Cappuccetto rosso:

                “Ringrazio i miei rapitori

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Ringrazio i miei rapitori. Sono stata rapita da brave persone che volevano la liberazione del Paese”. Sono le parole di Cappuccetto rosso apparsa in un video registrato poco prima della sua liberazione e trasmesso da Al Jazeera. “E’ un sacco bello e politicamente corretto – ha poi continuato – essere un attimino sequestrati, umiliati, terrorizzati e sottomessi dalle persone che amiamo, e pagare loro un giusto riscatto”.

Costretta gentilmente a pagare il pizzo ai rapitori con i nostri soldi e liberata poi da un cacciatore, che purtroppo per salvare la vita a Cappuccetto rosso, è stato ucciso dal "fuoco amico" ( maledizione in tutte le maledette guerre)  in un incidente mentre uscivano nottetempo e di soppiatto dal bosco , ha ripetuto : “ I rapitori mi hanno assistito, non mi hanno mai trattata male, sono solo un po’ provata da quello che è successo nelle ultime ventiquattro ore… ”.

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da Nuove Leggende italiane ( frammenti)

Donna Rubia

Quando le coste della Sinistria erano saccheggiate dai pirati, vicino al Manifesto approdò una nave saracena che però portava le insegne di Resistenti. E anche i pirati si erano travestiti, in modo tale da ingannare chiunque. I compagni del posto sempre pronti a innamorarsi dell’uomo sbagliato corsero a vedere e qualcuno chiese ai bertinocchi di dov’erano. «Di Resistentia» rispose uno. «Siamo venuti a portarvi il Corano e tanta tanta frutta per le vostre donne e soprattutto per Donna Rubia, che li apprezzerà più di tutte. Correte al Manifesto e avvertitela.» Donna Rubia, che era la più sagace e intelligente ragazza della Sinistria, venne avvertita e andò a vedere un attimino le cose dei finti Resistenti.

Ma una volta a bordo, mentre guardava e sceglieva, non si accorse che la nave era salpata e che il vento la portava sempre più lontano. Quando furono in mare aperto, però, si rese conto che l’avevano ingannata e rapita.

Agitandole la scimitarra sotto il naso, il mujahidin del gruppo che si faceva chiamare “ Senza Confini” le disse che lei era destinata all’harem del califfo, perciò tanto valeva rassegnarsi. «Berlusca è ricco, anche di savoir faire, la mia liberazione aumentebbe l’audience fra la popolazione italiana ipocrita, emotiva e fragile, e se chiederai un riscatto ti pagherà bene» disse allora Donna Rubia; e il mujahidin che aveva una lunga pratica di razzie e di sequestri di infedeli non rispose di no. Cosi, appena passò una nave cristiana, accostarono e la ragazza raccomandò ai marinai di far sapere al capo del Governo che per riscattarla ci volevano tre leoni, tre falchi e tre colonne d’oro. Quando lo seppe, il Governo si disperò: era un riscatto impossibile, non poteva pagarlo.

Allora Donna Rubia mandò a dire a suo marito di pagare un riscatto cosi e cosi, ma nemmeno lui seppe procurarselo. E finalmente vennero avvertiti i suoi tre fratelli, che non ci stettero a pensare su: fecero coprire d’oro le loro spade e poi, con una barca velocissima, raggiunsero la nave pirata. Salirono a bordo e dissero al capitano: «Siamo venuti a riscattare nostra sorella! Volevi tre leoni? Eccoci qui, siamo noi e te ne accorgerai quando ti sbraneremo. Volevi tre falchi? Siamo sempre noi, che voliamo sul mare per salvare Donna Rubia.

E quanto alle tre colonne d’oro, eccole.» Gli mostrarono le tre spade, e un momento dopo stavano infilzando qua e là sbudellando , finché tutti i pirati dell’associazione a delinquere detta "mujahiddin senza confini" non furono morti stecchiti. Poi riportarono Donna Rubia al Manifesto, sulle coste della Sinistria. Ma la storia è finita male e non è andata proprio così.

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Saraceni decapitano prigionieri cristiani, XIV sec.

L’errore, rivelatosi fatale,  non è solo quello di trattare con i terroristi, incrementando il mercato dei sequestri e rendendoli sempre più baldanzosi fino a minacciare con armi chimiche, atomiche e batteriologiche, ma quello di trattare “all’italiana”. Trattare a tutti i costi con il nemico senza coordinarsi chiaramente con gli Americani e il Governo iracheno, pagare il pizzo ( forse di 6 milioni di Euro o Dollari) per il riscatto della sorella corsa a rottadicollo a gettarsi in zona di guerra fra le braccia dei “resistenti” perché innamorata della barbarie, può – in una situazione di feroce offensiva terrorista fra attentati, decapitazioni e autobombe kamikaze – portare a qualche incidente di percorso. Che purtroppo si è verificato, com’era prevedibile.

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”E’ da escludere che gli americani volessero uccidere Giuliana Sgrena e comunque non avrebbero ucciso un agente del Sismi mettendo a rischio la collaborazione del servizio collegato”. E’ quanto osservano, all’ADNKRONOS, fonti dell’intelligence italiana. Un’opinione contraria all’ipotesi, avanzata dal compagno della giornalista del ‘Manifesto’, Pierre Scolari, secondo cui il fuoco che ha ucciso Nicola Calipari non sarebbe dovuto ad un tragico errore ma piuttosto ad un agguato che aveva come obiettivo proprio la reporter. Ma se questa ipotesi fosse vera, si fa notare ancora nell’ambiente dei servizi di sicurezza, ”sarebbe stato molto piu’ semplice per gli americani mandare i loro agenti a farla sopprimere e quindi addossare la responsabilità agli iracheni. Oppure mandare iracheni prezzolati a fare il lavoro sporco, piuttosto che tentare di farla morire sotto fuoco amico, senza riuscire nell’intento”.

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ROMA – L’ultimo omaggio a Nicola Calipari sarà al Vittoriano, nella stessa sala che ha accolto le bare dei martiri di Nassiryia. Nicola Calipari, poliziotto schivo ed eroe generoso, ora avra’ dal Presidente della Repubblica una medaglia d’oro al valore e un funerale di Stato. Ma soprattutto sara’ ricordato come l’uomo che ha salvato Giuliana Sgrena a costo di sacrificare la propria vita al servizio della Patria.

 

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IRAQ – “I terroristi ‘resistono’ al nuovo Iraq della democrazia”

Attentati, autobomba, sequestri e decapitazioni: è resistenza o terrorismo?

Uccidere donne e bambini è fare resistenza? “ Non c’è nessuna resistenza organizzata, sappiatelo: chi compie queste violenze fa “resistenza” agli iracheni che vogliono ricostruire il loro paese. Gli iracheni invece “resistono” al terrorismo e non fanno attentati che invece sono opera di infiltrati stranieri. L’ho ripetuto più volte: in Iraq sono entrati sauditi, giordani, siriani, sudanesi; l’ha detto anche il primo ministro Allawi. È chiaro che ci sono collaboratori iracheni, che per soldi nascondono i terroristi”. Mons. Sako, Vescovo di Kirkuk :

Fonte:http://www.asianews.it/view.php?l=it&art=1912

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4 Marzo 2005

Il vescovo ausiliare di Baghdad chiede di non dimenticare gli altri ostaggi irakeni e stranieri.

Mons. Warduni su rilascio Sgrena: “La Chiesa irakena non è mai stata assente”

Fonte: http://www.asianews.it/main.php?l=it

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Consiglio di lettura

Tito Livio – AB URBE CONDITA – Libro 7
Tito Livio – Storia di Roma – Libro 7.

 -  Dichiarazioni della Sgrena raccolte dal Corriere della Sera.

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TAM TAM

MANIFESTO DEI BLOGGER LIBERALI

E L’ARCIPELAGO DELLE LIBERTA’

IMPORTANTI INIZIATIVE da Paolo di Lautremont

e da Sorvegliato Speciale

(in attesa di aggregatore)

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IN RETE

Blog e democrazia elettronica, un connubio in evoluzione
di Alessandro Minelli
C’e’ chi inizia a credere nel potenziale della democrazia elettronica e chi, invece, ancora non ne intuisce fino in fondo i punti di forza, lasciandosi sovrastare dagli evidenti punti di debolezza. Ecco un esempio

Fonte : http://www.apogeonline.com/

 

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 DOVE VA A DORMIRE  IL TERRORISTA

          ISLAMICO DOPO IL MASSACRO ?

 

Secondo il quotidiano irakeno al-Mada ( sito web : http://www.almadapaper.com), un’altra giornalista irachena, Walhan Al Ibadi, è stata uccisa da uomini armati nei pressi della sua abitazione, a Mossul.

 La donna era conduttrice della radio locale e collaborava con diversi giornali cittadini. L’assassinio segue di poche settimane l’uccisione di un’altra giornalista irachena, Raida Al Wazan, sempre a Mossul, e la strage di disoccupati, donne e bambini a Hilla, a sud di Baghdad.: un attentato rivendicato da Musab Al Zarqawi, l’uomo di Al Qaida in Iraq. ( almeno 110 i morti e 133 i feriti. . "Abbiamo trovato le mani dell’attentatore strette al volante e una copia del Corano tra i rottami" dell’autobomba, ha detto un vigile del fuoco.

"Un leone delle Brigate dei martiri dell’organizzazione al Qaeda per la Guerra Santa in Iraq ha attaccato un raduno di apostati…" si legge nella rivendicazione di Mosul apparsa su un sito web islamico e firmata dal gruppo guidato dal militante giordano Abu Musab al-Zarkawi.

"Un leone delle brigate dei martiri dell’Organizzazione al Qaeda per la Guerra Santa in Iraq ha attaccato un gruppo di apostati che cercavano di tornare alla forza di polizia apostata a Mosul vicino all’ospedale", ha detto l’unità irachena di al Qaeda in un comunicato diffuso su un sito web militante.

"Il martire indossava una cintura esplosiva e si è fatto saltare in aria dopo essersi introdotto tra la folla", prosegue il comunicato.

A parte gli uomini-bomba che vanno direttamente nel paradiso delle vergini urì, c’è da chiedersi dove vanno a dormire i terroristi dopo avere sgozzato giornalisti, magistrati, esponenti politici che collaborano con gli stranieri.

Evidente dopo ogni massacro i terroristi tornano a dormire dalle loro mamme. Tornano a casa, dove ci sono i fratelli, gli zii e i nipoti, e le sorelle cuciono soavemente cinture esplosive per il cuginetto martire-killer o shaid – un occhio all’ago e l’altro al televisore che diffonde gli appelli disperati delle due giornaliste straniere seriamente minacciate.

Il terrorismo ha il suo humus fertile nel groviglio di ignoranza, di fanatismo religioso, di complicità diffusa, di furia, di risentimento e di odio gli uni verso gli altri e verso chiunque collabori con gli stranieri alla costruzione della democrazia e di una società migliore Se il terrorismo nazislamico è in grado di colpire è perché ha il consenso di parte della popolazione. Guerra civile? Non direi. E neanche guerra di liberazione contro le forze di occupazione.

 Quando, sfruttando l’ostilità alla presenza straniera, degli "infedeli" o kuffar / letteralmente "ingrati verso Allah"), si colpiscono le donne per obbligarle a portare il velo, quando si fanno esplodere autobombe di martiri suicidi fra persone in fila per trovare lavoro per punirli di frequentare gli "infedeli", quando a colpi di bombe si impedisce alle industrie di riprendere le attività e quando si attaccano giornalisti, giudici e sindacalisti, non si può chiamare una tale mattanza contro persone inermi resistenza nazionale e neanche guerra civile. L’alleanza fra gli islamo-nazionalisti saddamiti del Baas e i wahhabiti- mentre il vicino regime iraniano degli ayatolla sciiti soffia sul fuoco – si chiama terrorismo nazislamico suicida. 

 Dotato di obiettivi fallaci e di metodi crudeli, il terrorismo nazislamico suicida si configura come  il tentativo della mafia nazislamica senza patria, ma con nuove ambizioni altermondialiste e organizzazione transnazionale, di far leva sulla “disperazione di massa”, di sfruttare le zone grigie della società e delle coscienze, e così portare il Medioriente e l’universo mondo in pieno marasma, anche a costo di “suicidare” l’intero Iraq- con pericolosi riflessi anche sulle cellule nazislamiche attive in Italia e in Europa.

IN RETE

Dai sermoni alle bombe- suicidi

From Sermons to Suicide Bombs – On mosque patrol in Baghdad with

L’islam in Iraq

http://speakingoffaith.publicradio.org/programs/2004/03/04_islaminiraq/

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Intanto il vicino Iran dei mullah soffia sul fuoco

Clip N° 291 – L’ayatollah Mohammed Amammi-Kashani all”université de Téhéran : "Morte all’America" http://www.memritv.org/Search.asp?ACT=S9&P1=291

Clip N° 528 – Il generale Salvany, comandante dei Guardiani della Rivoluzione Islamica: «  Le forze americane a Falluja si sono impadroniti degli organi degli irakeni morti per venderli »
http://www.memritv.org/Search.asp?ACT=S9&P1=528

Clip N° 430 – Il vice-presidente iraniano : «  Nessuno in Iran pensa di rinunciare all’arricchimento dell’uranio  http://www.memritv.org/Search.asp?ACT=S9&P1=430

Fonte:
The Middle East Media Research Institute (MEMRI), Annonce spéciale No.18 – Projet MEMRI TV de veille télévisuelle

 http://www.memritv.org/default.asp

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Il Riformista – Il Foglio – 2005-03-03 –

Iraq: i crimini della "resistenza" e l’accordo tra curdi e sciiti sul governo

Fonte: http://www.informazionecorretta.com

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Drammatico video con la Aubenas:

            «Aiutatemi…»



Come Giuliana Sgrena, anche la giornalista francese Florence Aubenas, sequestrata in Iraq dai terroristi il 5 gennaio scorso, è apparsa in un video e ha lanciato un disperato appello: «Il mio nome è Florence Aubenas, sono francese. Sono una giornalista di Liberation… La mia salute è pessima. Anche la mia condizione psicologica »- dice nel video, che non porta alcuna data, vestita con una felpa grigia e pantaloni scuri.

  Seduta, rannicchiata, con i capelli arruffati e sul punto di piangere, chiama in soccorso l’aiuto di Didier Julia, un parlamentare gollista francese che condusse una trattativa parallela durante il rapimento degli altri due giornalisti francesi : «La prego, signor Julia, mi aiuti. E’ urgente», dice ancora Aubenas con la voce implorante che doveva avere Abele all’ombra della mano levata su di lui dal fratello, Caino. Per la Francia è stato un ritorno nell’incubo vissuto con il sequestro di altri due giornalisti, Christian Chesnot e Georges Malbrunot.

Non sono le parole, le immagini o le evanescenze a fare una guerra incestuosa e a provocare incubi, ma Caino travestito, ancora una volta, in un giro senza fine, nei servi nazislamici del Dio oscuro.

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Per Florence:

http://www.pourflorenceethussein.org/

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– Dal n. 35 di GENERATIVA, "Dalla parte della vittima. La teoria mimetica di René Girard applicata al diritto" di Angelo Pianca. ( E’ una tesi di laurea che mostra una possibilità di estensione della teoria girardiana alla sfera del diritto):

http://www.bibliosofia.net/files/TESI.htm

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da “ I popoli arabi e la sfida per la libertà “

di Magdi Allam

… Quando il terrorismo colpisce a Hilla centinaia di poveri disoccupati in fila per guadagnarsi il miraggio di un posto di lavoro, donne e bambini inermi che si trovavano casualmente nel mercato cittadino, vuol dire che è ormai braccato, che è costretto a sfogare la sua follia omicida contro i più deboli e indifesi.

Questo terrorismo non ha mai avuto alcuna legittimità. I fatti rivelano che a massacrare è una rete del terrore che unisce gli ex agenti segreti di Saddam, i fanatici di Bin Laden e criminali comuni.

Coloro che anche nel nostro Paese immaginano la presenza di una «resistenza» giustificano gli attentati se a morire sono i soldati americani o iracheni, mentre li condannano se le vittime sono italiani o civili iracheni. Ebbene di fronte a tanto orrore non si può più andare avanti con l’ipocrisia del doppio parametro etico per cui ci sarebbero un terrorismo buono e un altro cattivo, delle vittime lecite e altre meno.

I morti di Hilla riguardano tutti noi così come ci riguarda il sequestro di Giuliana Sgrena. Bisogna finalmente prendere atto che dobbiamo insieme al popolo iracheno contrastare la stessa offensiva del terrore. Se il terrorismo verrà sconfitto in Iraq saremo più al sicuro anche in Italia e in Europa….”

Fonte:http://www.corriere.it/

 

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UCCISA RAIEDAH WAZAN,

GIORNALISTA IRAKENA


 Raiedah Mohammed Wageh Wazan, la giornalista televisiva irachena rapita a Mosul il 20 febbraio scorso da terroristi mascherati, insieme alla figlioletta di dieci anni ( poi rilasciata), è stata uccisa. Lo ha dichiarato il marito della reporter che ha riconosciuto il corpo che è stato trovato ieri, con un colpo di arma da fuoco alla testa.

Tre giorni fa uno dei maggiori quotidiani iracheni, Al Sabah, aveva pubblicato la notizia del ritrovamento del corpo della giornalista,  decapitato dai mujaiddin, i khmer verdi, a Erbil, a un centinaio di chilometri da Mosul . Ma la notizia non aveva trovato conferme. Poi il ritrovamento di un altro cadavere e ieri la notizia del riconoscimento dei poveri resti. La giornalista lavorava a Mosul per la rete televisiva regionale Iraqiya, colpita da un attacco di mortaio la settimana scorsa, rivendicato su Internet da un gruppo affiliato a al Qaeda.

Salim Saad-Allah, il marito della giornalista, ha precisato che a causa delle minacce ricevute,  non avrà luogo nessuna processione funebre durante le esequie della moglie.

Questo atto ignobile porta a trentatrè il numero dei giornalisti trucidati in Irak dal marzo 2003, compreso il collega italiano Enzo Baldoni, ucciso nell’agosto 2004.

A Roma nessuno ha manifestato o sfilato per Raiedah, vittima innocente e martire della vera resistenza del popolo irakeno.

Dossier : Irak : toute l’actualité et les analyses du conflit irakien

 

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 JIHAD E MARASMA NAZISLAMICO SENZA LIMITI

SOTTOMETTERE, UMILIARE,

TERRORIZZARE

“SE QUESTA E’ UNA DONNA”

i terroristi iracheni come i nazisti

Lo sostiene implicitamente Barbara Spinelli, che però non abbandona equivoci e pregiudizi sull’origine della violenza

Il quotidiano “La Stampa” di giovedì 17 febbraio 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Barbara Spinelli sul video dell’appello di Giuliana Sgrena.

In tutto l’articolo i terroristi iracheni sono chiamati con il loro nome e cadono le distinzioni cui la Spinelli ci aveva purtroppo abituato sostenendo che in Iraq, accanto al terrorismo jihadista, vi sarebbe una "guerriglia" nazionalista.

Fin dal titolo, "Se questa è una donna" vi è un richiamo al nazismo che, pur riferito in primo luogo alla vittima disumanizzata e sadicamente esposta dai sequestratori, non può non riguardare anche questi ultimi.

Se Giuliana Sgrena è paragonata ai prigionieri dei lager , i suoi carnefici sono, con ciò stesso, immediatamente paragonati ai carnefici nazisti.

Altri hanno speso prima queste parole e hanno provato prima questo orrore di fronte ai crimini totalitari dei jihadisti e dei bathisti iracheni.

In ogni caso, la tardiva presa di coscienza di Barbara Spinelli può essere accolta con favore, sperando che in futuro si liberi dagli equivoci e dai pregiudizi che ancora affiorano nel suo articolo.

Come quello per cui l’attuale violenza irachena sarebbe il prodotto della guerra statunitense al regime di Saddam Hussein e dello scandalo di Abu Ghraib.

Non è così: la violenza baathista che sterminava curdi e sciiti e quella jihadista che faceva 3000 morti a New York esistevano ben prima della reazione degli aggrediti.

I terroristi non sono mossi dalla ribellione a un vero o presunto sopruso, ma dalla loro volontà di dominio tirannico. I loro mezzi disumani e spietati coincidono con i loro fini.

Gli uomini sono già tutti, per loro, potenziali comparse in video sadici del genere di quello che "tanto diletta i carcerieri di Giuliana Sgrena".

L’unico problema sensato da porsi non è quello di trovare le loro ragioni, ma quello del miglior modo per ottenere la loro sconfitta.

Sequestro Sgrena: i terroristi iracheni come i nazisti

FONTE:informazione corretta

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Magdi Allam sul Corriere:

«È un video a orologeria sintonizzato sui tempi della politica italiana in modo assai preoccupante. E questo ci induce a riflessioni profonde anche su possibili collegamenti italiani di questo terrorismo».

«Anche ieri il sedicente “Amante dei due shaikh”, Il tunisino», si è rifatto vivo all’indirizzo www.alm2sda.net/vb/showthread.php?t=8711 per fornire ai mujahidin islamici la traduzione in arabo del messaggio della Sgrena, nonché della dichiarazione resa dal suo compagno Pier Scolari su SkyTv, e dare loro un macabro consiglio: “ Sulla base della mia conoscenza della realtà del confronto politico in Italia vi dico: date un ultimatum a breve scadenza e poi giustiziate Sgrena tagliandole la gola. I cani dell’Italia resteranno scioccati e le loro forze fuggiranno dall’Iraq “ ». per fornire ai mujahidin islamici la traduzione in arabo del messaggio della Sgrena, nonché della dichiarazione resa dal suo compagno Pier Scolari su SkyTv, e dare loro un macabro consiglio: “ Sulla base della mia conoscenza della realtà del confronto politico in Italia vi dico: date un ultimatum a breve scadenza e poi giustiziate Sgrena tagliandole la gola. I cani dell’Italia resteranno scioccati e le loro forze fuggiranno dall’Iraq “ ».

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" Il solo mezzo per vincere facilmente contro la ragione: il terrore e la forza” ( Adolf HitlerMein Kampf )

Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare ( turhiboona ) il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati"( Corano, Al-‘Anfâl, 8:60 )

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AGGIORNAMENTO 4 marzo 2004

SINDROME DI STOCCOLMA ?

Ringrazio i miei rapitori. Sono stata rapita da persone che volevano la liberazione dell’Iraq”. Sono le parole di Giuliana Sgrena apparsa in un video registrato poco prima della sua liberazione e trasmesso da Al Jazeera. ”Liberare l’Iraq dalle truppe italiane – continua – erano queste le condizioni imposte dai rapitori al Presidente Berlusconi”(Adnkronos).

" Nelle immagini la donna appare rilassata, ben pettinata, ripresa davanti a un piatto di frutta e al Corano.

Sgrena ringrazia i suoi sequestratori per averla "trattata molto bene" e dice che sono "molto decisi perchè intendono liberare la loro terra dall’occupazione straniera" ( da La Repubblica) .

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IN RETE

The Jawa report (via Freethoughts) solleva qualche dubbio sul video della Sgrena "disperata", facendo notare che sembrerebbe che la stessa "dia indicazioni" agli operatori. La Sgrena ha dichiarato che il testo era stato scritto dai "sequestratori". Per quanto mi riguarda quanto ho scritto due post di sotto è sufficiente: stop alle trattative che interrompono i collegamenti tra le catene di comando; stop alle trappole mediatiche di stampo razzista; divieto di recarsi in paesi a rischio senza copertura armata”( da Le Guerre Civili )

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"Onoriamo l’agente Calipari per il suo sacrificio" ha detto il presidente del Senato Marcello Pera, che ha espresso "soddisfazione per liberazione di Giuliana Sgrena, e le sue condoglianze alla famiglia dell’agente dei servizi italiani, Calipari, morto in azione".
Roma, 4 mar
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Il filosofo René Girard che ha molto riflettuto sui meccanismi della violenza dice che la spirale delle piccole e delle grandi violenze nasce dal desiderio mimetico di appropriazione, di possedere ciò che l’altro possiede e, non riuscendovi, anche distruggerlo.

 Giotto – L’INVIDIA

"Il risentimento è ciò che l’imitatore prova nei confronti del suo modello allorché questi ostacola i suoi sforzi per impossessarsi dell’oggetto sul quale entrambi convergono". Così Girard riassume quella che è l’intuizione fondamentale del suo lavoro nel campo dell’antropologia.

Per Girard la stessa sacralità ebraico-cristiana deve essere intesa come protezione della società dal pericolo mortale del risentimento che nasce dallo sfrenato desiderio mimetico ("Il desiderio di essere secondo l’altro") che l’uomo nutre verso il prossimo.

Ma questa violenza non è genetica ( le creature umane non hanno zanne ma piccoli denti ), né sociale, essa affiora nello sviluppo delle relazioni umane , cosa che rende sempre possibile, anche se arduo, una conversione , un cambiamento evolutivo che richiede sacrifici pulsionali , intelligenza e ridefinizione concordata dei limiti, il lavoro della cultura , l’aiuto della grazia e – se purtroppo necessario –  l’uso ordinato della forza. Nei dieci comandamenti ( Es 20) , comprendenti il “non uccidere”, esiste un interdetto fondamentale: “ Non desiderare la donna del tuo vicino, né la roba che appartiene al tuo vicino”.

Questa frase, dice René Girard, è una prodigiosa scoperta sulla natura mimetica e rivalitaria del desiderio”, il cui meccanismo , in un giro di travestimenti multipli e ormai senza confini, sembra aver fatto crollare in maniera spettacolare le necessarie difese dell’elaborazione ebraico-cristiana del tempo e fatto uscire il tempo islamico dai suoi cardini affinché, in un clima di nichilismo, di disperazione di massa e di marasma ormai quasi generalizzato, si consumi senza fine sul pianeta in bilico di Caino e di Abele la sempiterna guerra incestuosa.

منتديات المأسدة الجهادية

" I rapporti umani – osserva Girard – sono essenzialmente dei rapporti di imitazione, di concorrenza. Ciò che abbiamo oggi sotto gli occhi è una forma di rivalità mimetica in scala planetaria. Quando ho letto i primi documenti di Bin Laden ed ho riscontrato i suoi accenni alle bombe americane cadute in Giappone, ho capito ad un tratto che il livello di riferimento è il pianeta intero, ben al di là dell’Islam. Sotto l’etichetta dell’Islam c’è una volontà di collegare e mobilitare tutto un terzo mondo di frustrati e di vittime nei loro rapporti di rivalità mimetica con l’Occidente. Ma nelle Torri distrutte lavoravano sia stranieri che americani. E per l’efficienza, la sofisticazione dei mezzi impiegati, la conoscenza che essi avevano degli Stati Uniti, gli autori degli attentati non erano anch’essi un po’ americani? Siamo in pieno mimetismo".

Un po’ di libri

GIRARD R., Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, ADELPHI (2001).

GIRARD R., Menzogna romantica e verità romanzesca, BOMPIANI (2002).

GIRARD R., Origine della cultura e fine della storia, RAFFAELLO CORTINA EDITORE (2003).

GIRARD R., Shakespeare. Il teatro dell’invidia, ADELPHI (1998)

GIRARD R., Vedo Satana cadere come la folgore, ADELPHI (2001).

GIRARD R:, La pietra scartata. Antigiudaismo cristiano e antropologia evangelica, introduzione e scelta dei testi a cura di Alberto Signorini. EDIZIONI QIQAJON (2000)

L’AUTORE. René Girard è uno studioso contemporaneo francese. Di formazione letteraria, nel 1961 scrive Mensonge romantique et vérité romanesque opera che sotto l’apparenza di uno studio critico di testi letterari getta le basi della sua teoria antropologica con la formulazione della teoria del "desiderio mimetico". Le sue opere successive lo innalzano come uno dei pensatori più originali del nostro tempo.

Vedi anche

– Introduzione al desiderio mimetico e sua fenomenolgia – di I.G. Marino

– Alcuni paragrafi del libro-intervista a René Girard, “Origine della cultura e fine della storia”, Raffaello Cortina Editore (2003).

Il brano del prof. Pierpaolo Antonello è un’ottima introduzione al meccanismo mimetico e cioè al fondamento dell’agire umano secondo René Girard.

René Girard. Teoria del desiderio mimetico

http://lafrusta.homestead.com/recensioni.html

LINK

Saggio in rete sull’opera di Girard: autrice Luisa Bortolotti:
L’interpretazione del sacrificio in René Girard
www.vivoscuola.it/us/luisa.bortolotti/girard.html

Intervista a René Girard 
http://www.radio.rai.it/radio3/libri/interviste/girard.htm 

Site Violence et Sacré

http://home.nordnet.fr/~jpkornobis/

René Girard

http://www.cottet.org/girard/index.htm

***

Aggiunta

Sulle pretese del  dio oscuro e l’arcaica e poco evoluta pratica del  sacrificio umano, purtroppo ritornato attuale in un mondo che oggi si configura come un "misto" di civiltà e barbarie,  vedi anche :

Gli Aztechi e il gioco della palla. Uno sport per riscaldare il Sole

in ‘ Abstracta’ n. 25, Aprile 1988.

Fonte:Gianni De Martino – sito/bibliografia

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IRAQ, ULTIM’ORA

‘Ashura’ di sangue: 30 morti

Ashura, fuoco agli sciiti

Shaid, martiri-killer nelle moschee sciite

"Osservate il triste anniversario dell’Ashura e non trascurate mai di osservarlo, considerate le catastrofi che hanno colpito la religione islamica dal primo giorno ad oggi come una nuova Ashura, il suo anniversario osservate costantemente"

Ayatollah Khomeyni
("Il governo islamico")

L’Ashura, che corrisponde al decimo giorno del mese di Muharram, commemora il martirio dell’imam Hussein, momento fondamentale nella storia dell’Islam sciita.

Nel 632 dopo Cristo, a seguito della morte del profeta Maometto, all’interno della comunità musulmana sorsero numerosi contrasti riguardo a chi dovesse prendere il suo posto come guida dei fedeli. Infine, la scelta cadde sul suocero del Profeta, Abu Bakr, sebbene alcuni musulmani ritenessero che il ruolo spettasse al cugino, nonché genero di Maometto, Ali.

Alla fine, nel 656, Ali divenne califfo (ossia il capo della comunità), ma fu sfidato da Mu’awiya, valoroso guerriero e governatore della Siria, il quale voleva guidare la comunità musulmana.

Dopo cinque anni di comando, Ali fu assassinato e Mu’awiya divenne califfo. La cosa non incontrò il favore degli "Shi’at Ali" (i seguaci di Ali), i quali continuarono a sostenere che il ruolo spettasse ai discendenti del Profeta.

Mu’awiya raggiunse un accordo con il figlio maggiore di Ali, Hassan, in base al quale questi si sarebbe ritirato dalla scena politica. Ciò nonostante, gli "Shi’at Ali" continuarono a stringersi attorno al figlio minore, Hussein, che era, ovviamente, anche nipote di Maometto. Alla morte di Mu’awiya, nel 680 dopo Cristo, Hussein pensò che
fosse suo dovere sfidare Yazid, figlio di Mu’awiya, per ottenere la guida della comunità.

Hussein si mise in viaggio con 72 seguaci verso la città di Kufa, nel sud dell’Iraq, con la speranza di raccogliere ulteriori consensi. Al gruppo, invece, venne tesa un’imboscata e Hussein e suoi vennero assediati nel deserto alle porte di Karbala, situato nell’attuale Iraq. Dopo 10 giorni di assedio, il decimo giorno del Muharram, Hussein e i suoi uomini furono attaccati e massacrati.

Gli aderenti al gruppo di supporto in favore di Ali[lo Shi’at Ali] divennero la comunità che oggi conosciamo con il nome di musulmani Shi’a [musulmani sciiti].

Lo scisma e il terrore nazislamici : tre esplosioni, decine di morti
* SENZA PIETA’ Un uomo -bomba si è fatto saltare in aria fra i fedeli in preghiera
* RICORRENZA Migliaia di fedeli sciiti stanno celebrando l’Ashura
* SANGUE Lo scorso anno nello stesso periodo gli attentati sunniti causarono 180 morti

COLPITO IL MITO FONDANTE SCIITA.

KERBALA E’ LA CITTA’ DEL MARTIRIO

fonte: Il Tirreno 3 marzo 2004

autore: Renzo Guolo

Gli attentati di Serbala e Bagdad colpiscono gli sciiti in una delle loro ricorrenze maggiori: i giorni dell’Ashura. I giorni che evocano la morte del terzo Imam della shi’a, Hussein, nipote del profeta Muhammad, ucciso in battaglia a Serbala nel 680 dai califfi sanniti. Un evento tragico, simbolo del martirio per fede, dell’ingiustizia perpetrata nei confronti degli alidi, i sostenitori del diritto di Hussein, successore in linea di sangue del Profeta, a guidare la comunità musulmana. Il significato simbolico delle celebrazioni di Serbala è quello di testimoniare il jiad. Non il piccolo jiad, quello armato, offensivo, verso i “nemici di Dio”; la il grande jiad: quello che chiama a mostrare la vera fede in Allah nell’ora della prova, quando la stessa vita è in pericolo.

La morte di Hussein è uno dei miti fondativi della shi’a. Nei giorni dell’Ashura immensi cortei di pellegrini sfilano nella città santa di Serbala. Le manifestazioni si trasformano in grandi rappresentazioni collettive di massa che mettono in scena il martirio di Hussein. Nelle moschee si rievocano gli eventi dolorosi che portarono alla tragedia. I fedeli, vestiti a lutto, piangono come se avessero perso una persona cara. Chi nel decimo giorno di muhharran, il mese in cui si celebrano i riti, detto dell’Ashura, riesce a visitare la tomba del terzo Imam e offre l’acqua agli altri visitatori assetati è come se l’avesse data all’esercito del terzo Imam: atto che simboleggia la tipica tensione sciita alla pietas. Ma l’evento simbolico più significativo sono le manifestazioni “autoflagellanti”: migliaia di persone si coprono il capo di cenere, battono il suolo con la fronte, si fustigano a sangue mentre partecipano ai cortei di afflizione che seguono la salma immaginaria di Hussein.

Si rappresenta in tal modo la volontà dell’intera comunità di sottomettersi volontariamente alla tortura, di morire in gruppo per la difesa della causa: come Hussein a Serbala. Sin dalla battaglia di Serbala la shi’a si autopercepisce come movimento di rivolta contro l’ingiustizia. Per lungo tempo in Iraq e in Iran queste manifestazioni, proibite prima negli eccessi e poi totalmente dai regimi dello Shah e di Saddam, hanno funzionato come una sorta di sfogo contro l’ingiustizia che dominava il mondo. Il rito permetteva alla comunità di lavare ritualmente il peccato capitale e l’accettazione del compromesso quotidiano con una società dominata dal Male. I giovani rivoluzionari iraniani ne muteranno il segno. L’Ashura assumerà così un diverso segno: alla tradizionale pietas sciita si sostituirà l’idea della morte in combattimento per l’affermazione della “giustizia”. Succederà così anche in Iraq dopo i tragici attentati di ieri? (2 marzo 2004)

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Un´analisi del politologo iraniano Amir Taheri sulla rinascita di Najaf come centro mondiale dell´islam sciita:

"Shiite Schism", by Amir Taheri

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Il sito ufficiale, in inglese, del l’ ayatollah Sistani:
sistani.org
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Sui legami tra Al Qaeda e le correnti wahhabite dell´Arabia Saudita, radicalmente ostili all´islam sciita, vedi questo saggio apparso su "Foreign Affairs". L´autore è professore di studi mediorientali a Princeton. Su "Il Regno" del 15 febbraio 2004 trovi la traduzione italiana:

"The Saudi Paradox", by Michael Scott Doran, "Foreign Affairs", January/February 2004

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L´islam sciita e i suoi sviluppi a partire dal caso iracheno nell’analisi di Khaled Fouad Allam:

Islam e democrazia in Iraq. Il martirio dei musulmani sciiti (1.9.2003)

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* NUOVA BARBARIE Rapiti due giornalisti indonesiani.

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GIULIANA…

La drammaticità di un rapimento è sempre presente nei miei ricordi, nel mio animo.

Adesso un’altra persona si trova ad affrontare quell’evento, una giornalista, una italiana come noi.

Mettendo da parte le convinzioni politiche, rimane il dramma umano, nella sua nudità, spogliato da qualsiasi veste.

Sappiamo tutti, anche i terroristi, chi è Giuliana Sgrena, sappiamo altresì che il terrorismo non risparmia nemmeno chi non condivide la presenza delle Forze della Coalizione.

La nostra “colpa” è essere Occidentali, essere infedeli, essere democratici, essere…vivi.

Personalmente, mettendo anche da parte tutto lo schifo che la sinistra mi ha buttato addosso, posso solamente pregare affinché questo ennesimo atto di barbarie si possa concludere con il ritorno a casa di una donna, Giuliana Sgrena.

Lasciamo lavorare gli organi competenti, non aggraviamo la situazione con azioni indipendenti da quelle portate avanti dal governo……è importante credetemi”.

Dal nuovo, sensibile e riflessivo blog di SALVATORE STEFIO

sulla cui vicenda segnalo l’uscita del libro di

 LETIZIA LEVITI: Forse domani ti ammazzo
Dal racconto di Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino la ricostruzione di cinquantotto giorni di prigionia in Iraq, in mano ai terroristi.

dedicato alla memoria di Fabrizio Quattrocchi



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Lettura

dall’ Evangelium Vitae del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II

«… E’ ancora dal sangue di Cristo che tutti gli uomini attingono la forza per impegnarsi a favore della vita. Proprio questo sangue è il motivo più forte di speranza, anzi è il fondamento dell’assoluta certezza che secondo il disegno di Dio la vittoria sarà della vita. “ Non ci sarà più la morte”, esclama la voce che esce dal Trono di Dio nella Gerusalemme celeste ( Ap.21,41). E san Paolo ci assicura che la vittoria attuale sul peccato è segno e anticipazione della vittoria definitiva sulla morte, quando si compirà la parola della Scrittura: “ La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? “ ( I Cor 15, 54-55)».

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cronache

Il Pontefice rivolge un appello a chi tiene prigioniera in Iraq la giornalista italiana

«Liberate Giuliana e tutti i sequestrati» –

Giovanni Paolo II si è affacciato in San Pietro per l’Angelus (14 febbraio 2005)

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 Esperienze ipernormali

Messa solenne

nel Santuario di Fatima

in memoria di suor Lucia


Irmã Lúcia de Jesus e do Coração Imaculado

Morta Suor Lucia, oggi messa a Fatima, domani lutto nazionale in Portogallo. Il 13 funerali solenni.

Suor Lucia è stata testimone delle apparizioni mariane di Fatima, in Portogallo.  A partire dal 13 maggio 1917 tre pastorelli portoghesi, Lucia Dos Santos, Francesco Marto e Giacinta Marto, rispettivamente di 10, 9 e 7 anni, in località Cova Da Iria, mentre sono intenti a far pascolare il gregge, assistono all’apparizione della Madonna.

In breve tempo la notizia fa il giro di tutto il paese, valica i confini e si sparge in tutta Europa. A questa suora ultranovantenne che aveva ancora esperienze ipernormali nella cella del suo convento a Coimbra, il papa è sempre stato particolarmente legato.

Fu a lei che Giovanni Paolo II si rivolse poco prima di intraprendere il suo terzo pellegrinaggio nel 2000 a Fatima. In quell’occasione beatificò Francesco e Marta e, per volere di suor Lucia, il 13 maggio 2000 ( esattamente 13 anni dopo l’attentato) rivelò al mondo il testo del cosiddetto terzo segreto letto nella sua interezza dal cardinale Sodano.

La vicenda di Fatima, all’origine di uno degli eventi spirituali più importanti del XX secolo e del XXI, ha ispirato un’immensa produzione giornalistica e letteraria. In tutti questi anni, la Santa Sede non ha mai chiarito i veri motivi, religiosi o politici, per cui si è tardato così tanto nella divulgazione di quelle poche righe, lasciando peraltro intendere che essi fossero molto gravi.

Per questo, una volta reso noto il breve messaggio, gran parte del clero, soprattutto quello portoghese, si è indispettito per avere dovuto attendere oltre 80 anni prima di conoscere quelle che sono apparse affermazioni poco rilevanti. E’ stata contestata, in particolare, la identificazione fatta da Papa Giovanni Paolo II di sé stesso con il Vescovo (vestito di bianco) della profezia, che cadrebbe a terra colpito dall’islamico Alì Agca il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro. In molti fanno notare che non c’è alcun riferimento all’attentato al Papa. Nella visione dei pastorelli, infatti, il Santo Padre non "cade a terra come morto", ma viene "ucciso da un gruppo di soldati che gli sparano vari colpi di arma da fuoco e frecce".

Gli ayatollah iraniani, inoltre, sostengono che le apparizioni non riguardano la Madonna ma la santa musulmana Fatima, figlia di Maometto e Kadigia.

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Il testo

[Foto: La terza parte del segreto rivelato]
"Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!

E vedemmo in una luce immensa che è Dio – qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti – un Vescovo vestito di Bianco. Abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre.

Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.

Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio".

LINK

Lucia Dos Santos (c) sua cugina Jacinta (s) e Francisco Marto in una foto del 1917
Il sito ufficiale del Santuario di Fatima

–  ALTRE APPARIZIONI MARIANE

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Gnosi sciita

Gli ayatollah iraniani, in concorrenza mimetica con la Chiesa e con il cristianesimo, sostengono che le apparizioni mariane in Portogallo o altrove non riguardano la Madonna ma la santa musulmana Fatima al-Zahra, figlia di Maometto e Kadigia. Ricordiamo brevemente che lo sciismo ( dall’arabo shi’a, gruppo di adepti) praticato in Iran – ufficialmente da quasi cinque secoli e ora al potere nella versione politico-gnostica della lugubre dittatura post komeinista dei mullah – designa l’insieme degli islamici che accettano l’idea dell’imamato, nella persona di Ali ibn Abu Talib – cugino e genero del Profeta, del quale sposò la figlia Fatima – e dei suoi successori.

Per gli sci’iti il Profeta, sua figlia Fatima e i dodici Imam, tutti membri della casa del Profeta, costituiscono il pleroma dei ma’sum, cioè dei “Quattordici Purissimi”.

 “ Quattordici Immacolati” discendenti dell’ahl – al – bait ( casa del Profeta) sono il profeta Muhammad, il santo Alí, la santa Fatima, Hasan e Husain [i due nobili nipoti del Messaggero di Dio]. A questi cinque Immacolati, detti anche “ i Cinque del Mantello”, s’aggiunsero, dopo il Profeta, i nove imam discendenti dal nobile Husain, che il Messaggero di Dio, in diverse occasioni, presentò alla gente, chiamandoli “Imam della Retta Guida”, “Luci nel Buio”, “Ahlu-z-zikr”, “Sapienti”.

Gli sciiti sostengono che Allah ha donato ai membri della casa del Profeta ( ahl-al-bait ) la perfetta conoscenza del sacro Corano.

Secondo la gnosi iraniana degli ayatollah gli Imam sono né più e né meno considerati epifanie di Allah, creati dalla Luce della sua sublimità. Per questo i loro nomi, compreso quello del quattordicesimo Imam occulto che deve venire, sarebbero iscritti in lettere fiammeggianti nella misteriosa Tavoletta di smeraldo posseduta da Fatima, leader delle donne in paradiso e origine della stirpe dei perfetti conoscitori del Corano e guide o imam dell’universo mondo e dell’innumerevole esistere da riportare –  troppo in fretta e anche attraverso lo sforzo estremo del jihad – all’Uno identico a sé stesso, in modo da ripulire l’aria da ogni forma di vita non conforme all’Idea arcaica del sacro e della totale sottomissione ad Allah, che secondo l’islam non è il padre, ma solo creatore – mentre Gesù sarebbe solo un profeta minore.

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FATIMA ZAHRA

fatim.gif (21822 bytes)Tra i Quattordici Immacolati della Casa del Profeta, Fatima ha come epitoto la Splendente (in ( arabo: az-zahrà, طمة الزهراء)

 Soprannomi: Madre dei Puri Imam (Ummu-l-a’immati-l-athàr), Madre di Hasan (Ummu-l-hasan), Madre di Husain (Ummu-l-husain), Madre dei Credenti (Ummu-l-mu’minin), Madre delle Virtú (Ummu-l-fada’il), signora di tutte le donne del creato (Sayyídatu-n-nisàil’alamin), la Migliore delle Donne (Khairu-n-nisà), colei che si è distaccata dal mondo [per annullarsi in Dio] (Al-batul), Madre del Migliore (Ummu-l-khiaràh), Madre dei Nobili (Ummu-l-nujabà), Madre dei Boccioli (Ummu-l-azhàr).

Suo padre: Muhammad, l’Inviato del dio Allah.

Sua madre: Khadijatu-l-kubra, Madre dei Credenti.

Data di nascita: venerdí, 20 jumàda-th-thani, cinque anni dopo l’inizio della missione del santo Profeta (otto anni prima dell’Egira).

Luogo di nascita: La Mecca.

Data del martirio: martedí, 3 jumada-th-thani anno 11 (e.l.).

Età: diciotto anni.

Causa della morte: le disgrazie e le pene che ha patito dopo la morte del padre.

Luogo di sepoltura: ignoto ( secondo altra versione  in Arabia saudita).

Figli: due maschi e altrettante femmine (ebbe anche un altro maschio di nome Muhsin che, sempre a causa delle vicissitudini che la colpirono dopo la morte del padre, morí ancora prima di nascere).

I maschi: Hasan e Husain.

Le femmine: Zainab Al-kubrà, Zainab As-sugrà (soprannominata Ummu Kulthum).

Iscrizione sull’anello: “Dio è il custode della mia infallibilità” (Allàhu Walíyyu Ismati).

Tomba ( presunta) di Fatima , cimitero conosciuto come Jannatul Baqi (Holy Baqi) ,al-Medina al-Munawwara, Arabia Saudita.

Fonti:

The Blessed Names of Sayyidatina Fatima Rady Allahu ‘Anha
www.iqra.net/Fatima.php

Hazrat Fatima Zahra (AS)

Hazrat Fatima Zahra (AS). Leader of the Women of Paradise.
.
BIOGRAFÍA DE AZZAHRA DE FATIMAh (SAA)
www.al-shia.com/html/spa/fatimah/01.htm

–  Shi’ite Encyclopedia

dal portale neo-gnostico, criptocristiano & nazislamico d’Oriente

e d’Occidente : http://jm.saliege.com/sommaire.htm

Vedi anche, in italiano :

http://digilander.libero.it/ahlalbait/menu.html

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Ci sarà mai un limite?


Sodomaeum solanum, conosciuto anche come Solano spinoso, pomodoro selvaggio e pomodoro di Sodoma.

“ Molti pensano che alcuni limiti non debbano essere superati, purtroppo ce ne sono altri che non sono d’accordo. In questi ultimi giorni, sembra che nel mondo si sia perso ogni senso di pudore, e dimenticato completamente alcuni valori che fanno parte dell’etica di una buona società. Ecco allora che (…) anche in Italia, viene pubblicato un libro dal titolo: “L’uomo che Gesù amava” (The Man Jesus Loved di Theodore Jennings) di Gianni de Martino (…) Così ci dimentichiamo della giustizia di Dio, ma soprattutto che nella Bibbia c’è scritto :”Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non vi ingannate: né fornicatori, … né gli effeminati, né gli omosessuali,… erediteranno il regno di Dio”(1° Corinzi 6-9) .

CHRISTIANCAFE.IT – THE NEW CHRISTIAN COMMUNITY

Ci sarà mai un limite ?

Fonte: http://www.christiancafe.it/index.php

Commento

CAFFE’ TEOLOGICO

  Mah! Chiacchiere da bar, anzi da caffè teologico. In ogni caso, forse vale la pena ricordare che anche Gesù fu crocefisso a piè di lettera: I.N.R.I. 

( “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei, versione latina della scritta posta sulla croce di Gesù Cristo, riportante l’accusa che gli era stata mossa”- De Mauro, il Dizionario della lingua italiana, Paravia).

Una vera e propria svista commessa dai credenti nell’a-temporalità della lettera, in nome del potere di quei tempi e nell’assoluto disprezzo per lo spirito. La crudeltà dei letteralisti consiste nell’applicazione pratica di un’idea. Di un’Idea dai tratti astratti e violenti, appresa frequentando certi bar crepuscolari oppure desunta concretamente dalla lettura di un brano di scrittura decontestualizzato e preso alla lettera. “Portatemi solo due righe scritte dal più onesto buon uomo – diceva Richelieu – ed io vi troverò di che farlo impiccare”. Non c’è molta differenza fra la lettura fissa e contratta che della Bibbia fanno certi cristianisti, (che sembrano rimpiangere i tempi di mastro Titta, prima della breccia di Porta Pia) e quella che di altre sacre scritture fa per esempio Zarkawi, il pio tagliagole islamico, non si sa se ancora barbaro o già civilizzato.

Personalmente non frequento molto i christian cafè e non sono fra quei moralisti dall’esagitato gestire che da ventimila anni si chiedono “ ma dove andremo a finire?”, esclamando subito poi “per piacere! Per piacere!”, agitando le mani davanti ogli occhi del barista come per scacciare un insetto fastidioso. Anch’io credo che occorrano dei limiti – quelli della fedeltà e del disinteresse, per esempio -, ma liberamente scelti, per amore del limite e non per paura della Bibbia, oppure dell’eccesso. La lettura di antiche scritture può rendere un po’ strabici, la vista s’indebolisce… D’altra parte, l’eccedenza costituisce peraltro il segreto stesso del linguaggio. Qui la vecchia legge è superata dalla novità dello spirito, ovvero dall’esercizio di un minimo d’intelligenza, di poesia o di pietà, ben oltre l’atemporalità della lettera, il rischio di prendere colossali bevute e le ossessioni dei letteralisti, per i quali il fulmine – guarda caso – cadrebbe sempre sul sesso del prossimo in preda a chissà quali seducenti devastazioni.

Chissà perché gli amori degli altri ci appaiono sempre ignobili.

Perché nei bar il fulmine cade sempre sul sesso del vicino? Perché la presunta freccia della storia dovrebbe finire sempre in culo a Majakovski, a Pasolini, oppure a chiunque sia “tentato” di andare sui limiti dell’ovvio, più e meno fobico – che costituisce la follia della normalità ?

D’altra parte è anche vero, come diceva san Totò, che “ogni limite ha una pazienza”.

Lettura consigliata: http://www.omofobia.info/

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Citazioni della Bibbia applicate ai giorni nostri ( tutti da Zarkawi ! )

La dottoressa Laura Schlesinger è una famosa giornalista della radio americana; nella sua trasmissione dispensa consigli alle persone che le telefonano: è un po’ la trasposizione americana della nostra Radio Maria. Qualche tempo fa, Laura ha affermato che l’Omosessualità, secondo la Bibbia (Lev.18:22) è un abominio, e non può essere tollerata in alcun caso proprio PERCHE’ LO DICE LA BIBBIA.

Ecco una lettera spedita alla signora Schlesinger.

Cara Dottoressa Schlesinger,

le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, ed ho cercato di dividere tale conoscenza con più persone possibile. Adesso, quando qualcuno tenta di difendere  un comportamento gay o neo-gay , o ancor più maliziosamente e quasi alla Voltaire i ragazzi o le ragazze che si amano e si scambiano dei piaceri, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è  un abominio. Evocazione del Male assoluto, nell’apprensione di chissà quale seducente devastazione." Per piacere! per piacere !": agitando le mani davanti agli occhi come per scacciare un insetto fastidioso e belzebù, aggrappandosi poi alla lettera con dita incerte e scivolose, e inciampando puntualmente nella tonaca. Fine della discussione.

Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.

1. Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?

2. Quando do fuoco a un toro sull’altare sacrificale, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore. (Lev. 1.9). Il problema è con i miei vicini. I blasfemi sostengono che l’odore non è piacevole per loro. Devo forse percuoterli?

3. So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni. (Lev.15: 19-24.) Il problema è come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne s’offendono..

4. Lev. 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?

5. Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?

6. Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei sia un abominio (Lev. 11:10) , lo è meno dell’omosessualità. Non sono d’accordo. Può illuminarci sulla questione?

7. Lev. 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all’altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso occhiali per leggere…. La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione?

8. Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?

9. In Lev 11:6-8 viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?

10. Mio zio possiede una fattoria. E’ andato contro Lev. 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perchè usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. E’ proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?

So che Lei ha conosce questi argomenti molto meglio del sottoscritto, per cui sono sicuro che potrà rispondermi a queste semplici domande. Nell’occasione, la ringrazio ancora per ricordare a tutti noi che la parola di Dio è eterna e immutabile.

Cordiavolmente, sempre suo ammiratore devoto.

Fonte: http://www.leggendemetropolitane.com/(p.c.c)

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Ulteriori dubbi ( le donne tacciano nelle assemblee! )

Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano, perchè non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i lore mariti, perchè è sconveniente per una donna parlare in assemblea. ” (1 Cor 14, 34-35).

La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, nè di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perchè prima è stato formato Adamo, e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione.” (1Tim 2,12-14).

Perché invitare ai dibattiti le donne se hanno meno ragione, giudizio e discrezione dei maschiacci ? Evidentemente non esistono soli i dibattiti, vi sono ancora problemi. E’ vero che la donna, parlando, può indurre l’uomo al peccato ?

Questa proibizione alle donne di parlare, scritta a chiare lettere nella Bibbia, deriva dall’ umile condizione della donna oppure dal comando positivo di Dio che Paolo ricavava presumibilmente dalla sua lettura di Genesi ?

Che le donne debbano tacere è un’idea messa in pratica, oggi, specialmente dai fedeli ad oltranza come Zarkawi, perché anche per loro così è scritto ( mektoub). “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, il più grande …( Sura IV An-Nisâ’ , Le Donne 34 ) . Allora , se così è scritto ( mektoub!) fanno bene i talebani a usare la frusta per far tacere le donne, oppure bisogna fare come i musulmani moderati che nel batterle non colpiscono mai il viso?

21/04/2002 - L'imam de Vénissieux a expliqué que, d'après le Coran, l'homme pouvait frapper sa femme... mais pas au visage !
Coran (4, 34) : "Vous réprimanderez celles dont vous aurez à craindre l'inobéissance ; vous les reléguerez dans des lits à part, vous les battrez". Dessin de Steph Bergol, http://www.ifrance.com/stephbergol
di Steph Bergol

Mio marito, lui sì che è un buon musulmano: non mi picchia mai sul visino. Così rispetta alla lettera il Sacro Corano e però dimostra anche che è musulmano moderato e che mi ama. E poi è mio marito e può fare quel che vuole, non siamo forse in un paese libero ? Evviva la libertà e grazie Italia, non è perché siamo musulmani che non siamo uguali a voi. Evviva l’uguaglianza e la libertà. E grazie ancora Italia” FIRMATO: “sorella Lalla Aiscia, Movimento Italoislamicocattolicocomunista per il velo anche sugli occhi”. La sharia, la legge islamica desunta sostanzialmente dalla sacra lettera, è stata introdotta anche in Europa o Eurabia in divenire – mimeticamente, come dimostra il proliferare di tanti don pirla con la kefiah , e anche direttamente come la messa a morte del “blasfemo” regista Theo vag Gogh nelle vie di Amsterdam, oppure la lapidazione della giovane Ghofrane Haddaoui il 17 ottobre scorso a Marsiglia. A tale proposito abbiamo assistito a un interessante dibattito, in cui gli islamisti – istruiti da quel raffinato semi-intellettuale che è il signor Ramadan e spalleggiati da gruppuscoli di comunisti utopici e di buon cuore – protestavano, in nome del politicamente corretto, per l’uso da parte dei media definiti “islamofobi” del termine “lapidazione”. Bisogna infatti dire che la sharia è incompresa, e che non si tratta di “lapidazione” ma di semplice “applicazione di una pena per fare salvo il diritto di Allah e il bene comune”, è una questione di religione e la religione va rispettata. Sennò dove andremo a finire ?

Fabio Scuto de “La Repubblica” di oggi ( 7 febbraio 2005), ci ricorda che dove è applicata la sharia non c´è una distinzione netta fra peccato e reato. Per la legge islamica i peccati o reati sono inglobati in tre grandi categorie: gli hudud, i reati più gravi come l´apostasia, la bestemmia o l´adulterio puniti con la flagellazione, la lapidazione, la decapitazione.

Pene corporali anche per i furti. I qisas, sono i delitti di sangue – omicidi, lesioni – che sono puniti con la legge del taglione, ma in caso di accordo può essere risolto con un indennizzo, una specie di “pizzo”. Nella terza categoria, i tazir, (il giudice-teologo ha un forte potere discrezionale), sono compresi i peccati-reati come i furti, la sodomia, il consumo di alcol, la disobbedienza al marito, il consumo di carne di maiale e la falsa testimonianza.

 

Iran. E’ scritto ( mektoub) che la peccatrice colpevole di zina ( adulterio o pratica sessuale al di fuori del nikha o “coito-matrimonio” legale) va interrata fino alla vita, poi per soddisfare il diritto di Dio si lanciano pietre fino alla morte.

E’ scritto anche che le pietre per lapidare l’adultera – corpo femminile, concreto, altro da quello astratto della Legge – non debbono essere “nè troppo grandi né troppo piccole”. Per non dimenticarsi della giustizia di Dio, ma soprattutto perché nel Sacro Libro è scritto così con lettere sante e immacolate, potremmo sapere esattamente cosa intendeva l’Onnipotente con “ troppo” ? Insomma, qual è il limite al degrado nostro e della natura ? C’è un limite alla Morte, oppure ha eguale durata della Vita ? E soprattutto chi , fra la banda dei pii letteralisti, scaglierà per primo la pietra ? E ancora: quante pietre occorrono per eliminare la “corruzione” dal mondo ? Basterà una sola atomica islamica per ripulire l’aria da ogni forma di vita non conforme alla Scrittura e ritornare finalmente al deserto beduino ?

«(…) Risalire quel fiume era come compiere un viaggio indietro nel tempo, ai primordi del mondo, quando la vegetazione spadroneggiava sulla terra e i grandi alberi erano sovrani (…) Ci si perdeva in quel fiume come in un deserto (…) Questa immobilità di vita non assomigliava affatto alla pace. Era l’immobilità di una forza implacabile che covava un qualche insondabile disegno» . Sono parole terribili, tratte dal romanzo di Joseph Conrad, Cuore di tenebra, parole associate al tempo dei crolli delle fortezze e delle torri: a un tempo immobile, il nostro, detto post-moderno, post-mortem, post-tutto e ground zero in gergo canagliesco: un tempo in cui si dovrà convivere, senza poter neanche scendere, sia con la barbarie sia con quel che resta della civiltà.

CENERI

Ultima ( ma non definitiva) osservazione: se vita e morte hanno uguale durata, chissà che non sia possibile riprendere tra i due tutto quello che è perso. In spirito, intendo, per non dire “con un cuore”, espressione che qualificherebbe immediatamente chi scrive come poeta. E Dio sa che cuore d’acciaio oggi occorre per scrivere poesie.

Davvero, per scrivere poesie bisognerebbe avere un cuore d’acciaio, un cuore di poetessa. Qui, da un angolo che mai si chiude, ecco delle parole da non prendere alla lettera. Anche perché può anche darsi che Lui sia Il Più Grande, così com’è scritto, ma resta pur sempre il fatto che il cervellino di noi lettori sia rimasto, perlomeno da ventimila anni, piuttosto piccolino. Piccolino e sull’orlo della fossa, come tutti.

Forse è il Tempo, questo strano tempo crepuscolare, che ci curva ( un po’ ? ) come un punto di domanda. Certamente non la lettera di un Dio oscuro, e neanche l’Idea che brilla chiara su sfondo oscuro: quell ‘Idea la cui applicazione pratica costituisce esattamente la crudeltà. L’inaudito della lettera resta tra illuminazione e abbaglio: nell’attesa, non inerte, della vera vita, “nuova” e ad ogni istante “eterna” nella poetica rinnovata della comunione, nell’enigma della fragile felicità terrestre e la fede nel Risorto.

Senza l’instabilità della lettera e senza quell’eccesso, quell’eccedenza mistica che costituisce il segreto del linguaggio, non esisterebbe alcuna meraviglia e neanche quella gioia che sembra essere tanto più profonda della morte abituale. L’uomo tenderebbe ad arroccarsi, fra mezze-paure e mezze-speranze ( ovvero proprio come sempre) nella parte del naufrago o nichilista aggrappato al legno della parola “legno”, oppure a lasciarsi amministrare dai sinistri guardiani dei bisogni e a ridurre la sessualità a gestione ottimale dei bisogni, tentato irresistibilmente dalla regressione all’Origine, una specie di futuro anche politicamente, economicamente, ecologicamente ed atomicamente color rosa confetto.  Il multiculturalismo, il paradiso in terra, la Pace universale, l’Amore eterno e i fiori sempre freschi?  Insomma, l’infinito? Va’, citrullo!

Nell’oblio del senso del peccato originale, il pio letteralista – al pari di chi si sogna innocente in uno sventolare di sporche bandierine arcobaleno – è tentato da una irresponsabilità fatale.

Se non fetale, ovvero da feto allucinato in compagnia di altri fratelli-feti, addensati in qualche crepuscolare sagrestia o bar cristianista, come tanti girini in uno stagno.

E la presa di coscienza, necessariamente individuale? E la responsabilità, altrettanto personale? E la novità dello spirito, che soffia dove vuole?

 Qui comincia un cammino diverso, controcorrente e non meno significativo: non l’accesso alla “pura” a-temporalità della lettera, ma a Dio stesso, e questa sembra essere – alla luce del timor dei initium sapientiae – la questione ultima dell’uomo cosiddetto civilizzato, ovvero degli individui ancora per poco liberi, liberali, libertari e – ahimè – troppo leggermente libertini e non abbastanza “peccatori”.

Bensì innocenti, di un’innocenza ancora più antica e criminale della colpa.

Non andate, vi prego, dove porta il cuore, ovvero verso la moltiplicazione di escatologie triviali: l’alito ancora fresco di mentine da oratorio, nell’ignoranza pressoché assoluta dell’amarezza che al fondo del bicchiere e la bevuta a grandi e avidi sorsi del liquore preferito.

                                                                               Igni Natura Renovata Integra

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CEVRELLI

così accade nei blog ?

Peccaotori? La qusetione del sneso di clopa, srciveva Ferud, è ipmortante per la sopravevvinza della cilvità. E così alla fnie noi tutti dorvemo lacsiare una machcia.

Cihssà a che pnuto è il crepucsolo. Nel tepmo dei corlli, non un segiuto di piccloe apocalsisi quotidaine, ma l’apocastatasi, il “tmepo penutlimo”!

Sneocdo uno sdtiuo dlel’Untisverià di Cadbmirge, non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe, tutte le letetre posnsoo esesre al pstoo sbgalaito. È ipmtortane sloo che la prmia e l’umltia letrtea saino al ptoso gtsiuo in un lirbo o in un bolg, il rteso non ctona. Il cerlvelo è comquune semrpe in gdrao di decraifre tttuo qtueso coas, pcherè non lgege ongi silngoa ltetrea, ma lgege la palroa nel suo insmiee…

IMPRSSIEONANTE,IL CREVELLINO ! Ci sarà mai un limtie ? Dove adnremo a frinire ?

Frose per qaunto ditsorto possa essere la cretaura che si dice uamna acnche uno scafraaggio alla fnie non sofcerà nel sloito mrae di pus, ma scorpirà di esesre una meviragliosa top mdeol… vstio ?

Vistio che tironfo, che tnofo? Petccao non poter snetire acnhe il tnafo del destrucozionismo e della dèrive, questa idiozia!

Così, ritornato dritto in un libro o in blog, continuo a pensare che quel groviglio di paure e di speranze, quel roveto ardente e gli antichi raggi mistici non fossero solo modeste anticipazioni dei raggi tecnici. E a riflettere sul silenzio di Dio, sulla vecchiaia, sull’angoscia, l’individuazione e la morte – questo “modesto ruscello così a lungo calunniato”. Ho passeggiato con Nietzsche sui ghiacciai, camminato tra le nebbie con Cèline, sognato le isole coralline con Gauguin, ho auspicato, con Rimbaud, il Natale sulla terra, e persino inventato dei costumi, lasciando la letteratura a quei coglioni dei miei falsi amici.

Ma dopo aver piantato tanti fiori ho visto crescere tanti carciofoni bruttini & stagionati, e persino new age, agnostici ma dediti al culto del caro corpo e della cristalloterapia, mano a mano che il giunco flessuoso a cui ci si appoggiava si piegasse, i visini lisci e tondi come culi di bambini si coprissero di rughe, e si cominciasse a perdere il senso dell’immunità fisica, della salute a tutta prova. Intere vite di energia fluite in pochi istanti.

Eppure era la prima generazione civilizzata del pianeta, quella che nata al riverbero del fungo di Hiroshima e tra la fuliggine dei campi di sterminio fra i balconi della vecchia Europa avrebbe messo fine alle guerre, all’ingiustizia e alla solita miseria. Chissà chi ci aveva messo in testa quella strana idea, forse Fernanda Pivano, Topolino o Mondo Beat & Pianeta Fresco.

E dopo aver punito l’azzurro, dal momento che la letteratura non salva, mai ( come osservava anche l’amico Tondelli, nei suoi ultimi giorni), ho visto passare un mondo, e senza rallegrarmi come uno gnostico dell’Adelphi, ma anzi accettando sul capo la mia futura cenere, ho creduto di credere – mentre mi attardavo a controllare le parole, non solo le emozioni e i sentimenti – di poter ardere senza bruciare e di essere fra quelli che verranno dopo.

La storia non ha chiuso bottega e assisto all’ascesa sfolgorante della bestialità politica, economica, ecologica, atomica, umana e tecnocratica, nel degrado nostro, della natura, della lingua e della memoria.

E’ il crollo di un mondo in un gemito, non nel trionfo, ma per quasi impercettibili sfaldamenti di ciò che un tempo era ritenuta Fede, Speranza, Carità, oppure semplicemente Dio, Libro, Senso per lo scorrere di un significato nel caos del mondo.

Di un mondo che si crede eterno, e che eternizza il transitorio fra un cumulo di assurdità, preda di una vera e propria disperazione di massa che esplode qua e là, a corto circuito, malgrado gli accomodamenti spettacolari di superficie nel regime delle immagini e delle evanescenze, aureolate da quel loro tipico sex-appeal spettrale, in un reale che non va e che del resto non potrebbe andare.

E questo nel giorno in cui i terroristi, non più gli scrittori, influenzano le coscienze, creando l’immagine e l’abbaglio di un universo tenebroso e sfregiando per sempre Tempo & Spazio.

 In un tempo e uno spazio che non sono una risposta e in cui tuttavia forse molte sono le storie possibili, o anche impossibili.

L’impossibile storia, per esempio, in cui i cristiani o quello che ne resta escono finalmente dalla macchia e – mentre gli altri, i soliti nichilisti e superuomini vedono solo la paura e il limite in un mucchio di cenere – si aprono al tempo salutare della penitenza pubblica e della Quaresima, rinunciando definitivamente ai dèmoni del Novecento ( purtroppo non tutti andati ancora in pensione) e ai nuovi Titani e Cibionti empaticamente interconnessi che verranno.

Nell’attesa, non inerte, del rinnovamento pasquale.

Qui dove Lui ( chi? ) volle spezzarci da lontano ai gomiti e ai ginocchi, mentre forse è il tempo, solo il Tempo, a piegarci leggermente sull’orlo di una fossa e della tomba vuota.

Forse è solo un foro nel petto, un buchino, una ferita anche narcisistica, volendo, ma allora perché vi soffia dentro un vento terribile, sentimentale, capace di spezzare aghi d’acciaio, e anche di farci ammalare ?

Non è che un piccolo foro, un minuscolo buco, anche di senso: è solo il loro accumulo che ci rende porosi, troppo leggeri e porosi, e ci convince di una gravità – quella di un’Europa che si crede azzurra e leggera, errante e fin troppo disponibile – per noia, sazietà, vecchiaia – disponibile al crollo della della fede, della memoria, della stirpe, e alla barbarie incombente "un attimino" persino nella lingua.

E’ duro, quaggiù, per tanti pesciolini risalire la corrente della fiumana e oceano della vita e della morte, in cui ci dibattiamo tutti all’ombra dell’ascesa sfolgorante di un lunatico dio oscuro e di una possibile sciagura generale.

Occorreva proprio che qualcuno vi portasse la cattiva novella, facendovi segno da questo strano crepuscolo? Ma poiché a nessuno basta morire da lontano, non resta che lasciare la macchia, abbandonare la trincea dove ci si acquatta in un giro senza fine di travestimenti multipli, e uscire in pieno sole.

Non quello mentitore che segna i giorni e l’orologio della grande storia mondiale, ma il sole che chiamiamo, ancora una volta, Cristo, vivo in ogni più minuscolo e raro gesto d’intelligenza, di poesia, di pietà o di compassione, così come in quel venticello gentile che si leva tra le maglie della rete e della tomba vuota.

E auguriamoci che soffi il vento.

Mercoledì, Le Sacre Ceneri, 9 febbraio 2005

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TEMPO LITURGICO

"… Ecco allora svelarsi il significato e la necessità del tempo quaresimale che, con il richiamo alla conversione, ci conduce, attraverso la preghiera, la penitenza e gesti di fraterna solidarietà, a riaccendere o rinvigorire nella fede l’amicizia con Gesù, a liberarci dalle illusorie promesse di felicità terrena, a riassaporare nell’autentica carità di Cristo l’armonia della vita interiore.

Faccio mio quanto san Leone Magno affermava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: "Le opere di virtù non esistono senza la prova delle tentazioni; nessuna fede è senza contrasti; nessuna lotta è senza nemico; nessuna vittoria senza combattimento. Questa nostra vita trascorre tra le insidie e tra le lotte. Se non vogliamo essere ingannati dobbiamo vigilare; se vogliamo vincere, si deve combattere" (Sermone XXXIX).

Accogliamo, carissimi Fratelli e Sorelle, questo invito. Esso esige una disciplina ardua, specialmente nel contesto sociale di oggi, segnato spesso da facile disimpegno e da ateismo pratico. Lo Spirito Santo ci conforta e ci sostiene in questa lotta. Egli "viene in aiuto alla nostra debolezza – come assicura l’apostolo Paolo – perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8,26).

E proprio allo Spirito Santo è dedicato questo secondo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo del Duemila. Scrivevo nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente: "Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell’intimo e facendo germogliare all’interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (n. 45).

Lasciamoci, dunque, guidare dallo Spirito Santo durante questo tempo privilegiato: è lo stesso Spirito che, per preparare Gesù alla sua missione, lo sospinse nel deserto della tentazione e lo confortò poi nell’ora della prova, accompagnandolo dal giardino degli ulivi al Golgota. Lo Spirito Santo ci è accanto mediante la grazia dei sacramenti. In particolare, nel sacramento della Riconciliazione Egli ci conduce, lungo la via del pentimento e della confessione delle colpe, fra le braccia misericordiose del Padre.

Auspico di cuore che la Quaresima sia per ogni cristiano occasione propizia per questo cammino di conversione che ha il suo fondamentale e irrinunciabile riferimento nel sacramento della Penitenza. E’ questa la condizione per giungere ad un’esperienza più intima e profonda dell’amore del Padre.

Ci accompagni lungo l’itinerario quaresimale Maria, esempio di docile accoglienza dello Spirito di Dio. A Lei ci rivolgiamo quest’oggi, nel momento in cui, insieme ai credenti di tutto il mondo, entriamo nel clima austero e penitenziale della Quaresima".

GIOVANNI PAOLO II ( Mercoledì delle Ceneri – tempo liturgico della Quaresima in preparazione alla Santa Pasqua, Udienza generale del 25 febbraio 1998).

Fonte: http://www.vatican.va/index.htm

 

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 Jihad

 gip forleo non concede nullaosta

                          a espulsione

  Steph Bergol

Il gip Clementina Forleo di Milano non ha concesso il nulla osta all’espulsione di Mohammed Daki disposta dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Il militante islamico, a questo punto, è un uomo libero e potrà lasciare il centro di accoglienza temporanea per stranieri di via Corelli.

L’islamico Daki libero, scontro tra istituzioni

Corriere della Sera

 Letture

 – LA MEDINA DEL TERZO MILLENNIO

dal libro "Kamikaze made in Europe"

– MILANO-BAGHDAD

Diario di un magistrato

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