

    Segnalato da:

     http://itablogsforfreedom.splinder.com/tag/cuba

PER SAPERNE DI PIU’

L’inchiesta di Korazym.org su Cuba:
Intervista di Korazym.org al portavoce della dissidenza cubana
Il card.Jaime Ortega: a Cuba siamo ridotti al silenzio
Cuba: quando la dignità dell’uomo viene calpestata

***

Dal RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SU CUBA

Roma, 18 marzo 2005.

Secondo Amnesty International, sono 71 i prigionieri di coscienza attualmente in carcere per aver espresso in modo pacifico le proprie idee e convinzioni. L’organizzazione per i diritti umani chiede al governo dell’Avana il loro rilascio immediato e incondizionato.

A Cuba l’esercizio della libertà di espressione è un crimine. I ‘reati’ comprendono lo svolgimento di attività in favore dei diritti umani, la pubblicazione di articoli, la concessione di interviste a organi d’informazione considerati critici nei confronti del governo, il contatto con funzionari statunitensi presenti sull’isola o i rapporti con la comunità cubana in esilio.

‘Per finire in carcere per mesi o anche anni, è sufficiente essere in disaccordo con le autorita” ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Fonte: www.amnesty.it

Il rapporto “Cuba: prigionieri di coscienza. In 71 ad aspettare la libertà”, è disponibile in lingua inglese all’indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/ENGAMR250022005

Consiglio di lettura

Reinaldo Arenas

Prima che sia notte. Autobiografia
Guanda, 2004

Da questo libro è stato tratto il film con Javier Bardem e Johnny Depp.Reinaldo Arenas, uno dei più grandi scrittori cubani delle ultime generazioni, morì suicida a New York nel 1990, prima che l’AIDS, allora molto meno aggredibile, lo uccidesse. Scrittore e omosessuale: due colpe imperdonabili solo a chi era inviso al regime castrista (molto istruttive sono le opinioni di Arenas sugli scrittori gay ‘di regime’). Arenas fu perseguitato, finché riuscì a fuggire. La condizione di esule gli fece scoprire, però, altri orrori: l’ipocrisia della sinistra occidentale, viziata dal mito della rivoluzione cubana e dal culto del Che, la solitudine, la malattia, la morte.

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La fidanzata e consigliera araba del "falco" Wolfowitz

«Se qualcuno è rimasto sorpreso dalla candidatura del falco Wolfowitz alla Banca mondiale, lo sarà ancor più nel sapere che la sua fidanzata è araba, nonché femminista. E che con lui condivide la necessità di “democratizzare ” il mondo islamico. Shaha Ali Riza, tunisina cresciuta a Riad, è legata da tempo al numero due del Pentagono, di cui è amica e consigliera ( informale). Funzionaria della Banca mondiale, al desk per il Medio Oriente, Shaha, ha rivelato un amico, “pensa che gli Usa abbiano sostenuto la democrazia ovunque tranne che nel mondo arabo, dove invece dev’essere promossa” » . Il Corriere della Sera, 19 marzo 2005 .

***

Il direttore del Weekly Standard si prende gioco dei detrattori e annuncia il “Comitato per un’Europa più forte”

«I neocon dentro l’Amministrazione sono pochi e, tranne Bill Luti al Pentagono, non hanno compiti operativi. Sono uomini di idee, dice Kristol. Il più noto è Paul Wolfowitz, poi ci sono Lewis Libby, capo dello staff di Cheney, Elliot Abrams, consigliere per la strategia democratica globale, Douglas Feith, il quale sta per lasciare il governo. Fuori dall’amministrazione ci sono Richard Perle e David Frum, i più politici della galassia neocon. Folto il campo degli editorialisti: il Weekly Standard, David Brooks (NYT) Charles Krauthammer (WaPost) Max Boot (LATimes) e, poi, Robert Kagan e Reuel Marc Gerecht. La maggior parte degli analisti dell’American Enterprise, da Michael Novak a Michael Ledeen, è neocon. Sul fronte liberal, i neocon hanno ottimi rapporti con il gruppo di New Republic, con il senatore democratico Joe Lieberman e con studiosi della Brookings come Michael O’Hanlon e James Steinberg, spesso firmatari di appelli bipartisan del famigerato Project for a new american century (Pnac) diretto da Gary Schmitt.

“In realtà – conclude Kristol – i neocon sono davvero pochi, ma l’America è piena di cripto-neocon, gente patriottica, liberista, contraria all’estremismo di sinistra e che difende alcuni valori tradizionali come quelli familiari”. Kristol e Schmitt sono convinti che anche l’Europa sia piena di cripto-neocon, così lavorano per metterli insieme e ribaltare il luogo comune che definisce i neocon come antieuropei».Tutti i neocon di Bush, i loro libri e le loro idee raccontate da Bill Kristol
Il Foglio – 3 mar 2005

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Corriere della Sera – 2005-03-20 – "Parte dagli Stati Uniti la riforma femminista dell’islam"

 l‘analisi di Magdi Allam:

http://www.informazionecorretta.it/showPage.php?template=rassegna&id=5329

 

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 BESTIALITA’ POLITICA

COME GESU’


Testo 1 [a destra]: "Fratelli irakeni"
Testo 2: [a sinistra]: "Fratelli palestinesi"
[da
Al-Quds, quotidiano dell’Autorità palestinese]

Fonte:Israël crucificateur du Jésus palestinien, à la TV de l’AP

(http://www.upjf.org/documents/showthread.php?threadid=4861)

http://www.reinfo-israel.com/documents/showthread.php?s=&threadid=6275

Sulla critica del brutale utilizzo da parte dei demagoghi palestinesi e dei loro fiancheggiatori di un tema così sacro come la Crocifissione e di altri motivi religiosi connessi, trasformati dalla bestialità politica in armi antisraeliane, antisemite e antiamericane da una propaganda abominevole, si veda il lavoro di Menahem Macina :

Vedi anche :

  • Israele. Il patriarca latino parla arabo
    Proprio mentre torna libera la basilica di Betlemme, l´arcivescovo Michel Sabbah emette il suo giudizio su "cento anni di conflitto". Dando tutte le ragioni ai palestinesi. E tutti i torti a Israele

  • In un momento di difficili rapporti con gli ebrei, la Chiesa di Roma rilancia i pellegrinaggi in Terra Santa. La politica vaticana in Medio Oriente analizzata da Silvio Ferrari . Fonte:www.chiesa

– Successo strepitoso per “ La Passione di Cristo”: in cerca di tracce antisemite
Fonte: http://www.asianews.it/dos.php?l=it&dos=&art=571

– Iranian TV: Jews stone crucified early Christians

by Itamar Marcus & Barbara Crook, Jan. 4, 2005

Fonte : http://www.pmw.org.il/

“Non vorranno mica farmi fuori un’altra volta” ?

Les Juifs vont-ils crucifier une seconde fois Jésus ? La Stampa

Fonte:http://www.objectif-info.com/index.htm

 

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Aggiornamento


25-MAR-05. CHIESA: PADRE CANTALAMESSA, LAICI NON USINO CRISTO COME CAPRO ESPIATORIO

Citta’ del Vaticano, 25 mar. – (Adnkronos) – ”La mitezza di Cristo non giustifica, anzi rende ancora piu’ strana e odiosa, la violenza che si registra oggi nei confronti della sua persona. Bisogna dire con tristezza che il perverso meccanismo di un certo pensiero laico di considerare Cristo come capro espiatorio è nuovamente in atto in una forma finora sconosciuta”. E’ quanto sostiene Padre Raniero Cantalamessa nella sua omelia di oggi in occasone della celebrazione della Passione del Signore, officiata questo pomeriggio in Basilica Vaticana alla presenza di più di 10.000 fedeli. Contro di lui -continua il religioso- si sfoga tutto il risentimento di un certo pensiero laico per le recenti manifestazioni di connubio tra la violenza e il sacro. Non si tratta solo delle pressioni per rimuovere il crocifisso il presepio dai luoghi pubblici. Si susseguono senza sosta romanzi e spettacoli in cui si manipola a piacimento la figura di Cristo sulla scorta di fantomatici e inesistenti nuovi documenti e scoperte. Sta diventando una moda, un genere letterario. E’ sempre esistita la tendenza a rivestire Cristo dei panni della propria epoca o della propria ideologia…”.

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Ma Cristo non ha cancellato Israele

di Francesco Rossi de Gasperis S.I.

… All’islam sfugge la singolarissima comunione di fede e di cultura che esiste tra cristianesimo ed ebraismo, tra Chiesa e Israele, tra Antico e Nuovo Testamento. Bisogna tener presente anche questo per capire un certo "terrorismo islamico": esso nasce da una "teologia della sostituzione" ancor più radicale di quella che conobbe in passato – e conosce ancor’oggi, purtroppo – quella "teologia cristiana antisemita", che Giovanni Paolo II vuole combattere. Il "terzo monoteismo" ha superato e sotto-messo i due precedenti, dei quali ha occupato il posto. L’esempio architettonico più drammatico di questa teologia sostitutiva è visibile nelle due moschee erette sul Monte del Tempio ebraico, a Gerusalemme. Si tratta di un’incomprensione islamica della parentela ebraico-cristiana, in cui potremmo riconoscere una forma di "gelosia", quella di Ismaele per Isacco e i suoi discendenti.

Questo atteggiamento trova un’analoga corrispondenza in un’altra forma di "gelosia", che avverto in alcuni cristiani palestinesi nei confronti dei cristiani occidentali. Come ho sopra accennato, anche i cristiani palestinesi condividono, a loro modo e per punti di vista propri, quella incomprensione islamica. Ritenendo il compimento messianico della profezia ebraica da parte di Gesù nei termini "dialettici e sostitutivi", ai quali ho accennato, essi non riconoscono a Israele alcuna significanza teologale, che sentano rilevante per la loro fede, come invece avviene a noi – almeno a molti di noi – in Occidente. Non solamente le radici ebraiche della fede cristiana, ma il fatto stesso che Gesù fosse, e rimanga ebreo per sempre, non sembra comportare per loro alcuna risonanza spirituale, occupati e preoccupati, come sono, dalla tragedia del loro popolo e della loro patria. In essi, al contrario, può far presa una certa ideologia, anche teologica, dell’arabismo, derivante dalla loro profonda e sincera inculturazione in esso.

Segnalo questa contestualizzazione teologica degli eventi socio-politici della conflittuale situazione israelo-palestinese, perché essa influenza il dialogo ebraico-cristiano in loco, in modo nuovo e, a mio giudizio, molto serio per tutte le Chiese dell’area mediorientale.

Per non cadere in un banale e vieto "marcionismo", infatti, che neghi ogni valore di "parola di Dio" a tutto l’Antico Testamento, alcuni teologi palestinesi sono generosamente impegnati in una revisione dell’esegesi cristiana delle Scritture, che scaturisce da una più ampia "teologia palestinese della liberazione", che da anni viene proposta da centri culturali cristiani, sia protestanti sia cattolici…”

– da: Ma Cristo non ha cancellato Israele
Le Chiese di Palestina e l’ebraismo

di Francesco Rossi de Gasperis S.I.

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  SHARIA

MUSULMANI DI SPAGNA, FATWA CONTRO BIN LADEN

Come annunciato, i musulmani di Spagna hanno emesso una "fatwa" (decreto religioso)* contro il leader di al-Qaeda, Osama bin Laden. La fatwa, firmata dal presidente della Federazione Spagnola delle Entita’ Religiose Islamiche (Feeri), Mansur Escudero dichiara bin Laden e al-Qaeda "fuori dall’Islam" in quanto "non devono essere considerati musulmani a tutti gli effetti e lo stesso vale per tutti coloro che usano il sacro Corano e la Sunna del Profeta per commettere atti terroristici". Il testo respinge il terrorismo in tutte le sue manifestazioni e chiede al governo spagnolo e ai mezzi di comunicazione "di smettere di usare la parola Islam o islamico quando si devono qualificare quei malfattori, in quanto non sono musulmani e non hanno alcuna relazione con la nostra comunita’ islamica". Quindi, gli attentatori dovrebbero essere definiti "terroristi di al-Qaeda, o in modo simile, ma senza usare l’aggettivo islamico". (AGI)

nota: * Fatwa è un pronunciamento religioso con valore legale, emesso in conformità con la legge islamica o sharia. Nella maggior parte dei casi si tratta di un giudizio e di una condanna inappellabile senza prescrizione che raggiunge coloro i quali, interni o esterni alla fede musulmana, la combattono o non si sottopongono ad essa

Fatwa contro Bin Laden, un pericoloso precedente per introdurre la legge islamica in Europa. Souad Sbai: "Sono contraria!"

Roma, 14 mar. – (Aki) – "Sono contraria alla presunta Fatwa emessa dalla comunità islamica di Spagna contro Osama Bin Laden perché la considero un pericoloso precedente": e’ questa la reazione di Souad Sbai, presidentessa della Federazione dei marocchini d’Italia, intervistata da AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL a proposito del documento emessa venerdì dai musulmani spagnoli che hanno lanciato un anatema contro il leader di Al-Qaeda.

"Sono contraria a questa Fatwa non perché voglia difendere Bin Laden che va condannato con fermezza – spiega la Sbai – ma perché ritengo ci sia un problema di metodo. Noi immigrati dobbiamo renderci conto che viviamo in Occidente e mi sembra che la Sharia non esista in occidente. Non capisco quindi perché un gruppo musulmano debba all’improvviso autoproclamarsi autorità islamica e quindi emettere fatwe". Secondo la leader della comunità marocchina in Italia si tratta di un precedente molto pericoloso che potrebbe portare alla creazione di tribunali islamici e all’emanazione di anatemi anche contro i musulmani moderati rei di non pensarla allo stesso modo di questa presunta autorità islamica.

"I musulmani devono capire che in Europa esistono istituzioni e tribunali ufficiali che hanno il compito di occuparsi di questi temi ed è giusto che a farlo siano loro – aggiunge – e non i musulmani. Temo che la condanna di Bin Laden e del terrorismo sia una scusa per istituzionalizzare di fatto un gruppo o un’associazione musulmana. Per questo non ritengo giusto permettere l’emissione di Fatwa nel cuore dell’Europa. Dopo questa potrebbero essercene delle altre contro altri gruppi islamici, magari anche contro i moderati. Mi chiedo se dietro tutto ciò non ci siano i militanti dei Fratelli Musulmani".

Fonte: http://www.musulmaniditalia.com/

***
Sula pratica della dissimulazione ( tukya o takiyya) praticata dagli islamisti vedi:

Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale dell’islam
http://www.alleanzacattolica.org/temi/islam/cantonig_islam_cap_4.htm

Vedi anche

Dhimmi chi sei…” di Raffaello Volpe

ItalianiLiberi – giornale di critica antropologica
www.italianiliberiassociazione.it/Edito04/dhimmi.htm

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 PSICOANALISI DEI FANATICI

  Ognuno lo intuisce: le turbe del maschile non sono estranee ai malesseri identitari, alla guerra dell’islam fondamentalista contro i musulmani considerati "tiepidi" o "apostati", e contro chiunque si opponga alla propagazione del fanatismo maligno. Le turbe del maschile non sono estranee neanche  alla coriacea e violenta “resistenza” alla democrazia di cui testimonia l’attualità arabo-islamica.

 Un libro, un numero della rivista Intersignes e l’Associazione del Manifesto delle libertà  avviano una riflessione su questi temi capitali, grazie ad approcci diversi di storici , di filosofi e di psicoanalisti… Un insieme che forse può essere utile per fare avanzare la riflessione.

IL LIBRO – La Psicoanalisi dell’islam
di Fethi Benslama

Psicanalista e professore all’Università Paris VII, Fethi Benslama parte dalla crisi contemporanea dell’islàm e considera l’islamismo non tanto come un integralismo quanto come un discorso delirante sulle origini, sintomo di una “disperazione di massa”. Nella peculiare ossessione di una purezza originaria egli diagnostica il sintomo di una serie di rimozioni peculiari al mondo arabo e islamico.

Se Ismaele è l’antenato mitico degli arabo-musulmani, egli è anche il figlio del patriarca Abramo e della sua serva Agar, ripudiata dopo la nascita miracolosa di Isacco. La madre e il bambino vengono scacciati su insistenza di Sarah. Tuttavia il nome di Agar è stranamente assente dal Corano.. Fethi Benslama vi scorge il risultato di una ferita narcisistica, quella che consiste nel fare ammettere al lignaggio arabo-musulmano che il suo antenato materno è una schiava cacciata dal suo padrone.

Il rapporto con la madre e con l’altro in generale viene così reso complesso , ed è fonte di una specifica violenza maschile. Quello di un “ordine virilista” caratterizzato dalla confusione tra il padre genitore, il padre simbolico e il padrone.

Fondato più che sulla paura e sull’odio della donna su un “panico del maschile” nei confronti del femminile, l’ordine virilista si mantiene fino ai nostri giorni nei testi così come nella loro applicazione, più e meno rigida, nelle varie società. La condizione moderna minaccia un tale ordine , perché le pratiche sociali si stanno evolvendo e introducono delle contraddizioni. Se si osserva il mondo musulmano di oggi si constata che, ad eccezione della Tunisia e della Turchia, il pensiero teologico-politico che s’ispira ai testi, resta immutato.

Se vi si aggiunge “la proibizione nell’islàm di abbordare Dio a partire dalla paternità”, la questione delle origini s’inscrive in un “deserto genealogico” che è alla base di una peculiare ossessione islamica della purezza.

In effetti Fethi Benslama riprende i testi fondatori del Corano e mostra la profonda confusione della relazione tra il reale e il simbolico effettuata dagli estremisti.

Nel Corano Dio non è il padre e quello che viene domandato in sacrificio è l’infantile ( ciò che d’incompiuto resta nell’uomo). Volendo applicare alla lettera questo sacrificio simbolico dell’infante nel reale, i fondamentalisti islamici aprono la strada alla violenza cainica. Il pagamento del debito, facendosi nel ciclo del non riconoscimento dell’altro e della cattiva reciprocità che è poi il ciclo della vendetta, porta a raccogliere le piazze arabo-islamiche attorno a un oggetto unico che non è altro che la vittima espiatoria.

LA RIVISTA

La virilité en Islam

di Fethi Benslama et Nadia Tazi

Mentre la situazione della donna è oggi oggetto di dibattito nel mondo musulmano, quella della virilità, che la determina, resta impensata. La virilità riposa su un duro zoccolo teologico-politico indiscusso e non viene riconosciuta come tale e a maggior ragione neanche analizzata attraverso il suo linguaggio e i suoi riti, il suo immaginario e le sue regole, nelle sue incidenze con la politica, in pubblico così come nel privato.

In rete

– [PDF] La « césure » de l’Islam saisie par un psychanalyste

– La puissance dans l’impuissancedi Fethi Benslama

Vedi anche:

Hatred for Women and Islamic Terror

di Iakov Levi

 http://www.geocities.com/psychohistory2001/index.html

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L’Associazione del Manifesto delle libertà organizza un incontro sul tema del femminile nell’islam, Con interventi di:

– Nadia Tazi : "Politique de la virilité"

– Nourredine Saadi : "Femmes et loi, entre droit et anthropologie"

– Sophie Bessis : "Quelques points d’histoire sur le mouvement des femmes au Maghreb"

– Fethi Benslama : "Généalogie du féminin en islam".

"Hypothèses sur le féminin en islam"

Giovedì 24 marzo 2005, ore 19

 – Maison des associations del 3° arrondissement, 5, rue Perrée, 75003 Paris (métro : Arts-et-Métiers, o Temple, o République)

Con interventi di:

Nadia Tazi : "Politique de la virilité"

Nourredine Saadi : "Femmes et loi, entre droit et anthropologie"

Sophie Bessis : "Quelques points d’histoire sur le mouvement des femmes au Maghreb"

Fethi Benslama : "Généalogie du féminin en islam".

(Nei limiti dei posti disponibili)

Tewfik Allal, presidente dell’Associazione del Manifesto delle Libertà

Per informazioni:

manifeste@manifeste.orghttp://www.manifeste.org

«La questione che si gioca in questo momento attorno all’Islam – spiega Tawfik Allal, presidente della neonata Associazione del Manifesto delle libertà – concerne tutte e tutti, e la riflessione e l’azione transnazionale che vogliamo condurre ha bisogno di tutte le energie».

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 Terrorismo

STRAGI DI MADRID


Madrid 11 marzo immagini dell’attentato jihadista – da El Mundo

L’11 marzo del 2004 una decina di ordigni esplosero a bordo di quattro treni che stavano entrando nelle stazioni della capitale spagnola e fecero strage di pendolari e studenti.

Al più grave attentato dell’offensiva terrorista islamica in Europa è dedicata la giornata di lutto durante la quale saranno celebrate diverse cerimonie, tra cui il raduno silenzioso al "Bosco degli assenti" creato nel parco del Retiro

Alla Puerta del Sol, dove le bandiere sventolano a mezz’asta, il presidente della regione di Madrid, Esperanza Aguirre, ha deposto una corona di fiori di fronte alla sede del Governo regionale.

Le campane delle 650 chiese di Madrid hanno suonato insieme per ricordare i 192 morti e i 1500 tra i feriti e i mutilati del massacro di un anno fa.

Il sindaco, Alberto Ruiz Gallardon, ha osservato un minuto di silenzio nella stazione di Atocha, teatro della maggior parte delle operazioni compiute dal jihadismo post-moderno globalizzato, ramificato, esportatore anche in Europa del terrorismo suicida islamico e internazionale.

***

(…) L’escalation terroristica in Europa e l’aumento della conflittualità generalizzata in Iraq sembrano obbedire all’ordine di una precisa regìa che sembra voler aumentare il prezzo che gli alleati di Washington e Londra devono pagare, in patria come nei teatri operativi, in termini di vite umane.

L’obiettivo politico e strategico è evidente: isolare gli anglo-americani lasciandoli soli a combattere la lotta globale al terrorismo. Un conto è proclamare la Jihad contro la comunità internazionale e un altro contro gli “imperialisti” anglo-americani.

Se questa analisi dovesse confermarsi corretta potremmo assistere a ulteriori escalation terroristiche che potrebbero influenzare le prossime tornate elettorali in Occidente (…)

. Gianandrea Gaiani, da “La strage di Madrid ha indebolito l’Europa”

Fonte: http://www.analisidifesa.it/articolo.shtm/id/4027/ver/IT

– L’11 settembre d’Europa

– Il testo integrale della lettera di Al Qaeda:

Fonte:

http://www.repubblica.it/speciale/2004/dossier_madrid/index.html

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Sul massacro dell’11 marzo

http://www.corriere.it/altre_notizie6/

Recuerdo a todas las víctimas


Allah è il più grande, l’islam è prossimo – Brigate Abu Hafs al-Misri – Giovedì 20 Muharram 1425 corrispondente all’11 marzo 2004

***

"Don Ferrante a Madrid s’arrovella sulla parola ‘terrorismo’ "

( da il Foglio 11.03.04)

Madrid. Per ricordare l’anniversario della strage di Atocha, che fece centinaia di vittime a Madrid un anno fa, il governo spagnolo ha indetto una conferenza internazionale su “Democrazia, terrorismo e sicurezza”. Lo spirito che pervade il summit è di forte ostilità alla politica di guerra al terrore lanciata dall’Amministrazione americana, e questo, vista la scelta di José Luis Rodríguez Zapatero di ritirare precipitosamante il contingente militare dall’Iraq, è comprensibile.

Un po’ meno ragionevole, anche da quel punto di vista, è il dibattito piuttosto paradossale che si è svolto sulla definizione del terrorismo (…). Si potrebbe andare avanti a lungo a elencare le sottigliezze classificatorie che sembrano rendere così difficile definire il terrorismo.

Nella letteratura italiana c’è un famoso personaggio, peraltro spagnolesco, il Don Ferrante dei Promessi sposi che sembra essere stato preso a modello dagli “esperti” radunati nella capitale spagnola. Don Ferrante, ferrato nella filosofia aristotelica, viveva a Milano durante la pestilenza raccontata da Alessandro Manzoni. Applicando le sue categorie di analisi, si convinse che la peste non era né sostanza né forma, non si prestava alla suddivisione della materia in acqua, terra e fuoco, e quindi non poteva che essere effetto di un’influenza astrale. Così non prese alcuna precauzione e morì di peste, come dice Manzoni, “come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”.

Don Ferrante a Madrid s’arrovella sulla parola ‘terrorismo’

Fonte: Il Foglio 11.03.04

Discutere sul terrorismo (facendo tacere le voci scomode) per non combatterlo
la vera funzione della conferenza internazionale di Madrid

da:.informazione corretta

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Consiglio di lettura

Extracts from Al-Jihad Leader Al-Zawahiri’s New Book
"Knights Under the Prophet’s Banner"
http://www.fas.org/irp/world/para/ayman_bk.html

 

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 PREDISPOSTI ALLA BARBARIE

RISPETTO I MARTIRI CHE SI FANNO ESPLODERE”


Fausto Bertinotti (Ansa)

Il Corriere della Sera del 7 marzo 2005 a pagina 11 riporta alcune frasi di Fausto Bertinotti, pronunciate durante il congresso di Rifondazione Comunista : « Ha usato scientemente un linguaggio a tratti estremo, spingendosi a bordolinea, sino ai limiti delle sue convinzioni, pur di far passare una strategia che quasi metà partito considera moderata, imbelle, destrorsa. Si è giocato la partita nei passaggi decisivi su Iraq, Palestina, Prodi. Prima la concessione alla platea: “La resistenza è accettata in tutti i codici di guerra”. Poi la svolta, gridata con il volto purpureo: “Ma io mi rifiuto di accostare Giovanni Pesce, la medaglia d’oro partigiana, che è come fosse mio padre, a chi voleva assassinare Giuliana Sgrena in quanto imperialista!”. Quanto a Sharon, “io non dimentico Sabra e Chatila. Rispetto il sacrificio dei martiri che si fanno esplodere”. Poi la virata, in un vortice di erre: “Ma è la trattativa con Sharon che farà nascere la Palestina!”. Governista, gli hanno detto. «Governista a chi? Vi ricordo che sono stato io a rompere con Prodi”. Ma “stare con gli operai non significa regalare sempre il governo ai padroni! ” ».

Fonte: Corriere della Sera – «Non regalo Palazzo Chigi ai padroni»
http://www.corriere.it

Insomma un colpo alla botte e un altro al cerchio, in uno stridente accumulo di affermazioni a un tempo moderate, utopiche e demagogiche. Dopo il crollo del muro e il fallimento del comunismo, alla vecchia e monolitica fede Bertinotti sembra aver sostituito un “misto” di fedi. In un bricolage alla Frankenstein, il testone di Marx viene innestato sul gracile corpicino di Gandhi, in un “misto” di non violenza, pacifismo aggressivo e lotta per il comunismo utopico, nonché abolizione (non subito, ma in prospettiva) della proprietà privata e governismo, libertà e uguaglianza in nome di un comune orizzonte indifferenziato, uguale per tutti i collettivizzati che paradossalmente sarebbero anche, nello stesso tempo, liberi – non di fatto, ma per principio. E’ come se il Super-io bertinottiano, reso bulimico dal vuoto lasciato dal crollo del comunismo, avesse cominciato a mangiarei, spingendosi a bordolinea, a tutte le mangiatoie. Così gli uomini-bomba o shaid – come con linguaggio religioso l’islam politico chiama i killer che si fanno esplodere fra la gente – per Bertinotti diventano “martiri”da segnalare per la causa, e le stragi di civili inermi e di innocenti diventano un “sacrificio” in nome di un principio utopico, astratto e violento che tanto piace a una parte della platea. .

 In pratica, poiché il principio del “sacrificio” è un assoluto buono e giusto, la mostruosità consiste nel proclamare rispetto per chi provoca la morte e la mutilazione del maggior numero di civili inermi e innocenti. Il “sacrificio”, ovvero il sacrificare gli altri, oltre che se stessi, suscita in Bertinotti un sentimento di reverente e demagogico rispetto.

Nessuna considerazione o parola di rispetto per le vittime della furia islamista  che oggi a sinistra i più credono di poter “spiegare” ideologicamente , secondo il vecchio schema poveri-resi-dementi-dall’ingiustizia-rappresentata-dalla-non-uguaglianza-in-lotta-di-resistenza-contro-i-ricchi-tecnologici, e contrastare con delle improbabili dichiarazioni di principio, avulse da ogni sana considerazione realistica, storica e culturale.

 

  Se fossi uno shaid mi offenderei di rientrare in un simile schema. Il “martirio” di tipo islamico non è il dono di sé per difendere o liberare una patria e quindi far vivere, ma una pratica di autodistruzione. Vi si ritrova la volontà di distruggere i propri beni e il proprio corpo insieme ai beni e ai corpi degli altri. Lo schema sacrificale dell’islam politico, conseguenza del fallimento dell’Islam e di un’interiorizzazione male assimilata dei valori occidentali contrari ai valori islamici, ha come quadro di riferimento il jihad transnazionale che fa appello allo sforzo estremo sulla via del trionfo di Allah mediante la legittimazione sacrale della perfidia, della vendetta e della distruzione dell’altro supposto o suggerito come nemico assoluto, un piccolo o grande Satana..

Il martire di tipo islamico viene fabbricato con il consenso della comunità e muore per farsi imitare. E il musulmano non è mosso a pietà per le vittime né per lui, ma invidia la sua morte e lo considera una specie di santo. Un cristiano, al contrario, ama la vita e pur avendo il martire che si sacrifica ( senza però assassinare nessuno, ma per far vivere l’altro) come un modello di riferimento, non lo prende a modello per gettarsi nella morte con lui. Nell’Islam è diverso. Si muore da martire-assassino per farsi imitare, ed esplicitare in tal modo un progetto di trasformazione politica del mondo.

Applicato agli inizi del XXI secolo un tale modello semplice, pragmatico, brutale ha anche la funzione di lasciare atterriti gli infedeli e punirli per il loro attaccamento alla vita.

Il “martire” a cui Bertinotti proclama di riconoscere dignità è un sacrificatore di tipo azteco, legato a una concezione arcaica del sacro e sottomesso a un Dio oscuro che lo avrebbe predestinato alla Vittoria contro tutto e tutti, in questo universo mondo così come nell’altro mondo, il Paradiso di Allah..

Naturalmente sia shahada, il suicidio-assassino, sia jihad, hanno nel variegato e sterminato universo musulmano anche altre connotazioni, più spirituali, e alcuni ammettono accanto al “piccolo jihad” costituito dalla guerra santa il “grande jihad” costituito dalla guerra contro le proprie “impure” passioni centrate sull’egoismo del piacere, ma nella concezione più diffusa in ambito islamico e nella pratica attuale i termini che noi traduciamo come “martirio” e “sacrificio” si riferiscono alla guerra santa e al suicidio assassino praticato dal martire-killer in un discorso di tattica tanto offensiva quanto difensiva. Tuttavia specialmente la shahada palestinese, il cui modello è di origine shiita iraniana-komeinista, è sempre presentata prima di tutto, demagogicamente, come un’arma di tipo reattivo , l’arma degli “oppressi”.

La capacità di sacrificio assassino è trasformata in un’arma, ed è l’uso scientemente finanziato, programmato e praticato di questa arma, ovvero la trasformazione di una persona in bomba-umana, che Bertinotti dichiara di rispettare. Si tratta di un’affermazione valorizzante che incontra i discorsi delle organizzazioni integraliste islamiche: secondo i burattinai del terrorismo islamico internazionale e dei giuristi-teologi che lo rendono legittimo solo quest’arma , in attesa di dotarsi della bomba atomica islamica, è in grado di rovesciare il rapporto di forza nei confronti dell’Occidente, a partire dal rapporto di forza dell’esercito israeliano e di mettere realmente in difficoltà il nemico. ( Vedi, a tale proposito, il testo qui sotto riportato. Il testo, da conservare a futura memoria, è apparso sulla stampa libanese l’11 gennaio 2002. L´ha pubblicato, in Occidente, "Asia News", del Pontificio istituto delle missioni estere. Ed è il comunicato conclusivo di un "Congresso degli ulema musulmani" che ha riunito a Beirut oltre duecento dottori della legge coranica.

Come riferisce Sandro Magister: «Gli ulema venivano da trentacinque paesi. Erano di varie tendenze, sunniti e sciiti, professori dell´università islamica al-Azhar del Cairo e mufti dell´emigrazione. Il tema: Israele e la Palestina. Incluso un giudizio – sollecitato in particolare dal segretario generale dell´Hezbollah,  Hassan Nasrallah sulla legittimità religiosa del suicidio terrorista.

Leggere per credere: annientamento di Israele, esaltazione del "martirio" assassino, guerra santa. Da nessun governo musulmano cosiddetto moderato, da nessuna alta autorità religiosa è venuta una dissociazione da un simile pronunciamento, che afferma di “dire la parola della verità a nome di tutti popoli, riti e paesi della nazione islamica” ». Riporto il testo in fondo , per intero, tradotto dall´arabo da Camille Eid ).

In Bertinotti la “moderata” e sinistra valorizzazione del terrorismo islamico passa attraverso un linguaggio reverenziale e quasi-religioso che rispetta il sacrificio massacro arcaico, di tipo nazislamico. Il “rispetto” reverenziale per questa forma di terrorismo post-moderno viene però nobilitato, se non giustificato, dall’evocazione di Sabra e Chatila, si tratterebbe di un terrorismo di tipo reattivo, spiegabile politicamente e storicamente. In realtà, il massacro non è stato compiuto da Israele, ma non importa: quello che importa è stare dalla parte dei presunti poveri & oppressi, vittime cioè del vittimismo organizzato, e che ora e sempre sia Resistenza. La proclamata reverenza che di fronte all’offensiva terrorista pervade parte della sinistra letterata italiana, che oggi appare sempre più annoiata, smarrita, erratica e apparentemente cinica e disincantata la predispone allo sfogo – più e meno moderato – della barbarie.

 La questione della violenza politica viene oggi affrontata secondo vecchi schemi, quelli degli anni di effervescenza rivoluzionaria, quando Sartre dichiarava di “comprendere” la creazione di Settembre nero. E dopo l’attentato di Monaco nel 1972 il filosofo cristiano Jean-Marie Domenach coniò l’espressione giustificazionista di “arma dei poveri”. Allora a sinistra nessuno diceva “no”, e oggi di fronte a quella novità “impensabile” costituita purtroppo dalla terribile realtà dell’ offensiva terrorista del jihad, i nostalgici del comunismo scambiano il terrorismo islamico e internazionale per lotta dei poveri contro i ricchi-tecnologici, o addirittura per Resistenza praticata da rispettabili martiri assassini che si fanno esplodere.

La senile barbarie comunista rossa, non ancora andata in pensione, converge in tal modo con la giovanile barbarie islamista verdeggiante. Diverse per formazione e quanto alla proclamazione dei loro scopi finali, entrambi comunque totalitarii, sia la barbarie rossa sia quella verde hanno in comune obiettivi irraggiungibili e la dotazione di metodi fallaci. La loro crudeltà consiste, in entrambi i casi, nell’applicazione pratica di un’Idea di purezza e di uguaglianza che è simile alla morte. Nel caso della barbarie comunista sarebbe il Paradiso in terra, proprio mentre si scatena l’inferno, nell’illusione e la nostalgia di un’innocenza primordiale che puntualmente si rivela ancora più antica e criminale della colpa. Nel caso della barbarie islamista è l’instaurazione del regno del Dio oscuro sull’universo mondo e a tutti i costi, compreso quello di spingere tutti e troppo in fretta in Paradiso, aprendo all’Origine allucinata tramite il sacrificio, anche in massa, dell’innocente e credendo di poter ripulire con il sangue di sempre più numerose vittime l’aria da ogni forma di vita.

***

–  The logic of suicide terrorism
http://www.alanalexandroff.com/Hoffman.htm

 – PA Indoctrination of Children to Seek Shahada

http://www.pmw.org.il/images%5CArrows%201.jpg

Fonte: http://www.pmw.org.il/ASK%20FOR%20DEATH.htm

 – Shahada, come si fabbrica un bombarolo suicida

– Corpetto esplosivo

– CONGRESSO DEGLI ULEMA MUSULMANI COMUNICATO FINALE

http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=7562

Vedi anche:

www.chiesa

La vittima innocente ha un difensore: a Gerusalemme

È dalla fede ebraico cristiana che la modernità impara a stare dalla parte dei deboli. E invece da dove ha origine il terrorismo islamico? Un´intervista con René Girard

http://www.chiesa.espressonline.it/printDettaglio.jsp?id=6956

I CANALI DELL’ODIO

I canali dell’odio analizza il processo di islamizzazione dell’antisemitismo e la nascita di una nuova coalizione antisemita, formata dall’unione del fondamentalismo islamico, dei movimenti di estrema sinistra e dei no-global LINK

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FESTA DELLE DONNE

    L’8 MARZO NON PER TUTTE

voile

La lapidazione per il crimine-peccato di zina ( adulterio, fornicazione) è un pericolo quotidiano per molte donne che vivono nei paesi islamici o in via d’islamizzazione come i quartieri di alcune città europee come l’Olanda e la Francia, o americane come il Canada. La pena prevista dalla sharia o legge islamica in Afghanistan, Arabia Saudita, Yemen, Iran, Sudan, Pakistan, Emirati Arabi, Somalia, Nigeria è la lapidazione. Di solito la condannata viene legata e sepolta in una fossa fino al collo e le si fa la festa colpendola con pietre che, secondo la sharia, non devono essere né troppo grandi da causare la morte immediata né troppo piccole da non avere alcun effetto. Ma, come afferma Hani Ramadan, direttore del Centro Islamico di Ginevra, nel suo articolo La sharia incompresa si tratterebbe semplicemente di punizioni dal valore dissuasivo:

… queste punizioni – scrive Hani Ramadan – hanno soprattutto un valore dissuasivo. Mohamed stesso faceva di tutto per rinviarne l’applicazione. Così, quando Mâ’iz si presentò davanti all’Inviato di Dio chiedendogli di purificarla perché aveva commesso adulterio, quest’ultimo si allontanò da lei. Ma Mâ’iz confessò il suo errore quattro volte. Di conseguenza, il Profeta non poteva che ordinare la sua lapidazione.

Poiché si tratta di un comando divino, il rigore di questa legge è una prova per i musulmani stessi. La lapidazione costituisce una punizione, ma anche una forma di purificazione.

E’ proibito insultare il colpevole. Dopo la morte, si prega per lui. E’ quel che fece il Profeta per una donna che si era consegnata per essere lapidata dopo aver partorito un figlio adulterino, e il cui pentimento era stato sincero.

La volontà di Dio, per i credenti, si esprime a due livelli: nel libro della Rivelazione e in quello della Creazione. Le dottrine giudee, cristiane e musulmane affermano unanimemente che Dio solo è il creatore di tutte le cose. Ora chiediamoci: chi ha creato il virus dell’Aids ? Osservate attentamente che la persona che rispetta strettamente i comandi divini è al riparo da questa infezione, che non può colpire – a meno di un errore nella trasfusione di sangue – un individuo che non intrattiene alcun rapporto extraconiugale, che non ha pratiche omosessuali e che evita il consumo di droga. In rapporto a questi principi di base, si espongono alla contaminazione solo coloro che hanno un comportamento deviante.

Prima di giudicare tale concezione come moralizzatrice e completamente obsoleta, propongo semplicemente di fare uno sforzo di riflessione: la morte lenta di un malato di Aids è forse meno significativa di una persona lapidata? Per il musulmano, i segni divini che l’intelligenza  ( per modo di dire, N.d.C.) umana percepisce si scoprono tanto nell’universo che nella legge (…) ”. Le Monde, 09.09.02 

( L’illustrazione è di Steph Bergol ).

 

   Leggi:  La charia incomprise (par hani Ramadan) -> Lapidation et islam

 —

" LA LAPIDAZIONE E’ NECESSARIA PER LA PROTEZIONE DELLA DIGNITA’ DELLA FAMIGLIA". IL CONSIGLIERE PER GLI AFFARI FEMMINILI DEL PRESIDENTE IRANIANO KHATAMI NE DIFENDE L’APPLICAZIONE CONTRO LE DONNE

Iran. Dalla Commissione Femminile del National Council of Resistance of Iran.

traduzione a cura di Iemanjà

In risposta alle critiche di Laurette Onkelinx, la deputata belga Primo Ministro e Ministro del Lavoro, a proposito delle punizioni inflitte alle donne con la lapidazione in Iran per "adulterio" e "corruzione", Zahra Shojali, consigliere di Khatami per gli Affari Femminili, ha difeso strenuamente questa disumana punizione e ha detto:

"La lapidazione in Iran è stata introdotta con l’intenzione di preservare la dignità della famiglia" (riferito dal quotidiano Ressalat il 6 /7/02)

FONTE: http://utenti.lycos.it/lapidazione/

http://www.alfabeti.org/Donne4.htm

La dura "difesa" della lapidazione delle donne in Iran da parte del consigliere per gli Affari Femminili è una prova del fatto che tutte le fazioni all’interno della dittatura religiosa dei mullah condividono lo stesso punto di vista sulla discriminazione contro le donne. Contrariamente a quanto afferma la loro propaganda, non c’è stato nessun passo in avanti nella condizione femminile in Iran durante gli anni della presidenza Khatami.

Solo dal 1997 al 2002 sono state eseguite 23 sentenze di lapidazione, e 16 delle vittime erano donne, fra cui Shahnaz, Sima, Ferdows e Ashraf. Attualmente altre donne aspettano di essere lapidate a morte.

 

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IRAQ. Donne kamikaze per l’8 marzo

VITTIME – “Intanto le irachene continuano a morire, in attacchi indiscriminati, in attentati mirati o per mano dei loro sequestratori. Martedì tre donne, additate come prostitute dagli estremisti islamici, sono state uccise da colpi d’arma da fuoco a Sadr City, il popoloso quartiere sciita di Bagdad. E ci sarebbero delle donne anche tra i 15 corpi di pellegrini senza testa scoperti sempre nel triangolo della morte. L’aumento degli attentati a sfondo religioso è uno dei segnali più inquietanti per le irachene che si battono per l’avvento della democrazia – è stato sottolineato oggi in una conferenza stampa indetta a Bagdad da cinque donne ministro per celebrare la giornata internazionale della donna”. Fonte: http://www.corriere.it/

 

 

 

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IMPLACABILI VERSO LE DEBOLEZZE DELLE DEMOCRAZIE MA INDULGENTI O CON GLI OCCHI VELATI NEI CONFRONTI DEI PEGGIORI CRIMINI ATTUALI, PURCHE’ PERPETRATI IN NOME DELLA “RESISTENZA” ISLAMISTA ALLA DEMOCRAZIA , ADDIRITTURA PARAGONATA ALLA NOSTRA RESISTENZA AL NAZIFASCISMO , SENILI GIORNALISTI ANTITALIANI , TEOLOGI DELLA LIBERAZIONE CON LA KEFIAH E SOSTENITORI DELLA SHARIA ANCHE IN ITALIA, ORGANIZZANO UNA MANIFESTAZIONE IN NOME DEI POPOLI OPPRESSI DALL’ “IMPERIALISMO AMERIKANO":

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MANIFESTAZIONE NAZIONALE

DOMENICA 13 MARZO 2005 Il programma della giornata

ore 11: Sant’Anna di Stazzema (LU) MANIFESTAZIONE NAZIONALE

1944 S.ANNA – 2004 FALLUJA

Commemorazione congiunta dei martiri del nazismo, del fascismo e dell’imperialismo americano

Tra le adesioni individuali alla manifestazione ne sono pervenute due particolarmente significative. Sono quelle di:

GIORGIO BOCCA – Giornalista, partigiano e storico della Resistenza, autore nell’ultimo anno di innumerevoli articoli controcorrente sulla Resistenza irachena.

GIULIO GIRARDI – Filosofo e Teologo della Liberazione da sempre impegnato a fianco delle lotte dei popoli oppressi.

HAMZA PICCARDO – Segretario UCOII (Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia).

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Segnalazione di Kaveh Mohseni, portavoce degli studenti iraniani :

NO ALL’ESECUZIONE DELLE DONNE IN IRAN
 
Petizione da sottoscrivere.

 

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