Auguri di un sereno Natale

AUGURI DI UN SERENO NATALE


Adorazione del Bambino del Beato Angelico (1395 circa – 1455)
convento di san Marco a Firenze

 

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Il massacro degli innocenti

IL MASSACRO DEGLI INNOCENTI
 
 Nicolas Poussin, Le massacre des Innocents (1628-1629), musée Condé, Chantilly
 
Il braccio del carnefice respinge la madre urlante mentre il piede schiaccia la gola del neonato, bloccando il passaggio del respiro nella vittima, cercando di privarlo di quell’aria che sostiene e porta le parole.
Il pianto e il gorgoglìo della vittima non si trasformano in appello per nessuno. E il corpo, più che sepolto, viene fatto scomparire in fretta. Sui luoghi del massacro cadrà una neve bianca, immacolata, che cancellerà tracce, passi, impronte di vite, di memorie, di culture. E a primavera sulle fosse dei campi di sterminio sbocceranno margherite, rose o  girasoli.
 Dopo anni di silenzio, vergogna, paura, i testimoni forse finiranno con l’inventarsi strane storie o con il dire che altrove era peggio…Non si insisterà mai abbastanza sulla dimenticanza dei nomi delle vittime, la negazione dell’accaduto e questi strani buchi di memoria…

Banalità del male ? E’ come se, una volta abolito il comandamento “non uccidere”, l’apparato psichico ritornasse al caos primordiale e le parole incominciassero a girare a vuoto…confondendo vittime e carnefici. L’orrore esiste, ma resta indicibile…La violenza sotto forma di massacro ( che sia, con le dovute differenze, quello della Shoah, oppure le stragi del Gulag, della Cambogia, di New York, del Darfur e degli altri innumerevoli episodi di distruttività umana) costituisce per il pensiero una specie di blocco che sembra abolire il lavoro della memoria e favorire la ripetizione di altre innumerevoli violenze ordinarie e straordinarie.  “ Potenza terribile della ripetizione – scrive Musil nell’ Uomo senza qualità – terribile divinità! Attrazione del vuoto che trascina sempre più in basso come nell’imbuto di un vortice le cui  pareti si allontanano…”.  

RIMEMBRARE

 … All’inizio era il silenzio, ed è con questo inizio traumatico alle origini dell’umano che si confronta la scrittura, così come l’arte di artisti decisivi e ogni altro raro gesto d’intelligenza, di compassione o di pietà dovuto alla specie umana. Ripetere, ricordare, elaborare e tracciare un significato nello scorrere del caos del mondo. Se possibile, convertirsi e riparare. Non tutte le strade portano al vuoto.
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E’ la ragione per la quale un prete cattolico, padre Patrick Desbois,  autore di un libro che sto leggendo in questi giorni (Fucilateli tutti) ha iniziato un lavoro immenso condotto, fino ad oggi, nell’ombra, per dare la parola agli ultimi testimoni dello sterminio per fucilazione degli ebrei e degli zingari nell’Europa dell’Est invasa dalle truppe tedesche a partire dal giugno 1941.Villaggio dopo villaggio questo inquieto archeologo dell’immondo – mosso dal ricordo del nonno deportato in un campo tedesco in Ucraina durante la Seconda guerra mondiale ritrova e intervista i testimoni, riscopre le fosse comuni, nelle quali porta alla luce bossoli di fucili e di mitragliatrici, ossa di uomini, donne e bambini assassinati, così come oggetti personali corrosi dal tempo.

Nell’ultimo decennio, padre Desbois e il suo team dell’associazione Yahad-In Unum, l’uno e l’altro insieme, fondata per iniziativa cattolica ed ebraica, hanno raccolto più di mille testimonianze dei sopravvissuti allo sterminio nazista sul fronte orientale. Il materiale storico, le testimonianze orali sono oggi a disposizione degli universatori e dei ricercatori. L’attività di investigazione storica di Desbois ha portato a ritrovare il sito di Bodganivka, in Ucraina, dove erano sepolti i resti di 42.000 ebrei. Molti preferiscono non parlarne, altri non ricordano, altri ancora si vergognano a raccontare quello che hanno vissuto. E quelli che parlano lo fanno con sconforto perché si chiedono: “Chi potrebbe interessarsi a queste cose?”.

A interessarsi a queste cose è un prete che ancora ricorda quello che l’Invisibile dice a Caino dopo l’uccisione di Abele: “Dov’è tuo fratello? Cosa hai fatto a tuo fratello?”.  “Io – dice padre Desbois – ho sempre sentito molto l’intensità di questo interrogativo. Credo che gli ebrei comprendano molto bene con quanto riguardo lavoriamo al ritrovamento dei corpi per restituirli al rispetto di una sepoltura e affinchè la preghiera ebraica del kaddish possa essere recitata. Direi che il nostro lavoro è un po’ la fraternità in atto, in azione. I corpi degli ebrei sono nei nostri giardini, nei nostri parchi pubblici, nelle nostre foreste – e credo che i cristiani dei paesi dell’Est lo comprendano bene”.

Il motivo di questo lavoro è portare alla luce quello che, nelle fosse e il fango anonimo, resta dei morti – per dare loro una sepoltura e un nome, “rendere alle vittime la loro dignità umana”. Recuperare la memoria e restituire dignità ai morti dimenticati è un metodo per prevenire un nuovo olocausto. «Non possiamo permettere che l’Europa dimentichi i suoi morti o che lasci abbandonate migliaia di tombe senza nome. Quello che facciamo – dice padre Desbois – per la Cambogia o per il Darfur, dobbiamo farlo anche per i morti del nostro continente. E siamo già in ritardo di 60 anni». Insomma, una lotta contro il tempo, affinché la mortificazione delle vite, delle memorie, delle culture operata in Europa da titani e superuomini  non abbia l’ultima parola.

Un prêtre aux champs d’horreur (in francese, su famillechretienne)

Su BombaCarta” (un’intervista di Stas’ Gawronski  a Patrick Desbois)

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Silvio ringrazia

SILVIO RINGRAZIA
Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto.
Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri.
L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.
                                                                                  Silvio Berlusconi  
 
forza silvio - il network ufficiale dei sostenitori di silvio berlusconi
Messaggio apparso oggi nel sito del Popolo della libertà,
mentre nel Paese impazza il TARTAGLIA SHOW
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Tartagliando

TARTAGLIANDO


"  M-MA L-LUI I ISTIGA"
( Antonio Di Pietro, tartagliando)
 
"Non faccia la vittima"  (Rosy Bindi, all’uscita dalla Messa)

« E anch’io sono abbastanza d’accordo con il Pd, ma quello che mi piace di più è Di Pietro…» (lo squilibrato ad orologeria Massimo Tartaglia al giudice).

I FAN DI TARTAGLIA
 
Articolo di Gian Antonio Stella
Aggiornamento


“D’ ora in poi voglio vivere senza guardare la televisione”  
(  il Tartaglia, forse rinsavendo)

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Festa dell'Immacolata

RICORRENZE
FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
 


Magnificat di Mina, musica di Mons. Marco Frisina
in rete:
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I flagellanti del No B day

POLITICA & SUPERSTIZIONE
I FLAGELLANTI DEL NO B DAY

 Ieri si è celebrato il No-Berlusconi Day. Sono tempi di minacce ( economiche, ecologiche, politiche) ubiquitarie e diffuse. Anche numerosi Italiani, non solo gli Svizzeri,  hanno paura e tentano di dare un nome e circoscrivere la minaccia in un ambito ben definito. In genere a farne le spese sono i « diversi » ( «  Negri, Froci, Giudei & C. » , come titola l’ultimo libro di Gian Antonio Stella dedicato all’eterna lotta contro l’altro).
Credendo che Berlusconi sia l’Uomo Nero che li perseguita e rovina le loro vite, un gruppo di neo-flagellanti vestiti di viola penitenziale si è radunato ieri a Roma, passando dalla Rete alla piazza e invocando salutifere bastonate sulla schiena del capro espiatorio di turno. Insomma, per « dare una legnata a chi ci governa », come ha dichiarato il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, lamentando con un ghigno davvero sinistro l’assenza di Bersani con il quale, ha osservato polemicamente, « sarebbe stata più forte…la legnata ».  
Al corteo c’era comunque anche una folta rappresentanza del Partito democratico. Applauditissima la presidente del Pd Rosy Bindi che, forse avvertendo un non so che di malsano, ha precisato: "Non siamo frustrati, questo non è un popolo di frustrati ma di indignati".

Nessun commento invece dal capogruppo del Pd Dario Franceschini: "Oggi sto zitto", ha detto lapidario. Ma poi ha spiegato : " io parlo tutti i giorni, lasciamo parlare i ragazzi e le ragazze che sono qui". Presenti anche il vicepresidente Ivan Scalfarotto, Giovanna Melandri, Ignazio Marino, Rosa Calipari e Paolo Concia ma non il segretario Pierluigi Bersani, che poi si è detto « non pentito » di non aver partecipato al No B- Day. Certo, ha ammesso, "è la prima volta che attraverso una rete si suscita un movimento del genere". E lasciando tutti nel dubbio si è chiesto : "Di fronte ad una cosa del genere, cosa deve fare un partito ? Mettersi in coda? Mandare una delegazione come nella Cecoslovacchia degli anni ’50?". Mah ! Il solito sor Pampurio ?

Secondo testimoni Reuters i flagellanti erano circa 150mila, mentre gli organizzatori hanno parlato di un milione di persone.Tanti sarebbero gli appestati, le povere vittime del virus del "berlusconismo" che ieri si ammassavano in piazza per celebrare una specie di rito espiatorio più che politico. A prevalere il colore viola *, perché, spiegavano organizzatori e partecipanti, non appartiene ad alcun movimento politico.
Un cartello con un fotomontaggio dell’ Orco di Arcore dietro le sbarre recava la scritta "Pensiero stupendo…". C’era chi indossava maschere che ritraevano il Mostro-premier con la scritta "No". Su un cartello campeggiava la scritta "Berlusconopoly". Un uomo con una tuta bianca tipo scienziato pazzo mostrava un altro cartello: "Il virus dei corrotti – Il vaccino sicuro è la galera".
Tra i rappresentati dei partiti che avevano scelto di essere presenti c’era Antonio di Pietro per l’Italia dei malori… pardon, dei valori: "E’ la prima giornata di una resistenza attiva prima di dare la spallata finale ad un governo piduista e fascista", ha commentato cercando di capeggiare l’agitazione di una  muta violacea.

Claudio Fava del coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia Libertà ha sottolineato le feroci espressioni di Di Pietro : "Berlusconi non ne abbia a male ma qui oggi ci sono italiani che vogliono restituire decoro alla nostra democrazia ". "Questa piazza è una risorsa fondamentale per rimettere in campo una alternativa al berlusconismo", gli ha fatto eco con accenti insieme prudenti e visionari Nichi Vendola.

Il corteo dei penitenti, partito alle 14 dalla centrale piazza della Repubblica, si è avviato fra invettive, lamenti, speranze vane  e carri allegorici verso piazza San Giovanni, dove si sono svolti girotondi propiziatori e concerti di anziani musicisti tra i quali Roberto Vecchioni e Paola Turci.
Tanti gli interventi, da Massimo Malerba, portavoce dell’iniziativa, ad attori come Moni Ovadia, Dario Fo e l’immancabile Franca Rame. Intervenendo sul palco del No B-Day insieme alla moglie, Dario Fo ha dichiarato: "Oggi è una giornata storica". "Tanta gente che non si conosce ha scelto di condividere le proprie idee per cercare di cambiare questo mondo di merda", ha detto il premio Nobel della Letteratura con riferimento agli escrementi dai quali evidentemente si sente perseguitato. "Io e Franca – ha poi aggiunto tirandosela con una punta di civetteria – abbiamo 150 anni in due, ne abbiamo viste tante ma non ci tiriamo indietro, non ci ritiriamo".
Non si sono tirati indietro né ritirati nemmeno Giorgio Bocca ( applauditissimo quando, agitando il bastone da pensionato, ha inveito contro il Pd ) e il regista Mario Monicelli che in due di anni ne hanno anche loro tanti.  "Sono qui per questo, per cercare di mandarlo via" – ha detto il regista riferendosi all’Uomo Nero che lo perseguita, cioè  Berlusconi. Agitando le mani come per scacciare un fantasma degradante  o qualche insetto fastidioso, ha poi aggiunto evocando, se non evacuando il peggio : " M-ma non solo lui, m-m-a tutti questi vecchi arnesi della politica, traditori, voltagabbana, corruttori, quelli sono ancora peggio".

Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli, naturalmente esperto di questioni climatiche e meteorologiche,  quella sinistra, persecutoria e violacea manifestazione di ieri non era  "una manifestazione di sinistra, ma una ventata di aria fresca". Eccoci al rinfresco dei flagellanti.

Non è una consolazione, ma è comprensibile che una maggioranza di persone non scesa in piazza, una maggioranza silenziosa, possa  pensare: " Meno male che l’Italia non sia in mano a questi lugubri e pericolosi fresconi". 

AL RINFRESKO DEI FLAGELLANTI


Goya, Processione di flagellanti ( 1812)

* Vedi anche  :Del viola in « Brotture (di Fabio Brotto)

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Leonardo a Milano

LEONARDO A MILANO
                      La pittura è una cosa mentale

Esposizione straordinaria del San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci. Dal Louvre a Palazzo Marino dal 27 novembre al 27 dicembre 2009

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Piccole percezioni

PICCOLE  PERCEZIONI

"La radice dell’ arte è l’ eternità dell’ effimero, il pervenire all’ eterno accettando, accogliendo l’ effimero come tale; senza tentare di fissare, di obbiettivare, di possedere l’ istante, accettandolo come pura negazione, come ciò che non si può affermare direttamente".
(Andrea Emo in Quaderni)



Tutto ciò che vediamo si disperde, se ne va. La natura è sempre la stessa, ma nulla rimane in lei di ciò che appare. L’arte deve dare il brivido della sua perennità. Dobbiamo farla gustare come eterna – Cézanne

«Da mille indizi noi possiamo essere sicuri che ci sono in noi, in ogni momento, innumerevoli percezioni senza appercezione… più efficaci di quanto sembra…e anche le percezioni avvertibili derivano per gradi da quelle così piccole che non si possono avvertire» (Leibniz, "Nuovi Saggi")
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Il debutto di Lady Ahmadinejad

CIRCUS ISLAMICUS
IL DEBUTTO DI LADY AHMADINEDJAD
Il sito de quotidiano turco Hurriyet aveva tempo fa pubblicata una rara e spettrale immagine della first lady della Repubblica islamica dell’Iran.
İşte İran'ın first lady'si
Della moglie di Mahmoud Ahmadinejad, simile a una specie di polipo nero, non si conosceva il nome. Si sapeva solo che era un’assistente tecnica, che aveva rinunciato al lavoro per il suo cocco e si era chiusa in casa dove trascorreva quasi tutto il suo tempo badando a prendersi cura dei suoi tre bambini, a cucinare bei pranzetti e a farsi bella solo per Mahmoud – occupato a tempo pieno a costruire la Bomba, a preparare la strada al madhi e a reprimere nel sangue le manifestazioni dei suoi oppositori e quelle per la libertà e la democrazia.
 Quando Azam al-Sadat Farahi – questo il nome della Lady che con ben altra classe ha preso il posto di Soraya e Farah Diba – si è presentata l’altro ieri a Roma al «First ladies summit» dei Paesi non allineati, alla vigilia del vertice Fao sulla sicurezza alimentare, la sorpresa è stata mondiale.
 Azam al-Sadat Farahi (Ap)
La voilà ! Chador nero e fascinanti occhiali scuri fumé, rimanendo al suo posto, Azam al-Sadat Farahi ha preso la parola per scagliarsi contro "il capitalismo e la politica dell’occupazione", principali cause della povertà nel mondo. "Oggi abbiamo bisogno di un nuovo modello di consumo. Dobbiamo promuovere il modello di consumo basato sui bisogni così come lo spirito di collaborazione, beneficenza e generosità", ha dichiarato la signora Azam, azzannando, pardon, azzardando come esempio l’esperienza della Repubblica islamica dell’Iran dove, ha aggiunto, "l’ispirazione religiosa ha effettivamente aumentato la sicurezza alimentare della famiglia", presumibilmente tramite l’imposizione poliziesca del Ramadan obbligatorio.
 Invitata dalla moglie del raìs egiziano Husni Mubarak a parlare della Palestina, invece di ripetere la nota minaccia a Israele, che “dovrebbe sparire dalla carta geografica”, si è limitata a deplorare quello che ha definito "un chiaro esempio di insicurezza alimentare e medica" che è quello degli abitanti della Striscia di Gaza.
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In effetti, a Gaza sta diventando difficile costruire ancora Qassam da lanciare senza discernimento , nascondendosi dietro le donne e i bambini, sulla vicina popolazione civile di Israele. E le bambine hanno qualche difficoltà nel reperire materiale per costruire cinture esplosive per i loro soavi cuginetti. Invece di fabbricare missili sprecando tutti quei soldi – donati dall’America, dall’Ue, dai paesi arabi, dal Papa e persino dai boy scout – sarebbe  meglio mettere frutta, verdura e bistecche nei piatti degli abitanti di Gaza, ridotta da Hamas a un avamposto dell’Iran e del jihad. "Ci aspettiamo di vedere una fine immediata di questa enorme oppressione. Chiedo alla signora Mubarak di seguire questa questione e dare voce alle donne e ai bambini oppressi di Gaza in tutto il mondo", ha detto la signora Azam .
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 Nel concludere il suo discorso strappalacrime, dopo aver donato alle colleghe un libro intitolato «La sicurezza e l’etica nella famiglia iraniana»( sicurezza ed etica salvaguardate, tra l’altro, dalla lapidazione delle adultere e l’impiccagione dei gay, oltre che dalle ronde dei pii guardiani e delle guardiane della Virtù  islamica & repressione del Vizio, cioè la polizia religiosa ) Lady Ahmadinedjad ha spiegato che nel suo Paese è in atto un progetto che prevede un forte supporto nella diffusione dei diritti delle donne, i cui mariti devono garantire cibo, vestiti, compreso il chador, e la casa.
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E’ certo che grazie ad Azam al-Sadat Farahi, a cui il marito garantisce anche le guardie per limitarne i movimenti, i diritti delle donne, in Iran e nel mondo, conoscono un periodo di grande diffusione.

Sui siti iraniani in farsi, tra i numerosi commenti degli ammiratori scossi da tanta lungimiranza e bontà,   qualcuno ha scritto che tra le pieghe del nero chador spuntava un bel nasone. Un po’ congestionato per la prima esposizione al pubblico, ma aureolato di molta spiritualità.

P.S.

Intanto, in occasione dei festeggiamenti dei cinquant’anni della bambola Barbie, una Barbie internazionale con il burqa sarà messa all’asta insieme all’originale Fiat 500 «shock car» dedicata proprio alla bambola più famosa del mondo e ad altri oggetti pensati da Kartell, Cesare Paciotti e Assouline.
Barbie col burka
 
la Barbie con burqa , al momento esposta alla galleria… «Il Serraglio» insieme a 500 Bar­bie nere vestite con altrettanti capi unici realizza­ti da Eliana Lorena “secondo diverse tipologie e culture femminili”, sarà in  vendita all’asta benefica battuta da Sotheby’s per «Save the Children».
Per Eliana Lorena, realizzatrice della bella pensata, si tratta di «una provocazione innanzitutto per la donna occidentale che si dice libera ma poi proprio libera non è e infatti vende il suo corpo e la sua immagine».
È un’operazione « molto molto colta — spiega l’assessore alle politiche giovanili Rosa Maria Di Giorgi — perché realizzata secondo lo stile di Palazzo Vecchio, e gestita dal Museo dei Ragazzi di cui la Mattel è sponsor».
«Si tratta di una specie di viaggio nel tempo — continua l’assessore Di Giorgi — con Barbie che cerca idee innovative per la moda e le trova nella Firenze del Cinquecento ».
Insomma – purché le “diverse Culture femminili”,  la Moda e specialmente il Mercato non ne soffrano – un cinico omaggio all’oscurantismo e un bel ritorno al Medioevo prossimo venturo, “la ummah di domani”.
Barbie afghanaBarbie Afghana

 Donna Iraniana
 

Donne d’Iran. Il pudore per forza
 

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La virilità nell’islam

LA VIRILITA’ NELL’ISLAM

 

 

Beati coloro che custodiscono i propri genitali, eccetto che con le loro spose e con le schiave che possiedono – e in questo non sono biasimevoli, mentre coloro che desiderano altro sono i trasgressori ” ( Corano, LXX, 29-31).

Perché scegliere l’islam piuttosto che il cristianesimo? “Per la sua virilità”, risponde non senza provocazione lo psicanalista e antropologo franco-algerino Malek Chebel, autore, presso Perrin, di un saggio sul pensiero musulmano: L’islam et la raison. Nonostante “le grandi avanzate intellettuali e filosofiche” verificatesi in passato all’interno della civilizzazione islamica, i pensatori musulmani avrebbero troppo spesso la tendenza a situare “la ragione” nella barba, nel pene e nella spada.
I pensatori islamici distinguono radicalmente secondo il sesso maschile o femminile: dhakar e ountha, entità complementari ma ordinate secondo una gerarchia di valori stabilita dai teologi-giuristi.
Dhakar, che significa metaforicamente sia “la spada” sia “il membro virile” , designa il maschio. La parola dhakar deriva da dikr ( ricordo, rimemorazione), dal verbo dakara ( ricordare, rimembrare). E’ un termine in cui risuona, come nell’inglese man , l’idea di portatore di mentula e di memoria, e indica il maschio come creatura dotata di “deposito virile” (amana) comprendente pene, ragione e fede.
Ountha (così come anche mar’a, pl. nissa) indica invece la femmina, creatura dotata di meno ragione e fede, simile a un grasso pascolo, a un campo fertile e all’erba tenera. La donna, più debole e delicata dell’uomo, sarebbe dotata di un po’ meno di “ragione”, di “fede” e di “memoria”. Pertanto è all’uomo che spetta tenere alto lo stendardo di quel più di ragione confidatogli da Allah.
Tanto più che il membro virile è anche naf-su e ruhu, “anima e spirito” dell’uomo. In maniera variamente consapevole, si viene a creare una coincidenza fra pene e pensiero, mente e mentula, fallo e appello alla fede islamica.
Fu nell’orecchio ancora vergine del giovane Adamo che ALMUSAWWIR ( Colui che dà forma a tutte le cose ), indicandogli il suo membro virile appena creato, disse:
Ecco un prezioso deposito, te lo concedo in tutta confidenza. Usalo saggiamente. Se saprai controllarlo ti preserverà; se ne abusi ti perderà!”
 L’arcangelo Gabriele, continua il teologo andaluso El Qorrobi ( m. 1272), si avvicinò e precisò al primo musulmano l’esortazione di Allah:
Questo pendaglio di carne sarà il calamo con il quale inscriverai la tua posterità nel libro dei secoli, la vanga con la quale lavorerai la terra e il ventre della madre dei tuoi figli. Fiaccola, ne trasmetterai il fuoco alle moltitudini che racchiudi in te; scimitarra, fenderai i ranghi dei nemici di Allah. Abbine cura come la pupilla dei tuoi occhi perché ti condurrà più lontano dello sguardo. Ma tieni ben ferme le redini di questo cavallo alato sennò si trasformerà in dito accusatore, in bruciante tizzone, in corda per impiccarti.” Così conclude una popolare tradizione maghrebina, ma Allah ne sa di più”.
Il maschio è forte e adora Allah, nel ricordo del " sacro deposito” ( amana ) costituito dal pene, dalla spada e dalla penna per tramandare il proprio nome e la memoria del messaggio del Profeta ( “sublime modello” in ogni suo detto e atto, compresa una virilità talmente gagliarda da permettergi, secondo gli hadith, “di fare il ‘giro “ delle sue nove o undici mogli  in una mattinata”).
La femmina invece è debole, smemorata e in un certo senso assomiglia a Iblis, il Diavolo che è privo di pene. Anche l’uomo non sposato, il celibe (azab = “abbandonato”, “solo”), assomiglia al solitario Iblis.
A parte Satana il Lapidabile, privo di compagna, solo Allah, l’Unico, non va in coppia. Il Dio è infatti AS-SAMAD ( l’Assoluto, il Tutto Pieno, letteralmente il “non fissurato”). Egli, fuso in un sol blocco come l’ Essere di Parmenide, non è sessuato come lo sono gli uomini e le donne da lui creati al solo scopo di essere adorato.
Egli non è solo il Creatore (al-Khâliq ), ma IL CREATORE INCESSANTE ( AL-KHALLÂQ), in quanto nel creato non esisterebbero “cause seconde”, e senza la sua incessante azione di continua sorveglianza, controllo e salvaguardia i sette cieli e i mondi andrebbero tutti a rotoli. E si vedrebbero donne andare a lavorare in automobile e senza velo fuori casa e uomini che invece di fare il Ramadan vanno con le trans facendo traballare il Trono dell’Altissimo.
Chi osa turbare la coerenza simbolica dell’universo e dell’ordine sociale islamico ? La democrazia, la permissività sessuale, il liberalismo economico, l’avanzamento scientifico e tecnologico, vale a dire il Diavolo, naturalmente. Quell’invidioso di Satana si nasconde sotto la pelle dell’uomo e s’infila sotto i veli delle donne, passando dalla coscia al cuore, dall’orecchio all’occhio, dalla vergine alla verga mal guidata – alzandosi in volo un po’ per questa e un po’ per quello. Quindi, con logica geometrica, occorre che i servi di Allah, naturali guardiani della Virtù e repressori del Vizio, tengano separati gli spazi pubblici maschili e femminili. E spingano la donna, tutte le donne, a rivelarsi – altrimenti l’esposizione insostenibile ai genitali femminili occidentali potrebbe risolvere una condizione borderline in paranoia galoppante.
COLUI CHE CIRCONDA DA OGNI PARTE (AL-MUHÎT), CHE COSTRINGE AL SUO VOLERE (AL-JABBÂR);CHE DIMINUISCE E UMILIA (AL-KHÂFID ), oppure ELEVA ( AR-RAF ) , si innalza al di sopra di tutti i mondi e di quel che le parole umane gli attribuiscono. E non è associabile ad alcunché IL COSCIENTE DELLA SUA GRANDEZZA ( AL-MUTAKABBIR) è l’Altezzoso , il Sublime, l’Altero per eccellenza. Naturalmente il Sublime (AL-MUTA’ÂL) non è figlio di nessuno e non ha relazioni con le sue creature. Neanche con i suoi profeti, inviati o fattorini (rasul) , generalmente barbuti, ai quali egli ordina di ricevere e di recitare i suoi comandi e avvertimenti tramite l’arcangelo Gabriele e a rate  nel corso di rapimenti estatici o stati di trance intermittenti, che possono anche durare venti o ventidue anni.
Insomma, IL SUPREMO DOMINATORE (AL-QAHHÂR = COLUI CHE PREVALE) è assoluta, pura trascendenza dai tratti astratti e violenti. A notarlo, fra gli altri filosofi ed analisti, è stato Hegel: “L’astrazione dominava i Maomettani; il loro scopo era di far prevalere il culto astratto, e vi hanno teso con il più grande entusiasmo. Questo entusiasmo era fanatismo, cioè entusiasmo per un’astrazione, per un’idea astratta, che ha un’attitudine negativa rispetto all’esistente ” (Friedrich Hegel, 1837).
La ricchezza corrosiva della vita, così come il “sacro” del politeismo e dell’esperienza umana, viene riassorbita nell’Uno. Ogni idealizzazione si trova così concentrata sull’esistenza dell’ UNICO e al di fuori dell’idea del Dio Unico non resta che un mondo provvisorio, certamente da accettare, ma privo di interesse e destinato alla distruzione. La pluralità dell’esistenza reale non è degna di curiosità, di analisi, di lavoro e di cura. Una volta assorbita la natura fisica, conta solo la cavalcata verso L’INDISTRUTTIBILE e il delizioso Giardino promesso agli uditori e ai fedeli, specialmente se fedeli ad oltranza.
I tratti astratti dell’Uno talvolta sono violenti e oppressivi (AL-QÂHIR= IL DOMINATORE, L’OPPRIMENTE) come quelli di un Super-io che fallisce nell’articolare la dimensione etica, talvolta clementi ( AR-RAHMÂN) e misericordiosi (AR-RAHIM come quelli più femminili e quasi uterini di un buon tutore ( AL-WÂLI = il Protettore).
La vita di Dio non partecipa dell’anima e dell’essere dell’uomo, più « servo » che « figlio » e « amico », in un mondo che è solo l’ombra del Creatore – un mondo che al massimo è buono solo se serve per una cavalcata verso l’aldilà. L’islam è una credenza che si è costruita sull’affermazione coranica, finora rimasta impensata, secondo cui Dio ( MÂLIKU-L-MULK= il Padrone del Regno ) non è il padre.

« Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “In verità Allah e il terzo di tre”. Mentre non c’’è dio all’infuori del Dio Unico! » (Sura 5:73). Nel cristianesimo il Dio Unico si dà come un mistero intradivino di completa unione tra volontà, azione e amore : Dio Padre non è « il terzo di tre », ma il Dio Uno che ama e salva le creature, fatte a sua immagine, tramite Dio Figlio-Verbo-Immagine attraverso Dio Spirito Santo.  Di Allah, invece, si conosce solo la Volontà trasmessa nel Corano a Maometto.

Secondo l’affermazione coranica, il Dio ( Allah) è un padrone onnipotente ( AL-MUQTADIR), non limitato da qualsivoglia ragione e assolutamente separato dall’umano per via dell’abisso delle qualità. Al massimo, l’altro mondo si degna di venire in questo sotto forma di Sacro Libro, che quaggiù appare scritto una volta per tutte ( mektoub)  in “perfetta  lingua araba”, mentre l’Archetipo o “Madre del Libro” ( um al kitab) è custodito in cielo su tavolette di smeraldo.

Può l’Onnipotente essere moderato? Sottomettendosi e alleandosi al PIU’ FORTE (AL-QAWIY) non si può che vincere. Non a caso numerosi nazisti adoravano l’islam. Nel 1943 Himmler scriveva di non vederlo di malocchio: “ Non ho nulla contro l’islam, perché questa religione s’incarica essa stessa d’istruire gli uomini, promettendo il cielo se si fanno uccidere sul campo di battaglia”. E così concludeva, affascinato da una religione molto pragmatica, in adorazione soldatesca di una specie di rais cosmico : “In breve, è una religione molta pratica e seducente per un soldato”. In pratica, l’islam, portatore di un’antropologia “diversa”, non sfugge al contesto del dispotismo orientale e al deserto dove trovò la sua prima formazione storica e dove ha tendenza a ritornare. Specialmente presso i fautori post-moderni del ritorno all’islam aurorale dei tempi di Medina e dei compagni del profeta.
In confronto al cristianesimo – religione del “ SE VUOI, seguimi”, dell’incarnazione del Dio che si rivela al mondo come crocifisso-risorto, della teologia che osa contemplare la sconfitta, dell’affettuosa santissima Trinità, della novità dello spirito sulla lettera, della libertà, della compassione, della bellezza che traspare dalla verità di Cristo, di un reale più largo e delle chiese vuote – l’islam è una forma di teismo più “semplice” e più “maschile” – nella cui “virilità” il filosofo marxista Alain Soral ha detto recentemente di intravedere “ un grande potenziale rivoluzionario».

“Grande potenziale rivoluzionario” ? A un islam rivoluzionario e idealizzato rende omaggio anche lo scrittore di Catania Pietrangiolo Buttafuoco, che in un libro denso di maiuscole,  Cabaret Voltaire. L’ Islam, il Sacro, l’ Occidente, si dice convinto che « per le future generazioni dell’Occidente – una volta asciugatosi l’olio dei Lumi – soltanto l’Islam potrà diventare ciò che il mondo ellenico fu per la gioventù tedesca dell’età romantica”.  Per poi passare dalle maiuscole ai muscoli e, facendo appello all’antica Tradizione dei masculi di  Saracenia,  chiedere con galanteria quasi talebana: “Se voi foste musulmani e sentiste che in occidente il matrimonio gay e l’eutanasia sono pratiche comuni, viceversa l’aborto è ritenuto un diritto, non mettereste mano alle scimitarre ? “.

Chissà perché la classe letterata europea – ieri innamorata  di Stalin, di Pol Pot, delle “bandiere di Troskij al vento” e del sigaro di Che Guevara,  oggi  affascinata dall’islam delle scimitarre – s’ innamora sempre dell’uomo sbagliato, specialmente se promette “grandi cose”.

Una cosa che amo molto nell’Islam – scrive per esempio Pietro Citati – è la vastità del suo mondo, assai più esteso di quello ebraico e di quello cristiano. Il Corano parla di due creazioni, quella di Adamo nell’Eden e quella di un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita. Per ebrei e cristiani il peccato e l’uscita dall’Eden significano l’ingresso nella storia. Il mondo astrale islamico non ha, invece, contatti con quello umano, anche se la tradizione vuole che Maometto vi sia asceso, in sella al suo meraviglioso cavallo, per portarvi la notizia dell’Islam”.

 La proposta islamica di ritornare a un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia” è un invito a ritornare al deserto dei sublimi guerrieri dell’astrazione – senza sesso, senza sensi di colpa e senza storia, in un “mondo stellare” ripulito da ogni forma esistente di vita concreta, specialmente se femminile e “impura”.
Mentre la situazione della donna è oggi oggetto di dibattito nel mondo musulmano, quella della virilità, che la determina, resta impensata. Tuttavia, come ognuno lo intuisce, benché il Fallo dopotutto non sia un pene, la fallocrazia e le turbe del maschile non sono estranee ai malesseri identitari e alla guerra dell’islam fondamentalista contro i musulmani considerati “tiepidi” o “apostati”e contro chiunque si opponga alla propagazione del fanatismo virilista “nel nome dell’Uno, il “Più Grande”.
Di fronte al profondo déréglement del reale e delle forme simboliche che affiora negli estremismi, l’analisi conduce verso questioni rimaste impensate, come appunto il maschilismo nell’islam e il rifiuto, fin da piccoli, del mondo femminile, se non del mondo al femminile. Due psicoanalisti, Nadia Tazi e Fethi Benslama, affermano in un loro studio, La virilité en Islam, che questa riposa su un duro zoccolo teologico-politico indiscusso e non viene riconosciuta come tale e a maggior ragione neanche analizzata attraverso il suo linguaggio e i suoi riti, il suo immaginario e le sue regole, nelle sue incidenze con la politica, in pubblico così come nel privato.
Il fondamentalismo attinge all’idea dell’autorità immediata dell’uomo (rajoul) , portatore del “deposito fallico” ( amana), pilastro di un’ortossia a un tempo naturalistica e teologica. L’autorità immediata dell’uomo è scossa dall’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e della politica, ma viene continuamente ribadita. Questa mescolanza di desiderio di potenza e di dominazione è una delle componenti del maschilismo ed è all’origine di molte forme, tragicamente attuali, d’incomprensioni e di violenze.

Naturalmente le turbe dell’identità maschile non sono una prerogativa del mondo musulmano. .. La generale demoralizzazione del pene in Occidente in contrasto con il perdurare del predominio  sessista in Medio-oriente e altrove,  complica – tramite fenomeni di mimetismo o attraverso la reazione che essa solleva – la crisi che oggi attraversa il mondo arabo-musulmano e le sue tradizioni. Diventa sempre più raro quel coraggio davvero virile che consiste nell’essere teneri ( senza per questo lasciarsi violentare – sia pure simbolicamente, in quanto Europei aperti e disponibili –  dai virtuosi portatori di sciabole e di sacri minareti.

 Occorre, mi pare, tener conto delle imbricazioni delle culture e delle economie al seguito della mondalizzazione. Tuttavia è nell’area islamica che oggi  si osserva, in maniera più massiccia, l’adesione cieca di queste società a un ordine androcentrico e alla perpetuazione di una cultura sessista. Lungo le linee di separazione radicale degli uomini e delle donne, la crisi si annoda con tratti specifici e maggiore violenza che altrove.

 (منارة, o anche  مئذنة  al-manāra,  ;torre lucente”, “faro”)

 

 

* FARO E BAIONETTA . Lo disse il vecchio fondamentalista Recep Tayyip Erdogan, oggi primo ministro turco, quando era sindaco di Istanbul, proclamando con le parole del poeta turco Gökalp: “La democrazia è soltanto il treno sul quale saliamo fino a quando saremo arrivati all’obiettivo. Le moschee sono le nostre caserme, i minareti le nostre baionette, le cupole i nostri elmi e i credenti i nostri soldati”.

Queste parole esprimono chiaramente la concezione tracotante e militaresca  di un islam in piena decomposizione e ricomposizione in un neo-islam globale che non distingue fra religione e stato. E’ comprensibile che alla vista di un minareto-baionetta la gente, non solo in Turchia, provi qualche timore. Insomma, non occorre essere svizzeri per prendere sul serio l’avanzata dell’oscurantismo islamista e cercare di pararsi il culo.

A tale proposito risuonano attuali le osservazioni di Freud scritte nel 1929, durante l’ ascesa sfolgorante e quindi non vista del regime nazista: “Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!”. Quella di Freud è un’osservazione in nota a “Il disagio nella civiltà”, a proposito del precetto “ama il prossimo come te stesso”. Dopo aver riconosciuto la funzione civilizzatrice di tale precetto, osserva : “ Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!”.

 

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